Ma a voi, in questo momento dell’anno, càpita di essere affetti da un’irresistibile sindrome del nido? Tipo quella che prende noi donne qualche settimana prima del parto, con quella smania di riordinare tutto perfettamente, per preparare la casa al pulcino che sta arrivando.
Io, ogni singolo anno, a partire dalla seconda settimana di agosto comincio a mettere tutto in ordine, preparo tutte le conserve possibili, affetto, secco, invasetto, metto da parte, insomma mi preparo al nuovo anno (che per me inizia a settembre, lo so l’ho detto un-miliardo-di-volte) in modo da affrontare il brutto tempo che arriverà con una solida dote di ortaggi e frutta da parte per le giornate che passerò in casa (sotto i 20°C col cavolo che mi sradicano da qui).
A propositooooo!!! Ricordatevi che martedì 10 settembre sarò in un posto fichissimo a Roma, un locale troppo carino (mi dicono, per me sarà una sorpresa) che si chiama Porto Fluviale a presentare il pastonudolibro e a chiacchierare di consapevolezza e di cibo! Trovate tutte le notizie specifiche come al solito sulla pagina del quandosonodove e c’è anche l’evento su facebook al quale potete aderire se siete facebookati. Vi aspetto massicci e numerosi :-)
Tornando a noi, come potete immaginare quest’anno a casa zac la frutta ha scarseggiato, un po’ perché è difficile trovarne di seria da queste parti, un po’ perché giugno e luglio sono stati piovosi e hanno ritardato (e spesso distrutto) la maturazione, e così per le conserve ho ripiegato anche su quello che trovavo durante le passeggiate in questo piccolo paradiso dove abitiamo (aò, qua si parla di via Francigena, eh, mica papere che si pettinano).
Qualche giorno fa, a parte le more, che ho già marmellato spesso (adoro la marmellata di more), ho adocchiato un albero di sambuco nero, con dei bei grappoloni pieni e pesanti.
Inizialmente ho avuto qualche dubbio, perché non so se sapete che non solo esiste una varietà di sambuco molto velenosa (il sambuco ebbio o ebulo), ma oltretutto anche quasi tutte le parti del sambuco nero pare siano tossiche, tranne ovviamente le bacche *ben mature*.
Non che siano identici i due fratellini, eh. Uno è un albero vero e proprio, l’altro è solo un arbusto. Ma quello che distingue veramente le bacche buone da quelle tossiche è il fatto che le prime quando sono mature pendono decisamente verso il basso, come se fossero troppo pesanti per l’albero, mentre le seconde vanno verso l’alto, come un fiore, per intenderci. Potete vedere bene la differenza tra le due piante in questa pagina.
Io finora avevo utilizzato solo i fiori del sambuco nero, ve li ricordate vari anni fa in tempura? Però insomma, visto che ai tempi sono sopravvissuta, alla fine ho pensato bene di raccogliere un sacchetto di quelle belle bacche profumate e portarmele a casa.
Dopo di che ho dovuto cercare una ricetta per preparare la marmellata, e ho trovato varie versioni (la migliore in assoluto secondo me qui), ad esempio in una molto bella veniva utilizzato però l’agar agar, che anche se in passato ho sperimentato proprio con le marmellate (con quella di fichi e con quella di more, ad esempio), cerco di evitare dopo che il prof mi ha detto con la sua solita aria da prof: “ma perché mai dovresti mescolare una cosa di mare come un’alga con una cosa di terra come un frutto?” E siccome in questi mesi di studio matto e disperatissimo (che citazione ehhhh!!!??) ho scoperto che esistono tanti altri modi di addensare le marmellate, ad esempio lasciarci cuocere dentro anche i semi e la polpa del limone (prima di scoprirlo io ovviamente filtravo il succo del limone con un colino, genio del crimine che non sono altro), ho deciso di provare così. Tanto per non sbagliare ho lasciato la marmellata anche troppo sul fuoco e mi è venuta pure troppo densa!
Una sola raccomandazione se decidete di cimentarvi: armatevi di molta ma molta ma molta pazienza perché dovrete staccare le bacche dai rametti una-per-una (non vorrete mica che ci vadano dentro i rametti verooo??). Ho sentito parlare anche di una specie di pettine che riesce a prendere solo le bacche, ma ho il dubbio che in quel modo buona parte dei rametti cadano dentro. E voi lo sapete che i lavori di pazienza alla fine non è che mi dispiacciano. Ci nuoterei dentro nei lavori di pazienza :-)
Ricordate anche che di questo tipo di marmellata non potete fare scorpacciate! Siate parchi nell’utilizzo e non fate fuori un vasetto intero, sia perché altrimenti il prof ci scomunica, sia perché il sambuco rimane comunque un frutto decisamente lassativo :-P
Ingredienti:
800 grammi di bacche di sambuco già sgranate
400 grami di zucchero grezzo chiaro
un limone felice e assolato
Lavate le bacche, mettetele in un colino e scuotete via tutta l’acqua in eccesso. Passatele nel passaverdure, non importa se qualche semino finisce dentro, saranno comunque pochissimi rispetto a quelli che rimarranno fuori!
Mettete il passato in una ciotola, aggiungete lo zucchero, la buccia e il succo del limone (compresi semi e polpa!) chiudete con la pellicola e lasciatele macerare in frigorifero per una notte.
Al mattino (o durante la giornata!) non dovrete fare altro che versare il tutto in una pentola a fondo alto e lasciar cuocere a fuoco lento fino a quando la marmellata non sarà addensata.
A metà cottura se vedete che viene a galla qualche seme di limone toglietelo pure, ma anche se rimane dentro sarà un fastidio ben ripagato :-)
Ricordate l’infallibile prova-piattino, mettetene uno in freezer, ogni tanto prendete un pochino di marmellata e versatecela sopra, se la goccia tende a frenare la marmellata è pronta.
Invasettate come al solito in barattoli sterilizzati precedentemente in forno o in una pentola di acqua bollente e poi ben asciugati, chiudete per bene con tappi nuovi, sterilizzati pure loro, e se volete che se volete che la vostra marmellata di sambuco si conservi per tantissimo tempo quando i barattoli saranno freddi pastorizzateli facendoli bollire per una mezz’oretta.
Grazie della citazione, neanche a farlo apposta quest’anno l’ho rifatta ma senza agar agar, e mi sono anche cimentata nello sciroppo! Il tuo prof ha ragione, anche io mi sono detta la stessa cosa: perché mettere un alga di mare in una marmellata? In effetti non ha senso!
Ahhh! Allora non sono l’unica che in questo periodo vive una vera e propria irrequietudine da dispensa piena….l’anno scorso ho fatto talmente tanta marmellata in questo periodo che ne ho perfino avanzata….poi dopo il post sui seccamenti mi sono lanciata in una nuova attività! Grazie per questa nuova ricetta, un abbraccio! Nico
Vorrei tanto farla pure io, ma malfido un po’ della mia capacità di riconoscere il sambuco buono da quello tossico, sono certa che qui dietro casa ci sono entrambi… mumble… mediterò sul da farsi.
Condivido sulla sindrome del nido, ora che leggo questa cosa qui da te mi rendo conto che faccio esattamente la stessa cosa, esattamente nello stesso periodo! Proprio ieri disperavo non trovando il tempo di fare le melanzane a filetti sott’olio e mi dicevo che dovevo assolutamente ritagliarmi una serata al più presto! Non concordo invece sul no-cosa-di-mare-dentro-cosa-di-terra… insomma, in questo modo dovremmo evitare anche una spolverata di alghe in scaglie sull’insalata o un foglio di nori intorno al riso… che invece secondo me stanno proprio bene insieme!
finalmente è svelato il segreto del sambuco ebbio! io qui ne sono piena! ho sempre pensato che quella pianta erbacea che costeggia così spesso i canali dell’emilia fosse un tipo di sambuco (stessi fiori ma puzzolenti, stesse bacche, foglia simile) e in effetti è proprio così! grazie Izn!
comunque anche io in questo periodo dell’anno faccio un sacco di marmellate , quest’anno fichi e more…a proposito….qualcuno sa come togliere il picciolo dalle more di gelso?? per me è stato un lavoraccio!
ah…dimenticavo!
non c’entra niente ma ho appena fatto i peperoni ripieni dal tuo bellissimo libro!
buonissimi!!