Credo che novembre sia il mese in cui maggiormente si notano le contraddizioni della nostra società, quella che ci vuole sempre sugli stessi livelli energetici (massimi, chiaramente), per tutto l’anno. Indipendentemente dalla quantità di luce, di sole, di acqua. Per me, in novembre, ci dovrebbe essere almeno una settimana di riposo legalizzato. Chi vuole se ne sta a casa, in ferie, e riprende un attimo fiato.
Qui al Nord ci sono le Herbst-Ferien, le vacanze d’autunno (scuole chiuse, chiaramente): una settimana; in alcuni Land qualche giorno di più. Ma basta, eccome, per adattarci al cambio di luce e riprendere il passo. Novembre è un mese lungo. E faticoso. E umido. E, se si è particolarmente fortunati ( ;-)), anche con un bel po’ di nebbia. Con ottobre, in qualche modo, si chiude la stagione agraria. E con novembre si riapre il ciclo. Ne abbiamo la dimostrazione in tanti rituali agricoli, in quasi tutte le regioni italiane.
Non è un caso che, in epoca pre-cristiana, quello che oggi si festeggia come Ognissanti fosse in realtà il Capodanno. I vecchi contadini (se mi sente mia madre… eh eh) ricordano novembre come un mese di mezzo: non ancora il riposo totale invernale, perché c’erano comunque le ultime semine, o la legna da preparare per l’inverno. Ma nemmeno il lavoro frenetico estivo. L’11, il giorno di San Martino, era tradizione traslocare, così come pure rinnovare i contratti agrari. Mmm… un qualcosa tipo tirare le somme, fermarsi un poco a pensare a come era andata la stagione. Mettere in ordine. Rilassarsi un attimo. Lasciarsi andare all’introspezione, più che all’attività frenetica. Che è poi quello che succede fuori.
C’è una stagione in cui la natura nasce, cresce, poi esplode; ed una in cui muore per rinascere ancora. Io scriverei per ore, di questo. Ma c’è chi lo sa fare meglio di me, e con più cognizione di causa. Si chiama Micaela Balìce, e studia le tradizioni contadine da anni. E, ancora meglio che riportare quello che scrive, penso sia visitare il suo sito, Strie (il fisico teorico è felice, che vede confermata la sua idea che io sia “zu Frau und zu Hexe”, troppo donna e troppo strega eh eh). Lo trovo estremamente affascinante, proprio perché permeato da questa idea di circolarità del tutto, con tante storie di contadini antichi e moderni.
Ma veniamo al cibo! Appena arrivata qui soffrivo terribilmente, specialmente in novembre, per la mancanza di luce e per l’umidità eccessiva. Grazie ad una conoscente nutrizionista (ed esperta in medicina tradizionale cinese), ho scoperto che gli alimenti che portiamo in tavola possono fare molto. Davvero. Lei mi disse: “Fai un brodo, la sera, ma non con tanta carne. Anche niente. Basta che ci sia un osso. Di animale che ha vissuto felice, però, perché ne prendi l’essenza”.
E, davvero, il discorso non fa una piega: fuori, in natura, si sta passando dal vecchio al nuovo, e l’essenza della vita viene tramandata da un ciclo all’altro: l’energia più profonda, la luce che in questo mese è concentrata sotto terra per riscaldare i semi. E mai come in questo mese il nostro corpo e le nostre ossa hanno bisogno di luce, nel piatto.
Ho un amico contadino che la sera, in novembre, accende una candela di cera d’api e sorseggia mezzo bicchiere di vino novello, rosso. Perché tradizione vuole che a San Martino si assaggi il vino nuovo… Io sono sicurissima che lui non abbia nessuna conoscenza di medicina spagirica o cinese e, in effetti, forse, è solo un caso che i colori di novembre, per queste tradizioni antiche, fossero l’amaranto (rosso vino), il verde e l’arancione. Caso o non caso, io so che il mio corpo mi chiede a gran voce zuppe di zucca (Hokkaido, di quell’arancione che più arancione non si può!) e cachi e porri e olio di oliva sul pane. E che, se lo accontento, è più felice.
A proposito di olio di oliva: novembre è anche il mese della raccolta delle olive. Questo, però, mi scombussola un poco, perché mi sa che nelle zone dove si produce olio non c’era tanto da riposarsi, in novembre… mmm… talvolta l’Italia è molto più complicata del resto d’Europa; e riaffiorano tutte le mie limitazioni nordiche. L’altro giorno, per chiudere il cerchio, pensavo ai Fiori di Bach e ad Olive, il rimedio consigliato contro l’affaticamento, la spossatezza e lo stress mentale e fisico. Sempre per un caso, chiaramente ;-).
Ci sarebbe un altro trucco, per non essere del tutto sopraffatti dal buio di questi giorni. Beh, è quasi come scoprire l’acqua calda, in effetti. Quando ero piccola, in autunno, andavo sempre volentieri in una stanza al piano di sopra, non abitato, dove mia madre teneva le marmellate e le conserve e mio padre attrezzi vari e bocce dell’albero di Natale. Ed io carabattole e vecchi libri e giochi che non usavo più (invece odiavo andare in cantina, dove c’era il vino e le patate ed il buio e la ghiaia. Mi sa che forse è tempo di rileggere “La poetica dello spazio”, di Gaston Bachelard…). Un’altra madeleine, in questo puzzle di ricordi sensoriali che si sta componendo da quando sono lontana. Bene, quella era la stanza dove si conservava la frutta per l’inverno. C’erano casse di mele, pere, cachi, kiwi, castagne e mandorle e noci. Ed un profumo forte e delicato allo stesso tempo.
Ora ho preso anch’io l’abitudine di tenere sempre un cesto, in cucina, con la frutta e la verdura di stagione. Ogni tanto tolgo qualcosa e aggiungo qualcos’altro. Mi sembra di essere in qualche modo ancora più in sintonia con quello che succede fuori, e mi regalo ogni giorno una seduta di aroma e cromo terapia gratuita (stimolando le difese immunitarie, peraltro, il che non guasta)! Qui lo fanno quasi tutti… nell’ingresso, soprattutto. Per noi ci pensa la bimbetta, che per lei è normale riempire il davanzale di quello che raccoglie durante le passeggiate: al momento ci sono foglie di tutti i colori e castagne e rametti di ogni tipo. E terra.
Allora, vediamo di tirare le somme: i cibi ideali, a novembre, sono quelli che portano luce nei nostri piatti. Luce arancione, antidepressiva, che è meglio, e verde, e amaranto (Izn, mi sa che qui non riesco a trattenermi a lungo: nel prossimo post voglio proprio scrivere di cromoterapia culinaria, deciso!): zucca, carote, cachi, alchechengi, olive, olio d’oliva, vino novello, verze, cavoli, porri, insalatine autunnali. Grazie all’avventura nel Pasto Nudo sto scoprendo alcuni blog veramente sorprendenti: quello di Salsadisapa è uno di questi, con tanto di lista dei cibi di stagione.
Sconsigliati, invece, i succhi di frutta, troppo acquosi. Meglio la frutta da mordere, polposa, ecco. Non esagerare nemmeno con latte e uova. E, se proprio vogliamo seguire i ritmi naturali, sarebbe opportuno evitare i cibi troppo piccanti ed i profumi troppo forti (naturali, come l’aceto o il pepe, ma anche artificiali). Il nostro corpo, in questo periodo, non trae molto giovamento dai cambi repentini, che preferisce le sfumature.
E, in un momento in cui la terra fermenta, macerando foglie, semi e resti di piante, si dovrebbe notare lo stesso fenomeno nella nostra, di terra, l’intestino. Pare che i monaci consigliassero di non interferire con il lavoro di… ehm… gorgoglìo intestinale tipico di questo periodo. Niente lassativi, insomma. Al limite grandi insalate di valerianella, che pare abbia notevoli proprietà depurative, rinfrescanti e anti-fermentative. Oltre a sali minerali e vitamine. È pure utile in caso di insonnia, per le sue proprietà leggermente sedative.
Mi sa che stasera, a cena, zuppa di zucca e insalata di valerianella. Poi un mezzo bicchiere di vino novello riscaldato dalla candela di cera d’api. E sogni d’oro a tutti!
Claudia…sempre infinitamente grazie..aspettavo con ansia questo post….Buon lavoro!!!Bacioni,smack!!!!!Je’
Grazie Claudia, mi fai entrare in atmosfere calde e lente….sono rilassata dopo averti letta.
W la zucca!!!!!!!!!!
Che meraviglia Claudia, quello che hai scritto è poetico e anche io mi sento già più rilassata… grazie per condividere con noi tutte queste belle cose :-)
Claudia, grazie per il link a Strie, lo sto guardando adesso… ci sarà un motivo no, se ogni volta che incontro questi argomenti mi si agita qualcosa dentro?!?!
a quanto pare senza saperlo “viaggio” nei colori delle verdure che tu consigli….
la zucca è già pronta per oggi a pranzo e carote e radicchio rosso mi aspettano per stasera…..però è bello scoprire che mangiamo seguendo la stagione ed eserne conspevoli, ciao Claudia e grazie delle tue conoscenze!
Grazie Claudia, anch’io aspettavo con ansia il tuo post di novembre. Adesso capisco perchè effettivamente quando si avvicina l’autunno ho sempre meno voglia di carne e uova e sempre più voglia di verdure colorate e “calde”.
Ciao!
Anche io stavo aspettando di leggere il tuo post: è sempre un momento piacevole, in cui mi piace assaporare le tue parole…
Ora aspetto curiosa il prossimo sull cromoterapia culinaria!
Claudia sono folgorata! Quando ho letto le proprietà della valerianella ho capito perchè la preferisco ad altre, pur buonissime, insalate. Grazie è un piacere leggerti.
Claudia, io sono sconvolta dal potere delle tue parole! Sono due mesi che sto prendendo delle pasticche ayurvediche per cercare di recuperare un ritmo più umano (sono sempre a mille ultimamente, un po’ la bimba, un po’ il blog, etc), ma l’effetto che mi ha fatto questo articolo quando l’ho letto è stato stupefacente… sai che io ho avuto la fortuna di leggerlo già due o tre giorni fa, e da allora ho cominciato a sentir crescere dentro di me un senso di pace :-)
Lo so, queste parole possono sembrare esagerate, ma leggere che la mia stanchezza di questo momento è del tutto naturale e che invece di combatterla devo seguirla, che devo semplicemente adeguarmi a ciò che la natura sta dicendo, mi ha regalato una serenità che non provavo da tantissimo :-)))
Bella scrittura. Bell’articolo. Ti manca solo di averle provate quelle atmosfrere di nebbia e tiepide di focolari. Le ricordo benissimo da ragazzino. Ma niente calma. In campagna e per i campi c’è sempre e si DEVE fare sempre qualcosa.
C’è la legna da preparare, c’è la raccolta delle olive, c’è la riparazione dei capanni, c’è la raccolta delle ghiande per il porcello che tra poco, al primo gelo verrà scannato, c’è da mettere via i semi per la prossima primavera, c’è da seminare l’orzo, il grano tenero e grano duro.
Cara Claudia, in autunno, nel primo invermo c’è una mestizia particolare che viene avvolta dalla nebbia, ma quel sano “fare” non viene mai meno giù per i campi.
E poi ci sono i caki e il vino novello, le prime olive alla greca sotto sale … basta, la smetto.
cara claudia, sono onorata che tu ritenga sorprendente il mio blog! grazie di cuore! io invece mi ritengo fortunata di conoscere ilpastonudo, izn e ora te: siete linfa vitale! devo ammettere che personalmente amo l’autunno: sono nata in novembre e forse molto dipende da questo, ma sento che la terra e gli esseri viventi hanno bisogno di riposo, ma anche di compiere quei lavori tipicamente autunnali che serviranno non solo a superare l’inverno ma anche ad onorare la primavera. un abbraccio!
grazie a tutte! In realtá sono io ad attingere energia da questo blog: mica é facile trovare un luogo dove tutti la pensano come te…botta di autostima (eh eh)!
comunque ronf ronf…mi riprendo dal torpore..
@Sabrina: sai che da quando vivo qui ho scoperto una cosa carinissima, sulla valerianella? In tedesco si chiama Feldsalat, ma anche Rapunzelsalat. Ora, per chi non conoscesse la favola dei fratelli Grimm, Rapunzel é una ragazzina che la solita strega cattiva ha rinchiuso nella torre (sí, quella che butta le trecce e che poi fa salire anche il principe…). Ma perché vive dalla strega, nella torre, e non con la sua famiglia? Perché quando sua madre era incinta, dopo aaanni di tentativi, vedeva tutti i giorni dalla finestra di casa sua l´orto della strega, pieno di questa insalatina verdissima. E ne aveva una voglia terribile. Cosicché il marito, pur di non vederla soffrire, si intrufola nell´orto della strega e fa man bassa di valerianella. Piú e piú volte. Chiaramente la strega lo scopre e gli propone un patto: ok, io ti lascio la Rapunzelsalat per tua moglie, ma tu mi dai la bimba, quando nasce. Poi la storia va avanti, e principe e pianti e lieto fine, chiaramente.
Ecco. Ma secondo te i fratelli Grimm lo sapevano che questa Rapunzelsalat fosse una miniera di ferro e vitamina C (e provitamina A), in pratica una manna per le donne incinte? Secondo me, sí….
@Giordano: no, ti prego, vai avanti!!!! È proprio una bellezza, il modo in cui descrivi le occupazioni contadine! In effetti, chi vive cercando di “chiamarsi fuori” (cito Michael Pollan, dal suo interessantissimo “Il dilemma dell´onnivoro”…mi sa che appena lo finisco, e poi lo rileggo, e poi lo digerisco, ne voglio scrivere…), raramente non ha nulla da fare. Fosse anche cucire o riparare o preparare conserve… solo che a me fa impressione che al mattino, d´estate, i contadini debbano alzarsi cosí presto. E a novembre questo non succede. E giá mi sembra un concetto quasi vacanziero…;-))
Bellissimo post…e sono pienamente d’accordo con te…bisognerebbe seguire di più i nostri bisogni fisiologici, che oramai sono assopiti sotto le maceri della routine che ci stressa ci debilita ci fa ammalare ci rende vulnerabili tristi…io adoro l’AUTUNNO, i suoi colori, la natura che muore per rinascere per rigenerarsi…
ah, dimenticavo, sempre per Giordano: Io mi sa che le nebbie le ho assaggiate, nell´altra vita, quella italiana, che sono stata lí lí per trasferirmi in un luogo di nebbie, tra Mantova, Parma e Reggio Emilia…
e ti diró che anche qui mica scherzano…
Bè, ci si alza al mattino secondo come il sole ci lavora durante il giorno. In estate ci si alza anche alle 4 per sfruttare il fresco, ma poi alle 13 e fino alle 16, il mio babbo scompariva e nessuno sapeva dove andava. Andava a fare una sana pennichella, perchè, dice lui: in estate il giorno è come se ce ne fossero due e ho sempre tante cose da fare, quindi mi devo riposare.
In inverno niente siesta, ma la sera si va a letto presto, tanto che hai da fare? La cena è sempre verso le 18.30 massimo alle 19 giusto per i nipoti gemelli che non vogliono mai mangiare e andare a letto.
La mattina della neve. Questi si che erano davvero dei bei ricordi. Non so ma la neve aveva un odore che ora non sento più e risvegliarsi con quell’odore e quel freddo era terribile per il freddo e buono per il caffè d’orzo all’anice con il pane bruscato che mi preparava la mia mamma. Il nonno, invece, mi teneva da parte la panna da spalmare sul pane. Sapete quello spessorino che fa il latte quando ha bollito? Bè il nonno raccoglieva la pannina di tutti per lasciarla a me …
e io ci mettevo anche lo zucchero … e maremma inscatolata sto invecchiando!
@Claudia: perchè ora dove vivi?
bel post….coloratoso e naturale. Io acquisto la frutta e verdura con un GAS e quindi solo di stagione nostrane e bio….io con la zucca ho trovato in web delle ricette fantastiche e ho fatto le lasagne zucca e mozzarella….anni fa avevo trovato il sitocon il calendario lunare mensile ed i consigli del giorno…molto bello!!!!
Il nostro corpo reclama a gran voce ciò che la frenesia ed i ritmi acquisiti di oggi negano. La zucca è una grande fonte di energia :)
Claudia, io mi sento molto in sintonia con te e con quello che scrivi. Per mia somma fortuna sono cresciuta con i nonni, i quali hanno sempre mangiato verdura e frutta di stagione, ed io da piccola mangiavo porri, zucca, cavolfiore a tutto spiano, e castagne, noci, mele e pere. E la frutta cotta!
E ancora adesso mi nutro così.
Rabbrividisco quando al supermercato in questa stagione vedo carrelli pieni di melanzane, pomodori e frutta esotica. Purtroppo la gente non capisce che il nostro corpo ha bisogna dei cibi legati alla stagione, come racconti tu!
Io leggerei di queste cose pagine, pagine, e ancora pagine!
Grazie per quello che scrivi, per i nuovi siti che ci fai conoscere, e per il lavoro che stai facendo per tutti noi!
Un abbraccio forte!
claudia! , mi è sembrato di essere entrata nel film ” chocolade ” con lei che era un po’ cuoca e un po’ strega , bello sentirti raccontare , certo, sicuramente la fantasia abita a casa tua! brava , continua cosi.
giordano, anche per te ho due paroline, che bello quello che ci hai raccontato, ma vivi ancora in campagna?
tu invece mi hai fatto pensare al film l’albero degli zoccoli di olmi….
CLAUDIA sei proprio la ciliegina sulla torta, quel quid in più che mancava e rende il blog di IZN ancora più UNICO e FANTASTICO. E’ bello poter condividere queste sensazioni, sapere che non siamo soli ad apprezzare le mille energie che la natura e che la vita ci regalano ogni giorno, ogni stagione…..
Grazie e benvenuta!
@Giordano: ahahahahah quanto mi hai fatto ridere, e di pancia, con la maremma inscatolata!! Non l´avevo mai sentita! Certo che ti viziava, eh, tuo nonno? Che meraviglia…io vivo a Greifswald, sul mar Baltico, che sarebbe ancora Germania. Ma in questi giorni di anniversari e di muri abbattuti (il 9 novembre di venti anni fa) mi accorgo che, in realtá, qui é ancora mooolto DDR. Diamo tempo al tempo, come si diceva…
le nebbie ci sono, anche in estate, al mattino, e l´inverno ci sará anche poca neve, ma per grattare la brina dal parabrezza ci vuole la fiamma ossidrica!!
Comunque anche qui si cena alle 6, o giú di lí. Veramente chi ha bimbi anche prima, perché alle 7 sono a letto, e mica possono addormentarsi col boccone di traverso! Anche noi ci siamo adattati, e funziona tutto meglio, anche se la mia prima delle 7 e mezza – 8 non li chiude proprio, gli occhi. All´inizio mi sembrava strano, peró, in effetti, se é vero che i bimbi dovrebbero dormire 11-12 ore…oddio mi fermo, che mi partono i congiuntivi…
@Diana: e dove é sparito il sito con il calendario lunare ed i consigli del giorno??!!!Lo voglio! Lo voglio!! ;-))
@Lenny e Marcella: gli indiani dicono che il nostro benessere dipende da tre cose: sonno, respiro e cibo. E pensano che sia piú facile controllare ed intervenire proprio sul cibo (che migliora anche gli altri due). Per questo discipline come l´ayurveda danno cosí tanta importanza al fatto di nutrirsi in armonia con le stagioni: ieri ero nel negozio bio e c´era una signora molto incavolata perché non avevano basilico. E lei aveva giá pomodoro, insalata iceberg, peperoni e mozzarella in mano. La commessa ha provato a spiegare gentilmente che le erbe aromatiche le coltivano qui, a 5 chilometri, e che ha nevicato, ieri, e che fa troppo freddo, per il basilico…niente da fare. Ha brontolato qualcosa ed é uscita. No, per dire…
@cleofe: Chocolat? Magara (come dicono a Parma)! Io adoro Juliette Binoche, ma forse forse i capelli, ma forse, ci assomigliano… e poi…Johnny Depp…dopo una settimana mi sa che ci servirebbe uno psicologo a tempo pieno, ma di quelli bravi, altro che verdura di stagione!!
ciao, Soniuccia!!! Ma grazie di che?? Non mi stancheró mai di dirvi che io attingo, da questo blog…
Giordano ha ragione, per i contadini di riposo ce n’è davvero poco, ma ha ragione anche Claudia, perché è la terra che riposa in questo periodo dell’anno.
La terra è già stata girata e coltrata, che tradotto significa preparata alla semina, perché è adesso che si semina il grano cosicché il chicco possa dormire e riposare fino a primavera, quando germoglierà. I vitigni hanno già dato il loro raccolto, tra poco saranno sistemati per l’inverno, cioè si poteranno e si legheranno i tralci, anche gli ulivi hanno finito il loro compito annuale, infatti adesso è tempo di raccogliere le olive. Devono fare in fretta, ora, i contadini perché le ore di luce non sono molte. Questo è uno dei ricordi più belli che ho della mia infanzia. Mi piaceva quando venivano distesi i paracadute sotto gli ulivi e la tentazione di saltarci sopra era tanta, ma, a noi piccoli, ci era assolutamente vietato dai grandi – ci dicevano “ma avete idea di quanto sia difficile reperire dei paracadute e soprattutto avete idea di quanto costano?” ma chi le capiva certe cose, tutto era un gioco, per noi! E poi appena inizia ad imbrunire, tutti a casa, intorno al grande focolare ( a ì canto di foco, si dice a Firenze) a finir di staccare le olive dalle ciocchette e i piccoli rametti che i grandi han tirato giù dagli ulivi. “Questo è lavoro per i più piccini” ci dicevano e lo lasciavano a noi (io e i miei cugini) questo compito, che svolgevamo con cura e attenzione perché alla fine sapevamo che ci avrebbero ricompensati con una cioccolatina o qualche lecca-lecca. Cose impensabili per i bimbi di oggi, purtroppo. Sono stata abituata a mangiare quello che la terra ci dava, ricordo ancora il sapore delle erbe di campo raccolte dalla nonna, le insalatine dei vari tipi di radicchio. Credo di essere una delle poche persone che riesce a mangiare il radicchio cotto. Tutti lo trovano terribilmente amaro, e invece io lo adoro. Ho avuto la fortuna di avere una figlia che predilige la verdura alla carne – qualsiasi tipo di verdura, dai finocchi al cavolo dalle bietole alle zucchine che siano lessate, crude al forno o in umido, tutto va bene. Ama, in particolar modo, la zucca alla livornese, piatto che anche io adoravo quando ero piccola, con l’unico problema che insieme ci mangi un filone di pane (il filone a Firenze è un pane da 1 kg).
La globalizzazione sta “rincoglionendo” la gente. Se negli scaffali del supermercato trovi in qualsiasi stagione dell’anno melanzane, peperoni, finocchi, fragole, uva, ad eccezione delle persone che come me o Giordano vengono dalla campagna o di poche altre, che come Diana, tengono alla propria salute e quindi si informano o si riforniscono ai GAS, chi vuoi che sappia cosa è di stagione, nostrale o, meglio, a Km zero? Più di una volta al supermercato mi è capitato di vedere chi preferiva i limoni provenienti dall’Argentina, con tanto di etichetta con su scritto “trattato con imazalil” a quelli biologici o quanto meno italiani, solo perché più grandi e più lucidi.
Ben vengano, quindi, blog come questo che contribuiscono a “rinsavire” la gente e fare da contrappeso alla globalizzazione.
Suggestivo e’dir poco!!magico?!
mi sono catapultata nella stanza con la frutta,marmellate e conserve,spero non ti dispiaccia.Grazie
sandra!! super .. veramente bello e toccante il tuo commento..
condivido in pieno, ..io sono nata a roma e quindi cittadina, ma l’amore per la campagna l’ho sempre avuto, le passeggiate a raccogliere.. di tutto quello che la terra produceva in quel momento, battevamo gli alberi per far cadere le noci o le castagne, i fichi quelli ultimi dolcissimi a fine settembre, questo non solo da piccola, ma fortunatamente ho un compagno che la pensa come me , e quindi via appena si può via a raccogliere.. con grande meraviglia dei conoscenti o amici che siano…
pensa che 10 anni fa comprammo un po’ di terra ” agricola” giusto dalle tue parti a loro ciuffenna, non so se lo conosci, abbastanza lontano da roma ma vicinissimo a firenze,
siccome era un’asta, con mio marito non sapevamo nemmeno d’overa sti ettari di terra
ma la comprammo comunque, poi abbiamo scoperto che sta sul prato magno, che quando arrivi lassù ti pare di stare in aereo, con una vista !!!!!!!1
volevamo inventarci qualche cosa, ma per vivere in campagna , secondo me , devi esserci nata, e poi le cose della vita..la salute, gli anni che passano ti fanno riflettere
e quindi rimane il sogno… ma nel mio piccolo, cerco di difendermi , non come la signora del basilico di claudia!!!!!!!!!!
ciao , vado a mettere il riso nella minestra di indivia …
CLAUDIA…eh.eh eh… davvero assomigli alla binoche? allora sei bellissima oltre che tutto il resto…..
di johnny deep…che ne parliamo a fa… il mio compagno ” da giovane ” assomigliava un po’ a lui…. bei ricordi…. un bacio mia streghetta come ti dice il tuo filosofo teorico….
Cleofe certo che conosco Loro Ciuffenna! Ci abitavano i parenti di un mio amico e quindi ci andavo anche spesso. Il parco del Pratomagno è stupendo. Lì si trovano i fagioli zolfini, che tra l’altro credo abbiano anche ottenuto il marchio dop, una delle cose più buone che la terra possa dare! Sono prodotti in quantità limitata e per questo costano un occhio, ma credimi, vale davvero la pena mangiarli almeno una volta nella vita!
Uhhhmm minestra di indivia, buona deve essere, non l’ho mai fatta. Io oggi c’ho il lesso rifatto con le cipolle (richiesta del marito) e domani zucca alla livornese (richiesta della figlia)
ciao
Eh, eh Claudia, spessi quante Signore del Basilico incontro ogni giorno!
Anni fa litigai con una collega che era arrabbiata perchè le zucchine costavano 12000 lire al chilo, e io le dissi che avrei voluto che fossero schizzate a 24000 lire al chilo, così la gente avrebbe smesso di comperare le zucchine a DICEMBRE!
Vabbè, io devo farmi più spesso il mio mazzettino! ;-)
Ah, sai che anche la macrobiotica (che sto studiando) predica di magiare stagionale, e di riposarsi in autunno?
Interessante, molto interessante…
Ah, mi sono dimenticata di farti i complimenti per la federa a punto gigliuccio (se non ricordo male, eh!).
@Sandra Firenze: beh, quando prima dicevo che io a questo blog ci attingo, pensavo anche ai tuoi commenti, che li aspetto sempre con gioia…che scrivi sempre cose dolcissime e romantiche, e poi ci metti dentro qualche frase di quelle che ti fanno scattare sull´attenti!! Mi piace questo strano miscuglio…deve essere proprio essenza contadina toscana…;-))
@cleofe: no, mi sa che non hai capito: ho detto forse ma forse c´ho i capelli, della Binoche (ma forse). Punto. (eh eh)
@Marcella: ne approfitto per sottolineare come questa meraviglia di foto (e tutte le altre) siano di Izn. Compresa la federa (ahimé…).
Sai che proprio ieri, cercando dei testi in internet su cibo e colore, mi sono scontrata con un sito di macrobiotica?
http://www.macrobiotica-sintesi.it/
io, da ignorante di macrobiotica, me lo voglio proprio leggere bene, per cercare di capire. Ma loro dividono i cibi in yin e yang, proprio come la medicina cinese? E quale é, allora, la differenza? Tu lo sai?
Complimenti a izn per la federa, allora!
Guarda, la macrobiotica è tutt’altro che facile, almeno per me. Sì, dividono i cibi in quel modo, e praticamente non c’è un sostanziale differenza, a quel che so io, ma sono fortemente ignorante in medicina cinese.
Da un anno e mezzo sto seguendo lezioni di cucina macrobiotica, ed intanto un infarinatura te la danno su sto benedetto yin e yiang, ma tu non capisci un tubo, ma capisci che è una “disciplina” in cui l’equilibrio è fondamentale, ad incominciare dal cibo.
Da quest’anno (inteso come anno scolastico!) sto seguendo il primo corso di quelli un po’ più avanzati, e anche la mia mente sta piano piano capendo questo discorso. In poche, pochissime parole, alcuni cibi bisogna mangiarli in determinate stagioni (ma và?) perchè equilibranti dell’energia che la terra (alla nostra latitudine e longitudine, eh!) emana, o ha.
Siccome ogni organo interno è legato ad una determinata stagione, si “equilibrano” anche gli organi.
Io non sono un medico, anzi, sono molto scettica verso certe cose, per ora sto solo studiando. Dico solo, che ho provato sulla mia pelle a curarmi con il cibo, ed ho ottenuto risultati ottimi. Sto studiando da una maestra che è molto contraria alla macrobiotica estrema, anzi è molto critica verso certi macrobiotici.
Io sto imparando una cucina macrobiotica molto mediterranea, che, se si guarda bene, è la stessa che hanno condotto i nostri nonni fino a prima della guerra, quando ancora l’avvento della industria alimentare non era così massiccio. Io ero già un po’ così per educazione alimentare datami dalla mia famiglia, e quindi non è assolutamente difficile per me mangiare le verdure di stagione.
Poi c’è anche il discorso di mantenere un buon equilibrio acido-alcalino del sangue, ma… per quello non ho ancora studiato!
Ti dico, per chiudere, che la mia allergia alle 8 graminacee, (con 4+) che mi portava all’assunzione di antistaminici, è guarita!
E pensare che l’allergologa voleva farmi fare il vaccino!
Spero di aver chiarito qualche tuo dubbio!
un abbraccio!
@claudia: si è bella la lettura dei tuoi post. bello come leggere un libro. Per me troppo letteratura… Ok i ritmi della natura tutto condivisibile ma non si può vivere sognando un passato che non torna, condivido i principi la frutta e verdura di stagione and so on.. lo faccio da anni è tutto faticoso ma mi sento bene così: nella fatica. ma sognare il contadino che zappa e vanga l’orticello è molto romantico ma fuori dal mondo per la maggior parte dei poveri mortali che abitano qui , ora 2009 e fanno 17 km per andare a lavorare prendono 4 autobus e poi vanno a prendere i figli a scuola alle 17 oltre il tempo pieno.. stanchi morti che ..le foglie e le castagne del bosco le vedono con cannocchiale .. Insomma la vita è dura per la maggior parte delle persone .Nonostante ciò grazie. Maria
@maria_c: capisco bene quello che vuoi dire, maria, ma… chiunque lo voglia veramente può cambiare la propria vita in qualsiasi momento, certo pagando magari molto cara la libertà di scelta, ma credimi che è un prezzo che alla fine si può riuscire a sostenere.
Non si può vivere sognando un passato che non torna, ma recuperarne i valori riadattandoli alla vita di oggi, quello sì.
E gettare via tantissimi vestiti inutili e deleteri per noi e per chi ci sta vicino, che ci sono stati cuciti addosso con mille chiacchiere petulanti e pubblicità e disprezzo dei valori, quelli veri e importanti, in cambio dell’offerta di avere tutto più facilmente e velocemente.
Se la vita che ti ritrovi è diversa da quella che vorresti è possibile trasformarla in ciò che è più giusto che te. Mi rendo conto che sono scelte radicali, che più si va avanti negli anni e più sembra impossibile rivoluzionare la propria vita, ma non lo è, assolutamente, e mai.
La vita è sempre dura, per tutti, hai ragione. Ma guai a pensare di non averne il controllo, di lasciarsi trasportare dagli eventi, mai rassegnarsi. Ognuno di noi ha dentro una forza così immensa, e così poco conosciuta e utilizzata.
Ti sono vicina e ti mando tanto coraggio :-)
@Maria: concordo con quanto scritto da Izn, parola per parola.
Mi spiace, ma non volevo trasparisse l´idea che la mia vita fosse…come dire…bucolica…fino a cinque anni fa ero immersa nel ritmo frenetico di una piccola cittá di provincia italiana. Mi alzavo alle 6, prendevo un autobus e poi mezz´ora di treno (o forse 40 minuti, ho rimosso…). Poi rientravo che giá era buio…ma non ero felice. Ho rinunciato a stare vicino ai miei genitori, alle mie sorelle ed ai miei amici, e ad un´indipendenza economica. E pure al riconoscimento che puó dare un lavoro gratificante. Mi sono adattata al vuoto, alla dipendenza da un altra persona (che fatica!!!) e al cambio radicale di tutta una vita, e qui combatto ogni giorno per cercare di farmi accettare (eh, sí, sono una extracomunitaria, per loro…una extra-muritaria, come dice una bimba che conosco…). E per dare ancora qualcosa agli altri, di tutta questa esperienza accumulata negli anni. Ho rinuciato ad abitudini ed oggetti che pensavo indispensabili (e che, ti assicuro, ogni italiano ha in casa), e con fatica, all´inizio. Ma adesso mi accontento di poco, e sto meglio di prima. Ogni tanto mi stupisco anch´io, di aver trovato il coraggio di mollare tutto…
Peró, scusa…capisco tutto, ma le foglie, no, dai…non esiste un posto dove non ci siano, anche alla fermata dell´autobus…o no?
Comunque, ti capisco..
Ti mando un sorriso ed un abbraccio fortissimo!!!
@Maria_c i contadini sono una razza in estinzione, ma ancora ce ne sono, grazie a Dio! Io, per esempio vivo in un paese alle porte di Firenze e intorno alla mia casa ci son ben 3 fattorie. I contadini ancora lavorano la terra, non più con la zappa, con il trattore, ma ancora seminano – al momento tutto il campo intorno alla mia casa è seminato a grano – In questo periodo sono tutti a raccogliere le olive e da poco hanno finito con la vendemmia. Ti assicuro che qui di gente che si vanga l’orticello ancora ce n’è! Capisco che la vita quotidiana è frenetica e la routine settimanale casa-bambino a scuola-lavoro-spesa-scuola-casa non lasci altri spazi, ma proprio per questo motivo alla prima occasione disponibile dovresti andare a farti una bella passeggiata nel bosco per vedere e respirare quello che altrimenti ti è negato. Adesso è periodo di castagne – non sarebbe una cattiva idea portare i figli a raccoglierle e, con l’occasione, far notare loro che bei colori ha l’autunno. La vita è dura per tutti, (soprattutto per chi lavora la terra) ma si possono fare delle scelte che in qualche modo ce la “addolciscono” un po’ rendendola meno nevrotica. Non sono decisioni facili da prendere e ci vuole molto coraggio, ma, guarda, che di persone che hanno scelto di lasciare la città per preferire la campagna ce ne sono sempre di più. Qualcuno resta vicino alla città per motivi di lavoro, come me, altri vanno proprio lontani, cambiando totalmente stile di vita, addirittura reinventandosi il tipo di lavoro. Non è fuori dal mondo, Maria, ci vuole solo coraggio.
@ Maria: scusa, ho omesso una cosa (é la prima volta da aaanni che sto al computer, a quest´ora, che di solito dormo da mó): non é successo dall´oggi al domani, questo mio “recupero di valori passati”. Ci sono arrivata a piccoli passi, giorno dopo giorno, perché altrimenti avrei dovuto prendere degli antidepressivi, o degli ansiolitici, o degli energizzanti o chenesó…é stato un malessere (molto)fisico ma non solo, ad obbligarmi ad un cambiamento…non sapevo cosa dovevo fare. Sapevo solo che dovevo cambiare, se non volevo soffrire e fare soffrire altri. Non sapevo che strada dovevo percorrere. Ho solo cercato di capire quello che mi faceva stare meglio. Sto solo cercando di scoprirlo. E non credo che sia la cosa migliore per tutti. Ognuno si sceglie la vita che vuole e che lo fa stare meglio. Ho tanti amici che vivono in grandi cittá e non cambierebbero di una virgola le loro abitudini. E meno male, che sai che noia, altrimenti, se fossimo tutti uguali!! Ecco, solo per spiegarmi meglio, che non riuscivo a dormire bene, con questa cosa che mi ronzava nella testa… Buonanotte!!
Izn.Claudia, sandra….vero giustissimo tutto quello che avete detto…..
condivido a pieno, ma non è sempre così semplice , non dico facile, o forse possibile,
riuscire a prendere delle decisioni così importanti, il cambiamento è sempre doloroso, nemmeno ce ne accorgiamo , ma a volte siamo vittime di noi stessi, succede che
altri in modo indiretto ti fanno scegliere, e allora ti ritrovi di aver cambiato, ma in realtà è stata una conseguenza .
Non scegli solo per te, finchè i bambini sono piccoli te li porti dove vuoi, ma dopo ? hanno le loro amicizie , la scuola, loro punti di riferimento, e come fai a lasciare tutto ? come li convinci? conosco amici che hanno fatto questo e adesso sti stanno dilaniando per l’organizzazione della casa, accompagna quello, … riprendi quell’altro…e la lagna che magari ti fanno, perchè sei andata a vivere così lontano, e gli amici non li possono raggiungere, e allora a 14 anni motorino, e tu paura notti ad aspettare, …,,,,
sicuramente una condizione economica buona …una macchina non basta..
per carità io sono per il cambiamento, ma c’è un tempo che si può fare.. se perdi quel treno …è veramente difficile poi…
con questo confermo l’amore per le cose semplici , per visitare la campagna, per viverla anche un pò, per non allinearsi con tutte le stupidaggini che ci passano in televisione… sono per la ricerca di una buona cucina, sana, consapevole come mi ha insegnato izn, sono per le passeggiate nel bosco per conoscere la sua voce e magari per raccogliere pure quello che produce….
P:S: soluzione per chi vive in città:::::::::::
passare 2 settimane da soniuccia68, ecco che vivi in campagna,, ma che campagna!!!!!!!!
… ragazze (che così vi immagino) vi sento tutte animate da sentimenti onesti e sinceri questo lo sento e non è retorica la vostra. Siete persone che credete in quel che avete realizzato a fatica senz’altro, ed è la vostra esperienza,
Ma non parlo di me di ciò che è stata ed è tuttora la mia vita cerco di fare un discorso generale : si certo si può cambiare la propria vita come dicono izn e claudia quando sei in una condizione privilegiata che ti è stata concessa , la maggioranza delle persone su questo pianeta non lo è… tutto il resto sono chiacchiere. Per quanto riguarda il contadino e gli antichi mestieri mi fa un pò sorridere, certo che ci sono persone che coltivano la terra e quelli che per scelta vanno a vivere in campagna.. ma intanto qual’erano le reali condizioni di vita dei contadini nel secolo scorso ? stavano poi così bene? oggi la situazione è profondamente mutata si, sono migliorate le condizioni di vita e di lavoro ma è sempre più difficile vivere di agricoltura se non è intensiva e se non hai dietro alle spalle un’organizzazione di un certo tipo. Hai le albicocche per dirne una, vai al mercato e te le pagano 50 centesimi al chilo quando al supermercato arrivano a 3 euro in mezzo c’è il delirio. Si puoi aprire (potendo!!!) un agriturimo ma è un altra roba. Poi mi posso comprare la casa in campagna e fare l’orto bellissimo … ma anche questa è un’altra roba.
Acquisto la verdura da agricoltori della valsamoggia qui vicino a BO in un gas e conosco un pò questa realtà e comunque cerco di capire le altre di realtà e il mondo che mi circonda a che pro non so anzi si me l’ha detto mia figlia di 10 anni: MAMMA TU TI VUOI SEMPRE COMPLICARE LA VITA……..
@maria_c: no, no, io non sto parlando assolutamente di una condizione privilegiata, maria.
Per quanto mi riguarda sono partita senza avere assolutamente nulla, e anche adesso faccio i salti mortali, ma veramente mortali, per pagare un mutuo di circa 1300 euro al mese, più le rate della macchina, più il cibo biologico, più medici (e medicinali) non allopatici che come ben sapete la mutua non passa e sono tutti a spese nostre, più la gestione di una bimba di due anni e tutte le spese che questo comporta, e ti assicuro che nessuno mi ha regalato nulla di ciò che possiedo, nè mio padre (che adesso non c’è più), nè mia madre, che non può certo permetterselo perché alla sua età ancora lavora e si alza alle sei di mattina anche lei, e vive in un appartamento in affitto a napoli, con prezzi alle stelle. preoccupandosi ogni giorno per i miei due fratelli che anche loro vivono in affitto, uno con moglie e figli.
Ogni mese riusciamo a tenere duro psicologicamente solo se teniamo gli occhi bassi senza guardare al 15 del mese successivo, quando entrano le spese della carta di credito e del mutuo.
E non sono neanche una ragazzina, perché ho 41 anni, e ti assicuro che anche se per adesso magari non si vedono tanto me li sento comunque tutti addosso, uno per uno.
La scelta di andare in campagna, anche se adesso sono felicissima di averla fatta, è stata dettata non da sogni bucolici o romanticherie nostalgiche, ma dal fatto che un appartamento di dimensioni umane costava un quarto di quanto sarebbe costato in città.
La condizione privilegiata in questo momento è di chi ha ricevuto in regalo da genitori previdenti e saggi l’appartamento dove vive, e non avendo una continua emorragia di più di mille euro al mese, che sia un affitto o la rata di un mutuo, riesce a sbarcare il lunario un po’ più facilmente degli altri.
purtroppo non appartengo a questa schiera, e le mie scelte “coraggiose” che io chiamo “incoscienti” le ho fatte lo stesso.
Tutto questo sproloquio solo per dirti che è possibile, per chiunque, venendo da qualunque condizione, avere la vita che si desidera, sacrificando magari altre cose, ma si può. E io ne sono la prova vivente. Almeno fino a quando non verrà la banca a riprendersi la casa, e non è detto che non succeda entro l’anno… nel caso continuerò a scrivere sul blog da sotto un ponte, anche a formello ne troverò uno da qualche parte :-)
[…] come zucca e porro sono così importatnti in questo periodo dell’anno consiglio di leggere l’articolo di Claudia Dallabona, ospitata da […]
@ Maria ti ringrazio per considerarmi “una ragazza”, ma ho una figlia di quasi 20 anni e i “50” mi stanno alitando sul collo! Però sono giovane dentro e questo mi basta. Io posso parlarti della mia esperienza diretta. I miei nonni erano contadini, mia mamma lo è stata fino al 1953, anno in cui si è trasferita in città, a Firenze, con mio padre e mio fratello. Io sono nata in città, ma per problemi di famiglia, sono stata subito riportata in campagna e cresciuta con i nonni, fino all’età scolare. Stavo così bene in quella campagna che non vedevo l’ora che arrivassero le vacanze per tornare dai nonni. Quei prati mi davano il senso di libertà, potevo correre, salire sugli alberi, mangiare albicocche o ciliegie o giuggiole (chiaramente a seconda del periodo) quando volevo, bastava andare all’albero e staccare, niente di più semplice. In città, invece, (dove poi c’era la mia vera casa, dove sono nata, ma che mi è sempre stato difficile considerare tale) i problemi nascevano subito al mattino, appena usciti per andare a scuola: “attenta alle macchine, stai sul marciapiede, a scuola stai buona seduta e non correre..” e pensa te che erano solo gli anni 60! Crescendo, l’adolescenza, la scuola, gli amici ti distraggono e non ti fanno certo pensare a dove abiti. Campagna o città non fa alcuna differenza. Nella mia compagnia c’erano ragazzi che venivano da “fuori” l’unico loro svantaggio era che dovevano rispettare determinati orari per prendere il trenino o l’ultimo pullman che li riportasse a casa. Sono tutti sopravvissuti. Quando sono andata a vivere con quello che sarebbe poi diventato mio marito, abitavo in una delle più rinomate zone di Firenze. Ho resistito 4 anni. Tra i due lavaggi settimanali delle strade (o trova parcheggio, se ti riesce!) la strada imbottigliata dalle auto che strombazzano e producono gas che avrebbero fatto invidia a Hitler, tanto da non permetterti di aprire mai le finestre di giorno, ma solo la notte, le ore passate a mia volta in macchina per raggiungere il posto di lavoro, stavo per andare al manicomio. Bene, con il marito abbiamo preso la cartina, segnato il posto di lavoro e da lì, con il compasso abbiamo tracciato l’area entro la quale potevamo trasferirci fuori dal caos cittadino. Abbiamo trovato questo posto, dove, 20 anni fa, non c’era assolutamente niente, a parte le zanzare e un buon puzzo/odore di stalla, data la presenza, in una delle 3 fattorie di qui, di ben 40 mucche da latte. Ah, per parlare delle condizioni dei contadini, volevo dirti che il terreno sul quale sono state costruite queste casette era del suddetto proprietario di mucche, che, tra l’altro, è anche proprietario di una discreta quantità di case qui, date in affitto.
Mi sono dilungata un po’ troppo, ma mia figlia, che qui è nata, ha avuto come tata la figlia di uno di questi contadini. E’ cresciuta vicino a galline, papere e mucche (un profumino quando tornava a casa….). Più volte mi ha detto che se dovesse rinascere, vorrebbe trovarsi ancora qui..sono contenta e soddisfatta di averle potuto dare questo.
Per quanto riguarda la vita dei contadini nel secolo scorso non era certo facile, ma lo era quella di chi lavorava in fabbrica in città? Dai racconti che i miei mi facevano del periodo delle guerre (i nonni sia per la prima che della seconda) e i genitori solo per la seconda, la cosa che meglio mi ricordo è che nonostante le ristrettezze sia economiche che di libertà, in campagna nessuno aveva patito la fame! E’ per questo motivo che dalla città sfollavano in campagna…ti pare poco?
Detto questo, ognuno è libero di vedere le cose come meglio crede. Io, pur non essendo in una condizione privilegiata, ho ritenuto più soddisfacente vivere così (e guarda che non vivo di agricoltura), tu invece pensi che una scelta del genere, alla maggior parte delle persone non possa essere concessa. Questione di punti di vista….come si dice….il bicchiere com’è: mezzo pieno o mezzo vuoto?
Con affetto Sandra
ragazze,ragazze, quanta animosità, ma noi stiamo parlando di scelte estrmamente importati, credo che Maria , senza che io faccia l’avvocato difensore, volesse intendere proprio questo,ognuno di noi, se felice, deve scegliere il posto dove vivere, senza screditare la scelta dell’altro, per me per esempio vivere in campagna non sarebbe proprio il posto migliore , con tutti i miei problemi di salute, la continua ricerca di medici, cure, ecc.ecc.ecc. basta.. non vi voglio sempre tediare con miei problemi di salute….. magari qualche anno fa , ma.. con il senno del poi…., chissà .. se avessi vissuto in campagna forse nemmeno mi sarei ammalata…ma comunque è andata così..e come maria compro biologico, più naturale possibile. come dice izn, carne e polli “felici” insomma mi difendo come posso. un abbraccio dalla nonna con questa splendida cansone:
cleofe
http://www.youtube.com/watch?v=Jek6iP6AuAQ
Scopro solo oggi questo posto….ma quante cose mi sono persa finora !!!
Che bello anch’io attingo in questo materiale raro e prezioso! Quindi grazie, mi sento più slow (lo sono anche un po’ per natura :-), c’è la voglia di chiudersi a coltivare il calore e la calma. I tre elementi citati è vero sono essenziali e grazie a loro tutto diventa più facile.
P.S. Anche qui ci sono le vacanze autunnali e permettono di riprendere fiato prima del lungo inverno
ho letto questo splendido post ieri. e mi ha scaldato l’anima. di colpo mi sono sentita felice, pur essendo ancora lontana anni luce dalla filosofia di questo posto, delle piccole cose di ogni giorno. la spesa in cascina e la scelta di mangiare solo cibi di stagione, per esempio. ed ho subito gioito della mia settimana di ferie, che qui non ci sono le vacanze autunnali, ma io me le son presa lo stesso. :-)
ah, sì, ho linkato questo articolo nel mio blog. mi è piaciuto troppo per non divulgarlo. :-)
Non voglio entrare nella discussione, perché quando si tratta di scelte personali tutti hanno ragione finché non cercano di imporle agli altri.
Vorrei solo aggiungere che, purtroppo, si è persa l’abitudine di considerare un rapporto fondamentale: quello tra scelta e conseguenze.
Tutti, ogni giorno, compiamo delle scelte, e ci stanno convincendo che le conseguenze non ci siano, siano trascurabili, ininfluenti.
A partire dalle piccole cose (butto l’immondizia, passano a prenderla, problema risolto), fino a problemi più grandi (non ho i soldi per comprarlo, faccio un finanziamento e pago a rate, problema risolto).
Ci stanno fottendo in comode piccole rate.
Perché qualunque forma di pagamento scegliamo per vivere/pagare la vostra vita, il conto ce lo presentano sempre, e il totale (se cambia) non è mai a nostro vantaggio.
Questo secolo si vanta di essere il più razionale della nostra storia, e invece è quello più permeato di superstizioni, credenze e paure. Solo che sono talmente parte della nostra cultura da assumere altre forme e definizioni.
A volte penso che tra mille anni rideranno di noi scoprendo che eravamo convinti, come siamo, di poter trovare una soluzione facile a tutto, anzi, di avere il diritto di volere tutto.
Crediamo ai “gratta e vinci”, alla svolta improvvisa che annullerà tutto con un colpo di spugna, al punto della vittoria sul fischio finale. Pensiamo che l’amore arriverà cadendoci addosso, per il semplice fatto che la felicità ci spetta di diritto.
In qualche modo pensiamo di essere predestinati al nostro futuro, indipendentemente dal nostro comportamento e dalle nostre scelte.
Non esiste più il merito, esiste la fortuna, o la sfiga…
Siamo una società paradossale, e infatti siamo un fallimento.
Spendiamo tutte le nostre risorse perché, diciamocelo, si vive una volta sola, ma poi ci lamentiamo pensando al futuro che si assottiglia.
Non potendo evitare di invecchiare abbiamo smesso di crescere; non solo abbiamo ballato per tutta l’estate, ma prendiamo anche per il culo la formica che è in noi, urlandole che l’inverno non arriverà mai.
Non ci stupiamo nemmeno più quando leggiamo sul giornale “un ragazzo di 45 anni”; ma quando cominceremo a prenderci le nostre responsabilità se non sappiamo nemmeno a che età si diventa uomini? E in che momento essere vecchi è diventato un insulto? Perché continuiamo a dire che a 60 anni siamo di mezza età, quanta gente di 120 anni conosciamo?
Come faccio a spiegare ai miei genitori che si sentono ragionevolmente forti e sani, perfettamente in grado di vivere la loro vita, di fare sport, di amare, che è normale a un certo punto rallentare, senza per questo lasciarsi morire?
In quale momento i consigli del gatto e della volpe hanno smesso di sembrare assurdi?
Forse le cose che dico possono sembrare confuse, e me ne scuso, ma intorno è tutto un vivere confuso.
E cercare di farsi delle domande, di non scegliere sempre il menù del giorno senza chiedere cosa c’è dentro, di compiere mezzo giro intorno al palcoscenico per vedere gli attori da dietro le quinte, significa già compiere una piccola rivoluzione silenziosa.
letture consigliate:
Le avventure di Pinocchio
(C. Collodi)
La parabola dei talenti (con la t minuscola, che pensarli solo come monete è già crearsi un alibi)
(Nuovo Testamento, A.A. V.V.)
@ Zac …..Colpito – affondato! Fin troppo chiaro. Concordo!
…carissimo Zac….come sento le tue parole!!!! le percepisco dal profondo.
Io e il mio compagno abbiamo deciso di fare scelte di vita abbastanza radicali…ma senza rivoluzione interiore non si va da nessuna parte….dobbiamo lavarci dai condizionamenti e capire di cosa siamo davvero fatti, quali sono le nostre reali esigenze e quali i finti bisogni…e la rivoluzione possiamo farla solo partendo da noi….è una gran fatica, perché siamo stra-programmati….quindi dobbiamo quotidianamente de-programmarci e imparare a conoscere davvero noi stessi…per diventare liberi e scegliere.
@Zac: ecco.
izn..ora capisco perchè ti sei innammorata di lui!!!….baci .
questo posto è un incanto!
sono contentissimo 2 volte. la prima perchè ti ho trovata e la seconda perchè sei proprio TU! grazie
@Francesco: penso che il complimento sia diretto a Izn (mi associo, chiaramente!!!!)… Volevo solo dirti che il tuo blog é un posto stranissimo e che mi incuriosice molto (il collegamento con Kiefer, poi, ha fatto riaffiorare teneri ricordi legati al mio primo vero lavoro..). É da dieci minuti che cerco una frase che esprima quello che penso (é troppo complicato, uff…i criceti che muovono le ruotine del mio cervello mi sa che sono in letargo). Fose é il fatto che l´arte culinaria sia sullo stesso piano dell´arte non culinaria, e tutte e due sembrano vissute con la stessa intensa passione…
Grazie anche per il link ayurvedico, sul blog: stavo giusto cercando dei testi per approfondire l´argomento!
Molto bello davvero questo racconto, grazie per averlo condiviso.
@Veronica: grazie a te! Ecco, che il cerchio si chiude e si ritorna a leggere di novembre…
ti rileggo a distanza di un anno e scopro che, in certo qual modo, mi sei entrata dentro. o mi hai insegnato (insieme alla padrona di casa, rendiamone atto) ad ascoltarmi.
che nelle ultime settimane, soprattutto quando sono col cucciolo, i brodi di osso e le minestrine con la zucca e le carote si sprecano. e di là, nella mia cucina, ci son porri, zucche, carote e cavoli.
bacio
@Cembolina: come si dice…quando l´allieva supera le maestre..;-)
Cara Claudia,
questo post è bellissimo!
non lo avevo mai letto… e la soffitta della tua infanzia mi ha evocato mille ricordi simili :-)
Essendo novembre un mese difficile pure per me cerco sempre qualche “stimolo arancione”
Quel che salva letteralmente è la zucca!, come si può stare senza!… è un concentrato di energia solare autunnale, quella caldina, non aggressiva, morbida, giusta insomma
Nella casa della mia infanzia era anche il tempo delle mele e delle pere cotte con la cannella… e si andava ogni tanto giù in cantina a girare le mele dell’orto che erano appoggiati su grandi scaffali di legno… me lo hai fatto ricordare (profumo incluso!)
Grazie… da ri-leggere ogni anno :-)
@Sabine: non sai che piacere, un complimento fatto da te. E pensare che il percorso verso la consapevolezza e’ partito proprio dall’Ostsee :-) Ho ancora moltissimo da imparare…sguish, vado al tuo blog! ;-)