Una delle cose in assoluto più importanti da imparare se si vuole mangiare consapevolmente è la distinzione tra le varie modalità di cottura, e ancora più fondamentale è l’effetto che i modi diversi di cuocere gli alimenti sortisce sui cibi e sull’organismo.
bioterapia nutrizionale
Tipi di cottura che differiscono tra loro anche di poco possono avere un impatto metabolico molto diverso; il modo che si sceglie per cuocere un alimento può addirittura tradursi in una strada preferenziale verso un organo piuttosto che verso un altro. Prima di tutto è necessario abbandonare la convinzione che esista un procedimento migliore di un altro; questo è vero solo in relazione alle singole situazioni individuali (anche se con caratteristiche comuni), e anche nell’ambito individuale le cose cambiano a seconda dello stato fisico nel quale ci si trova.
Secondo punto fondamentale è variare sempre a rotazione il modo nel quale si cuociono gli alimenti, così come è giusto variare il più possibile il tipo di cibo che si assume (compatibilmente con i propri bisogni e preferenze).
Un’altra indicazione importante è di assumere gli alimenti il più vicino possibile al loro stato naturale; quando è possibile, e se si è in uno stato di salute ottimale, consumare cibi crudi è un’ottima scelta. Per quanto riguarda invece le procedure per cucinare, una prima distinzione va fatta sicuramente tra gli utensili che utilizziamo a questo scopo.
La bioterapia consiglia di utilizzare sempre pentole di acciaio o di ferro (che rilasciano ferro biodisponibile, utile nelle sideropenie), di terracotta (che rilasciano silicio), di alluminio (con l’accortezza di non lasciarvi gli alimenti a lungo perché si può formare ossido di alluminio), di rame (basta non esagerare, il nostro organismo ha bisogno di rame in piccolissime quantità) o di ghisa (che non è altro che una diversa condizione del ferro).
Sconsiglia invece l’utilizzo di padelle antiaderenti rivestite di teflon (qualche notizia imparziale qui. Per quello che riguarda la cottura al microonde la Dottoressa Arcari Morini, fondatrice del metodo, era assolutamente contraria. Devo dire però che non ho trovato pubblicazioni scientifiche attendibili che confermino questa affermazione, quindi sul microonde preferisco per adesso non pronunciarmi.
Dottoressa Elena Galeazzi
Anche la forma delle stoviglie fa la differenza: utilizzare una pentola alta, e magari anche coperta, crea un aumento della temperatura senza però provocare un’evaporazione e la conseguente disidratazione degli alimenti, quindi una maggiore ossidazione degli stessi; al contrario, servirsi di una padella con i bordi svasati si traduce in una cottura molto più veloce e una minore perdita dei loro valori nutritivi, e di conseguenza una maggiore digeribilità.

Con questo ho voluto introdurvi uno dei motivi per i quali in bioterapia, in caso di patologie dell’apparato digerente, la peggiore modalità di cottura di un alimento è la bollitura; un’altra ragione è che l’alimento bollito è imbibito di acqua, e questo lo rende indigesto perché i succhi gastrici vengono diluiti (e quindi esplicano meno bene la loro azione digestiva) dall’acqua contenuta nell’alimento.
Con la cottura al vapore vengono preservati maggiormente i nutrienti e i sali minerali degli alimenti, ma mentre questo può essere un vantaggio per bambini, anziani, sportivi, o dopo una profusa sudorazione (situazioni nelle quali è necessario reintegrare i sali), potrebbe invece essere poco conveniente in una persona che soffra di ipertensione, o in chi abbia problemi renali, oppure in donne in età fertile con ritenzione idrica (soprattutto nella seconda metà del ciclo, momento nel quale normalmente il problema peggiora).

Solo in questi casi potrebbe essere più utile la bollitura, da effettuare però in acqua non salata, per evitare la formazione dei cloruri che possono affaticare la funzione renale e quindi rallentare il processo della diuresi.
Nella cottura affogata (o stufata) l’alimento viene posto in una padella direttamente da crudo e con l’olio, posizionando un coperchio che rallenta l’evaporazione dell’acqua, che viene assorbita quindi dall’alimento e lo rende omogeneamente morbido. In questo modo tutti i nutrienti rimangono all’interno dell’alimento; perciò anche questo tipo di cottura è indicato per bambini, ragazzi, e uomini che praticano sport.
Se invece l’alimento viene prima bollito abbiamo la cottura ripassata in padella; in questo caso l’alimento bollito (solitamente una verdura) viene messo nella padella con l’olio già caldo (olio nel quale si sarà eventualmente fatto soffriggere dell’aglio); la verdura quindi verrà disidratata e l’olio cotto stimolerà maggiormente il fegato, migliorando la digestione.
Anche nella cottura in padella (che si differenzia da quella stufata solo per l’assenza del coperchio e per il fatto che può essere effettuata anche a freddo, cioè mettendo insieme a freddo gli alimenti e l’olio) l’alimento viene disidratato e reso così più facilmente aggredibile dai succhi gastrici.
Per quanto riguarda la frittura, a parte le regole fondamentali che già conoscete (alimento completamente immerso nell’olio extra vergine d’oliva, che non deve mai raggiungere il punto di fumo, e temperatura ottimale) è molto importante sfatare il mito che “faccia male” o “sia pesante”; il fritto ha invece un’azione coleretica e colagoga, in parole semplici significa che fa contrarre e svuotare la colecisti; questo comporta anche una migliore evacuazione delle feci, ed è controindicato di fatto solo nelle patologie del fegato e della colecisti.
La cottura dorata-fritta (nella quale l’alimento viene prima passato nella farina, poi nell’uovo e poi immerso in olio bollente), ha lo stesso effetto stimolante per il fegato della frittura, ma più intenso per via del fatto che l’uovo viene a contatto diretto con l’olio bollente.
La cottura panata (nella quale l’alimento viene immerso prima nell’uovo, poi nel pangrattato e infine nell’olio bollente) ha invece uno stimolo meno intenso della cottura dorata-fritta, per via della crosticina esterna di pane, che in quanto carboidrato supporta il fegato offrendogli gli zuccheri.
Un cenno merita sicuramente anche la cottura alla brace, tanto utilizzata nel periodo estivo, che non ha controindicazioni se fatta nel modo giusto (l’alimento non deve carbonizzare in nessun punto) ed effettuata con la legna.