Quando io e zac vogliamo farci un piatto di pasta superveloce, perché siamo distrutti e non abbiamo voglia di cucinare, perché dobbiamo uscire di lì a poco e però abbiamo fame, perché sono le undici della sera e ancora non abbiamo avuto tempo di mangiare nulla (ad esempio quando siamo in consegna per un lavoro di grafica), salta sempre fuori questa spaghettata che ho scoperto anni fa sul bel blog di petula e che è piaciuta a chiunque è stata proposta.
ricetta macrobiotica
Noi l’abbiamo ribattezzata da subito papaveri e papere, e non so neanche perché, forse perché era più semplice da ricordare… però le papere non c’entrano, a parte il fatto che zac a volte mi chiama così :-)
È anche più semplice e veloce dell’aglio olio e peperoncino (che adoro comunque), e per me che non amo molto la cucina macrobiotica è stata una vera sorpresa. In più se avete amici e state progettando una spaghettata di mezzanotte in questo modo fate pure gli originali e li lasciate a bocca aperta, perché questo piatto quasi sicuramente non l’hanno mai provato.

Prima di lasciarvi alla ricetta voglio raccontarvi un paio di cose, che dice la bioterapia nutrizionale sulla pasta, che potrebbero stupirvi. Vi è mai capitato di volere un piatto di spaghetti piuttosto che di penne, o magari di preferire sempre un certo tipo di pasta piuttosto che un’altra? Dovete sapere che ogni tipo di pasta, anche se è sempre costituita da acqua e farina (a parte la pasta all’uovo, ma di quello ve ne parlerò poi), rilascia zuccheri e quindi energia in modo molto diverso, a seconda del taglio e della forma.

Questo dipende dal fatto che per creare forme di pasta molto elaborate è necessario rendere più elastico il composto, e quindi l’impasto deve essere lavorato molto di più. Più tempo l’impastatrice lavora, più calore sviluppa, più l’impasto diventa plastico, e quindi il tempo di rilascio degli zuccheri aumenta.
Per fare un esempio, le persone che preferiscono alcuni tipi di pasta corta spesso lo fanno perché inconsciamente si rendono conto che riescono a digerirla più velocemente, perché essendo lavorata poco è meno elastica e quindi assorbe meno acqua durante la cottura; per questo motivo rilascia gli zuccheri (e l’energia, sotto forma di idrati di carbonio) molto più velocemente. Potete divertirvi a fare la prova misurando la quantità d’acqua che rimane dopo aver cotto i vari tipi di pasta, e vi renderete conto della differenza.
Gli spaghetti assorbono molta più acqua e vengono digeriti molto più lentamente; facciamo il caso di un atleta che debba svolgere una gara; se lo sforzo fisico deve essere fatto subito dopo pranzo saranno adatte le farfalle, i fusilli o i conchiglioni, che sono tipi di pasta piuttosto elaborata; se deve essere fatto nel pomeriggio, ad esempio verso le 16.30, sarà più utile un tipo di pasta meno elaborata, ad esempio bucatini, penne o rigatoni. Se invece il tutto deve avvenire nel tardo pomeriggio sarà perfetto un bel piatto di spaghetti.
Naturalmente questo vale non solo per gli atleti, ma per qualsiasi persona che debba svolgere un lavoro impegnativo. I medici della bioterapia nutrizionale in genere chiedono ai loro pazienti che tipo di pasta preferiscono, e dalla risposta hanno degli indizi su che tipo di digestione ha chi gli sta davanti. Insomma, non sottovalutate i vostri cari quando vi chiedono le penne invece degli spaghetti… stanno solo cercando di adeguare il pranzo alle loro necessità :-)

Ingredienti:
100 grammi di spaghetti di kamut
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
2 cucchiai di lievito in scaglie
1 cucchiaino di semi di papavero
sale marino integrale

Versate l’olio e i semi di papavero in un padellino e mettetelo sul fuoco basso fino a quando i semini cominceranno a scoppiettare (ci vorranno due minuti). Annusate (da lontano, eh) perché i semini di papavero scaldati manderanno un profumo delizioso.
Intanto cuocete gli spaghetti in acqua salata e scolateli molto al dente. Mantecate gli spaghetti nell’olio, aggiungendo un paio di cucchiai di acqua di cottura e il lievito a scaglie (lo trovate da naturasì o in altri negozi bio; se volete guardarlo in faccia eccolo qua. Servite ben caldo!