Tanto per dare il via alla rubrica sugli OGM, al varo della quale vi ho accennato un post fa, vi segnalo che nei giorni scorsi c’è stato un nuovo consistente rigurgito in merito, sui quotidiani e ovviamente sulla rete. Ha iniziato il nostro ministro dell’ambiente Corrado Clini, che in un’intervista sul Corriere della Sera ha generato una grossa confusione tra ingegneria genetica (OGM) e incroci convenzionali; da lì è partita la rissa, a tratti pacata e calma, altrove scomposta e disordinata.

La frase (giustamente) incriminata di Clini è stata questa: “Senza l’ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più tipici. Il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D’Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco: sono stati ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi”.
Il problema è che i prodotti tipici di cui parla il ministro Clini non sono stati ottenuti grazie all’ingegneria genetica (OGM), ma con altre tecniche che vi racconterò adesso.
Incroci, piante ottenute con la mutagenesi e OGM *non* sono infatti sinonimi nell’accezione corrente, ma da questa frase potrebbe sembrare che lo siano. Per avere un quadro della differenza che c’è tra essi provo a descriverli uno per uno.

Incroci:

Si tratta di piante ottenute con i metodi della cosiddetta “genetica classica”, cioè si impollina il fiore di una pianta con il polline di un’altra pianta geneticamente affine, di solito due varietà della stessa specie (ad esempio due varietà di grano) o due specie della stessa famiglia botanica, a condizione però che siano geneticamente molto affini (ad esempio peperone e melanzana – che appartengono alla famiglia delle Solanacee, o grano e segale – che appartengono alla famiglia delle graminacee, come gli altri cereali). I semi che ne derivano sono il risultato dell’incrocio effettuato.
Dovete sapere che gli incroci tra specie diverse della stessa famiglia sono delle rarità (come l’incrocio tra grano e segale); se un genetista classico volesse incrociare due piante appartenenti a due famiglie diverse, ad esempio il grano con il pomodoro, non potrebbe mai riuscirci. Questo perché in biologia vige il principio che una specie, per salvaguardare la sua integrità genetica, ha dei meccanismi per cui riesce a non essere fecondata dal polline di un’altra specie. La difesa dell’integrità genetica della specie si ha anche nel regno animale, dove l’incrocio tra due specie diverse, ad esempio cavalla ed asino, porta sì alla procreazione del mulo, ma questo è sterile e quindi non potrà generare altri muli.

Piante ottenute per mutagenesi:

la mutagenesi è una pratica mediante la quale si cerca di modificare il genoma (cioè il complesso dei geni) di una pianta trattando la pianta stessa con sostanze chimiche aggressive (dette appunto mutagene) o bombardandole con radiazioni nucleari che le fanno “mutare”. Mutare i geni della pianta sotto trattamento chimico o radioattivo significa modificarli o trasferirli in un altro posto del genoma in modo che non funzionino più come normalmente fanno nella pianta non trattata.
Per effetto di queste mutazioni possono comparire nella pianta mutata nuove caratteristiche, che possono essere positive o negative. Questo è il caso del grano ottenuto trattandolo con radiazioni nucleari, di cui vi ho parlato qui.
C’è da dire che ogni specie muta continuamente e spontaneamente per adattarsi alle nuove condizioni ambientali, ma non con la rapidità con cui muta con la mutagenesi.

OGM:

espressione usata per indicare organismi viventi (piante, animali, microrganismi), modificati geneticamente mediante l’introduzione di geni estranei che si possono prelevare da non importa quale specie; ad esempio, il mais reso resistente alla piralide (una farfallina parassita) introducendo nel suo genoma il gene del batterio responsabile della sintesi della tossina che uccide le larve della piralide.
Per organismi geneticamente modificati si intendono però anche quelli in cui un gene dello stesso organismo da modificare viene “silenziato”, ovvero reso inattivo, ma senza introdurre geni estranei. Tempo fa sugli scaffali dei supermercati americani comparve un OGM di questo tipo, un pomodoro che non marciva. Il tentativo andò a vuoto perché fu ritirato dal commercio non essendo gradito ai consumatori.
Ecco tutto.
Quando si parla di ingegneria genetica si fa in genere riferimento alla produzione di OGM. Le piante modificate geneticamente sono anche chiamate piante transgeniche. Ecco perché la frase del ministro Clini è stata criticata: i prodotti che ha elencato non sono OGM, sono stati modificati con altre tecniche.
A seguito dell’affermazione di Clini c’è stato un gran movimento, e dopo qualche giorno il Corriere della Sera ha pubblicato, sia sul cartaceo che sulle sue pagine on line, un pezzo di Matteo Giannattasio (ve ne ho accennato qualche giorno fa), nel quale il prof cercava di chiarire la questione, spiegando che “gli incroci e la mutagenesi che […] ci hanno dato quei prodotti, non generano OGM perché non introducono geni estranei nell’organismo su cui si opera, ma rimescolano (nel caso degli incroci) o modificano (come nel caso della mutagenesi operata su una varietà di grano duro – il senatore Cappelli, dal quale è stato ottenuto il Creso) quelli che l’organismo naturalmente possiede nel suo genoma”.
Poco dopo Dario Bressanini ha pubblicato sul suo blog un pezzo sul Triticale (una pianta ottenuta incrociando con le tecniche della genetica classica il grano tenero con la segale, due specie, lo ripeto, della stessa famiglia botanica, quella dei cereali) nel quale sostiene che anche questo ibrido – non in commercio in Italia (per il quale non viene impiegata la tecnica usata per ottenere le piante OGM geneticamente modificate), e anche le piante il cui genoma è stato modificato con il bombardamento di raggi gamma, dovrebbero essere chiamati OGM (cioè organismi o piante geneticamente modificati), perché *comunque* il loro genoma è stato *in qualche modo* modificato dall’uomo (ma come avete letto è proprio il modo nel quale il genoma è stato modificato il punto focale).

Capìte bene che questa affermazione si porta dietro tutta una serie di conseguenze abbastanza pericolose, perché se tutti cominciano a dire che qualsiasi pianta sia stata incrociata negli anni è un OGM ne deriva che sono già decenni che mangiamo OGM, e *quindi* la gente può facilmente essere portata a pensare: “vabbeh, ma allora se li sto già mangiando da anni tanto vale che l’Italia accetti le coltivazioni OGM.
Ergo non sono più contrario agli OGM”, ergo ci ritroviamo coltivazioni OGM in Italia e addio permacultura e principio di precauzione, oltre al fatto che saremo stati pure presi per i fondelli grazie a un artifizio valido dalla notte dei tempi, e cioè il celeberrimo “facite ammuina” napoletano (in questo caso virato verso la semantica), di cui vi ho parlato in questo profetico post (profetico Umberto Eco, mica io) di qualche anno fa.

Ma non finisce qui. Dopo il post sul triticale, Dario Bressanini pubblica sul Fatto Quotidiano un articolo, che titola “Quando lo studente bacchetta il Prof” che inizia con la solita solfa della Biodinamica che è “esoterismo e astrologia applicata all’agricoltura” (beh, a me non sembra un insulto…) e continua con la pubblicazione di una lettera aperta al prof, che ha ricevuto da uno studente di sua conoscenza, che poi è il Federico Baglioni con il quale abbiamo fatto un’interessante chiacchierata (con toni assolutamente moderati) nei commenti dell’ultimo post.
Nella lettera Federico sostiene che gli incroci e le mutazioni attraverso radiazioni gamma sono molto più pericolosi della manipolazione genetica OGM, perché, facendo la similitudine con un libro, “nel primo caso si mescolano tra loro tutte le pagine, nel secondo si modificano poche parole”, e inoltre “gli OGM sono soggetti a molti più controlli”. Sostiene poi che le argomentazioni, citate dal Prof nel suo articolo, di Marcello Buiatti e Edoardo Boncinelli (due importanti genetisti) sono vaghe e poco significative, e sostiene poi l’utilità degli alimenti ogm “arricchiti” (ad esempio di vitamine) nei paesi in via di sviluppo (che noi contestiamo da sempre).
Alla fine accusa chiunque sia contrario agli OGM di farlo per mera ignoranza, senza considerare la possibilità che questo chiunque possa essere invece coraggioso e informato, e semplicemente scegliere alla luce dei fatti e del proprio libero arbitrio di *non volere* sulla sua tavola organismi geneticamente modificati.
Poco dopo, sulle Scienze on line, viene pubblicata la stessa lettera dello stesso studente, ma dal direttore delle Scienze e di National Geographic Marco Cattaneo, che chiosa con: “Ecco, qualcuno ha finalmente portato un po’ di chiarezza.”
L’impressione è che tutta questo dibattito non stia creando che una grande confusione, che potrebbe portare la gente a non capire più nulla e a fare scelte poco ponderate che potrebbero farci intraprendere strade a senso unico. La stessa strategia con la quale abbiamo perso di vista un’infinità di altre cose importanti, di cui vi parlo spesso qui sul pasto nudo. Voi che pensate?
Per chi non frequenta il mio blog (che già lo sa), l’unica regola è toni educati e pacati, nessuna aggressività, pena essere cestinati. Per il resto, vi aspetto e sono pronta a tutto. :-)
p.s.: ho pensato che nell’ottica di cambiare il mondo (sempre nel totale rispetto delle opinioni e del libero arbitrio altrui) una cosa utile che ognuno di voi potrebbe fare sarebbe trovare *una* persona al mese da erudire (non da convincere, cosa molto diversa) sulla situazione OGM. Questa persona dovreste sceglierla tra quelle che non hanno la possibilità o il tempo di accedere a internet, e quindi di avere informazioni che non passino solo dai media tradizionali (caliamo un velo pietoso). Tipo persone anziane, mamme con dieci figli, padri di famiglia che lavorano ventiquattr’ore al giorno. Che dite? Volete diventare attivisti del pasto nudo? E anche non del pasto nudo? Vi piace l’idea? :-)