La rubrica “Viaggiare leggeri”, per quanto mi riguarda, si è conclusa ben piú di un anno fa. Ma manca un post (il secondo di settembre, per la precisione). In effetti avevo le mie buone ragioni: ero tra il Baltico e l’Italia, con tutte le mie cose e quelle della piccola in una dozzina di cartoni. Un anno dopo, sempre a settembre, ero su un aereo direzione Johannesburg, stavolta con tutte (*tutte* é un termine assai relativo, ho scoperto) le mie cose e quelle della piccola in due-valigie-due da venti chili. Certo, non avró scritto il famoso post mancante, ma non mi si accusi di non aver viaggiato leggera.
Adesso, però, è ora di finirla. E, siccome non sono piú la stessa di un anno fa (come tutti voi, eh, non crediate), non starò lì a raccontarvi di semi e dicembre e attese e capodanni. Per quello ho giá dato, basta guardare l’indice della rubrica e leggere. La conclusione logica non può essere che una: non di cosa, ma del *come*. Il cosa é importante, e figuriamoci se non lo sappiamo, noi lettori del Pastonudo. Ma l’importanza del come la sto imparando a mie spese.
Si sa, fin che non se ne pagano le conseguenze non ci si pensa. E, talvolta, non ci si *vuole* pensare neppure quando le conseguenze ci bussano dal di dentro urlandoci di cambiare il nostro modo di mangiare. Sperimentato a cadenza regolare, anche questo.
Sto approfondendo la conoscenza di un certo Michael D. Gershon, professore presso la Columbia University di New York che, nel 1998, fece scalpore pubblicando il frutto delle ricerche di trent´anni: The second brain (Il secondo cervello). “I nostri due cervelli, quello encefalico e quello del ventre, devono cooperare. Se non succede, nella pancia e nella nostra testa sopravviene il caos”.
Si sa, io sono una empirica, e lo so da me che quando ho paura il mio intestino fa le bizze (si dice, no, che “se l’é fatta addosso dalla paura” ehm… scusate il giro di parole). O che quando faccio qualcosa che mi entusiasma non sento lo stimolo della fame. O che fin dall’antichità si pensava che la pancia fosse la sede delle emozioni, e si potessero prendere “decisioni di pancia”. Ma che l’abbiano dimostrato, ecco, mi dà conforto e sostegno (sì, ne ho ancora bisogno, imparerò pian piano a fidarmi solo della mia pancia ;-)).
L’intestino, quindi, si emoziona, è felice o ha paura. È un cervello vero e proprio (“enterico”, plesso mienterico e submucosale, pare si dica), specializzatosi nel corso dei millenni; più vecchio, quindi, del cervello “di sopra”. E con 100 milioni di neuroni (piú di quelli del midollo spinale).
La natura lo ha incaricato di “elaborare e assorbire le sostanze necessarie alla vita delle nostre cellule” (e fin qui ci siamo), ma questo è un lavoretto da niente, e non giustificherebbe tutti ‘sti neuroni. Le cellule intestinali servono infatti anche per regolare le nostre emozioni, producendo allo scopo neurotrasmettitori e proteine che contribuiscono al sano funzionamento del nostro sistema nervoso centrale (l’addome sarebbe anche in grado di percepire le sensazioni gustative: ricercatori dell’Università di Boston hanno identificato nello stomaco e nell’intestino dei topi i recettori del sapore amaro; come se non bastasse Gershon dimostra che, sia nel morbo di Parkinson che in quello di Alzheimer, la presenza delle caratteristiche placche amiloidi é riscontrata sia nel cervello che nell’intestino).
I due cervelli comunicano principalmente attraverso il nervo vago, chiamato anche pneumogastrico, che parte dalla scatola cranica, scende lungo il collo, attraversa il torace e penetra nell’addome. Percorre il sistema cardiovascolare, respiratorio, digestivo e innerva ghiandole e organi.
C’è un altro libro, molto pratico e semplice, questo (dal quale prendo molte frasi, perché non sono un medico, ma semmai una sorta di divulgatore, e quindi mi è permesso ;-)). L’autore, famoso osteopata francese, riporta l’esperienza di una vita di lavoro pratico, e la sua personale teoria, anticipatrice delle scoperte di Gershon: “curando la pancia, ristabilendone le funzioni spesso alterate (gastrite, colite, colonpatia, costipazione, diarrea, etc) e restituendole la salute, si esercita un’azione benefica, rilassante, curativa, sull’insieme dei disturbi fisici e psichici del paziente, e si rinforzano le difese immunitarie”.
Ma questo lo sapevano anche Freud e Jung che, a quanto pare, mettevano le mani sulla testa *e sulla pancia* dei loro pazienti, durante le sedute. O i massaggiatori (magari shiatsu), che sanno bene quali effetti può avere manipolare la pancia nello sbloccare emozioni sepolte da anni. Nel momento in cui si prova l’esistenza di un’attività chimica reciproca tra i due cervelli, capite anche voi che il *come* diventa di fondamentale importanza.
“Che bisogno c’era di due cervelli?” La risposta del professor Michael Schemann, docente di fisiologia all’Università di Hannover, è di una semplicità commovente (altra lezione sulla via dello sgarbugliamento personale): “Nella scatola cranica tutto non ci stava”. Punto (“Per far passare i collegamenti col resto del corpo il collo avrebbe dovuto avere un diametro enorme. E poi, appena dopo la nascita, il neonato deve mangiare, bere e digerire: meglio che queste funzioni fondamentali siano autonome”. Leggetelo qui).
L’ex pediatra di mia figlia, in Germania, specializzato nei disturbi dell’intestino e del loro collegamento con malattie più disparate (non si tratta solo di intolleranze alimentari, ma anche di otiti, riniti, congiuntiviti ed altri disturbi che *apparentemente* nulla hanno a che vedere con la pancia), mi spiegava che, secondo lui, la prima cosa che il nostro medico di famiglia dovrebbe insegnare a noi comuni mortali, è proprio il modo per tenere la nostra pancia ed il nostro apparato digerente in salute (ho appena visto questo libro qui, in italiano: qualcuno l’ha letto?). Un po’ come la madre spiega al bambino i fondamenti dell’igiene quotidiana, il lavarsi le mani prima di mangiare, il lavarsi i denti dopo. Peccato, mi disse, che quasi tutti i suoi colleghi lo diano per scontato.
Scontato? Ma come???
Per esempio, il vostro medico vi ha mai spiegato che:
– L’addome è strutturalmente e neurochimicamente un secondo cervello, connesso direttamente all’encefalo di cui è il complemento;
– produce, attraverso l’intestino, fra il 70% e l’85% dell’insieme delle cellule immunitarie;
– produce anche cellule “interstiziali”, che hanno un ruolo importante nel funzionamento dei muscoli e delle giunture;
– ospita un’inaspettata e complessa rete di neurotrasmettitori, di neuromodulatori, molecole identiche a quelle del cervello: il 95% della serotonina (che ha un ruolo fondamentale nel funzionamento intestinale: i neuroni situati nella zona dell’intestino dove passa il bolo stimolano delle cellule a liberare serotonina, che a sua volta agisce su altri neuroni che comandano le cellule muscolari, creando il tipico movimento “a bruco”, atto ad espellere le feci), melatonina, acetilcolina, epinefrina, netrine e molte altre. Sostanze psicoattive (oppiacei, antidolorifici, calmanti), e persino le tanto acquistate benzodiazepine!
Forse è più comodo prescrivere queste molecole e mandare i pazienti a comprarsele in farmacia, invece che insegnare ad “autoprodursele in casa”. A costo zero e con enormi benefici. Non vogliamo divulgare la filosofia dell’autoproduzione? Ci mancherebbe che non cominciassimo dalle benzodiazepine! ;-))
Il cervello, i nostri pensieri, le nostre ansie, influiscono sulla digestione e sull’assorbimento-assimilazione dei cibi. E, visto che non è una strada a senso unico, un intestino in disordine produce effetti negativi sul cervello (ansia, attacchi di panico, stanchezza cronica, insonnia…).
Per concludere, lo stato di salute di ogni individuo è indissolubilmente legato all’armonia tra il cervello di sopra e quello di sotto, alla loro comunicazione efficace, efficiente ed equilibrata. Al cosa mangiamo e, naturalmente, al come lo facciamo. Ecco, avrei dovuto scrivere del *come* mangiare. Ma ho sentito il bisogno, prima, di scrivere del perché.
Almeno, io son fatta così, che se so il perché poi le cose mi vengono spontanee (non son brava a ripetere quello che mi dicono di fare, se non ne capisco la ragione). Se avete domande, chiedete pure al vostro medico di famiglia, che lo pagate apposta. Però adesso mi sa che ci vorrá un “secondo-ultimo-post”, senza teorie e con molta pratica, proprio tutto sul come. Oppure lo diamo per scontato anche questo.
p.s.: una domanda mi sorge spontanea: potrebbe essere, allora, che molti disturbi dell’assorbimento/assimilazione (vedi crescita esponenziale delle intolleranze, gastriti, coliti, malattie del pancreas o della colecisti) siano dovuti a situazioni di disordine emotivo, come stress, delusioni, pensieri negativi, paure ed ansie?
Per esempio, è stato scoperto che, se il cervello “di sopra” percepisce tensione e paura, chiama a raccolta le cellule dell’intestino, che si mettono a produrre sostanze irritanti come l’istamina: ora, quanti fra voi non conoscono *almeno* una persona intollerante all’istamina, che gratta e si riempie di macchie rosse appena ingerisce cibi che la contengono?
Nella scuola materna di mia figlia, almeno 3, diagnosticati dal pediatra (ai quali, naturalmente, è stato semplicemente vietato di mangiare cibi contenenti istamina “E più non dimandare”). Da dove sbuca, all´improvviso, tutta ‘sta istamina? Cinquant’anni fa, dove se ne stava?
Dobbiamo evitare i cibi che la contengono perché ne produciamo già abbastanza da soli? Un medico, per favore, che mi spieghi cosa sta succedendo nel magico mondo dell’istamina!
Ho letto il post tutto d’un fiato. Io da anni lotto con la mia stipsi…e sono ormai assuefatta dall’assunzione d lassativi blandi (aka supposta d glicerina) che però a 23 anni nn sono il massimo… Ultimamente sono stata da uno Osteopata che mi ha pure diagnosticato un affaticamento del fegato (nn legato all’alimentazione essendo io praticamente macrobiotica)..dovuto alla psiche. Ovvero : c’è qualcosa che somatizzo, chissà cosa. Sono certa che tutto il problema del mio apparato digerente sia legato proprio al mio cervello (primo o secondo che sia a questo punto)…il fatto è che non so come risolvere ma situazione… (ah…pure le ovaie qualche problemino ce l’hanno)
Claudia, come sempre sei un mito! Sono incantata… post magnifico… libro davvero interessante, mi toccherà comprarlo… io sono anni che sento collegati i miei due cervelli e non riesco a trovare un equilibrio che li faccia stare bene entrambi! Aspetto il post sul come.
Ah, un’altra cosa… inventati qualche altro argomento su cui scrivere, che quello che dici e come lo dici non possono mancare qui sul pasto nudo. Davvero sarebbe un peccato…
Questa cosa mi tocca profondamente.
E’ da alcuni mesi che ho scoperto l’interazione tra cervello ed intestino: come dici tu finché la cosa non ci tocca un tasto dolente non ci si pensa e poi ecco che tutto d’un tratto si scopre un mondo nuovo.
Mi sono accorta che da quando mangio in maniera più sana e più leggera sto molto meglio anche “di testa”.
Quando ho letto questa frase “Il cervello, i nostri pensieri, le nostre ansie, influiscono sulla digestione e sull’assorbimento-assimilazione dei cibi. E, visto che non è una strada a senso unico, un intestino in disordine produce effetti negativi sul cervello (ansia, attacchi di panico, stanchezza cronica, insonnia…)” mi ci sono ritrovata in toto.
Mi hai messo curiosità, leggerò quei libri che hai linkato.
Grazie di questo post così stimolante.
@claudia. Un bel post, come ne vorrei leggere sui giornali. Rispondo al tuo appello “voglio un medico”.
Lo stile di vita di oggi è fatto apposta per avere livelli alti di istamina nel sangue.
I prodotti trasformati e conservati, soprattutto quelli a base di carne (insaccati) e i formaggi stagionati , sono ricchi di istamina e/o tiramina (che pure non scherza). E noi oggi ne abusiamo mentre prima si consumavano raramente anche perché scarseggiavano. La carne di maiale insaccata è la più spudorata perché non solo contiene istamina di suo ma anche perché ha fattori che sono capaci di spremere le cellule del nostro sistema immunitario(i mastociti) che la contengono a rilasciarla e quindi a riversarla nel torrente sanguigno. La stessa azione ce l’ hanno alcuni alimenti tra cui la frutta tropicale (papaia, mango e ananas). Tempo fa era di moda una dieta a base di sola frutta tropicale (che arrivava per posta dalla Francia, ah mannaggia queste diete!) ed io ho dovuto curare una giovane che, seguendo questa dieta con fervore e fede cieca, aveva sviluppato un prurito da istamina insopportabile. Ci vollero due mesi senza alimenti contenenti istamina e senza alimenti istamino-liberatori, oltre che una dieta disintossicante che agiva su fegato e reni, per rimetterla a posto.
Un derivato della soia, il tamari (oggi tanto di moda) contiene una quantità stratosferica di istamina. Anche il tonno in scatola è una bomba di istamina (e il pesce azzurro che non è più fresco)
Poi ci sono composti organici, con cui conviviamo senza saperlo, come xilolo, toluolo, essenza di trementina, cloroformio ed alcuni metalli tossici che pure spremono i mastociti come la carne di maiale. E per finire, non poteva mancare il fumo delle sigarette.
Diversi additivi, come i coloranti del gruppo della tartrazina, e i nitrati, che ingeriamo ogni giorno come fossero caramelle (nitrati nelle verdure troppo concimate, nell’acqua, e perfino come additivi conservanti (e poi proprio nelle carni conservate) fanno aumentare i livelli di istamina. Ci sono anche farmaci, un tempo usati a piene mani per curare la depressione, che fanno lo stesso.
Poi il fegato che è sempre più stanco che non riesce a disintossicare il nostro corpo da tutta l’istamina che accumuliamo
Non dobbiamo dimenticare infine che oggi quasi un 20% della popolazione soffre di allergia o ha una costituzione atopica. Questo significa che il sistema immunitario è sotto tensione continua ed è indotto a produrre istamina in continuazione.
Sicuramente ci sono altri fattori che fanno aumentare i livelli di istamina nel sangue, come la disbiosi intestinale, sempre più frequente per l’abuso di antibiotici e per la cattiva alimentazione (e per lo stress). Quando la flora intestinale non è in equilibrio alcuni microrganismi putrefattivi prendono il sopravvento e formano tanta istamina dall’istidina che si libera nell’intestino durante la digestione della carne.
Penso che la prima cosa da fare sia invertire la tendenza e tornare a privilegiare gli alimenti freschi soprattutto quelli di origine vegetale. Più il cibo è trasformato e industriale e maggiore è il rischio che si alzi l’istamina.
THUD! (rumore di caduta per terra dalla sedia a causa di commento ultra-interessante).
Bene. Credo che a questo punto mi ritirerò in buon ordine nelle mie stanze e mi andrò a rileggere con moooolta calma articolo e commento. Che devo studiare. :-)
@claudia: Che bel percorso claudia; sapore (pancia), sapere (testa)… sapore + sapere che creano consapevolezza :-))
@professore: Grazie per questo “crudo ed efficace riassunto”; a questo punto è lecito chiedersi cosa “combina” la combinazione di una “pappa classica” dei bambini in svezzamento (età 4-6 mesi); liofilizzato/omogeneizzato (proteine mummificate) + cereali ultra-raffinati+parmigiano stravecchio e in abbondanza (“utile” soprattutto per coprire il cattivo sapore dei vasetti di carne/pesce) + olio d’oliva extravergine (l’unico che si salva)… aggiungiamo il quotidiano biberon a colazione con “latte in polvere di proseguimento”, spesso ripetuti verso sera… a 8 mesi si aggiunge prosciutto cotto (sic), prima ancora formaggini e simili… un party di Istamina.
Se immaginiamo poi che molti bambini prendono purtroppo anche 2-3 antibiotici nel primo anno di vita (secondo me il tutto nutrito dalle perenni “mucositi intestinali e bronchiali”, che a loro volta sono anche un disperato tentativo del corpo di eliminare questo eccesso di proteine animali attraverso un continuo sfaldamento delle mucose). Considerando poi che “madre natura” ha inventata le proteine non in ultimo per muoversi… e questi bimbi ancora nemmeno gattonano! (mentre invece si agitano e si grattano)
Chiudo con la triste esperienza personale che continua stupirmi; parecchie mamme non hanno MAI assaggiato il sapore dei liofilizzati e dei omogeneizzati, al massimo il “pappone già condito” (mamme pastonudiste ovviamente escluse!!)… da “grattarsi la testa”
Bellissimo post, che anche io ho letto tutto di un fiato!
L’argomento mi tocca sul vivo per diversi motivi, personali e professionali: già come biologa, ho studiato le relazioni esistenti tra i due *distretti* del nostro corpo, da un punto di vista strutturale e funzionale. Ma ho sempre avuto in testa tutta la *storia* dei due livelli, somatico/corporeo ed emotivo. E’ stato l’esame di Psicopatolgia, al quarto anno di Psicologia e insegnato da un mito di professore, psichiatra e psicoterapeuta di quelli illuminati, che mi hanno aperto un universo: i due livelli *non* esistono! Le emozioni sono il risultato finale di tutta una seterie di meccanismi e delicati equilibri che coinvolgono *tutto* il corpo, collegamenti ed interconnessioni che si creano nella scatola cranica e che sono a loro volta il portato di neurotrasmettitori che viaggiano in tutto il corpo.
Poi, queste conoscenze si sono integrate con la mia esperienza personale in campo alimentare: da quasi 6 anni, ho scoperto di essere allergica al maiale e ai suoi derivati, mentre i miei e il mio compagno al latte e derivati: il medico che ci cura è un medico chirurgo, omeopata, specializzato in agopuntura e quindi, diciamo, non convenzionale. E’ qui che ho iniziato a *sperimentare* gli effetti del cibo sull’umore, bidirezionalmente: se mangio qualcosa che non mi va bene (che involontariamente è imparentato con il suino o che contiene additivi chimici, versi i quali sono sempre più sensibile), oltre a disturbi prettamente fisici, ho anche cambio di umore. La cosa è ancora più visibile in mio papà, che ha un calo brusco dell’umore. Come rimediare? Individuare il colpevole e accompagnare con il nostro rimedio omeopatico.
Ovviamente, non sto dicendo che tutto parta dal cibo… scherziamo?!? Mi sono accorta, però, che il cibo è un attore molto importante. C’è un’altra cosa, però: attorno al cibo si muovono tutta una serie di implicazioni emotive, di complicate relazioni familiari che si aggiungono, come un ingrediente altrettanto importante del processo digestivo, che lo possono favorire o appesantirlo. Immagino avrete provato tutte/i ad accorgervi di non avere digerito un pranzo o una cena in famiglia in cui, ripensandoci, l’atmosfera era carica di tensione o durante il quale ci sono stati veri e propri litigi… Niente di sorprendente, se pensiamo che siamo quello che mangiamo e che *viviamo e sentiamo*.
Dalla mia piccolissima esperienza come psicologa, mi permetto di rispondere al quesito di Claudia nel PS. Ho riflettuto anch’io sul fenomeno ormai diffusissimo delle intolleranze/allergie alimentari. Tutte le manipolazioni che vengono fatte sul cibo sono sicuramente una spiegazione, come ben impariamo tutti i giorni qui sul Pasto Nudo, ma secondo me non basta.
Nel mio lavoro, con adulti e bambini, mi sono accorta che c’è sempre meno capacità a gestire quello che ci succede: stress, tensioni, malumori,… QUESTI SCONOSCIUTI! Spesso, mi trovo a dover dare delle indicazioni comportamentali a genitori che non sanno più come fare per far rispettare gli orari della nanna ai propri figli. O ancora, a coppie che non vanno d’accordo e si separano, senza rendersi conto che il problema non è nel loro essere incompatibili (situazione molto *più rara* di quello che immaginiamo), ma nei propri dolori che si stanno scontrando. Stiamo *pericolosamente* disimparando a gestire quello che succede nel teatro del nostro organismo: come facciamo ad insegnarlo ai nostri bambini, che sono poi il nostro futuro?
I bambini che vedo nel reparto di Neurospichiatria infantile dell’Ospedale, soprattutto per disturbi dell’apprendimento, nella maggior parte dei casi sono bambini che mi portano un disagio a livello familiare. Sono genuini nel loro esprimere il disagio e non aspettano altro che qualcuno lo colga e li sollevi da un fardello che *non* è loro.
Per una volta, spero che tutto questo discorso non stimoli pensieri del tipo: “Ah, la società! E’ colpa della società, della televisione, dello Stato, del Governo,…” Perché tutto questo siamo NOI, con le nostre difficoltà e i nostri dolori: la *nostra responsabilità* come individui adulti è cosa farcene di tutto questo.
Manca di chiudere il cerchio: se non sappiamo cosa ci succede e sappiamo ancora meno cosa farcene, come si risolve? Il corpo è un’eccellente canale di sfogo: e quindi via con il valzer delle dermatiti, dolori muscolari, mal di testa, gastriti, reflussi, asme,…
Scusate, il commento è lunghissimo, ma l’argomento era troppo interessante… Anzi, grazie Claudia!
Buona giornata,
Sara.
grazie, grazie e grazie
@Valina: ti capisco, sai! Alla tua etá (oddio, mi sono sentita improvvisamente vecchia, scrivendo questa frase…;-)) mi era stata diagnosticata una “colite da stress” (dopo giri e peregrinazioni infinite da medici “normali” che mi dicevano che ero sana come un pesce!). Certe volte avevo delle fitte…me le stai facendo ricordare…poi un medico (uno dei primi nella mia cittá ad usare metodi aternativi, soprattutto minerali e piante) mi diede alcuni consigli su cosa mangiare, ma soprattutto mi chiese di mostrargli l´agenda dove annotavo gli impegni scolastico-lavorativi, i corsi, palestre, appuntamenti e tutto il resto (non mi ha chiesto se ce l´avevo, lo dava per scontato ;-)); sorrise e disse (lo ricordo come fosse ieri): “Ci rivediamo tra un mese, e gli impegni sulla tua agenda devono essere dimezzati”. Poi mi disse anche di osservare quando mi venivano gli attacchi di mal di pancia, e di pensare se veramente volevo essere in quel posto in quel momento o meno. Non capivo, non ero pronta: era un poco come quando un medico impone a qualcuno di fare una dieta o di smettere di fumare. Certo, grazie ai suoi consigli alimentari i sintomi sono diminuiti, ma la causa (lo stress, l´ansia) é rimasta. Solo molti anni dopo mi sono fermata. Per guardarmi dentro e cercare di capire il perché. Grazie anche ad un preciso rimedio omeopatico, il mio. L´unica cosa che ti posso dire é che nel mio caso l´omeopatia unicista ha fatto moltissimo. Fossi in te cercherei un bravo medico omeopata UNICISTA nella tua cittá. E anche ritagliarsi mezz´ora al giorno per respirare, chiudersi al mondo e immergersi in se stessi.
@Loretta, Paolat, Adriana: grazie a Izn, che é testarda come un mulo (napoletano) e si ostina a chiedermi di scrivere nonostante i miei dubbi: “Ma lo leggerá qualcuno? 8 commenti? Ossignor, non é proprio cosa, porteró il blog all´autodistruzione, é troppo pesante, era meglio una torta al cioccolato…” . Poi penso che sono proprio questi pensieri a distruggere l´armonia nel mio corpo. Allora per due giorni ho spento il computer, ho preso mia figlia e i due bambini del custode, che non erano MAI saliti su un´altalena (8 e 10 anni…) e li ho portati al parco, a dondolare e vedere le anatre egiziane (che stazionano sul nostro tetto e mi svegliano alle 3 tutte le mattine, accidenti a loro)
@Matteo Giannattasio: anch´io, come Sonia, mi devo fermare un attimo a riflettere. Soprattutto come fare a produrre meno istamina (e capire a quali conseguenze pratiche porta, sul lungo termine)
@Sabine: mio marito mi ha appena detto che se parli con me di pappette e omogeneizzati é come se portassi le civette ad Atene (Eulen nach Athen tragen). Eh eh…ne ho imparata una nuova!!! Sfondi una porta aperta, per i non teutonici…grazie! Guarda che sul mio percorso sono inciampata spesso nei tuoi consigli! :-)
@Sara: mooolto interessante…anche questo da pensarci su! Sai che a me, per esempio, aiuta molto lo yoga, o la respirazione attenta: proprio per togliere tutti questi pensieri, ascoltare le mie emozioni senza parlarci su troppo e senza giudicarle, non essere troppo dura con me stessa, imparare a vedere anche i comportamenti degli altri sotto un´altra luce…insomma, secondo me fa molto bene alla pancia, smettere di pensare per un poco! ;-))
@claudia : il bello è che faccio già yoga 2 vv a settimana ( 2 ore abbondanti ciascuna ) eppure somatizzo, somatizzo e somatizzo….sono il problema è che quando somatizzi da 10 anni o + entri in un automatismo che non è facile interrompere… comunque m’informo x l’omeopata! Grazie per la dritta!
@Sara I-lab, ci diresti il nome del tuo prof e qualcosa scritto da lui? Perché il discorso, che riassumo grossolanamente, del corpo (cervello incluso) che produce emozioni come risultato di interazioni chimiche (stimolate anche da ciò che arriva dall’esterno, a mio parere), m’interessa assai. Comunque, sono d’accordo sull’incapacità odierna di gestire le emozioni, ma non penso sia del tutto avulsa dal contesto sociale: una volta gestirle significava reprimerle, oggi significa andare a fare shopping (di oggetti, di abbonamenti in palestra, di relazioni amorose o amichevoli banali a colpi di urletti sui social network) e semplicemente trascurarle o “abbuffarle”. Negli anni passati ho dato lezioni private: ebbene su 10 ragazzini/e, uno o due erano dei “sani” lavativi o realmente non avevano capito qualcosa, gli altri avevano tutti dei problemi forti e irrisolti a livello familiare, o meglio, li avevano i loro genitori che, non affrontandoli, non facevano che peggiorare la situazione dei loro stessi figli. E il problema era “la scuola”! Mi si stringeva il cuore, ma non potevo far molto se non cercare di dar loro fiducia in sé stessi e nella loro possibilità di autonomia. E’ una cosa tragica, perché in Italia la famiglia resta intoccabile nel suo disagio e questo non fa che produrre i risultati che tu descrivi.
@ Camilla: ciao Camilla, il prof di cui parlo si chiama Gherardo Amadei. Insegna ed è ricercatore presso l’Università degli studi di Milano; insegna alla scuola di psicoterapia della Gestalt e diffonde la tecnica della Mindfullness.
Io conosco un unico suo libro: “Come si ammala la mente”, piccolo in numero di pagine, ma molto denso in contenuti. Non so che formazione hai: questo libro è abbastanza specifico, soprattutto nella prima parte, dove fa un excursus storico dei maggiori psicologi che hanno fatto la storia della psicologia. Il resto del libro si occupa di relazioni… molto interessante.
Per quanto riguarda il discorso sulle emozioni come risultato di collegamenti che si creano nell’encefalo, mi riferisco al libro: “La mente relazionale”, di Siegel. Questo è mooooolto specifico, nel senso che entra del dettaglio dei meccanismi biochimici coinvolti. Anche in questo caso, dipende dalla formazione che hai: per me è stato meno difficile di altri perché ho alle spalle la laurea in biologia dove si studia anche quello.
Non volevo certamente eliminare l’influenza del contesto sociale: certamente ha un effetto, non viviamo in un vuoto cosmico… Il mio appunto l’ho fatto, avendo proprio nelle orecchie quei genitori che citi anche tu: “E’ colpa della scuola!”. E’ sempre colpa di qualcosa esterno a noi, sono sempre più rare le persone che si fanno carico delle proprie responsabilità.
Tante cose, secondo me, migliorerebbero se si comunicasse, se ci si mettesse davvero in relazione. Mentre la tendenza di oggi è che ciascuno vada avanti per la sua strada, individualmente, anche all’interno di una coppia o di una famiglia: spesso un membro della famiglia non ha idea di come stia l’altro, non si conoscono.
Condivido con te la tristezza per quei figli e la preoccupazione per come stanno andando le cose…
Buona giornata,
Sara.
Cara Sara grazie della tua lunga risposta e dei consigli bibliografici. Ho fatto biologia e chimica a scuola, come tutti, me le ricordo poco, ma a meno che non sia ipermatematica penso di poter riuscire a seguire un discorso complessivo con un po’ di applicazione. Come psicologia ho letto una parte di Freud, più estratti di altri e se è sempre di quel genere non mi pone problemi, la storia poi l’adoro, applicata a qualunque cosa, anche alle variazioni di vendita dei giornali nell’edicola dell’angolo dal 15 al 18 agosto, come scriveva Umberto Eco. Sarà curiosità per il mondo? Magari sì.
Sono assolutamente d’accordo sulla mancanza di comunicazione e attenzione all’altro anche all’interno delle minime forme sociali: una delle frasi più perverse al momento di moda credo sia “è un problema tuo”, manco fossimo monadi che aspettano le carezze di una mamma universale sempre pronta a trovare perfetto lo scarrafone di turno per il solo fatto di esistere e guai se proviamo a parlare di interazioni, interrelazioni poi. Sul fatto di andare avanti individualmente dà da pensare che tante persone si relazionino con gli altri in termini di potere e supremazia, anche solo psicologica, che non fa attenzione alle persone per come sono, ma solo al modo di dominarle restando indifferenti ad esse. Dà ancor più da pensare che tantissime altre persone siano pronte a mettere costoro tra la gente da ammirare e ricercare! La forma di non comunicazione che più mi capita di vedere è tra le coppie, ad esempio, in cui uno dei partner è totalmente indifferente e assorto in sé, guarda i figli come fossero alieni passeggeri e l’altro come una specie di maggiordomo, sempre con l’aria di dirsi “ma che ci faccio qui”? Che ciò faccia parte della perdita di senso di responsabilità è probabile. Non so se hai visto “Caterina va in città” di Paolo Virzì, in cui una madre con tutte le fortune (colta, ricca, con un bel lavoro, tante amicizie, bella casa ecc.) chiede alla compagna undicenne della figlia come sta la sua pargola, perché lei proprio non riesce a pensarci… Ma mi sa che qui Claudia, giustamente, ci richiama all’ordine, per cui se hai un blog, magari ti seguo là ;-)
@Camilla: grazie a te per la risposta. Non voglio scoraggiarti, per la biologia delle scuole superiori è un po’ poca per capire il libro che ti ho segnalato, è davvero specialistico. Puoi comunque provarci, se vuoi. Per quanto riguarda l’altro, invece, non avrai nessun problema, soprattutto vista la tua *avidità*, più che curiosità di sapere… :-)
Purtroppo, il blog non è ancora pronto, ma ci sto lavorando…
Se hai voglia di continuare a scambiarci opinioni, scrivimi privatamente (maestronisara@gmail.com). Giustamente, Claudia poi ci bacchetta…!
A presto,
Sara.
@Valina: per me la differenza l´ha proprio fatta il rimedio omeopatico. E´ stato come se, pensando ad un computer, mi avesse obbligata a fermarmi, rivedere tutti i miei programmi, cancellare qulli che non funzionavano bene e che inceppavano la macchina e riscriverne di nuovi, che facessero funzionare il sistema molto meglio di prima (senza dover continuamente spegnere e riaccendere, per capirci…;-)). Ora che ci penso, ho proprio iniziato a prendere questo rimedio dopo essere svenuta tre volte in un giorno….il computer era proprio in tilt! ;-)). Il rimedio trovato da un bravissimo medico unicista, nel mio caso, ha sbloccato una situazione (come dici tu) in cui il meccanismo si ripeteva da anni (piú di dieci, se ti puó dare una sferzata di ottismismo…). Poi, sai, come si dice…i rimedi omeopatici funzionano se si vuole ascoltare i messaggi che il nostro corpo ci manda, in seguito all´assunzione. Perché si puó anche far finta di niente, fischiettare, e tornare alla vita di sempre. Come si dice…c´é sempre il libero arbitro, per fortuna!
@Sara e Camilla: ma che dite!!! Io non vi fermerei maii!! Sapete perché? Perché secondo me avete proprio colto il nocciolo del problema! Ho vissuto nell´ex ddr, in italia e adesso sono in Sudafrica. E l´esperienza per me piú traumatica é proprio stata quella che ho vissuto nei 6 mesi che ho trascorso in Italia: Ero da sola con la bambina, io stordita dai cambiamenti e lei pure (anche perché io ne avevo piene le … di rimettermi io, coi piedi per terra, e non ero proprio il massimo per darle “centratura e solide basi”). Marito dall´altra parte del globo (certo, c´é il computer, le videocamere, ma non é la stessa cosa, quando la bimba ha la febbre e devi uscire a comprare da mangiare…). La mia famiglia, per quel che ha potuto, ha fatto il massimo. Ma non ho avuto nessun sentore di essere in una societá. Le tre famiglie che mi hanno aiutata le ricorderó per sempre, proprio come esempio di solidarietá e di una “societá normale e sana” (se tutti fossero come loro, appunto).
Arrivata qui a Johannesburg, sono rimasta fulminata dal comportamento dei genitori dei compagni di scuola di mia figlia. Il secondo giorno uno mi ha telefonato e mi ha detto, senza tanti fronzoli: “vengo a prendere tua figia e la porto al parco col mio. Te l riporto stasera, che siete apena arrivati e cosí ti puoi un attimo riposare.” L´ho guardato allibita. Per tutta risposta: “Cosa c´é? Is our fucking duty! (é il nostro dovere!) Siamo una comunitá o no? Non é cosí, da voi?”. E potrei citarti altri mille esempi. Pazzesco, vivo in una cittá di 8 milioni di abitanti e non mi sento sola…
credete davvero che questo non si ripercuota su come digeriamo e su come assimiliamo le sostanze che ingeriamo?
Voglio dire, mi fa un´immenso onore che due persone come voi discutano di questi argomenti (in questo modo!) proprio a commento del mio articolo!!!
Grazie!!
Lo ammetto sono DROGATA di questo BLOG!
Amo ogni singolo tema che affronta!
Grazie Claudia e grazie Sonia e grazie a tutte le persone che collaborano e aiutano la nostra CONSAPEVOLEZZA ogni singolo giorno!
Io credo che questo è gia’ un bellissimo metodo per CAMBIARE IL MONDO (Almeno il nostro..il piu’ importante!!!)
Una cosa vorrei chiederti Claudia prima che giro a vuoto e passa troppo altro tempo!
Mi puoi consigliare un omeopata UNICISTA a Roma!?
I miei soli problemi sono legati proprio a questo rapporto pancia testa…
Faccio Yoga e sono consapevole di tutto cio’ ce è stato detto in questo post..
Ma purtroppo da sola poi al dunque non è facile…
Spero che saprai consigliarmi!
V’Abbraccio
Vu’
@valentina: mi permetto di rispondere io al posto di Claudia, che mi sa che tra Germania, Trento e Johannesburg potrebbe avere difficoltà a conoscere qualcuno a Roma: se per te va bene ti mando via mail il nome del mio omeopata; magari se è difficile da raggiungere potresti comunque scrivergli per chiedergli se ti può consigliare qualcuno in un altra zona di Roma – ché trovare un omeopata unicista bravo non è facile :-)
Ma certo!
Va benissimo,GRAZIE!
Aspetto tua mail…
p.s. Quante miliardi di cose vorrei chiederti!!!
Mi sono ormai appassionata a questo modo altro di vivere e tra le tante cose che leggo mi piacerebbe fare un percorso costruttivo ma non so’ da dove partire..
Corso di Naturopatia
Ayurveda e Cucina Ayurvedica
Corso insegnante Yoga
etc etc
MI piacerebbe tornare a 18anni e avere la consapevolezza di oggi per fare tutt’altro..ma non è troppo tardi vero? ;)
@caudia: grazie dell’ospitalità.
@Claudia: guarda che ti prendo sul serio… :-)
sapere che le mie sensazioni hanno un fondamento e ne posso leggere e trovare aiuto ad ascoltarmi meglio e ad aiutarmi, non solo mi conforta. mi fa sentire normale. dal 1994 mi sono accorta che allo stress mentale e fisico rispondeva un problema intestinale. forte stress, forte problema. e ogni volta, ogni volta, ritorna. adesso recupero le letture suggerite e mi ritiro a studiare. grazie claudia, izn, ai commenti, al professore. claudia posso chiedere? scrivi di quello che sai? per noi?
@Valentina: ma che, scherzi? Troppo tardi? Ma secondo te puó essere mai troppo tardi per stare meglio ed essere piú sereni? (un pensiero ad Alberto Manzi ed alla RAI didattica degli albori, eh eh). Sono sicura che l´omeopata di Izn sia molto bravo (visti i risultati ;-)). Io credo che il modo migliore sia fermarsi e prendere fiato, di tanto in tanto. Quando ci si ferma e si ascolta é piú facile cogliere i messaggi che ci vengono dall´esterno (ma anche dall´interno). Per esempio, Izn ha scoperto questo centro meraviglioso dove fa yoga, qualche mese fa. Eppure ci abitava giá da anni, lí a pochi passi. Vero Izn? Pura casualitá? Per me il detto “chi cerca trova” andrebbe ripensato. Io trovo sempre lecose migliori quando smetto di cercare (e non capisco perché mi ostino ancora a cercare, accidenti!)
@Camilla: sempre a Izn, il grazie! É lei che ospita anche me, visto che siamo tutti a casa sua.
@Sara: é una promessa?
@Silvia.moglie: io non so, ma credo che sia una specie di epidemia. Un po´ come la famosa “Attention Excess Disorder” (la sindrome da attenzione eccessiva) da parte dei genitori nei confronti dei loro bambini…;-). Forse siamo veramente giunti ad un punto in cui non si puó piú far finta di niente e dare sempre la colpa a fattori esterni. Speriamo…