Ormai le ricette sono diventate il mio rifugio calmo. Avrete notato che stanno finendo un po’ seppellite dai vari post nei quali presento i produttori, vi racconto le mie scoperte alimentari, vado in giro a scoprire nuovi posti consapevoli, o dalle rubriche delle persone splendide che scrivono qui sul blog (a proposito non vi ho detto che quasi sicuramente avremo due nuove entry molto promettenti) :-)
E così quando riesco a ritagliarmi un po’ di tempo per cucinare, fotografare, scrivere una ricetta e postarla sono felice come una bambina. Anche se sono cose semplici come… la pasta al burro :-D No vabbeh non vi sto prendendo in giro, questa ve la volevo mostrare per vari motivi. Primo, perché è buonissima. Secondo, perché avevo in dispensa una scatolina meravigliosa di zafferano che mi aveva regalato quel tesoro di Marina (di Amula cucina creativa), alla fine di ottobre, quando abbiamo visitato Bio&Sisto, ricordate? Terzo, è il piatto che testimonia più chiaramente di tutti quanto la materia prima faccia la differenza. Quarto, perchè — lo so vi sembrerà assurdo — la pasta burro e zafferano è un presidio bionutrizionale!
Nel librone di Fausto Aufiero infatti c’è scritto che questa preparazione (l’accoppiamento burro-zafferano) stimola la vigilanza mentale, la concentrazione e la memoria, e aiuta in caso di patologie come la demenza senile o il morbo di Alzheimer. Lo zafferano in particolare invece, essendo parte del pistillo di un fiore, secondo la bioterapia nutrizionale ha una funzione rigenerante e di sostegno e anche una valenza ormonale, specifica per l’attività riproduttiva: sviluppa la libido maschile, può essere utile quando ci sono pochi spermatozoi, o poco mobili (si può dire in un blog di cucina? o.O) e negli adolescenti maschi che tendono ad avere un petto troppo sviluppato, che si avvicina a quello femminile.
Sul librone di bioterapia c’è scritto che nei paesi caldi del mediterraneo nei quali crescono i fiori di croco (ce ne vogliono tipo 500.000 per mettere insieme un chilo di zafferano!) spesso i pistilli vengono consumati freschi, facendoli ammorbidire in acqua, e che in Iran si usa strofinarli sulle zollette di zucchero, che poi vengono sciolte in acqua. Nel libro se ne parla come di una vera e propria pappa reale vegetale, da usare ad esempio per riprendersi dopo una malattia, prima di affrontare un esame, o se bisogna essere vigili per un lavoro notturno (anche se invece accoppiato alla pasta o al riso può avere un’azione sedativa). C’è anche scritto che può essere molto utile anche per chi soffre di bronchiti croniche o da fumo.
A differenza della ricetta bionutrizionale io ho usato una pasta senza uovo, fatta di sola acqua e farina, ma moooolto particolare, che vi ho introdotto qualche post fa. Il formato della pasta è la “busìata”, così chiamata perché viene fatta avvolgendo la pasta attorno ad un ferro, che una volta era un ramo di Buso, cioè di ampelodesmo, una graminacea che vive in terreni aridi e sabbiosi. Ho letto su Wikipedia che questa pianta si chiama così perché anticamente veniva usata per legare le viti (in greco “ampelos” significa vite e “desmos” legame), e ancora adesso si usa per impagliare sedie o fare delle corde. Digitando “ampelodesmo” su google si trovano un sacco di belle immagini di questa piantina :-)
E non finisce qui (e che vi credevate!). oltre al formato, che ha il suo perché, la pasta in questione è fatta con un grano molto speciale (quello dei Molini del Ponte di cui vi sto parlando ultimamente, ne ha appena parlato anche Riccardo oggi!), che si chiama Perciasacchi, anche detto “farro lungo”, ed è a tutti gli effetti un Triticum Turgidum Turanicum, praticamente il fratello gemello siciliano (e molto più economico) di quello prodotto dalla società statunitense Kamut, e pure del Saragolla, che i Floriddia coltivano in Toscana. Il termine Perciasacchi significa “buca sacchi” ed è motivato dal fatto che questo tipo di grano ha i chicchi lunghi e pungenti, e quindi bucano i sacchi nei quali vengono riposti :-) Ho trovato una foto molto esplicativa qui sul blog di Alce Nero (visto che chicconi lungoni!?). Oltre a essere un bellissimo e ottimo grano antico, nel caso di queste busìate è pure macinato a pietra antica, e vi spiegherò bene cosa significa appena il post che ho preparato sarà stato revisionato dal professor Benedettelli, che insegna Genetica Agraria al Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’università di Firenze (non voglio rischiare di dire qualche sciocchezza!).
Visto che quando le ho preparate era passato a trovarmi un certo fotografo che sapete, casualmente munito di strumento (molto) adeguato all’uopo, quando ho scattato la foto ha provato a fare un paio di scatti anche lui, e volevo farvi vedere quanto può essere grande la differenza nell’interpretazione di un semplice e innocente piatto di pasta, sia per quanto riguarda l’inquadratura che per i colori, la luce, la trasparenza, e in generale la sensazione che trasmette l’immagine. Voglio dire, la seconda immagine è stratosferica rispetto alla mia! E non è solo questione di macchina fotografica eh! :-)
Vabbeh, bando alle digressioni, adesso vi mostro la ricetta (nella versione originale della bioterapia nutrizionale, ma senza pasta all’uovo), che come potete immaginare è semplicissima, e strabuona (forse proprio per questo?). Inutile raccomandarvi le materie prime. Anche perché l’ho già fatto qualche riga fa, eheheh 3:->
Ingredienti:
140 grammi di busìate di grano Perciasacchi
50 grammi di panna fresca
30 grammi di burro felice
sale marino integrale
un pezzetto di Parmigiano Reggiano
una manciata di pistilli di zafferano
pepe nero in grani
Intanto che fate bollire l’acqua per le busiàte, fate scaldare a fiamma molto bassa in un pentolino piccolo la panna. Quando sarà calda (ma non bollente!) metteteci dentro i pistilli di zafferano, mescolate bene, travasate in una tazzina calda, coprite e lasciate riposare per qualche minuto. Riutilizzate il pentolino della panna per sciogliere a fuoco basso anche il burro, e grattugiate il Parmigiano.
Appena la pasta è al dente, scolatela e versatela in una ciotola di vetro, aggiungete il burro e la panna con lo zafferano, mescolate bene, impiattate immediatamente, aggiungete il parmigiano e finite con una bella macinata di pepe (aggiunta *non* bionutrizionale!).
unprimo piatto rassicurante, buono, caldo.. mi piace
Eccezionale la ricetta e “le busiate” sono buonissime anche con il pesce (cozze, fasolari, vongole oppure alici ). Le faccio spesso ed è sempre un grande successo
Avevo comprato dei bulbi di Zafferano qualche anno fa. Ma erano troppo piccoli, hanno fatto solo le foglie, niente fiori, poi ho scoperto che i bulbi troppo piccoli non fioriscono. Però non demordo, continuo a piantarli ogni anno, piano piano cresceranno….
Potresti dirmi il nome del librone di cui parli è edito ReD!?
@Pat: ho trovato qualche tempo fa un post interessante su green me su come coltivare in vaso lo zafferano (tra l’altro la pianta è meravigliosa!), guarda qui se ti può essere utile! :-) Il librone di cui parlo in realtà è il terzo volume di tre tomi, editi direttamente da loro della Bioterapia se non sbaglio. Se vuoi ti scrivo il titolo ma credo non siano più in commercio :-(
Si lo zafferano è davvero bello ed elegante. Sei poi pensi che oltre ad essere bello è anche buono… :-)
Ho trovato il sito di Aufiero con tutte le pubblicazioni e probabilmente quello di cui parli tu non c’è, però ho trovato altri testi che meritano.
Grazie e complimenti, è sempre tutto interessante qui. :-)
[…] volete qualche informazione in più sugli aspetti bionutrizionali dello zafferano, vi rimando a questo post della fantastica Sonia: in Bioterapia è molto usato in casi di problematiche neurologiche e per […]
Il mio primo commento, complimenti per il blog! Ieri sera ho acquistato gli gnocchi e li ho conditi con la cremina burro e zafferano (.. panna a lunga conservazione !?!?!), un piatto squisito, anche la mia bimba ha sentenziato: “mamma stasera hai fatto degli gnocchi speciali…” Cara Izn ti leggo spesso, di teoria ne ho appresa un pochino ma la pratica è tutt’altro che consapevole… Ho voglia di migliorare. Grazie, monica
Anch’io l’ho usato per condirci gli gnocchi, omettendo la panna e aggiungendo una punta di zafferano all’impasto degli gnocchi per renderli ancora piu’ gialli. Erano strepitosi! Grazie mille per la ricetta!
[…] volete qualche informazione in più sugli aspetti bionutrizionali dello zafferano, vi rimando a questo post della fantastica Sonia: in Bioterapia è molto usato in casi di problematiche neurologiche e per […]