Pronto, mamma? Presto, allungami la ricetta degli struffoli che la confronto con quella che ho trovato in rete e… Ricetta? Quale ricetta? Tesoro, gli struffoli li abbiamo sempre comprati, anche quando eri piccola piccola… Vabbeh, ma la nonna li faceva, no? Ehm, beh, no, anche la nonna li comprava, amore mio…
Uffa! Ma com’è possibile? La mia nonna, che purtroppo ho avuto la fortuna di conoscere solo per un arco brevissimo della mia vita, era una sarta, sì, ma lavorava in casa, nella Napoli del… boh… 1930?
Certo, mia madre è del 1945, quindi presupponendo che i suoi ricordi partano più o meno da quando aveva tipo cinque anni; forse ci siamo con quello che il Prof ci dice spesso, e cioè che l’industrializzazione, e il conseguente (tragico!) abbandono delle abitudini culinarie sane hanno avuto inizio più o meno negli anni ’50. Sigh. Sob.
Rivendico il diritto a poter conversare con una delle mie bisnonne. E meno male che ci sono i libri, ma la tragedia è che le vere custodi della tradizione erano soprattutto meravigliose popolane illetterate. E così mi tocca sperimentare, imparare dai miei errori, e sospirare ogni dieci minuti pensando a quanta conoscenza meravigliosa è andata perduta per sempre.
Fortunatamente esiste Gennarino, vale a dire lo stato dell’arte delle ricette tradizionali napoletane (oltre a tutto il – molto – resto), e così non ho fatto altro che seguire le loro indicazioni, compresa quella di non utilizzare lievito, ché per me gli struffoli sono delle palline croccanti, non ariose e non gonfie, solo palline di pasta imbevute di miele e cosparse di confettini colorati all’anice e alla cannella (eh… colorati. Tra poco vi dico).
Caso ha voluto che il mio amico chef di Re Desiderio (che, ve l’ho già nominato? nooooooo…) mi ha fatto dono di un meraviglioso vasetto di strutto felice, fatto con le sue manone cheffose partendo da un maiale di cinta senese dello Spicchio (non so se mi spiego). E gli struffoli, diciamocelo, andrebbero fatti con lo strutto; certo, può essere sostituito con il burro, ma la consistenza e l’aroma sono molto diversi. Consiglio caldamente ai non vegetariani di utilizzare strutto, a vegetariani e vegani invece di provare lo stesso l’impasto con le dovute sostituzioni per non perdere l’occasione di gustare questo piatto semplice, antico e meraviglioso.
Chissà se qualcuno (Claudiaaaaa??? Mi senti anche da laggiù, anzi lassù, insomma dalla culla dell’insediamento umano sulla terra?) ci può spiegare il significato storico-culturale e simbolico di questo piatto, sarei molto curiosa :-)
Ma andiamo per ordine, che la ricetta non è complicata, ma io come vedrete riesco a complicare qualsiasi cosa; ho seguito pedissequamente la ricetta, tranne come al solito la sostituzione della farina 00 con una semintegrale (Floriddia, che ve lo dico a fare), brandy al posto del liquore all’anice, che non avevo home made, e frittura in olio d’oliva (lo so, non si fa, ma mica potevo intaccare la riserva di strutto felice… ho altri programmi per quel vasetto).
Ho usato solo arancia candita perché purtroppo non avevo il cedro e la cocozzata (ho provato a candire la zucca, ma ho fatto un disastro; proverò alla luce di nuovi suggerimenti che ho accolto).
Per il miele ho usato quello di acacia, ma se ne avessi avuto avrei provato sicuramente con qualcos’altro, anche un millefiori. Anche perché l’acacia è quello che ha più potere dolcificante di tutti, e qui, vista la quantità, non serve.
Ingredienti:
400 grammi di farina 1
4 uova
2 cucchiai di zucchero grezzo chiaro
25 grammi di strutto di provenienza supersicura
un cucchiaio di brandy
la scorza grattugiata di mezzo limone
la scorza grattugiata di mezza arancia
una presa di sale
olio extravergine d’oliva
400 grammi di miele di acacia
200 grammi di arancia candita fatta in casa
una manciata di semi di anice verde
mezzo cucchiaino di cannella in polvere
15 grammi di albume
75 grammi di zucchero a velo
un pezzo di cavolo cappuccio rosso
Il giorno prima (se ce li volete mettere) preparate i confettini. Sì, preparate, perché dopo il post del prof sui coloranti non me lo sogno nemmeno di comprare i “diavolilli”; Sara in un commento al post del prof ha segnalato dei confettini di biovegan, colorati naturalmente (carota, barbabietola, clorofilla etc.), ma non so se esistano anche in italia visto che è un prodotto appena uscito; in rete non li ho trovati :-(
Eccovi quindi un tutorial per preparare i confettini in casa. È una cosa molto semplice da fare se si sa come farla; richiede solo un pochino di manualità, e un sacco di pazienza. Prendetelo come un esercizio zen: io mentre li facevo ridevo da sola come una scema pensando a quanto mi avreste flagellato quando ve li avrei fatti vedere :-D
Per primi preparate i confettini all’anice, che sono fondamentali per accompagnare gli struffoli. Preparate la ghiaccia reale (dal nome sembra una cosa pazzesca, ma è solo albume e zucchero a velo) montando a neve i 15 grammi di albume (sembra impossibile, ma si può fare, come vedete dalla foto, con un frustino piccolo), e incorporate poi lo zucchero a velo setacciato un po’ alla volta, mescolando bene. Se non lo utilizzate immediatamente coprite la ciotolina con un po’ di pellicola, altrimenti la superficie potrebbe seccarsi all’aria (molto lentamente comunque).
In realtà ho avuto il dubbio che bastasse una semplice glassa all’acqua (che per chi non ama mangiare uova crude sarebbe l’optimum) ma poi non ho provato perché non ne ho avuto il tempo; se qualcuna di voi prova mi fa sapere? 8-)
Prendete dei profumatissimi semini di anice verde, scegliete dal mucchietto quelli con il peduncolo (non so se si chiama così anche quello dei semi), prendeteli con una pinzetta dal peduncolo e immergeteli nella glassa. Poggiateli poi su un foglio di carta forno e lasciateli asciugare all’aria. Io dopo ho tagliato i peduncoli con una forbicina, perché ho una bambina più sc… ehm rompina di me, però non è assolutamente necessario.
Passiamo ai confettini colorati. Non dovete fare altro che crearvi un colorante naturale (io ho usato un pezzo di cavolo rosso, ma potete utilizzare barbabietola, carote rosse o tutto quello che vi viene in mente di sperimentare) e poi sono andata a leggere un bellissimo post di Dario (uno interessante, non come quelli pro-ogm, eheheh) per imparare come fare ad estrarre il colore.
In sostanza è molto semplice: basta tritare o grattugiare l’ortaggio-colorante, bollirlo in poca acqua per una decina di minuti o poco più, filtrare e lasciar raffreddare. Con il cavolo rosso si ottiene un colore viola rosso molto scuro; aggiungendo qualcosa di acido, tipo limone o aceto, diventa rosso-rosso; mescolandolo invece con qualcosa di basico (ad esempio bicarbonato) diventa un blu-verde. C’è sicuramente da divertirsi usando quello che vi capita a tiro… io almeno mi sono divertita un sacco.
Ricordate però che il colore deve essere molto concentrato, perché se è acquoso diluisce troppo la glassa, e non si solidifica più o ci mette troppo tempo; forse provando a fare la glassa all’acqua direttamente con il colorante, chissà… :-)
Altro suggerimento: *non* usate il liquido della marmellata (senza zucchero) di mirtilli. I confettini non si asciugheranno mai. Come potete vedere dall’assenza di confettini viola nella prima foto, che però sono presenti sulla carta forno ;-)
Insomma, una volta ottenuta la glassa colorata che desiderate, non vi resta che colarla a goccioline sul solito foglio di carta forno e poi lasciarla asciugare (possibilmente all’aria: mi sembra che il termosifone renda il colore più scuro).
Potete anche aromatizzare le goccioline al sapore che volete, facendole colare ad esempio su qualche granellino di cannella tritata.
Il giorno dopo impastate la farina con lo zucchero, le uova, lo strutto, la scorza grattugiata del limone e dell’arancia, il sale e il brandy. Mettete l’impasto in una ciotola, coprite con uno strofinaccio pulito e lasciatelo riposare qualche ora.
Mettete poi il miele in una pentola (abbastanza grande da contenere in un secondo momento anche tutti gli struffoli) e preparate vicino i confettini e i canditi.
Trascorso il tempo di riposo impastate ancora un pochino l’impasto e formate dei cordoncini; tagliateli a tocchetti di un paio di centimetri di grandezza: dovete ottenere delle palline della dimensione di piccole nocciole (le mie erano un po’ grandine; quello nella prima foto è un cucchiaino piuttosto piccolo, tenete conto che le palline dovrebbero essere anche la metà rispetto alle mie – la prossima volta le fotografo vicino a una moneta, eheh).
Voglio autolesionarmi raccontandovi che ho provato ad arrotolare *ognuna* delle palline su se stessa per due volte (come si fa per i panini al latte), e che solo alla fine ho scoperto che questo procedimento serve solo a farle aprire leggermente in cottura (infatti i panini al latte e le brioche lievitano molto meglio se li si arrotola in questo modo prima di fargli fare l’ultima lievitazione).
Nella foto sopra potete vedere a sinistra le palline formate con il sistema folle e a destra quelle normali (e perfette nella loro semplicità).
A testimonianza imperitura di questa sfacchinata assurda (ma molto congeniale a me stessa) che ho fatto, le foto che potete visionare qui sotto, e che potranno nondimeno esservi utili quando un giorno proverete a fare i panini al latte.
Quando avrete davanti a voi una serie infinita di bei pallini equidistanti tra di loro e adagiati morbidamente su un velo di farina (si attaccano che è una bellezza) mettete la quantità giusta di olio d’oliva (o, se siete tra i fortunati a possederne abbastanza, di strutto felice) in una padella di ferro (io ne ho usata una piccola per sprecare meno olio, friggendo pochi struffoli alla volta – calcolatene abbastanza da coprire tutta la superficie della padella senza sovrapporsi), aspettate che arrivi alla temperatura giusta (infilate la solita coda del solito cucchiaio di legno nell’olio – sarà pronto quando una serie di bollicine correranno dalla coda del cucchiai a raggiera verso l’esterno).
Man mano che preparate la dose di struffoli da friggere scuoteteli in un setaccio per togliere l’eccesso di farina, altrimenti l’olio formerà troppa schiuma, che tenderà ad uscire dalla padella mentre friggete, facendo un disastro dappertutto, incendiando potenzialmente suppellettili e cucina, e costringendovi in ogni caso a ricominciare.
Ecco qui sotto la foto degli struffoli (i due tipi, assurdo a destra e giusto a sinistra) dopo la frittura, che come vedete, se fatta nel modo giusto, è asciuttissima (la macchia che vedete sotto non proviene dagli struffoli ma dall’olio che scolava dalla schiumarola). Fate attenzione a non farli scurire troppo, guardate le immagini per farvi un’idea del colore che devono avere.
Appena avrete tutti gli struffoli, magari ancora caldi, scaldate leggermente il miele nella pentola grande (se ricordo bene non deve superare i 40°C se volete che mantenga le proprietà nutritive), spegnete la fiamma e versateli subito dentro, mescolando molto bene (e molto delicatamente per non romperli) per fargli assorbire quanto più miele sia possibile. Aggiungete un terzo dei confetti e dei canditi.
Prendete la seconda metà del limone dal quale avete grattato via la scorza e strofinatelo bene sul piatto dove sistemerete i vostri struffoli. Quando avrete finito posizionatelo al centro del piatto: servirà ad aiutarvi a fare la forma a ciambella che vedete nella foto e conferirà ai dolcetti un profumo splendido (ho preso l’idea su questo sito molto interessante; se volete andate a vedere, ma *fate attenzione alla musica*!!).
Strofinate molto bene le mani con l’altro mezzo limone (quello “spogliato”) e ciambellate (neologismo) gli struffoli sul piatto, comprimendoli un po’ in modo che mantengano la forma una volta raffreddati.
Quando il tutto si sarà raffreddato togliete il limone cercando di evitare crolli (ma il miele dovrebbe tenere insieme molto bene la composizione)e lasciate riposare per un giorno prima di servire (sono moooolto più buoni il giorno dopo).
Lo zac sostiene che somigliano molto alle acciulleddas sarde; vedremo, ché pure loro sono in programma, mica stiamo a pettinare le papere qui :-P
Non posso credere che per palline così piccole hai fatto tutte quelle pieghe… Cosa stavi scontando?!? O quanta agitazione tentavi di tenere a bada?!?
Io nemmeno per i panini faccio tutte quelle mosse… Le sorelle Simili mi hanno insegnato un metodo veloce dee efficace per formare delle palline perfette che non si aprono.
Intanto, BUON ANNO!
Sara.
Di sicuro saranno buonissimi…ma appena ho visto negli ingredienti 400 gr di miele mi sono venuti i brividi. Troppo dolce per i miei gusti, non riuscirei mai a mangiarli…
Cmq devo farti i miei complimenti. Hai una dedizione in cucina invidiabile. Anche a me piace cucinare ma pensare di mettermi a fare una cosa così brigosa come gli struffoli…no grazie!
?!?!? procedimento dei panini al latte per ogni pallina?!?!?!? Sara… non è che puoi aiutare izn a capire cosa c’è che non va? Mi sembra che i cinque pianeti in vergine non siano sufficienti a giustificare un tale gesto… ;-D
Ah! E pure intingere un semino di anice alla volta nella ghiaccia reale non è che sia proprio una roba da nulla…
@Loretta: è quello che intendevo… I 5 pianeti in Vergine iniziano ad essere un alibi che stenta ad avere una sua consistenza… :-))
Grazie, eh!!! Che amiche!! E io che speravo di essere consolata per la mia follia! E comunque non c’è voluto tanto per fare le palline. Giusto quelle tre o quattro ore. Sgrunt.
Allora: oltre ad unirmi al coro di Sara e Loretta (*sospiro*…mi sa che non l´hai preso, il fiore di Bach, eh no…;-)), purtroppo non so nulla degli struffoli, essendo questi dei dolci troppo dolci per i miei gusti. Proprio per questo credo che sia attendibile la loro provenienza greca (ma anche turca, o siriana…), visto che i tipici dolci del Mediterraneo orientale son proprio pieni di miele o zucchero!
Poi, tenendo conto che una volta si mangiavano dolci cosí solo un paio di volte all´anno, poteva anche ben starci, tutto quel miele…
Certo che i napoletani son geniali: solo loro potevano inventarsi la storia dell´8° nano: Struffolo…
http://www.struffoli.it/leggenda.htm
Ciao Izn e buon anno!!!
Lungi da me voler togliere il predominio a Gennarino, però mi fa piacere “passarti” la versione degli struffoli di mio papà, napoletano 100%, a sua volta passatagli dalla mamma, sempre 100% partenopea… li abbiamo appena finiti, purtroppo causa motivi di salute di schiena (sua) ne abbiamo fatti in quantità ridotta e non sono arrivati nemmeno a S. Silvestro….: :-)
500 gr farina 00 (tu poi sostituisci con le tue meravigliose!!)
5 cucchiai di olio EVO leggero (ma l’idea dello strutto nell’impasto mi sconfinfera alquanto…)
5 uova
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
400 gr di miele (millefiori, arancio o limone se possibile, sennò q)
100 gr di strutto
mezzo bicchiere di marsala
cedro e arancia candita (fatte in casa of course)
confettini colorati (quelli a farli in casa non ci ho nemmeno pensato, magari l’anno prox!!)
impasta tutto finchè è setoso, poi prendine un pezzo e, MAGIA, stendilo con la macchinetta della pasta!!! Lo spessore 4 direi che è perfetto, ripassando un paio di volte viene proprio lissia lissia!!!
Dopodichè prendi la “pettola” formata (ihihih, per i non napoletani la sfoglia di pasta) e tagliala a striscioline della larghezza di una fettuccina, circa 5 mm, e poi ognuna delle striscioline a quadratini.
Ora non so spiegarti fisicamente cosa accade, ma a cottura ultimata i quadratini saranno diventati tondini e non sono per niente soffici (anche a me piacciono croccanti, nè ariosi nè gonfi che sennò sembrano castagnole :-)) e soprattutto, sono picocli e non ci vogliono ORE e ORE per appallinare (neologismo anche questo) tutto l’impasto!!!
Dopodichè li friggi nello strutto e il resto del procedimento è identico al tuo, compresa la faccenda del limone per modellare, mio padre fa i cerchi con del cartoncino posato sui piatti di portata e al centro mette un bicchiere, ma è ingegnere a certe finezze arrivano solo loro!!
ok ok ho capito!! :-) stavo giusto scrivendo che va bene anche il miele X che avete in casa, purchè integrale!
Grazie IZN x aver pensato anche a noi vegetariani-vegani & co. ;-) !
Io sono un’eretica degli struffoli, nel senso che non faccio le palline ma seguo un metodo delirante che neanche so come mi sia venuto in mente. Però a detta di chiunque li abbia assaggiati, sono gli struffoli migliori mai mangiati. Magari prima o poi li posto, ma ora no che ho ricominciato la dieta :-). Comunque devo dire che con gli anicini e i diavolilli mi hai conquistata. Te l’ho già detto, è bello sapere che al mondo esista qualcuno folle almeno quanto me. Un bacio
PS: comunque, grazie tantissime per la dritta sui coloranti fatti in casa: qui niente struffoli, ma tutti ´sti cupcakes o muffins che dir si voglia é un poco stufa di farli sempre sempre in tutte le tonalitá del beige. Adesso almeno proveremo con *un* colore, sopra. La bestiola, qui, al momento vuole pane secco e carote crude, perché spera le rimanga conficcato dentro il primo dente da latte, ma ringrazia commossa, che quando c´é da pasticciare non si tira mai indietro!
@Sara 1°lab: mia cara, non è che potresti descriverci che metodo usi per fare i panini al latte? li faccio sempre per le figliole e arrotolo con il metodo illustrato in miniatura (sei veramente pazza, cara la mia izn) dalla nostra cara ospite.
@izn: in montagna ci siamo dedicati a costruire puzzle (davvero rilassante ma un tantinello ossessivo), l’anno prossimo preparerò confettini (analogo livello di follia però più utile) :-))
Adoro gli struffoli, ora li compro (ma solo in una pasticceria che non li fa troppo dolci) mentre fino a qualche anno fa li faceva mia mamma ( e non ti offendere ma così buoni non sono nemmeno i tuoi ;) e lei usava un miele “misto”, castagno (che è amaro e buonissimo) e millefiori , il risultato era eccezionale, non troppo dolce e molto aromatico
Ottimi davvero, purtroppo non ha mai scritto le dosi, sai le ricette una volta erano “ad occhio”
Cmq grazie della dritta sui confettini colorati
Gent.ma Izn, leggo il tuo sito con piacere, tranne quando parli dei bei tempi antichi delle donne. E basta, per favore! Quanti anni hai? Lo sai che la tradizione delle donne in cucina negli anni 50, come ben sottolineato, e cambiata perché le donne, vivaio, si sono emancipate e hanno iniziato a lavorare, e non avevano molto tempo per sognare capponi e fare struffoli. Hanno inoltre imparato che il loro valore non dipende dalla misura, appunto, degli struffoli. A te piace cucinare, ok, affermi cose intelligenti sulla cucina consapevole, il sito e tuo e puoi dire ciò che vuoi, ma ti rendi conto che fare le lodi a una nonna illetterata che pero faceva dolci in casa anziché andarseli a comprare significa lodare l’ ignoranza. Ovvero meglio passare molto tempo in cucina anziché saper leggere e scrivere?? Lo sai che e la cultura che ci può rendere liberi, e che per questo hanno combattuto generazioni di donne? Che, ovviamente, non avevano pero il tempo di fare la pasta in casa? Francamente, trovo le tue affermazioni offensive nei confronti del nostro cervello, e pericolose, in un momento in cui stiamo davvero tornando indietro e vogliono farci diventare tutti angeli del focolare ( anche me, che preferisco nutrire il mio cervello anziché il mio stomaco. Per quello basta pane olio e sale, alla brutta). Graziella.
@Graziella: mia cara Graziella, davvero non so di cosa parli. Non credo di essermi mai sognata di consigliare alle donne (e agli uomini, che vogliamo trascurarli, gli uomini) che vengono sul pasto nudo di bruciare libri e lauree per mettersi ai fornelli :-D
Non capisco veramente perché la cucina e la cultura dovrebbero essere incompatibili. A parte che non tutte le nostre nonne erano illetterate, e quelle che lo erano avevano moltissime conoscenze che noi abbiamo perso e che darei qualsiasi cosa per riavere: a mio parere la cultura non è solo storia e libri, ma anche e soprattutto esperienza.
Credi che io non lavori come una pazza? Certo, ho scelto di lavorare in casa (e in questo momento in Italia è ancora più complicato di quanto lo sia mai stato), ma oltre al blog, che comunque è assolutamente un lavoro, sono anche un grafico e lavoro con il mio compagno per sbarcare il lunario. È dura, durissima, ma nonostante questo trovo il tempo per cucinare e mostrare ciò che faccio attraverso questa finestra che è il blog.
Graziella, non è assolutamente vero che se si lavora non si può fare la pasta in casa. È un inganno, una strategia del consumismo per farci dimenticare ciò che è veramente importante, per sottrarci la nostra indipendenza, quella vera, che non arriva dai soldi, grazie a Dio.
Nutriamo il nostro cervello, e il nostro stomaco, alla stessa stregua. È possibile, è quello che faccio ogni giorno, e se vuoi sono pronta a sostenere un esame per dimostrarti che di cultura ne ho da vendere. Un abbraccio.
p.s.: ho 43 anni suonati… a una signora non si dovrebbe chiedere però!! :-)
Cara Izn, la mia non era una critica al tuo stile di vita, ne’ al fatto che tu lavori o no (sarei stata davvero inopportuna e stupida se l’ avessi messa sul personale), ma solo un moto di ribellione ad alcune frasi che a volte leggo qui . E che forse fraintendo (e se non fossi l’unica?). Hai ragione, fare della buona cucina non significa bruciare i libri, ma se tu Lodi una bisnonna illetterata perché e l’ unica che non compra gli struffoli, scusa, ma puoi permettermi di non capire fra le righe? Non vorrei davvero entrare in una polemica sterile, ma, poiché confrontarsi sul cibo, hai ragione, significa confrontarsi con l’ essenza stessa della vita, e quindi con le aspettative che la società odierna ha nei confronti delle donne in Italia, mi dispiace sempre leggere che se non uso del tempo per cucinare non sono “giusta” o libera. La mia libertà passa attraverso altri confini, ma ammiro moltissimo voi invece che percorrete queste strade. E cerco di imparare, e di mettere in pratica quei suggerimenti che ritengo utili per me. Passando le mie poche ore libere a correre a perdifiato nei campi con il mio cane, O a leggere, non certo a comprare cibi pronti nei supermercati. E allora, alla fine, una richiesta: ci sono ricette semplici e non lunghe da Mettere in pratica per chi vuole mangiare consapevole ma cucinare in fretta? In fondo, forse, il segreto per noi ” eretici” e’ tutto qui.
@Graziella: Graziella, ma io non ho mai detto che la mia bisnonna fosse un’illetterata. Ad ogni modo anche la parola letterato non la trovo del tutto adatta alla questione, visto che tende a indicare una cultura fatta solo di libri, che ben vengano, per carità, ma vorrei sottolineare che la cultura non è fatta solo di lettere (e te lo dico da felice ex alunna di liceo classico).
Non preoccuparti, non la prendo assolutamente sul personale, ci mancherebbe altro, né credo che tu stia facendo polemica. Credo semplicemente di non essermi spiegata bene se ho dato adito a questi dubbi.
Quello che cerco ogni giorno di comunicare attraverso il pasto nudo è che dobbiamo recuperare, e molto velocemente, la cultura del cibo (e quindi della vita!!) che ci è stata sottratta lentamente, così lentamente che non ce ne siamo accorti.
Vale lo stesso discorso che faccio sempre per l’agricoltura e l’allevamento degli animali: non c’è bisogno di essere contadini o allevatori, ma non farebbe male fare uno stage per imparare a fare tutte e due le cose: solo in questo modo sapremmo come fare la spesa, come scegliere gli alimenti e perché, senza farci truffare da persone ignoranti (quelle sì) e grette.
Allo stesso modo, non c’è bisogno di cucinarsi tutto in casa se si vuole essere avvocati, o dottori, o architetti, o qualsiasi altra cosa che implichi la mancanza di tempo per fare tutto il resto (sebbene secondo me il modo giusto di lavorare sarebbe farlo part time, per poter dedicare, tutti, tempo alle altre cose importanti, importantissime, della vita), ma se si vuole mangiare senza avvelenarsi è necessario sapere come farlo, e si può saperlo solo con l’esperienza, quindi facendo, o altrimenti attingendo attivamente all’esperienza altrui.
Ti sembrerà assurdo, ma al momento la classe nella quale riscontro una maggiore ignoranza è proprio quella dei laureati, forse proprio perché si tende a specializzarsi unicamente nel proprio settore e basta, rimanendo ciechi di fronte a tutto il resto. Il mio papà ad esempio era un famoso (a Napoli) avvocato; l’ho amato profondamente, ma anche lui sotto tanti punti di vista era spaesato, totalmente inconsapevole su tantissime cose basiche.
Anch’io leggo tanto, e faccio altre cose oltre a cucinare e a lavorare… certo, vorrei veramente che le giornate durassero 72 ore, ma temo dovrò accontentarmi, almeno per adesso :-) Tu come fai (mia curiosità) a non comprare cibo pronto (intendo anche conserve, scatolame, surgelati e company) al supermercato senza cucinare?? Se acquisti solo materia prima devi per forza passare un po’ di tempo ai fornelli, o no?:-O
Ad ogni modo le ricette semplici qui sul pasto nudo ci sono, e anche veloci. Ne trovi tantissime negli indici, ma se vuoi te le linko volentieri.
Non mi fa paura il confronto, anzi lo cerco e lo amo, soprattutto quando è così educato e gentile come lo poni tu. Chiedimi pure tutto ciò che vuoi, io sono qui. Al chiodo, come sempre :-D
Cara Izn, quasi per gioco ho iniziato a confrontarmi con voi (con te), ma mi rendo conto che e’ molto stimolante (per inciso, sono piu’ vecchia, non ho problemi a dire che ho 55 anni), e mi fa riflettere su aspetti della vita che voglio recuperare. E sto recuperando (ma non in cucina, scusa, non sei ancora riuscita a redimermi).
Non so cosa mangiassi prima, non ne ho molta memoria, durante la settimana tutto alla griglia e verdure crude, il fine settimana ciò che cucinava il mio ex compagno, cuoco provetto, ma che non voleva essere né giudicato né guidato, quindi me ne stavo fuori dalla cucina.
Ora, di nuovo single (ma con cinque gatti e un San Bernardo, quindi in ottima compagnia), mi sono data al… crudismo. Ho elaborato ricette strampalatissime ma super facili (e un po’ dolci, altrimenti non c’è gusto) con cibi da assemblare.
Vivo in campagna, dove vengo vista come un’aliena, perché qui tutte le (ahimè) donne non lavorano e passano il tempo a cucinare manicaretti, ma sono fornita di vicini che allevano il bestiame come Dio comanda (quando però lo ammazzano ti garantisco che sto male per tre giorni, le povere bestie vivono, forse, felici, ma muoiono disperate, fra urla strazianti perché sentono che le stanno portando al macello), quindi, in attesa di diventare vegetariana, mangio carne alla griglia, polenta con farina rigorosamente biologica ma precotta, formaggi di un agriturismo biologico sui monti qui vicino, uova di galline veraci (quelle le friggo) e verdura del mio orto (quando c’è, qui d’inverno non cresce niente, se non le verze, che dopo un po’ ti escono dagli occhi, e le patate).
I vecchi montanari di una volta mangiavano solo polenta e patate, alla faccia delle cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, e campavano cent’anni.
Ebbene sì, ho un piccolo orto, e mi piace moltissimo zappare, coltivare, piantare, veder crescere, anche se per ora i risultati sono disastrosi. D’estate mi va molto meglio, i miei vicini mi regalano chili di pomodori e insalata, per cui non ho problemi. Ho affinato una tecnica particolare di cottura del riso (ti giuro, biologico) pilaf che mi permette di non scolarlo (odio lavare lo scolapasta), e un porridge tutto a crudo con yogurt bio, miele dei monti, fiocchi d’avena, uvette secche e un po’ di mandorle (comprate bio ma già sgusciate, altrimenti non le aprirei neppure) che come sostituto del pranzo è una bontà.
Come vedi, mi arrangio, ho tentato di propinare la dieta Barf (tutto a crudo) anche a cani e gatti, che apprezzavano moltissimo ma alla fine erano talmente magri che il veterinario mi ha intimato di tornare ai cibi industriali. Poi, mi consolo leggendo le vostre ricette e pensando che in futuro anch’io cucinerò così e mangerò sicuramente meglio. Ma di fianco a me c’è un agriturismo che per la modica cifra di dieci euro mi propina cene luculliane (e sanissime, tutto fatto in casa, anche se con eccessi di grassi, ma qui la cucina tradizionale e così, vivo in Oltrepo Pavese).
Certo, non ho figli, quindi posso fare così, però la professione che si fa, davvero, non c’entra. La mia più cara amica è medico del pronto soccorso e quando torna a casa dopo turni di due notti di fila fa torte meravigliose, una mia cugina avvocatessa a mezzanotte prepara i ravioli di zucca con pasta fatta in casa ecc. (io mi rifiuto di dire se sono laureata o no, non mi interessano i titoli). Per quello che riguarda il part time, hai ragione, poter vivere lavorando mezza giornata sarebbe fantastico, ma vallo a dire a Monti (e ai tedeschi). Con affetto, Graziella
E comunque, cucinando nel fine settimana, con il congelatore fai miracoli!!!!
Ma scusa!!! Io nel fine settimana zappo l’orto, cammino ore in campagna con amici e cani (tutti insieme), metto in ordine la casa (mi rilassa tantissimo), chiacchiero, chiacchiero, chiacchiero, gioco con i gatti… E chi ha tempo per cucinare? (Per favore, non buttatemi fuori dal sito, domani ricomincio a lavorare e giuro che sparisco…).
D’estate curo anche il giardino… Figurati se ho tempo. E poi non ho il congelatore, non mettermi idee strane, che già per emularvi ho comprato la macchina del pane (anche se qui lo fanno davvero buono, avete mai sentito perlate del mitico miccone dell’ Oltrepo’ Pavese?). In un outlet, perché qui lo fanno tutti a mano, in casa, nel camino, vattelappesca, insomma la macchina non si trovava. Poi, un tuffo nella civilta’ moderna, et voila’, fra lavatrici e aspirapolveri una moulinex scontatissima!! La agguanto, essendo l’ultimo esemplare e torno a casa gia’ immaginando quanto sarei diventata sana con il mio pane. Compro lievito madre in polvere (pensavate l’ avrei fatto???).
Ho letto e riletto le vostre spiegazioni senza capirci quasi nulla… Ho persino fatto un patto con la mia vicina perché mi facesse lei il lievito madre in cambio della mia famosa macchinetta in prestito la domenica, poi il Naturasi mi ha salvata), mi scaracollo in un paese sconosciuto dove fanno farina macinata a pietra, dopo circa una settimana sono pronta per l’impresa e… l’impastatore della macchina del pane non è della misura giusta e quindi non si può montare!!! Dopo averlo riportato (senza scontrino, l’outlet è ancora in attesa che io lo trovi), mi ritrovo senza né pane né macchina del pane né soldi indietro.
Del congelatore, per ora, non si parla, confido che la signora dell’agriturismo qui vicino non fallisca e non aumenti i prezzi. Ciao Graziella l’eretica.
@Graziella: ahahahahahah!!! Graziella mi hai fatto morire di risate!!! Ti prego fai una borsa e vieni a Formello! Ti do’ io la pasta madre e ti insegno in una giornata full-time a fare il pane in casa velocissimamente, con le farine giuste e senza macchina del pane! Ti aspetto!!! :-)
carissima. stavolta passo. e faccio come tua madre e tua nonna :) BUON ANNO!!!
Conosci questa serie di libri, vero?
http://www.dummies.com/store/Computers-Internet.html
Struffoli for dummies … perfetto.
Bellissimo
Buon 2012
F
Niente macchina del pane il forno elettrico va benissimo ma pure io uso il lievito madre in polvere di Naturasì che con quello fresco non ci capisco niente… Izn, ti propongo uno scambio alla pari!! Un po’ di bianca e spiegazioni per della farina di mais blu biologica americana. Giuro che è a km 0, il volo lo ha fatto nella mia valigia!!!!! :-)
Grazie Izn, verro’ davvero a Formello con grande piacere, ma ora non posso, ho troppe scadenze, mi auguro davvero di poterlo fare in primavera. In cambio ti metto a posto gli armadi.Oddio, ma qui si doveva parlare di struffoli!! Non ditemi che vi ho “contaminato” il sito. Scusate, ma siete tutte così simpatiche che ormai leggervi e rispondervi e’ diventata quasi una droga! Potrei iniziare a cimentami in qualche ricetta semplice (quale? Attendo suggerimenti).Poi spiegarvi come e’ andata, in modo che abbiate conoscenza delle difficoltà di una pseudo cuoca pasticciona e alle prima armi. Buona giornata a tutte, Graziella l’ eretica.
Ti capita mai di incontrare qualcuno o leggere qualcosa ed avere una cosiddetta “epifania”? Sono qui che leggo, rileggo e rimiro le tue foto e l’ammirazione mi tiene la bocca aperta con il rischio che qualcuno mi veda e pensi che mi è presa una paresi! Questo post è magnifico. La tua ricerca, il tuo impegno ed il risultato meritano un plauso. L’effetto che hai ottenuto è quello di avermi appiccicata a te come una cozza. E chi ti molla più? Tanti cari auguri e complimentoni! Pat
@Graziella:sei trooooppo uno spasso da leggere :-)
Sento nel tuo modo di esprimere un pò di me: un petardo allo stato puro :-)
Prova la zuppa del cavolo è una bombaaaaaaaaa
Oppure la fantastica zuppa d’aglio: stratosferica
;-)
@Graziella: anche a me ha fatto scompisciare dal ridere la tua descrizione :-))
per quanto riguarda ricette semplici, guarda, mi permetto di consigliarti la pasta coi semi di papavero (io la faccio senza lievito). Ti garantisco che piú semplice di cosí é quasi impossibile! Ma anche la pasta e patate, che ho scoperto grazie a Sonia e che ogni volta la mangio con gli occhi chiusi e assaporo e mi chiedo come sia possibile che con quattro ingredienti e in modo cosí semplice si ottenga un risultato cosí delizioso!
(entrambe nella sezione “pasta e riso”).
Grazie per l´ondata di vitalitá irresistibile: appena ho letto i tuoi commenti ho preso la bambina – non ho un cane, ma fino ai 5-6 anni si assomigliano molto ;-) – e sono andata a camminare con lei (beh, correre mi sembra eccessivo, qui, che mi viene subito il fiatone, tra caldo e altitudine)!!!!
Ahahahaaha,Claudia…..anche tu sei da riderissimo ;-)
@ Graziella l’eretica: che poi eretica non mi sembri mica poi tanto…! Complimenti per la simpatia :-))
@ Elena Galeazzi: ciao Elena, perdona il ritardo e il fatto che ti faró aspettare ancora. Il metodo è semplice da fare, ma più complicato da descrivere. Cerco di scattare un paio di foto (che daró a Sonia e poi magari pensa a lei a spedirtele. Intanto cerco di mettere giù una descrizione la più chiara possibile.
Buon Anno a tutti,
Sara.
@Sara 1° lab e izn: e se con i potenti mezzi messi a disposizione dalla tecnologia facessimo una sezione filmati su you tube qui sul pasto nudo? che ne dici izn, è una follia?
wow… ma è una meravigliaaaa!! e mi riferisco a tutto! quello che cucini, quello che racconti, quello che fotografi!!! complimentiiiii!!! w gennarino, e w chi come te diffonde queste meraviglie della natura!
un bacio
Anch’io quest’anno li ho fatti ;-) ottimissimi!! al ricetta è molto simile ;-) Buon anno!
graziella…sei di una simpatia unica ..stai attenta a non farti “contaminare” dal pasto nudo ..ehehehehe !!!!
secondo me a te non piace cucinare!! e che c’è di male !!!
ci sono comunque metodi semplicissimi che ti permettono di fare piatti buonissimi e di effetto, (che poi sono i più sani) in pochi minuti …ma sempre che ti piaccia e che ti rilassi…
pechè questo avviene a chi ama cucinare, altrimenti è uno stress!!
a me piace moltissimo quindi , avendo già del mio, con Izn ho appreso tante di quelle cose che ormai è diventata un riferimento .
L’agriturismo vicino casa ..conosci la provenienza delle cose che cucina????
se si ..fammi un fischio ..che arrivo !!!!!
no questa notte eh!!
questa notte ho da fare…. sono una nonna di 64 anni e…
la scopa è pronta———- eeeeeeeeee vai !
questa volta Izn mi cazia sono andata fuorississimo tema !!
parlando di confettini colorati ..e con la curcuma???
vi posso assicurare che colora tantissimo,
la uso spessissimo e per tanti piatti , dal riso al pane, ed è straordinariamente colorante, ned sanno qualche cosa
i miei piani bianchi della cucina . .
mamma mia
che incredibile sei, già gli strufoli sono abbastanza lunghi se poi aggiungi i pallini decorati a mano….. sei troppo unica!!!!
Quante uova per questa ricetta? Leggo e rileggo ma non riesco a trovarle! :)
@malkosh: 4 uova. Sigh. Perdonami. Vado subito a correggere negli ingredienti (grazie di cuore per la segnalazione).
Cmq non c’è bisogno che appallottoli tutte le palline…una volta fatto i serpentelli e tagliuzzi…messi nell’olio bollente si gonfiano da soli e diventano pallini!!! Cosi perdi solo tempo!!!! Te lo dice una napoletana che li fa da anni!!! Un bacione e buona fortuna! ;)
@Roberta: sì è vero ma poi non sarebbe più autolesionista ihihih :-) Nella mia testa volevo ottenere una sorta di sfogliatura, figurati
Ciao! Grazie mille per avermi fatto sorridere (se non sghignazzare ferocemente!).
Con una punta di orgoglio posso dire che mio nonno gli struffoli me li faceva in casa ogni Natale.
E io ora li faccio per i miei bambini e per chi li ama. A volte ho sostituito i regali di Natale con dei piattini (rigorosamente di ceramica) di struffoli. E chi li ha ricevuti ha gradito assai!
Un abbraccio parte-nopeo, parte maltese,
Orsetta.