Avete presente quando sapete che se non filate immediatamente a dormire finirete *sicuramente* sotto la vostra soglia di sopravvivenza (che nel mio caso viaggia attorno le otto ore a notte – preferibilmente nove – embè, ho un metabolismo che mi fa stancare tantissimo) e il giorno dopo sarete un gongoro?
E pur avendo l’assoluta coscienza che vivrete una giornata inutile, che ciondolerete in lobotomizzato-mode davanti al computer aprendo e chiudendo finestre senza metterci dentro nulla, che risponderete a tutte le domande esterne a voi con un monosillabo laconico e lo sguardo assente, e a quelle interne a voi con “…”.
Ebbene nonostante tutto questo all’ora fatidica non riuscite proprio a racimolare la dose di forza di volontà per scollarvi dal nuovo episodio di Lie to me o dalla navigazione errante sulla rete, da un sito a un social network, da un blog a un forum, da un motore di ricerca a una notizia di catastrofe imminente? O succede solo a me?
E insomma, sarebbe bastato che ieri sera (e l’altro ieri, e il giorno prima) alle 10 (che è l’ora ics per andare a dormire visto che al mattino
devodovrei alzarmi alle sei per tutta la trafila asilo-pulcina) mi fossi alzata dal divano e mi fossi diretta a letto buona buona con un bel libro tra le mani e oggi sarei una persona.Invece dopo tipo tre giorni uno dietro l’altro di stupidità serale oggi sono quella che zac definisce “la donna autistica”. L’unica cosa che sono capace di fare è scrivere (evidentemente quella funzione deve essere in un punto del mio cervello che rimane comunque attivo tipo bunker antiatomico), ma per qualsiasi altra cosa nella quale sia richiesto l’uso della razionalità sono totalmente out.
Cercherò di farmi perdonare questo post sconclusionato con la seguente ricetta, semplice, veloce, meravigliosa, sana, appetitosa, stagionale, e addirittura vegana!! Che volete di più!! Fatto è che l’altro giorno mi tornò lo zac dal mercato di Ponte Milvio, dove aveva fatto scorta di un po’ di ortaggi, inclusi un paio di chili di patate, dimenticandosi che già ne avevamo una cesta piena.
Inoltre mi omaggiò anche di un bel mazzo dei primi carciofi della stagione, facendomi molto felice (non si vedeva dall’esterno ma lui capì). Per la precisione quel tipo che i romani chiamano le mammole, e che a Napoli quando ero piccina la mia mamma chiamava le mammarelle (per zac sono tutti nomi che richiamano una parte del corpo femminile molto apprezzata dai maschietti – e dai neonati).
E in quel barlume di cervello rimasto attivo mi si illuminò la coppia carciofi-patate, che lo zac mi bocciò immediatamente “con quello che costano i carciofi non mettiamoci a fare esperimenti eh!”. Che dovetti dirgli di guardare in rete se non avevo ragione io, e se infornarli insieme non fosse un’idea geniale.
E ovviamente avevo ragione (avessi un euro per ogni volta che succede, ehhhh…): in testa a tutte le ricette spiccò questa del mitico spicchio d’aglio; semplice ma con quel pizzico di particolarità che ti fa capire che i tuoi gusti sono allineati con quello che stai leggendo.
Così inviai lo zac a raccogliere le erbe aromatiche nel nostro orto sul balcone e accesi il forno, e dopo un’oretta fu tutto pronto nonostante il mio stato mentale. E non è poco, visto che in questi giorni sono da pasta aglio olio e peperoncino o al massimo al massimo da minestrina all’aglio (che là bisogna grattugiare il parmigiano che è già un’operazione faticosa che va oltre le mie attuali possibilità).
Ho fatto tutto uguale, tranne che invece delle patate novelle ho usato patate normali (però ottime, devo dire, giallissime, perfette per il forno), e per il fatto che come si può notare dalla loro foto le mie patate rispetto alle loro sono incartapecorite dal calore invece che belle morbide. Eh, l’ho sempre detto, a me piacciono le cose *croccanti*! Però voi ovviamente le potete tirare fuori quando vi pare, il bello delle ricette semplici è che sono largamente adattabili.
Ingredienti:
svariate patate adatte al forno
6 mammarelle medie con 20 centimetri di gambo
2 spicchi d’aglio
un bel ciuffo di timo
origano fresco come se piovesse
qualche rametto di rosmarino
olio extra vergine d’oliva
1/2 limone
sale integrale
pepe nero
Preriscaldate il forno a 200°C. Sciacquate le erbe aromatiche, asciugatele mettendole in uno strofinaccio pulito e facendolo ruotare vertiginosamente (oppure, se non siete in vena di giocolerìe, usate l’apposito attrezzo rotante asciuga-insalata – ma vi avverto che le erbette tendono a uscire dai buchini), staccate le foglie dai rametti e tritatele a coltello piuttosto finemente.
Sbucciate gli spicchi d’aglio e tritateli, e mettete tutto in una grande terrina insieme all’olio (la quantità deve essere proporzionata alle patate), insieme a una bella presa di sale e a una macinata abbondante di pepe.
Pelate le patate (a meno che non abbiano una buccia giovane e sottile, nel qual caso potreste anche spazzolarle bene e lasciarla), tagliatele a tocchetti (ho trovato un bel tutorial su come pulirle e tagliarle qui, sempre sullo spicchio d’aglio – *adoro* i tutorial) e mettetele in una grande ciotola di vetro piena di acqua fredda.
Pulite i carciofi; se ci tenete ad avere unghie di un bel colore chiaro invece che violacee usate dei guanti. Asportate le foglie esterne coriacee, fino a quando non arriverete a quelle belle chiare morbide del cuore. Tagliate via il gambo (non gettatelo, eh), rifilate la parte dura che rimane alla base e tagliate via le punte.
Dividete quello che rimane in due parti e poi in quarti, asportate con la punta del coltello le eventuali barbe, e tuffateli immediatamente in una ciotola di acqua nella quale avrete spremuto il mezzo limone. Passate al gambo; tagliate l’ultimo pezzettino annerito e togliete la parte esterna più coriacea, tagliatelo a metà e poi tagliate le due metà nel senso della lunghezza, e tuffate anche queste nell’acqua acidulata.
Scolate bene le patate e i carciofi e lasciateli asciugare su uno strofinaccio pulito, poi metteteli nella terrina con l’olio e le erbe aromatiche, e mescolate, mescolate, mescolate. Se vedete che l’olio è poco aggiungetene ancora, devono essere ben oliate. Versate tutto in una teglia bella grande e infornate.
Durante la cottura non dovrete mai mescolare e le patate dovrebbero cuocere fino a quando non saranno molto croccanti come nella foto (cioè un sacco di tempo). I carciofi però saranno pronti molto prima, per cui ogni tanto controllate; quando saranno ben abbrustoliti toglieteli dalla teglia e metteteli in un piatto; li riaggiungerete negli ultimi cinque minuti di cottura. E buon week end :-)
Srei capace di scofanarmene una teglia intera…a me più che i programmid eficienti è la primavera che mi sta sballando il bioritmo!!!;)
Buon we!
Mi si apre un mondo…. allora numero uno i carciofi sono in assoluto il mio cibo preferito (anche piu’ del cioccolato sembra impossibile eh?) e da quando ci siamo trasferiti quassu’ (leggasi Irlanda) sono in pura astinenza… numero due il mio cognome e’ molto simile al nome che la tua mamma dava ai carciofi… che sia scritto nel mio DNA che devo amare i carciofi? che i miei avi fossero coltivatori di carciofi? bah mi sono sempre chiesta se il mio cognome, cosi’ strano avesse un significato, ma mi ero sempre fermata alla mamma… mai avrei pensato ai carciofi :D
grande ricetta (se solo avessi i carciofi!)
Martina
Salivazione quadruplicata a parte anche alle 10 antimeridiane, che ormai lo sanno tutti che io i carciofi li mangerei pure col cappuccino… Per non parlare poi del connubio con le patate… che idea edonista (io infatti faccio un tortino di patate e carciofi eredità della matriarca)…
Ma soprattutto IZN: grazie, G-R-A-Z-I-E di avermi fatto ricordare la storia di Paperino disegnata dal mitico Carl Barks ! Mi hai ridato l’infanzia un giorno dopo il mio compleanno ! :)))
(p.s. Io da brava romana le mammole le farcisco con mentuccia, provare: è la loro!)
Buon we!
Lilly**
che bontà…..
un piatto che voglio fare appena mi arrivi il forno nuovo!
buon fine settimana
Questo abbinamento di solo apparenti banali verdure al forno non l’ho veramente mai provato. Grazie per l’idea.
Con lo stesso spirito questa settimana ho fatto le patate, carote e pastinaca al forno e le patate, carote, peperone giallo. Ragioni di tempo, gola, frigo san dettare buone ricette :) Anche se la tua merita di più la veste di ricetta.
Che delizia! Io amo i carciofi, ma non so cucinarli… Peccato però che non possa mangiare le patate. A cos’altro si potrebbero abbinare? Oppure posso provare a farli da soli, nel forno? Grazie!
…mangiato carciofi e patate x quasi tutto l’inverno ;-P!
Come ti capisco… condivido tutto, tranne il peperoncino.
Ehm…ti sei dimenticata la fine della sequenza!: devo/dovrei/voglio (o “vorrei” o “ho scelto di”…insomma, vedi tu).
Io in questi giorni ho una voglia pazza, ma non di carciofi: di gambi di carciofo! Ma perché? Cosa hanno i gambi che i carciofi non hanno? Secondo me é perché i gambi sono piú morbidi e polposi (io li adoro al vapore, frullati con pochissima acqua di cottura, un filo d´olio e un niente di pepe, e poi spalmati sui crostini di pane) e hanno meno fibra…secondo te?
@Martina: come ti capisco! Ho trascorso gli ultimi sette anni in un paese nordico dove i pochissimi carciofi agonizzavano sul banco della “frutta esotica” (giuro). Una volta la gestora (gestrice?) del negozio biologico ne ha ordinati una cassetta (dalla Francia). Erano tremendi. Bastava guardarli. Me ne ha dati due e mi ha chiesto di cucinarli in qualche modo, riportarglieli e insegnarle come dovevano essere per considerarli buoni (credo mi stimasse, pensandoci a posteriori). Le ho consigliato di non farsi piú fregare dai francesi (ho sempre pensato che le avessero mandato gli scarti invendibili), e di non comperare piú carciofi come quelli: se un suo cliente non li ha mai mangiati non li comprerá piú, pensando che siano tutti cosí; se li ha giá mangiati non li comprerá comunque piú da lei, sapendo come sono quelli buoni. “Ai tempi della DDR non ce n´erano”, mi disse. Capii e la mia empatia raggiunse l´ormai abituale soglia della criticitá. Le consigliai di continuare a vendere il suo fantasticissimo rabarbaro biodinamico, che era decisamente una soluzione migliore (e, visto che veniva dal paese vicino, ci guadagnava anche molto di piú).
Ecco, per me il sostituto dell´amaro-carciofo é stato il rabarbaro. Magari in Irlanda c´é qualcosa di amaro e primaverile che ti fa passare la malinconia da ricordo gastronomico patriottico…resisti!!
Izn, scusa, ma quando io sento la parola “carciofo” mi genufletto e ringrazio ancora, a distanza di un anno, per la tua foto meravigliosa. Per chi si fosse perso la piú bella foto di carciofo mai scattata:
http://ilpastonudo.it/marzo-o-dellamara-leggerezza/
Una parola sui carciofi francesi, dato che sto in Francia. Per chi conosce quelli italiani sono semplicemente una sorta di clone gonfio di cortisone (non che ce lo mettano, magari è azoto, ma per rendere l’idea), coriaceo e pieno di spine. Non è un imbroglio, è che sono proprio fuori casa, poveri… se propio dovrebbero importarli dall’Italia, come si fa con le banane da noi.
Ciao, adoro il tuo blog, mi piace tutto e ti aggiungo tra quelli che seguo!!! volevo dirti che oggi ho pubblicato la tua ‘torta negra’… se ti fa piacere passa da me…