La medicina cinese sostiene che ognuno di noi è una zolla di terra lanciata verso il cielo da una mano invisibile, sulla quale viene impresso in ogni istante il ritmo del sole e delle stagioni. Uau! A me ha sempre fatto un poco impressione, a dire il vero. Quello che mi interessa, da qualche tempo a questa parte, è la conseguenza di tale ragionamento: e cioè che, in ogni mese dell’anno, ci si dovrebbe prendere cura del nostro corpo in modo diverso.
stagionalità ottobre
E intendo “cura” in senso lato, chiaramente (beh… insomma… buona parte dei miei sette neuroni rimasti stanno pensando a cosa cucinare, in effetti). In autunno si dovrebbe “rinforzare la terra”. Vabbè, adesso, con i terreni inquinati che ci ritroviamo, a me sembra quantomeno azzardato andare per boschi, raccogliere il terriccio umido del mattino e conservarlo. O farne unguenti. O mangiarlo, come facevano i monaci. Nella tradizione spagirica il terriccio autunnale, quello delle prime due – tre settimane, veniva consigliato per rinforzare il nostro terreno biologico, e quindi anche le nostre difese immunitarie.
Ottobre, quindi, è il momento migliore per difendere quegli organi che ci mettono in contatto con la nostra parte-terra (intestino e sistema immunitario, apparato genitale…): la sua energia potenzia tutti quegli alimenti e quelle cure in grado di darci l’ultima carica di fuoco prima del gelo invernale (e di farci trovare più resistenti ai malanni che l’inverno si porta con sé…).
Uso le parole di Daniela Marafante, su un “Salute Naturale” di molti anni fa, in un articolo che ha sicuramente contribuito a farmi appassionare a questi argomenti: “Le foglie virano dal verde verso colori più accesi, il color ruggine, il rosso. E tutto questo sta avvenendo anche nel nostro organismo. È come se il sole che abbiamo accumulato nell’estate, la sua energia, stesse scendendo sempre di più verso la parte nascosta della pianta, verso la radice, verso l’essenza. […] Siamo come un sole al tramonto: il nostro corpo sta portando l’energia in profondità”.
È il momento in cui la terra deve ricevere nuovo nutrimento per recuperare le forze e garantire la futura germinazione. Ed allora ecco che ottobre è il mese delle ossa, del midollo, della forza della terra che si asciuga. Come un tramonto, come il momento in cui il fuoco libera la sua energia “fredda”, che è quella che il nostro organismo cerca nei cibi di questo periodo: castagne, melagrana, barbabietola, rafano, radicchio

Ottobre è il mese dei cibi semplici, poco elaborati, dei condimenti essenziali (ma che lo scrivo a fare, sul blog della izn? ;-)). Al bando, quindi, i sughi troppo conditi, i ragù, gli ossibuchi, la maionese, gli intingoli, le frattaglie, specialmente se fritte (tra l’altro, pare tutti concordino che i chili messi su in questo mese siano i più difficili da togliere…). L’organismo, ora, ha bisogno di “asciutto” e di tener lontana l’energia “troppo umida”: poco indicata, quindi, la frutta ricca d’acqua, tipo le pere, le arance o le prugne: molto molto meglio mele o melagrane, per il loro valore astringente. I veri “re della tavola”, che raggiungono il massimo della loro potenza nutritiva in ottobre, sono i fagioli.

Ce ne sono di tantissime qualità e sfumatore di colore (vi siete mai soffermati ad osservare che meraviglia di tonalità crema-rosso-marrone?). Io adoro i fagioli, e devo dire sono uno dei cibi che mi mancano di più (i mitici “borlotti di Lamon”!!). Questa pianta è sempre stata collegata alla “crescita”.
L’omeodieta (disciplina secondo la quale scegliere i cibi in base alla loro somiglianza con un organo vitale potenzierebbe la parte in questione) avvicina la forma di un fagiolo a quella di un rene o a quella di un embrione. Il tema del nutrire, in effetti, è evidente: la polpa è nutrientissima (il contenuto di proteine è il più elevato di tutto il mondo vegetale) ed il suo spingersi verso l’alto sembra quasi ricordare una sorta di volontà di crescere (e di far crescere).
Quello che mi piace molto, una sorta di hobby nell’hobby, è scoprire cibi nuovi. Nuovi per modo di dire… meglio: alimenti di cui non sospettavo la commestibilità e/o la bontà.
La barbabietola l’ho scoperta durante il primo autunno baltico. Non l’ho mai sopportata, in Italia. Ma qui usano molto berne il succo. Me l’aveva consigliato la mia ostetrica, quando ero incinta, in quanto ricchissimo di ferro e vitamina C (che ne aiuta l’assorbimento, combinazione ideale). “Beh” ho pensato “sarà sempre meglio che quelle orrende pasticche che mi spaccano lo stomaco”. In realtà l’aiuto vero è venuto da un buon rimedio omeopatico, ma anche il succo di barbabietola ha contribuito in modo notevole. Contiene acido glutammico, che potenzia l’attività dei tessuti nervosi e cerebrali.
La medicina ayurvedica consiglia di bere il succo centrifugato a colazione o prima di pranzo o a merenda, per calmare il “nervosismo d’autunno”.
Contiene pure saponine, sostanze che si combinano con il colesterolo prodotto dal fegato e ne aiutano lo smaltimento. Non l’avrei mai immaginato: perfetta contro l’affaticamento fisico e mentale e pure depurativa. Si può semplicemente cuocere al vapore o in forno, tagliarla a fette e farne un’insalata assieme a delle patate lesse. L’altro giorno ho mangiato dei sorprendenti gnocchetti alla barbabietola, dal colore delizioso… scommetto che izn riuscirebbe a farne qualcosa di veramente sfizioso. A proposito di colore: quello legato ad ottobre è il rosso. A pensarci bene, quasi tutti gli alimenti di cui ho scritto, vanno dal rosso al marrone. Ci riporta coi piedi per terra, dona vitalità e concentrazione, e ci mette in contatto con la nostra energia più profonda.
Ci sarebbero altri cibi preziosi, in ottobre. Due su tutti: il sambuco e la carruba.
Le bacche fresche di sambuco, dal potere diuretico, aiutano ad eliminare gli accumuli di tossine (responsabili dei dolori reumatici, tipici di questo periodo umido). Si unisce l’utile al dilettevole: una bella passeggiata, la raccolta, un poco di zucchero di canna e di limone. O anche in abbinamento con altra frutta. Cosí, per variare.
Sembra un secolo fa, ma non è poi passato tutto questo tempo… la scuola iniziava il primo ottobre, ed io mi ricordo questa casettina azzurra, vicino alla stazione, con la signora che vendeva caldarroste e carrube. Ora non so se sia ancora facile, in Italia, trovare questo frutto strano, usato già dagli egizi per curare l’intestino. Pare sia un toccasana per chiunque soffra di colite spastica.
Se vogliamo, possiamo farci un promemoria delle verdure del mese (le metto anche in ordine alfabetico, per i piú precisini…): barbabietola, bietole, broccolo/cavolo/cavolfiore, carote, finocchi, patate, porri, radicchi, sedano, spinaci, zucche.
Per la frutta, castagne, cachi, mele, pere, uva.
Ci sono moltissime liste di prodotti stagionali, sia cartacee che qui, in rete. Sono tutte un poco diverse tra loro, ed è anche normale che sia così, che l’Italia è un paese allungato… probabilmente al sud ci saranno ancora gli ultimi pomodori o le ultime melanzane… io ho riportato “i classici”, per cosí dire, la base. Poi, ci sarebbe anche un modo piú diretto, per scoprire quali sono la frutta e le verdure di stagione: andare dal verduraio e vedere quali prodotti regionali (o nazionali) ha a disposizione in questo momento. Parlare con chi ci vende i cibi che mangiamo. Chiedere da dove vengono. Se conosce personalmente chi li produce. Se usano pesticidi. Informarsi, insomma.
Che è anche meglio di tante liste e listone.
Ecco… a questo punto, se io avessi parlato davanti ad un vero pubblico, avrei già capito dalle espressioni dei presenti (o dei non presenti eh eh) se il tutto fosse risultato interessante o meno. Ma qui… che dire? È rimasto ancora qualcuno? Domande? Vado avanti?