Nei lontani anni ’70 sono stata l’incarnazione del napoletano che si arrangia fatto infante: visti gli oggettivi problemi di sopravvivenza nei quali ero coinvolta essendo la seconda persona più grande in casa, mi sentivo chiamata a risolvere le difficoltà quotidiane, e lo facevo con l’ottimismo, la testardaggine e l’inventiva di una bambina di cinque anni.
Tipo che quando gli altri bambini portavano a scuola le merendine tutte splendenti e colorate io mi preparavo una fetta di pane con la marmellata con un incarto tutto disegnato e colorato con i carioca, o quando mia madre diceva che da grande avrei capito perché non poteva comprarmi un passeggino per la bambola io intavolavo una discussione molto razionale sul fatto che se lo avessi avuto avrei poi potuto prestarglielo tutte le volte che voleva per portarci il mio fratellino piccolo, e avrebbe pure risparmiato.
Ecco, la fissa per riuscire a mangiare spendendo poco (insieme al rifiuto per tutto ciò che è lusso o superfluo) è radicata in questa parte di me: non riesco a non guardare il cibo con gli occhi di chi non può averlo. Il cibo vero, sano e semplice, intendo, non il cibo qualsiasi.
Che non deve essere, come sta diventando, appannaggio di pochi fortunati (o furbi), ma che è giusto sia alla portata di tutti, anzi soprattutto delle persone che hanno scarse possibilità economiche, visto che spesso sono quelle che non si possono permettere cure costose quando servono (perché spesso servono, e soprattutto quando si mangia nel modo sbagliato).
Sull’onda di questi indimenticabili strascichi d’infanzia che vi beccate spesso e volentieri qui sul pasto nudo, infilo in scivolata ai romani che cercano di virare verso un’alimentazione sana, un’informazione che forse non hanno.
San Bartolomeo, l’azienda agricola di Vetralla (vicino Viterbo) dove vengono allevati i polli felici e le relative uova gioiose che un po’ tutti conoscete (io ormai mangio solo polli e uova fidàti, e quando dico fidàti intendo che sono andata a parlare con i polli per chiedergli cosa mangiano e valutare il loro stato emotivo), ha aperto, se non sbaglio da un mese, un insperato punto vendita a Corso Francia, con parcheggio privato oltretutto, proprio a due passi dal nuovo Biopolis.
Volevo ancora solo dire che insomma ieri abbiamo pranzato in due e mezzo (ma diciamo pure tre, visto che la pulcina mangia come un lupo) con 1 euro e 75 centesimi di ventrigli di pollo spadellati e buonissimi, insalata, e pane.
Ingredienti:
350 grammi circa di ventrigli di pollo felice
2 o 3 spicchi d’aglio
mezzo bicchiere di vino bianco
sale marino integrale
un mazzetto di prezzemolo
un limone
Mettete a scaldare gli spicchi d’aglio schiacciati in un pochino d’olio (non troppo e non troppo poco, coprite il fondo della padella) fino a quando non sono dorati (inclinate la padella per fare in modo che l’aglio sia immerso completamente nell’olio, in questo modo non lo brucerete).
Intanto lavate i ventrigli (anche se devo dire che questi di San Bartolomeo sono strapuliti) e tagliateli a fettine abbastanza sottili (ricordate sempre di pulire molto bene il coltello e il tagliere sui quali avete tagliato il pollo per non rischiare di riutilizzarli senza rendervene conto con ortaggi o cose crude).
Ripassate i ventrigli in padella fino a quando non saranno un pochino rosolati, sfumate con il vino bianco, lasciate asciugare e servite caldi, accompagnando con una fettina di limone, un’abbondante spolverata di prezzemolo tritato, una fetta di pane (o riso bianco) e un’abbondante insalata cruda.
Ecco, io adoro le interiora… un po’ di tutti gli animali, ma le interiora del ollo mi fanno pensare al famoso sugo con le regaglie che a Roma era (mi tocca usare il passato sigh) un classico della cucina popolare… ma perché questi punti vendita strabilianti stanno tutti lontano da casa mia? (oddio non dovrei lamentarmi, in fondo io ho relativamente vicino la bottega liberati…)
E come al solito faccio “Invia commento” e mi rendo conto che non ho detto tutto… uff… Ma sono teneri cucinati così?!?!?
epoidicono!!! il bio costa!!!
Se mi permetti Izn, darei un piccolo consiglio a Loretta——-
il gricile o grecile (lo stomaco) è la parte più fibrosa e quindi più duretta, ma, questo problema lo risolvi se tu lo cuoci per primo , come dice izn, e poi man mano aggiungi le altre cose per ultimo il fegato .
anche la versione frullata e spalmata sul pane tostato non è male sempre con un po’ di insalatina di contorno!
oh! ma che ci dobbiamo trasferire tutti a Formello???
segue gricile ..emmm..il gricile tagliato finississsimo epoi..ecc.ecc.
Grazie Cleofe! Devo procurarmeli…
Che delizia! Baciotto ;-D
Io faccio lo stesso coi fegatini, di pollo (felice)! Che goduria!! Appena rosolati, morbidi morbidi, su una fetta di pane buono appena tostata e con due foglie di insalatina accanto…mmm…
PS: mi hai ricordato la mitica Stefi! Lei, per non essere da meno della sua compagna di banco ricca e con le adenoidi, la Pontiroli Samanta, che aveva “la superberenda bombolino alla vitamina B12 ed un omogeideizzato di alchechenge e datteri”, si inventa la “Stramerenda Pirimpimpin” (“pane e marmellata fatta dalla nonna con le ciliege di Scampiano”), con tanto di etichetta auto-disegnata. Naturalmente, poi, la Pontiroli Samanta chiede alla mamma di comprargliela…(Adoravo la Stefi, e adesso il mio librone con le sue storie lo legge la mia bimba, che in questo momento si sta disegnando l’ etichetta della sua merenda!)
http://www.montag.it/comida/archives/002397.html
[…] se voglio, ma che mi si para davanti ingenuo e senza colpa mi ha portato stamattina a leggere questo articolo de Il pasto nudo e mi trovo a sentir parlare di me anche se non […]
Grazie!
provati.
cercavo rognone e ho trovato questi, bel puliti ed a buon prezzo.
40 minuti, e, oltre ad aver cacciato l’iradiddio di acqua, erano IMMANGIABILI.
Duri, e dall’osceno sapore di pollo crudo.
Dove ho sbagliato?
andavano ulteriormente tagliati ancora più sottili?
padella buona, aglio buono, fuoco giusto, vino giusto, prezzemolo… e sono finiti nel secchio. any idea?
Salve a tutti, sono nuova del settore e per il momento mi sento un pò spersa…
Conoscevo già i polli di San Bartolomeo e li comperavo alla macelleria di fiducia al prezzo di 12.90 al kg. Sono capitata per caso in un’altra macelleria e li ho trovati a poco meno. Il macellaio più costoso mi spiega che c’è differenza tra i polli con la testa e quelli senza (questi ultimi vengono allevati a San Bartolomeo ma non ci nascono come i primi). Oggi vado al mercato di testaccio e li trovo a 8.50 al kg! (erano quelli con la testa). Capirete la mia sorpresa, la differenza è tanta. Allora vi chiedo : è perchè al mercato costa tutto meno o ci sono in giro polli “taroccati”?
@Manola: ciao Manola, ho parlato poco fa con Virginia Marsan (di San Bartolomeo) e mi ha detto che le variabili possono essere tante: alcuni macellai comprano da loro i polli con testa e zampe (che costano meno rispetto a quelli già puliti); se li puliscono loro e quindi possono venderli a un prezzo più basso; altri li comprano già puliti, e quindi giocoforza li devono vendere a un prezzo più alto (perché a loro costano di più). Addirittura ci sono stati dei macellai che hanno comprato i loro polli per un mese, poi non li hanno presi più e hanno venduto polli qualsiasi dicendo che erano di San Bartolomeo (ovviamente questa è una truffa, e se loro — di San Bartolomeo — se ne accorgono, li depennano immediatamente dai loro clienti).
Per riconoscere i loro polli basta guardare il petto (se è molto ciccione probabilmente non sono i loro polli, perché il petto dei polli di solito si gonfia per via degli ormoni) oppure controllare che il bollino con la scritta San Bartolomeo sia ben attaccato (ha una specie di attacco a V rovesciata, quindi se viene tolto e rimesso un po’ si nota). Di solito alle macellerie alle quali forniscono i polli loro danno anche dei quadretti con le foto dell’azienda da appendere ai muri, e altro materiale promozionale. Ad ogni modo quando hai provato un paio di volte i loro polli ti accorgi subito della differenza.
Per quanto riguarda invece la cosa dei polli che non nascono in azienda etc, la verità è che San Bartolomeo non fa nascere mai i pulcini in azienda, vale a dire le galline (e quindi uova) non sono fecondate. Loro comprano pulcini (maschi e femmine) in Francia, ad un giorno di vita, che non abbiano mai mangiato e bevuto, e li fanno crescere liberi nella loro azienda.
Maschi e femmine vengono tenuti in zone separate e vengono poi macellati a 120 giorni di età circa. I capponi invece sono i polli maschi che vengono castrati.
Se per caso hai ancora dubbi fai un salto sulla loro pagina facebook (hanno una persona apposta per rispondere alle domande dei loro clienti) oppure scrivi sulla loro email: sanbartolomeoemv@gmail.com
Concordo sulla bontà dei polli San Bartolomeo, io non ho più avuto un raffreddore da quando mi faccio il brodo col loro pollo almeno una volta la settimana! Per non dire poi, quanto è buona la gallina.
grazie infinite sei stata davvero chiara!
Ciao, Manola.
ciao, sai che non sapevo che in italiano si chiamassero così ? io i ventricoli di pollo insieme a tutte le frattaglie degli animali da cortile le ho conosciute qui in Peru’ dove con il tempo sono arrivata a mangiarle e ad apprezzarle. Ora mangio pure le zampe del pollo sia arrosto che i zuppa. Qui in Peru i ventrigli li cucinano in un modo un po diverso ma delizioso ed appena avrò di nuovo una cucina mia, faro un bel video !! ed appena troveremo una chacra, alleveremo i nostri animali e pianteremo i nostri alberi da frutto e la nostra verdura. E’ un sogno ma ci stiamo lavorando.