È un momento complicato (e te pareva). Sono avviluppata nelle spire di tutto quello che ho combinato in questi anni. Il pasto nudo, le svolte che ne sono conseguite, un sacco di gente nuova interessante che devo andare a trovare, con cui devo parlare e che deve dirmi/dirci cose che dobbiamo assolutamente sapere, e le gigantesche difficoltà economiche e quindi pratiche che derivano dalle nostre scelte incoscienti :-)
Per prima cosa vi accenno al libro (ve l’avevo già detto del libro del pasto nudo?), che è stato concepito per un caso assoluto (Francesca, una pastonudista sfegatata e molto speciale che conoscerete, che mi chiama dalla Svizzera e mi dice ma perché non fai il libro del pasto nudo? E io le rispondo ma perché non lo fai tu? E alla fine concludiamo vabbeh lo facciamo insieme”).
La ragazza di cui sopra tra l’altro è attualmente in partenza per la Nuova Zelanda (non ci piacciono le cose facili, lo sapevate, vero?), e le altre persone coinvolte nel libro, che non sarà solo cartaceo ma anche elettronico (un tipo molto particolare e interattivo di libro elettronico) si trovano a Johannesburg (avete un sospetto, per caso?), a Londra e a Barcellona; solo uno si trova a meno di cento chilometri da casa mia, ma è in partenza per Sarasota, Florida. Giuro che non l’ho fatto apposta, sta di fatto che chiunque abbia a che fare con me prima o poi parte, anzi se volete viaggiare mi sa che vi conviene scrivermi o telefonarmi, credo che il virus passi dal cavetto telefonico :-/
In prima istanza vorremmo cercare di fare un’autoproduzione in perfetta filosofia pastonudista di cose che vengono dal basso e di indipendenza for president, ma ve ne parlerò a breve in un post dedicato a questo argomento. Però insomma la cosa importante è che il bimbo è in arrivo e ho intenzione di tenerlo, e ve lo annuncio. Il lieto evento si farà :-)
Secondo argomento, che è più una cosa di cui sto prendendo atto, è che per chi non se ne fosse accorto abbiamo fatto un’ulteriore virata verso i piccoli produttori, l’autoproduzione, la decrescita, la permacultura e gli allevamenti consapevoli, quindi potete legittimamente aspettarvi nuovi articoli su tutti questi argomenti, intervallati da un sacco di nuove ricette (ogni tanto ci rilassiamo) che saranno il più possibile economiche, creative, tradizionali, internazionali e soprattutto buone :-)
Terzo, e per adesso ultimo argomento, in questi giorni tutta la zona pro-ogm sta ribollendo fastidiosamente.
Clini (il nostro ministro dell’ambiente!!!) che butta lì che alla fine gli ogm mica sono così male, Veronesi che dice di voler raccogliere le firme per impugnare il referendum perché quando è stato fatto eravamo troppo impressionati da quello che era successo a Fukushima (e che in fondo non è che sia successo nulla di così grave!!!), e Dario Bressanini e seguaci che tentano di convincere il mondo a chiamare ogm anche gli incroci tra piante della genetica classica (o le modifiche ottenute con i raggi gamma di cui vi ho parlato nel post del grano), creando una terribile confusione nella gente, che potrebbe portare molti a credere che tanto gli ogm già li stiamo mangiando e quindi tanto vale accettarli una volta per tutte.
Vi anticipo che sto preparando una rubrica nella quale parleremo solo di questo argomento, al fine di fronteggiare il pressing psicologico che stiamo subendo (mi sa che vi dovrò insegnare a fare l’OOOOOOOOOMMMMMM…), nella quale, supportata ovviamente da chi queste cose le ha studiate e le studia, cercherò di spiegarvi cosa sta accadendo con parole semplici (appena lo capisco io) e rispondere come posso alle domande che mi farete (posso solo immaginare i dubbi che avete… e se non ne avete scrivetelo nei commenti che chiederò io consigli a voi).
Passiamo adesso a una delle ricette più consapevoli del mondo, che potevo trovare solo da Anna, che è una delle donne più simpatiche e divertenti della foodblogosfera (e ve lo dico perché l’ho conosciuta personalmente). Pugliese, travolgente e sempre con un bellissimo sorriso sul volto.
Le fave fresche ancora non sono arrivate (almeno da queste parti), e però io guarda caso avrei proprio voglia di fave, piselli, carciofi e pure fagiolini, ecco.
L’altro giorno ho visto al Naturasì un pacchetto di fave secche sgusciate, il tempo di girare la testa e mi è saltato nel carrello, il fedifrago. Non ho potuto fare altro che arrivare a casa, recuperare la ricetta di Anna, mettere a bagno i legumi e aspettare un giorno e mezzo.
Lo snack perfetto per chi ama cosette tipo le noccioline tostate e simili, ma cento volte più buono, e adattabile ai propri gusti un po’ come si vuole. Io stavolta ci ho messo sale e paprika, ma ci vedrei bene un numero imprecisato di meravigliose erbette e spezie che stanno facendo capolino adesso dai vasi sul balcone (timo? origano? prezzemolo? erba cipollina?). E direi anche che si possono preparare prima per avere a portata di mano uno spuntino da portarsi ai picnic o in giro per casa. Voi provate ed eruditemi, che le mie sono finite in dieci minuti, divorate tra l’altro anche da una certa pulcina che sta uscendo gloriosamente da un periodo di rifiuto per i legumi (a breve un’altra ricettina salvacena pulcina-approved niente ma proprio niente male).
Prima di trascrivervi la ricetta, volevo anche dirvi che ieri ho visto da Sigrid un piatto nel quale comparivano anche dei ceci al forno, lei se ho ben capito prima li ha lessati, poi asciugati, e poi passati al forno e tostati a 220°C per dieci minuti, poi li ha rimescolati e ripassati in forno per altri dieci minuti; suppongo che se non vi andasse di friggere la cosa possa funzionare anche per le fave.
Ingredienti:
200 grammi di fave sgusciate secche
olio extravergine d’oliva
sale marino integrale
peperoncino o paprika
spezie a piacere
Strafacile. Mettete a mollo le fave per 24-36 ore cambiando l’acqua tre o quattro volte, poi scolatele, sciacquatele e mettetele ad asciugare all’aria su uno strofinaccio.
Mettete a scaldare due dita d’olio in una padella preferibilmente di ferro, aspettate che l’olio arrivi alla temperatura ideale (una buona indicazione è guardare quando attorno la coda di un cucchiaio di legno immersa nell’olio si formano una corona di bollicine che partono verso l’esterno) e facendo attenzione agli schizzi mettete una certa quantità di fave alla volta a friggere (non troppe altrimenti l’olio si raffredda e le fave assorbono l’olio e non troppo poche altrimenti la temperatura sarà troppo calda e si bruceranno prima di essere cotte, oltre al rischio che l’olio fumi).
Man mano che sono cotte (tenete conto che se le cuocete di più diventano tipo noccioline, se le cuocete meno conservano molto di più il sapore delle fave) prendete tutte le fave con una schiumarola, adagiatele sulla carta gialla per asciugare i fritti (non utilizzate lo scottex o altra carta sbiancata e con colle) e mettete immediatamente le nuove prima che l’olio si scaldi troppo (non deve fumare, non deve fumare, non deve fumare, la regola più importante delle fritture!).
Spolverate con sale e tutto quello che volete (il peperoncino ci sta meravigliosamente).
“che potrebbe portare molti a credere che tanto gli ogm già li stiamo mangiando e quindi tanto vale accettarli una volta per tutte.”
In realtà gli ogm nei supermercati ci sono. Quindi di fatto li stiamo già mangiando.
Credo che alla prossima spedizione al Naturasì il sacchetto di fave secche salterà anche nel mio carrello. Complimenti per il libro itinerante :-)
un post pieno zeppo di odori e di, lasciamelo passare, frizzanteria primaverile.
bello bello bello.
@ilpastoideologico: Questa affermazione è falsa ed è l’esempio tipico della confusione contro la quale ho scritto e scriverò qui sul blog.
Gli unici ogm che ci sono nella nostra alimentazione arrivano dal mangime degli animali allevati in maniera intensiva (è permesso per legge se non sbaglio lo 0,9% di ogm nel mangime), ma siccome qui sul pasto nudo ci occupiamo solo di allevamenti consapevoli, e consigliamo di servirsi unicamente di quelli, questa piccola percentuale non ci interessa.
p.s.: stavolta ho fatto un’eccezione ma la prossima volta i commenti con nome e mail fittizi finiranno nello spam. Se credi nella tua affermazione perché non firmarti con nome e indirizzo veri?
Con le fave fresche come ci si comporta?
Ciao Izn e tutte/i ;-)
No, no, non è per niente falsa. Mica è illegale vendere cibo derivante da ogm. Vedi l’olio Dentamaro contro cui si è scagliata greenpeace tempo fa.
le fave…ottima idea da proporre al mio monello goloso!
@Giangy: L’olio di semi di soia Dentamaro che io sappia è l’unico esempio di alimento ogm che si trova sul mercato (anni fa ne fu introdotto un altro ma fu ritirato dopo pochi mesi). In Italia infatti i prodotti ogm non possono essere coltivati ma purtroppo possono essere venduti, e dico purtroppo perché la gente spesso non legge le etichette (la provenienza ogm deve essere indicata chiaramente) e non lo sa.
Qui sul pasto nudo comunque abbiamo una rubrica proprio sulla lettura delle etichette per fare in modo che la gente sia informata e consapevole di ció che mangia. Inoltre il cibo di cui trattiamo è come minimo biologico (ma cerchiamo di andare decisamente oltre le certificazioni) quindi è impossibile ritrovarci questo tipo di olio sulla tavola.
Grazie per avermi dato la possibilità di chiarire questo punto comunque e grazie per esserti firmato con il tuo nome :-)
ecco, mi interessa parecchio approfondire l’argomento OGM, perchè c’è tanta tanta confusione. quindi seguirò con ansia ogni post dedicato all’argomento.
ps. sei “cattiva” a pubblicare ricette così. sono a dieta. e adesso sappi che sono entrata in trip da fave fritte. uffa! ;) scherzo ovviamente.
eheheh… ti sei dimenticata di elencare Berlino!!!!!
@Simo: ahahah ma certo perché ho parlato solo di quelli coinvolti nel libro, altrimenti se cominciavo a parlare di tutte le altre destinazioni dei pastonudisti facevo notte!!! :-D
Ehi anch’io c’ho quelle fresche, che si fa? Non è che me le fate seccare, eh? Posso andare? Metto a scaldare il dentamaro?
Non mi interessano gli attacchi personali, nè generare confusione, e sono d’accordo con l’etichettatura che dovrebbe essere il più possibile precisa, anche se la pianta ogm è presente solo nella filiera. L’olio di soia transgenica, è appunto un olio e non contiene DNA transgenico, così come i derivati di animali alimentati con mangimi ogm, non ne contengono. Saprai benissimo che la soglia di cui parli (dello 0.9%) è un limite strumentale e non significa nulla dal punto di vista scientifico. Secondo te cambia qualcosa tra 0,8 e 1%? Questo per dire che l’etichettatura (auspicabile!) non sarebbe comunque una garanzia di assenza totale di ogm (anche nella filiera). La mia opinione ovviamente non può che essere laica. Comunque aspetterò di leggere la tua rubrica, speriamo che sia più di sostanza che di attacco personale. Per inciso non mi sembra che Bressanini dica che il triticale è un OGM, non a caso ci ha messo vicino la parolina antelitteram, motivando in modo sostanzioso quello che scrive.
ciao Sonia,
bellissimo post come sempre. Grazie per la citazione e felice che la ricetta ti sia piaciuta.
Antica ricetta, antica saggezza…
Le fave si possono cuocere anche al forno, ma la ricetta è leggermente diversa.
Si mettono in ammollo le fave secche con la buccia, private solo della calotta superiore. E poi così si passano in forno. Si salano e si mangiano…
Con le fave fresche invece si possono preparare altre ricette, anche con la pasta oppure la meravigliosa zuppa primavera con carciofi, piselli e anche asparagi selvatici…
un abbraccio
anna
@Hombre: ahahahahhhhh ero in macchina quando ho letto il tuo commento, sono quasi caduta fuori dal finestrino (e meno male che non guidavo io) :-D A quanto dice Anna due commenti sotto, che è l’autrice della ricetta, se ho ben capito con le fave fresche non si può fare (e nemmeno con il Dentamaro – ma poi che nome è??!!). Comunque dopo vado a chiederglielo meglio su facebook e torno a riferire. Ho il sospetto però che le fave fresche siano troppo delicate per friggerle :-P
@Giangy: Ci sono molti motivi per cui non voglio sulla mia tavola organismi ogm, motivi che vanno anche oltre le scelte alimentari vere e proprie, ma che girano comunque attorno alla consapevolezza. Non mi interessa il limite strumentale, il limite che voglio io è lo zero assoluto, per quanto questo sia possibile.
Assolutamente non ho alcuna intenzione di scagliare attacchi personali verso chicchessia, non so se ti riferisci a Dario Bressanini, ma al di là delle nostre diatribe ti assicuro, e puoi chiedere a lui, che siamo amici (virtuali) e ci siamo pure simpatici, e questo lo ritengo un traguardo importantissimo, perché trovo sia difficilissimo che ti sia simpatico qualcuno che tutto ciò che pensa e che professa lo pensa e lo professa in modo diametralmente opposto al tuo.
Ad ogni modo non ho assolutamente scritto che Bressanini sostenga che il triticale è un ogm, ma ho solo riportato che nel suo post lui scrive che il triticale si può in qualche modo avvicinare agli ogm, e che questo può creare una pericolosa confusione nella gente poco informata su questo argomento (che temo sia la stragrande maggioranza), confusione che cercherò di chiarire nei prossimi post della rubrica che ho annunciato. Che non sarà assolutamente una rubrica con pretese scientifiche, ma solo divulgative per chi, come me, per capire qualcosa sugli organismi geneticamente modificati deve fare un grandissimo sforzo di concentrazione, quasi del tutto incompatibile con gli impegni di ogni giorno, soprattutto in questo momento storico.
@Anna: grazie Anna per essere intervenuta sei un tesoro come sempre :-)
ricetta da rifare subitissimo, anche con la variante della cottura al forno come suggerisce Anna. In bocca al lupo per il progetto del libro, ricordo che già al tempo che ci siamo conosciute mi parlavi dell’idea di un libro. Effettivamente da quei tempi anche io ho viaggiato molto :-)
Auguri a tutta la famiglia!
ecco, la versione al forno è perfetta anche per me, che non potrei mangiare cose fritte, grazie Anna! :)
Confermo che non èaffatto vero che stiamo mangiando ogm in tutte le salse.
Magari se posso dare un consiglio laddove usate soia o mais e tutte le loro sottospecie assicuratevi che siano biologici perchè in queste due specie si annida ferocemente l’ogm. Attenti quindi al mais per l’insalata, la farina di mais, al pop corn, farina di soia e quant’altro.
SFIZIOSA RICETTA, MA COME TI VENGONO QUESTI LAMPI?
ASPETTIAMO IL TUO LIBRO CON TANTA TANTA CURIOSITA’… E CREPINO GLI INVIDIOSI!!!!
TIEEE’!
Ma guarda izn a me da più fastidio la confusione creata da chi mette nello stesso calderone il nucleare e gli ogm, poi i risultati si vedono nei commenti ;)
Espressioni come “si annida ferocemente l’ogm” sono una misura della paranoia collettiva, generata dalla disinformazione che fa leva sulle paure e sul basso ventre. Buone feste.
Izn, sono d’accordo su tutto, OGM in testa. Però avrei una richiesta pressante: ti prego, ideiamo qualcosa insieme! vedi, sono all’estero, vorrei restarci con tutta l’anima mia e rischio di dover tornare in Italia forse per sempre!!! Mandami qualche scongiuro napoletano ti prrrego! ma di quelli consapevoli!!!
Buon libro,
C.
E’ sempre fantastico leggerti.
Il naturasì non è molto distante…..vedo di procurarmi le fave, son troppo sfiziose!!
Cara autrice,
nessuno tenta di convincere il mondo a chiamare ogm anche gli incroci…semmai quello che noi “seguaci” vogliamo fare è, come diritto e dovere a fronte di quello che studiamo e abbiamo studiato, spiegare che quando si parla di genetica classica, tecniche convenzionali.. non si parla altro che di mutazioni indotte, forzate dall’uomo, che sia con incroci (tra varietà, ma anche speci diverse) o che con mutageni chimici (anche se “naturali”!), o fisici (radiazioni)… che non sono nulla di più bello, sano, “naturale” rispetto alle tecniche di ingegneria genetica… e soprattuto che il termine di paragone per definire cos’è buiono e salutare dovrebbe essere, non la provenienza o la tecnica, ma i controlli e l’evidenza scientifica.questo è generare spirito critico!..la confusione nella gente la si crea dicendo “qeusto non è OGM quindi va bene” oppure “gli OGM sono prodotti modificati dall’uomo”.. tutti luoghi comuni e definizioni che sono sbagliate. Ad esempio il triticale, come tanti altri prodotti, è un prodotto modificato, e tanto, dall’uomo… Il solo motivo per cui non si definisce OGM è perchè le tecniche utilizzate non sono di ingegneria genetica (anche se decisamente più invasive!), ma questo metà della gente non lo sa perchè crede OGM sia “prodotto artificiale modificato dall’uomo”. Inoltre sono spesso definizioni terribilmente ideologiche e senza un fondamento di verità che sfruttano l’emotività della gente e la loro, anche comprensibile, paura, per diffondere ulteriore paura, confusione, rifiuto del metodo scientifico che creano una popolazione facile esca di correnti e mode (truffe) parascientifiche…
La cosa interessante e al tempo stesso triste è che lei, che ammette di non avere le conoscenze e di dover ancora capire le cose (per quanto sia positivo il fatto di voler conoscere e mettersi in gioco), si scaglia a piè pari contro una tecnologia e quella che lei definisce “fastidiosa zona pro-OGM” (che non è comunque proOGM toutcour!). E’ triste perchè lei prima parte da un parere (pregiudizio) forte e un’accusa di cui non sa nulla, dicendo che POI si farà spiegare da altri..Quando una persona senza sapere le cose ha un’idea preconcetta e si farà dire come spiegarla ad altri per me equivale a farsi indottrinare (potrebbero dirle qualsiasi cosa tanto lei non avrebbe potere di discernere se una cosa è giusta o sbagliata) per farle ripetere a macchinetta quello che le diranno in modo che tante altre persone potranno ripetere a loro volta…Questa, oltre a essere una sconfitta per lei, è una sconfitta per la scienza e per la nostra società..saluti Federico Baglioni.
@fede: Caro Federico, innanzitutto ti ringrazio per aver rispettato nel tuo commento la mia preghiera di mantenere toni pacati.
Provo a risponderti a un’affermazione alla volta, perché le risposte siano chiare a tutti quelli che leggono.
Mi dici che la genetica classica comprende le mutazioni forzate dall’uomo con incroci e con mutageni chimici e fisici. Parlerò di questo nel prossimo post che pubblicherò (mi sembrava fuori luogo farlo a pasqua); ti anticipo però che non ho assolutamente mai detto che la genetica classica sia “bella, sana o naturale”, e anzi – tanto per farti un esempio – qui sul pasto nudo utilizziamo farine provenienti da grani che non sono passati attraverso queste tecniche.
I controlli e l’evidenza scientifica non mi trovano molto fiduciosa, perdonami, perché nel tempo quella scienza di cui tu parli (e non intendo quindi la scienza tout court) non ha meritato questa fiducia. Preferisco basarmi sul mio spirito critico personale.
Non ho alcuna intenzione di dire alla gente “questo non è ogm quindi va bene”. Il lavoro che faccio è proprio sul discernimento, se leggessi il pasto nudo lo sapresti.
Al contrario, l’affermazione “gli ogm sono prodotti modificati dall’uomo” non mi sembra sbagliata, né un luogo comune; forse dovresti motivarla, non è comprensibile.
Non sono d’accordo che le tecniche di ingegneria genetica (OGM) siano meno invasive di quelle della genetica classica. La definizione “meno invasivo” mi sembra più che altro un’opinione. O ha forse un significato scientifico che non conosco?
Ammettere di non sapere *tutto* su questo argomento mi sembra da parte mia una prova di grande intelligenza (modestamente); non ho pregiudizi sugli ogm, ma solo pareri che offro sul mio blog, non ci trovo nulla di strano o di sbagliato. E non ho inteso dire che per ogni domanda che mi si farà mi farò spiegare da altri e riferirò, ma che se tra le domande che mi verranno fatte ce ne sarà qualcuna alla quale non sarò in grado di rispondere, perché posta in termini troppo scientifici rispetto a ciò che so, proverò a offrire lo stesso una risposta chiedendo prima, a scienziati di mia conoscenza e di cui mi fido, il loro parere, e riportandolo, corredato dalla sua provenienza.
Il fatto che io (e chiunque, come me, non sia uno scienziato) non abbia modo di discernere se una cosa è giusta o sbagliata è proprio il punto focale della situazione. Ti assicuro che non essere uno scienziato non vuol dire essere un deficiente.
Quello che mi fa tristezza sinceramente sono le tue affermazioni – false, e queste sì, prevenute – sul fatto che io possa provare a incutere paure infondate nei miei lettori sfruttando la loro emotività, e tutta l’apocalittica e fantascientifica affermazione finale circa la sconfitta mia, della scienza, della società e di tutto l’universo conosciuto.
“qui sul pasto nudo utilizziamo farine provenienti da grani che non sono passati attraverso queste tecniche.”
Sono nuovo del blog, perdonami se chiedo qualcosa che di cui hai straparlato…ma quali sarebbero questi grani di cui parli?
Non ho alcuna intenzione di dire alla gente “questo non è ogm quindi va bene”
Però dici questo è ogm quindi NON va bene per definizione?
“Non sono d’accordo che le tecniche di ingegneria genetica (OGM) siano meno invasive di quelle della genetica classica”
Perché?
ci mancherebbe:)…spiace se ogni tanto si alzano un po’ i toni
(è più che altro dovuto all’esasperazione nel sentire dire le stesse cose generalmente da chi le cose non le conosce minimamente e pretende di insegnare, oltrechè accusare)
detto questo..è sicuramente molto più coerente se “rifiuta”, al pari degli OGM, le colture convenzionali…attenzione però…dovrebbe rifiutare anche tutte le colture che non siano spontanee..
e francamente, a parte qualche bacca e frutteto, tutte le colture sono state immensamente modificate dall’uomo (per questo l’associazione con gli OGM è sbagliata). L’incrocio è un fenomeno sì naturale, ma, nel caso delle colture,
è decisamente artificiale perchè permesso esclusivamente dall’uomo. Ha permesso, soprattutto, la selezione di piante e colture con caratteristiche decisamente svantaggiose per il propagarsi della painta
(e che in ambiente naturale verrebbero sopraffatte velocemente), ma ideali per l’utilizzo e l’alimentazione umana (frutti più grandi, meno composti tossici..almeno quelli facilmente riconoscibili).
..basti pensare che il grano è stato selezionato in modo che non perdesse i “semi” (cosa insensata per una pianta). Peraltro se ci pensa bene l’utilizzo di mutageni chimici fa uso ad esempio dicolchicina (che è naturale).
..sfido però a definire il processo tale…non riesco quindi a capire dove esattamente si vada a ricercare la “naturalità”.(non capisco questi grani come possano non essere passati dalla selezione per incroci…).
.vi è poi un discorso fondamentale..una coltura che noi consideriamo antica, qualche secolo fa era all’avanguardia e ha subito gli stessi ostacoli che vede ora l’ingegneria genetica…
non c’è bisogno di pensare alla luna…basta pensare a una coltura immessa in un diverso continente (abbiamo forse valutato gli effetti ecologici di fauna, microrganismi ecc..biodiversità bla bla?)..
.si può rispondere “meglio tardi che mai”…sono d’accordo.e questo infatti viene fatto con gli OGM.ma mi sembra assurdo non porsi il problema con le migliaia di piante, frutti, animali importati nei secoli di cui facciamo sfoggio come se fossero lì da sempre per mano di una divin Natura….
e fa un po’ ridere sentir parlare poi di “mais autoctono” del Piemonte; ci sono una miriade di questi casi abbastanza emblematici che fan capire come spesso si consideri la tradizione come tale, dimenticando
che quella, a sua volta, era una novità!….per quanto riguarda gli OGM..beh innanzitutto chiariamo che non si tratta solo di vegetali (chissà perchè tantissimi pensano questo)..col termine invasivo intendevo dire che
si tratta di tecniche che modificano molto meno un organismo di quanto non faccia un incrocio o una mutagenesi (e questo si è un’evidenza scientifica)…sembra una cosa molto più rischiosa solo perchè si sa cosa si sta andando
a fare..si sa cosa si inserisce e si ha modo di valutare cosa succede, effetti e differenze con i corrispondenti normali…ma questo fa più paura delle tecniche tradizionali, perchè?da un lato perchè si ha l’ideale romantico del contadino “che zappa la terra” e non del cattivo scienziato pazzo in camice che vuole conquistare il mondo…e
perchè i metodi convenzionali si basano unicamente sul’osservazione della pianta..dentro può aver subito qualsiasi tipo di modifica (grande, piccola, grave, trascurabile) ma quello che il contadino ha sempre guardato è stata unicamente
la “faccia” e il suo sapore..se pareva buono, una volta, si conservava e si cercava di propagare senza nemmeno andarsi a chiedere quali modifiche fossero avvenute (e adesso lo si può controllare e sono davvero tante!…perdita e aggiunta di pezzi, fusioni di interi genomi ecc).Senza tanto meno chiedersi se questa pianta “modificata” avesse dei nuovi composti tossici, o potesse rompere gli “equilibri naturali” (termine tanto di moda, ma spesso piuttosto sterile) o chissà che altro…ebbene provi a pensarci: questa
selezione, così grossolana, rozza, alla cieca, senza una minima conoscenza dei possibili effetti, è vista dall’uomo comune come la “sapienza dei contadini”..ora, non che voglia denigrare il loro lavoro (tutt’altro, non saremmo qui se non
avessero fatto sto gran bel lavoro), ma quando poi mi sento dire che “chissà che mostro potrei creare facendo un miscuglio di geni” quando, perfortuna, adesso si hanno delle conoscenze molto più ampie che ci permettono da un lato di modificare solo uno o pochi geni invece che migliaia, e non di escludere totalmente i rischi
(cosa impossibile in qualsiasi attività), ma perlomeno renderli minimi…è abbastanza sconfortante…
E’ una bella cosa il fatto di, pur non sapendo, volersi informare tenendo rubriche ecc (sono stato il primo a riconoscerglielo)!…però bisogna anche rendersi conto delle responsabilità che ci si prende a dare informazioni non sapendo le cose…non è questione di essere stupidi..
è che questa distinzione, in mancanza di basi scientifiche, è difficile da ottenere proprio perchè, come dice lei, si deve basare sul suo spirito critico personale..Non voglio dire nè che non ci debba essere, né che sia inutile, ma
in un contesto dove, innanzitutto, bisogna sapere come stanno le cose, per valutare rischi ecc, lo spirito critico personale può diventare estremamente fuoriviante…Non ha idea di quanta gente intelligentissima e con forte spirito critico (chessò in politica, religione, economia ecc) alla domanda “cos’è gli OGM?” o cose del genere cade
in frasi che per lui sono significative e risultato di un ragionamento perfino coerente, ma che non stanno in piedi dal punto di vista scientifico (per esempio il 70% si dice contrario agli OGM, circa la stessa percentuale dice di sapere che cosa sono, ma una percentuale poco minore è convinta che solo gli OGM posseggano geni!)
Lei dice di non fidarsi dell’evidenza scientifica dicendo che non merita tale fiducia (probabilmente allude a esempi quali amianto, pcb ecc) come se il metodo scientifico avesse un’autorità che ci vuole male..lei non ha fiducia perchè non lo conosce, non sa come funziona e guardando gli errori decide di rigettarlo..
allora mi chiedo se il suo spirito critico personale può valutare se un composto è tossico, se inquina, se un farmaco è efficace…la scienza da un metodo che, applicato, cerca di dare dalle prove; sicuramente anche attraverso lo spirito critico, scientifico, di chi i dati li analizza.
In mancanza di questo ci si affida allo spirito critico personale che, se in altri frangenti dev’essere predominante, nel contesto scientifico no…ed è per questo che vanno tanto di moda le parole “naturale”, è per questo che si danno giudizi (che, anche se mascherati, sono pregiudizi)
non in base a dei dati oggettivi, ma in base a un sentimento, alla categorizzazione degli oggetti, quindi all’ “origine” di un determinato prodotto (per esempio c’è tanta gente che crede che lo zucchero bianco sia “privato” delle proprietà perchè si attribuisce le caratteristiche di un composto in base alla naturalità o meno della sua orogine e non alle sue caratteristiche)
questa sì che è una sconfitta perchè pongo l’esempio per gli OGM..lei deve fare affidamento a degli “esperti”…ma l’esperto sono io o è magari un’altra persona che dice una cosa esattamente opposta?.come fa a dire chi ha torto e chi ha ragione..non può farlo in base alla ragionevolezza del senso comune.
(il senso comune ci fa dire cose che ci sembrano tanto evidenti, quanto sbagliate).certo in parte dipende anche dalla chiarezza di chi parla (ed è questo purtroppo che è spesso carente negli “scienziati”), ma spesso sono le immagini, le emozioni a giocare un ruolo fondamentale…
spesso emozioni di un mondo che non si conosce, ma , sotto sotto, già si teme..se io le dico il gene X bla bla…lei può fare affidamento su di me, ma è un argomentazione che, anche se giusta, non la convince (la può prendere per buona, ma è molto più difficile far presa perchè è un crederci e basta)…se invece io le dico l’uomo sta distruggendo la natura e con gli OGM si
vanno a inserire nuovi rischi di cui non conosciamo l’entità, nonostante sia una frase fatta che, in termini scientifici non significa quasi nulla, ho evocato in lei chernobyl, la bomba atomica, i morti per l’amianto causati dall’uomo…ho provocato (anche senza volerlo) un rigetto verso un qualche cosa.perchè per lei questa è un’evidenza!.(l’uomo infatti questi errori li ha commessi!)
eppure basta questo per farle prendere la sua decisione.(questo è ancora una volta, anche se non sembra, un pregiudizio grosso come una casa).a quel punto basta qualche parolina un po’ tecnica che lei non conosce o qualche studio (anche se fatto male ecc) per confermare la sua ipotesi e darle una sorta di scientificità…ci pensi: è molto più semplice far passare un messaggio allarmista e negativo piuttosto che uno positivo (rilevare anche piccole variazioni rispetto alla “normalità” è facilissimo e li si può
usare come dati negativi, smontare montagne di dati psuedonegativi con dati che non mostrano differenze è di pochissimo impatto e reputato come insufficiente..)…
Detto questo sono in attesa del suo post che farà sugli OGM e simili…sappia che, se avrò il tempo, sarò lì in agguatoXD
Saluti
Federico Baglioni
Giangy e tutti: Dunque Giangy, è vero hai ragione l’espressione che ho usato ha avuto esattamente l’effetto che volevo, provocare per vedere fino a che punto la disinformazione di massa fa scattare delle molle o può non farle scattare.
Ci sono diversi prodotti alimentari che da decine di anni vengono diffusi, commercializzati e mangiati e che derivano tranquillamente da colture geneticamente modificate ma non sono mai stati additati.
E allora parliamo del Grano, il nostro Principe.
I grani e le farine impiegati da izn e che stanno per nostra grandissima soddisfazione battendo e vincendo tantissimi casi di intolleranza al glutine sono per l’appunto grani di vecchie varietà.
Prima degli anni ’50 c’è stata una grossa svolta in agricoltura; con l’avvento della meccanizzazione agricola, sempre più in crescita, una parte della ricerca agronomica si è dedicata allo studio di varietà cerealicole adatte ad essere lavorate con questi nuovi mezzi.
Sono state ottenute nuove varietà di frumento in grado di sopportare elevate concimazioni chimiche azotate: l’azoto è un elemento chimico presente in natura, generalmente assorbito dalle radici della pianta ed ha la funzione di aumentare la capacità foto-sintetica, favorendo una maggiore crescita del cereale; questa concimazione non sarebbe stata possibile nelle vecchie coltivazioni, in quanto la pianta, già di dimensione piuttosto elevata, sarebbe cresciuta eccessivamente in altezza (avendo a disposizione un quantitativo maggiore di azoto) provocando la piegatura dello stelo (allettamento) o la rottura dello stesso.
La nanizzazione dei grani moderni permetteva invece di evitare questo problema. Inoltre i nuovi grani sono più produttivi, ma hanno bisogno di essere maggiormente protetti da malerbe, insetti e funghi nocivi e richiedono perciò grande uso di prodotti diserbanti ed antiparassitari.
Le nuove varietà sono omozigote, cioè costituite dallo stesso tipo genetico (genotipo). Attualmente in Italia sul 70% dei terreni coltivati a frumento vengono impiegate solo 8 varietà.
Il prof. Benedettelli dell’Università di Agraria di Firenze ha posto l’accento su questo aspetto in quanto un tempo le varietà coltivate dai contadini si erano adattate ai diversi ambienti in cui si erano sviluppate. Questo determinava il mantenimento di un’elevata biodiversità in ogni luogo della penisola. Inoltre ogni varietà era un miscuglio di un numero elevato di genotipi che costituivano una popolazione, ognuna adattata ad un particolare ambiente.
Ora invece è l’ambiente ad essere modificato attraverso le concimazioni, il diserbo e l’uso di antiparassitari. Se in un campo mancano alcune sostanze, verranno apportate tramite concimazione. Il solo stato nel mondo in cui ancora si trovano e si coltivano migliaia di varietà di grani è l’Iran, dove per il momento le multinazionali sementiere (e non solo quelle!) non hanno ancora avuto accesso.
In Italia, grazie allo sforzo e all’interesse di alcuni ricercatori, dal 1994 è iniziata la raccolta e la riproduzione di alcuni campioni di semi custoditi da piccoli produttori più o meno consapevoli di essere in possesso di un’immensa ricchezza.
Noi siamo fra questi.
Le nuove varietà di grano hanno un valore proteico più elevato, mai osservato nel passato, con glutine molto tenace (circa il 15% rispetto all’8-10%), caratteristico proprio dei “grani di forza” proprio perché sopportano meglio la lievitazione con il lievito di birra e sono più adatti a processi di lavorazione rapidi.
Secondo il prof. Benedettelli l’uomo si è coevoluto con i grani a basso contenuto di glutine con caratteristiche di bassa tenacità e forza, quindi si è adattato a consumare grani con quelle caratteristiche. Il miglioramento genetico negli ultimi 50-70 anni ha completamente stravolto la composizione dei cereali rendendoli ricchi di glutine (proteina non bilanciata come contenuto aminoacidico) con elevata tenacità.
Da qui il proliferarsi negli ultimi dieci anni di malattie e intolleranze anche gravissime al glutine, la celiachia e tantissime forme più o meno gravi di cui in passato nel modo più certo e assoluto non vi è stata manifestazione alcuna.
Tutto questo per aver semplicemente nanizzato varietà di grani, per renderle più ricche di glutine, per riempire le tasche di multinazionali sementiere oltre che per il business chimico sia dell’industria produttrice di concimi e pesticidi sia per quella che è venuta dopo ossia quella che produce alimenti senza glutine.
E allora ben venga tutto ciò che la genetica può modificare!
E allora vivremo felici e contenti tutti, il progresso della scienza e della tecnica sono sempre dalla nostra parte, nessun dubbio.
Ne siamo consapevoli, vero izn?
@Giangy: ne parlo nel commento successivo, comunque al momento uso grani Verna-Frassineto coltivati da un’azienda Toscana biologica.
Per il resto ti rimando al post di domani (o di giovedì, se non faccio in tempo) :-)
@fede: non importa, capisco benissimo. Anche a me spesso capita di trasecolare leggendo assurdità affermate dogmaticamente, e spesso purtroppo si tratta di persone in buona fede, ma non per questo meno dannose per se stesse e per gli altri.
Non rifiuto le colture convenzionali in toto (poi ovviamente bisogna vedere il significato che si dà a “convenzionali”), e neanche tutte le colture non spontanee, sarebbe troppo poco pratico persino per me. Cerco di operare un distinguo, che si evolve man mano che apprendo nuovi fatti e nozioni, e per esempio per quello che riguarda il grano utilizzo quasi esclusivamente prodotti che derivano da grani non incrociati, ma non spontanei naturalmente, a questo ancora non ci sono arrivata :-) quelli che utilizzo io sono coltivati da un’azienda agricola biologica toscana, ma so che ci sono altre realtà italiane (sempre medio-piccole) che si sono organizzate in modo simile.
Come in ogni azione credo che la saggezza sia nella moderazione e nell’equilibrio, e quindi che un moderato intervento umano possa essere accettabile e in alcuni casi benvenuto; salvo poi essere pronti a rivedere le proprie scelte alla luce di nuovi fatti (o anche sospetti, come i recenti dubbi sull’intolleranza ad alcune frazioni glutiniche che a mio parere potrebbe ben derivare dal tipo di grano che non utilizzo più e di cui abbiamo discusso).
Per me è estremamente interessante tutto il discorso che accenni che riguarda l’introduzione delle specie importate nei secoli (i pomodori sono quelli che più mi ha fatto specie sapere non “nostri”), ma su questo bisognerebbe aprire un capitolo a parte e se ne potrebbe discutere per mesi. Per quanto mi riguarda sconsiglio per quanto possibile di utilizzare prodotti che non appartengono alla nostra cultura (lasciando l’assaggio, perché no, a eventuali viaggi nelle zone di provenienza), come ad esempio l’uso dei fagioli di soia e derivati vari, ma certo non sostengo che sia il caso di eliminare totalmente, che so, le banane, anche se preferisco decisamente utilizzare piante e animali adatti e nativi del territorio in cui vivo e soprattutto coerenti con la stagione nella quale mi trovo.
Una volta per tutte però vorrei sfatare la favola che vede persone come me ipnotizzate dal romanticismo della civiltà contadina – non è assolutamente così. Esiste il contadino ignorante e presuntuoso e quello tecnologico e intelligente (il target culturale medio alto al momento – e lo dico per averlo sperimentato qui sul pasto nudo – è rappresentato principalmente da coltivatori diretti e figli) , come lo scienziato prepotente e quello umile, e questo è quanto. La mia idea di coltivazione intelligente è legata sicuramente alla tecnologia, ma utilizzata con discernimento, umiltà, e soprattutto sincreticamente con ogni conoscenza possa essere utile. Proprio qui sul pasto nudo abbiamo seguito per un anno una coltivazione sperimentale in un regime vicino alla permacultura, che si è svolta vicino casa mia, e ho potuto vedere con i miei occhi risultati che neanche io stessa credevo possibili.
E devo dire che veramente trovo terribilmente affascinanti gli esperimenti genetici se svolti in laboratorio, ma non ritengo di voler mettere a rischio (neanche se questo rischio è molto basso) la mia salute e quella della mia famiglia, anche se mi rendo conto che questo velocizzerebbe molto la sperimentazione e gli eventuali risultati.
Anche la storia dello zucchero bianco è una generalizzazione; noi non lo utilizziamo, preferiamo usare le materie prime quanto più vicine al loro stato di partenza (meglio “di partenza” che “naturale”, visto l’abuso che come dici tu viene fatto di questo termine) per motivi sia etici sia di salute (so che non ti piacerà, ma la mia idea di oligoelemento – e qui spero di stare utilizzando il termine giusto – temo si discosti di parecchio da quella che ne ha la scienza), e non semplicisticamente perché è stato “privato” di qualcosa.
Il principio di precauzione, che tanto viene dileggiato da alcuni scienziati, a me sembra sacrosanto e saggio, e mi sembra pazzesco che non lo sia per chiunque.
Vorrei tanto che anche voi scienziati accettaste il fatto che magari il nostro potrebbe non essere un pregiudizio, ma semplicemente un’opinione diversa, presa con intelligenza e coscienza, che merita lo stesso rispetto della vostra.
Se si è abituati a pensare e a riflettere non è necessario possedere una laurea per capire le cose, basta farsele spiegare da chi le conosce; la difficoltà maggiore è inizialmente nel riuscire a discernere tra i vari esperti, ma man mano che si va avanti diventa molto più semplice.
Per quanto riguarda la storia dell’invasività e dei dubbi che ne derivano ne parlerò nel post di domani (spero, altrimenti giovedì), con il quale ho intenzione di aprire la rubrica dedicata agli ogm, per una volta divulgativa e for dummies (e scritta da dummies), proprio per ovviare a questo autolesionista timore reverenziale che impedisce ai più di interessarsi all’argomento.
Credimi se ti dico che sarò felice di subire i tuoi agguati – ma ti prego di non darmi del lei, non per altro ma saresti l’unica persona qui sul pasto nudo con la quale sarei costretta parlare in terza persona :-)
Soniuccia68
“Secondo il prof. Benedettelli l’uomo si è coevoluto con i grani a basso contenuto di glutine con caratteristiche di bassa tenacità e forza”
Ma il prof. Benedettelli che prove porta a sostegno della sua tesi? Perché a me sembra che queste siano congetture, del resto l’agricoltura è una storia di 12.000 anni fa…una piccola frazione della storia del genere homo.
“Da qui il proliferarsi negli ultimi dieci anni di malattie e intolleranze anche gravissime al glutine, la celiachia e tantissime forme più o meno gravi di cui in passato nel modo più certo e assoluto non vi è stata manifestazione alcuna.”
Hai dimenticato di scrivere Amen alla fine ;)
Anche qui, chiacchiere molte e fatti ZERO.
Amen?
Chiacchiere?
Ma ci sei o ci fai?
Ma quali chiacchiere? Mi sa che le chiacchiere a vanvera qui sei proprio tu a farle.
Io ti ho fatto un breve resoconto sugli studi, le ricerche e i risultati COMPROVATI oltre che sul lavoro e la fatica di centinaia di agricoltori che lavorano sulle vecchie varietà di cereali e che ogni anno si incontrano provenendo da ogni parte del mondo seguiti da altrettanto esperti universitari, dalla Banca del seme, dalla Rete dei Semi Rurali per scambiarsi i risultati più o meno soddisfacenti di tutto questo lavoro sia sul campo, sia su prova panificazione e da ultimo sulla salute dell’uomo.
Che amen?? Qui ci facciamo tutti il c…o dalla mattina alla sera per cercare di far riacquistare alla gente il gusto e la salubrità di un buon pane e di una buona pasta che non sia il frutto di farine canadesi o quant’altro provenienti da grani nanizzati e modificati con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti e mi dici CHIACCHIERE?????
Benedettelli oltre che Professore Dip. Scienze Agronomiche e Gestione del Territorio Agroforestale è esperto in materia di genetica applicata in agricoltura e ha lavorato in passato proprio dall’altra parte, cioè per la ricerca pro OGM. Dopodichè ha definitivamente abbandonato tale settore di ricerca per motivatissime ragioni che non spetta a me elencare.
Congetture? Se vuoi fatti trasmettere da izn il documento scientifico risultato dello studio effettuato da:
1. Dipartimento di Area Critica Medico Chirurgica, Centro Trombosi, Università di Firenze;
2. Fondazione Don Carlo Gnocchi, Impruneta, Firenze;
3. Agenzia Regionale per l’alimentazione, Ospedale universitario Careggi, Firenze;
4. Centro Multidisciplinare di Ricerca sulle scienze alimentari e
5. Dipartimento di Agronomia e gestione del territorio dell’Università di Firenze, Firenze;
Effetti del consumo a breve termine di pane ottenuto
da una vecchia varietà di frumento italiano sulle variabili lipidiche, infiammatorie ed emoreologiche: uno studio di intervento.
IO di prove e documenti ne ho purtroppo fin troppi, altro che fatti ZERO.
Ci lavoro tutti i giorni con clienti che portano il risultato delle analisi del sangue come quello di una consumatrice che ha abbattuto i livelli di colesterolo nel sangue alzato la fluidità del sangue… o anche di una signora della Sicilia che ha una rara malattica che la rende allergica a qualsiasi alimento, indumento o altro che sia stato trattato con la chimica (anche se non c’entra niente con OGM ma siamo sulla stessa pappa )… e via dicendo?
Forse però sto sprecando parole, mi sa che al prossimo commento scriverai O MIRACOLO!!!
Via, non cadiamo così in basso gratuitamente e codardamente affibbiando ZERI e chiacchiere a vanvera a tizio e caio solo perché si ha davanti uno schermo e non un vero interlocutore.
Rendiamo grazie a Monsanto
@soniuccia68: Insomma, ancora fumo, non sei riuscita a postare un singolo riferimento che parli di relazione tra farine ad alto tenore di glutine e celiachia. Nulla, nisba, solo fumo. Questo si che è creare confusione nel lettore. Guarda non amo il flame e sono convinto che tu questi studi li hai letti, quindi sarei felice di poterli leggere anch’io, se davvero esistono. Grazie
Mi ero ripromesso una pausa di silenzio sulla questione OGM perché amareggiato da alcune reazioni alquanto sconce di alcuni, anche colleghi, dopo il mio intervento sugli OGM sul Corriere. Poca chiarezza da parte mia? Chiedo venia. Ignoranza o malafede dall’altra parte? Non mi riguarda. Bene, intendo intervenire, perchè la questione mi sta molto a cuore come medico e ricercatore, sull’ultimo commento di Giusy, ma lo faccio sul nuovo post “Faccite ammuina” perchè più fresco e adeguato. A tra poco dunque.
Toh! Comunque giangy. non giusy…speriam bene.
Avete avvisato che prima di friggerle le fave sono pericolose per chi è affetto da favismo?
Il favismo colpisce solo chi possiede una particolarità genetica che gli impedisce di lottare contro lo stress ossidativo (G6PDH). Negli individui con questa deficienza i globuli rossi si gonfiaono e poi scoppiano, ciò provoca anemia, colorazione gialla della pelle e disturbi renali. La deficienza è dovuta ad un gene legato al sesso e la frequenza è particolarmente elevata in Medio Oriente. Sembra vi sia un legame con la malaria.
este notizie le ho apprese sui libri di questo signore:
Alain de Weck, né en 1928, est professeur émérite d’immunologie et d’allergologie aux Universités de Berne (Suisse) et de Navarre (Espagne) ; il est membre associé étranger de l’Académie Nationale de Médecine (Paris). Ancien Président de l’Union Internationale des Sociétés d’Immunologie (IUIS), de l’Association Internationale d’Allergologie et Immunologie Clinique (IAACI/WAO) et du Collège International des Allergologues (CIA), il a travaillé durant de nombreuses années comme expert en immunologie et allergologie dans diverses autorités nationales en Suisse, Allemagne et USA, et internationales, y compris l’Organisation Mondiale de la Santé (1973-2003). Il est l’auteur de plus de 750 publications scientifiques dans les domaines de l’immunologie et de l’allergologie.
Giangy
Di studi che dimostrano che i nuovi frumenti sono direttamente collegati all’aumento della celiachia (io userei più confacentemente il termine intolleranze al glutine) non ve ne sono, si sospettano solo, ma da qui a dire che è così ne passa. Ricordo che per i celiaci è il glutine in sé ed anche in piccole quantità che fa male e non le sue varie componenti.
Gli studi e le indagini ad onor del vero meriterebbero di essere fatti, perché in effetti nelle selezioni moderne dei frumenti e per aderire alle richieste di panificazioni diverse dalle tradizionali si è aumentato il contenuto in glutine aumentando la componente gliadinica.
Se ciò fosse verificato essere vero sarebbe un vantaggio per gli affetti da intolleranze al glutine, in quanto il miglioramento vegetale potrebbe risuscitare vecchie varietà migliorarle sotto l’aspetto agronomico e produttivo e fare in modo che gli alimenti con glutini confacenti non costino un occhio dell testa.
Tieni conto che il glutine può essere estratto parzialmente (anche totalmente per la verità) e quindi coltivare vecchie varietà è un non senso agronomico ed i contadini che basano il loro reddito su queste produzioni è meglio che facciano un corso di fachirismo, perché coltivare ora del frumento Cappelli, del Frassineto,, del Rieti o quant’altro e come buttare a mare il reddito. Si può oggigiorno accontentarsi di produrre 20/30 q di frumento per ettaro solo se i parassiti non sono virulenti? Siccome però con le razze di fusarium che abbiamo ora i frumenti antichi sarebbero parassitati in modo intollerabile e le farine sarebbero piene zeppe di micotossine.
@Alberto Guidorzi: per trovare affette da favismo basta farsi un giro in Sardegna, dove la “malattia” ha una grossa incidenza e pare come hai detto tu che ci sia un legame con la malaria (come la talassemia).
In genere però, chi è fabico lo sa sin da piccolo, quindi se Izn non ha indicato che le fave non le può mangiare chi è fabico non la vedo una cosa gravissima.
Chi è celiaco sa che non può mangiare alimenti col glutine (e non viene segnalato in ogni ricetta che parli di pasta!), come chi è fabico che sa che non
può mangiare le fave e a sto punto anche i piselli, che in genere si coltivano con le fave.
marjanne
Il mio intendimento era quello di far notare che quando si dice “naturale” non sempre è sinonimo di salutare, appunto perché le piante “pensano” solo a se stesse. Infatti i nostri progenitori hanno fatto un lavoro enorme di selezione e miglioramento che noi ora godiamo. Quindi l’antinomia tra naturale e artificiale ha poco senso.
Marjanne
“….a sto punto anche i piselli”
Lo sai che in Tunisia quando i ragazzini sgranano i piselli si proibisce alle bambine di mangiarne, mentre i maschietti lo possono fare?
E’ la prima volta che mi confronto con persone che con una incredibile disinvoltura e in poche sommarie righe bollano affermazioni su grani antichi, glutine, micotossine scomodando addirittura il fachirismo…
Dunque verrebbe consigliato a tutti i piccoli, medi o grandi agricoltori che lavorano con sacrificio ma anche con buona dose di ragionevolezza e con il supporto costante di agronomi,
professori e ricercatori universitari di frequentare un corso di fachirismo perché coltivare questi grani di vecchie varietà sarebbe cosi economicamente autodistruttivo?
L’azienda agricola di cui sono titolare ha fatto la scelta di coltivare biologico dal 1987 e da circa 5 anni ha deciso di coltivare esclusivamente cereali di vecchie varietà, si, proprio quelli che hanno una bassa resa……
Non l’abbiamo fatto per capriccio e come noi lo hanno fatto tante altre aziende in tutto il mondo ( in Italia un eccellente esempio è la Cooperativa Alce Nero il cui pioniere G.Girolomoni si è spento pochi giorni fa e che non mi risulta sia sul lastrico, vedi tutto il suo dettagliato disciplinare pubblicato su internet ) e siamo tutti collegati tramite la Rete internazionale dei Semi Rurali.
Si dà il caso che questi grani diano una resa senz’altro inferiore a quelli convenzionali, ma i conti li sappiamo fare anche noi contadini, il guadagno economico c’è e non solo quello.
E c’è altro: più si risemina il seme autoprodotto e più il raccolto sarà di qualità con produzioni pressoché stabili. Ogni anno abbiamo piante più forti e qualitativamente migliori, questo grazie all’auto selezione della varietà in base all’ambiente in cui viene coltivato. Alla fine della fiera niente spese di concimi perché pratichiamo sovesci e rotazioni con leguminose che fissano l’azoto nel terreno, niente spese di sementi ( siamo noi i padroni dei semi che scambiamo con altri coltivatori e ogni anno riseminiamo il nostro seme ) né di altre operazioni da effettuare con i trattori contro le infestanti poiché detti grani molto alti e rustici ben combattono anche le infestanti ( risparmio gasolio).
Queste non sono teorie, ma esperienze dirette, decennali, di più aziende. Le esperienze ci rivelano un’altra cosa incredibile, ed è che le farine, sia di grano duro che tenero, ottenute da grani di vecchie varietà e autoprodotte più volte in azienda, in laboratorio non danno risultati eccellenti a proposito di “W”, di proteine, di amido di glutine e quanto altro, ma quando si passa alla pastificazione, vedi per esempio la pasta del Senatore Cappelli, o alla panificazione, vedi per esempio la panificazione del Solina, ci si rende conto che abbiamo a che fare con una qualità ottima che si sposa perfettamente con la salubrità: equilibrio tra amidi glutine e proteine, quindi leggerezza dopo il pranzo, niente problemi di allergie e intolleranze… in poche parole non ci siamo riempiti ma ci siamo nutriti.
Ci facciamo anche un baffo delle micotossine perché i grani vengono poi selezionati, puliti e spazzolati, stoccati e macinati nel nostro mulino a pietra seguendo una precisa procedura: ci sono annate come l’anno scorso che i grani hanno sofferto eccessiva umidità con alto rischio di micotossine ma ciononostante se a monte vi è un impianto di spazzolatura e pulizia accurata dei chicchi ,ANALISI ALLA MANO, il contenuto di micotossine è risultato come DUE VOLTE E MEZZO inferiore alla soglia stabilita per alimenti per bambini sotto i 3 anni.
Le micotossine sguazzano nelle farine che vengono parcheggiate nelle navi per mesi prima di raggiungere lo scaffale dove poter stare altri due anni senza problemi.
Forse il CORSO di FACHIRISMO andava suggerito a tutti i 166.00 contadini indiani che in 10 anni si sono suicidati proprio perché disperati sotto il ricatto delle solite multinazionali del chimico e del sementiero. Esattamente le stesse multinazionali degli OGM.
@Alberto Guidorzi:
Sul fatto che naturale non sia sinonimo di salutare siam tutti d’accordo, e in questo blog traspare benissimo la differenza con tanto di spiegazioni. Nel modo in cui era posto il tuo intevento ho percepito soltanto un po’ di polemica gratuita.
Riguardo gli ambienti tunisini, non li conosco.
Il mio intervento sui piselli riguarda sempre il favismo. Non era una frase campata in aria.
Piselli e fave venivano coltivati insieme e l’intossicazione poteva avvenire mangiando soltanto i piselli. Mio fratello ha scoperto da piccolo di essere fabico a causa di un’intossicazione dovuta ai piselli, poi con le analisi c’è stata la conferma.
Soniuccia
Per errore ho postato il commento in risposta al tuo delle 00:54 sulla rubrica “facite ammuina”, se lo credi opportuno lo riposto qui.
Fave bianche fritte provate, e sono sfiziosissime!! Perfetto snack da passeggio e non … e chi se le aspettava così simpatiche (anche se conoscendo la fonte pastonudista avrei potuto metterci la mano sul fuoco già da prima!!=) Grazie e un salutino