Esco adesso da una riunione plenaria no stop di quattro giorni con l’influenza dell’anno, gentilmente offerta dalla pulcina in bundle con la sua (e voi sapete cosa vuol dire bambina con la febbre *e* mamma inagibile contemporaneamente, vero?) :-(
Epperò il virus ebbe vita dura, bombardato come fu da tisane aglio e limone, minestrine antibiotiche, zenzero, aglio, cipolle, respirazione yoga, per non parlare dell’embargo totale degli zuccheri, che credo gli dette la botta finale. L’ho anche sentito dire “ma che palle qui dentro, me ne vado” e proprio in queste ultime ore sta preparando borse e suppellettili per trasferirsi in luoghi più consoni.
In tutto questo mica me ne stavo con le mani in mano, nooooo. A letto, armata di iphone e connessione wi-fi sono riuscita a chiacchierare su facebook, lavorare un po’ sul libro pastonudoso, fare una videoconferenza con olmontano (ve l’ho mica detto che ha appena varato, con la mia complicità, il blog della civiltà dell’orto?) su un progetto che riguarda Formello, di cui spero presto vi parlerò.
Con lo zac abbiamo anche finalmente ripristinato i feed (che erano morti da qualche mese, sigh) e mi sa che qualcuno si ritroverà la casella della posta intasata dalle mie chiacchiere, in questi giorni. Scusate, non me n’ero accorta! Se non me lo avesse segnalato Francesco sarei andata avanti senza feed non so per quanto ancora :-(
Certo, ci sono stati anche momenti libro-cuore nei quali lo zac è entrato in camera da letto e ha trovato una izn addormentata sull’iphone, anzi più che addormentata in coma (reversibile). La parte triste è che a quel punto lui aveva ancora di più sulle spalle bambina febbricitante, lavoro, casa, telefonate, colazioni, pranzi e cene, gente che passava e citofonava, spesa (consapevole) al volo; non lo so, se volete fare scuola di circo precipitatevi qui, che abbiamo un’esperienza senza fondo a cui attingere, ormai.
Ma mica potevo lasciarvi senza almeno una ricetta piccolissima (che poi vi aspetta tutta una serie di post discorsivi di cui uno nuovo nuovo che tocca un argomento/alimento finora mai sfiorato, eh eh), e quindi ho pensato di condividere con voi una certa autoproduzione, che ho provato a fare un sacco di volte, ma siccome il mio punto debole è il caramello non mi era mai riuscita come si deve.
Poi è successo che quando ho preparato questa ricetta di Castadiva ho dovuto giocoforza affrontare la bestia nera, e sotto l’attenta guida telefonica della sopraccitata ho visto finalmente compiersi il miracolo nella mia cucina, e sciogliersi lo zucchero proprio come avrebbe dovuto fare (meraviglia delle meraviglie!!!).
E così ho riesumato questa ricetta che avevo visto da Edda l’inverno appena trascorso, e ho preparato le barrette che amo tanto, e che finora ero stata costretta a comprare (a peso d’oro, e avvolte una per una nella plasticaccia che non sopporto) da Naturasì.
È facilissimo farle (se superate lo scoglio caramelloso) e rispetto a quelle comprate vi costano pochissimo, cosa non trascurabile, visto che pare che la pulcina abbia copia-incollato una parte del DNA della mamma che sarebbe stato meglio fosse rimasta fuori, e cioè la passione sfrenata per le cose dolci (tranne le caramelle, bleah).
Ingredienti:
190 grammi di semi di sesamo
60 grammi di mandorle con la buccia
160 grammi di zucchero grezzo chiaro
80 grammi di miele di acacia
un limone felice e splendido
olio di mandorle (va bene anche extravergine di oliva)
Per prima cosa ricoprite la leccarda del forno o una teglia larga e quadrata con la carta forno che avrete unto con l’olio di mandorle, e mettetela da parte.
Portate il forno a 150°C, spargete, in un solo strato, i semi di sesamo e le mandorle in una teglia bella larga, e lasciatele tostare per quindici minuti.
Intanto mettete zucchero e miele in una padella, devono formare uno strato sottilissimo, e posizionate sulla fiamma media. Piano piano i granelli bianchi scompariranno e si scioglieranno (non dovete assolutamente mescolare). Appena il tutto acquisisce un colore scuro e fa un po’ di bollicine (nel suo post Edda spiega di aspettare che lo zucchero faccia dei fili, cioè se immergete le punte di una forchetta nello zucchero dovrebbe filare, o di misurare la temperatura di 130°C; io non avevo il termometro e non ho visto fili, ma è andata bene lo stesso), versate il sesamo e le mandorle ancora caldi di forno e la scorza grattugiata del limone, e mescolate pochi minuti fino a quando non si forma una massa.
Versate immediatamente il tutto sulla carta forno, tagliate il imone a metà, infilzatelo con la forchetta dalla parte tonda, e usate la parte piatta per livellare la massa. Questa operazione darà un delicato e gradevolissimo sapore di limone alle barrette, e vi eviterà di ustionarvi. Lasciate asciugare e indurire per una notte (seeee… vabbeh, un paio d’ore, su). E buono sgranocchiamento :-)
ma che bellini!! …dì la verità…hai usato squadra e righello per tagliarli?!?! :-D
quanto mi piacciono..grazie per avere condiviso la ricetta!!!
Io invece avevo proprio del tutto rinunciato da tempo a comprare queste barrette per la spesa troppo elevata.
Che dire,adesso?????GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
In Sicilia il croccante di sesamo si usa molto e si chiama “giuggiulena”. Si usa mangiarlo soprattutto durante le festività natalizie insieme al croccante di mandorle. Entrambi sono tra i miei dolci preferiti e, aggiungo, senza grassi animali! Buoni e sani.
Grazie anche da quaggiú!!! Ho giusto giusto un sacchetto di semini di sesamo che si stanno deprimendo perché si sentono inutili, qui in cucina!!
(poi un giorno mi spiegherai perché sei cosí cattiva con il tuo corpo e lo fai lavorare anche quando ti supplica in ginocchio di dargli un paio di giorni di ferie. Nemmeno il diritto alla malattia, gli dai. Sei peggio dei cinesi. No, no, il made in Izn non é fair-trade. Ahahahahahahahha ;-)))
Ma…Sonia! Che meravigliosa padella di ferro ferrosa vedo!! L´hai condizionata? ;-))))
stomaco APRITI: SESAMO in barrette!
E’ più o meno la ricetta della giugiulena siciliana, noi aggiungiamo della buccia d’arancia essiccata al sole (non le scorzette candite) e la cannella in stecche entrambe pestate prima ben bene e poi aggiunte in cottura con lo zucchero. Il risultato è moooooolto profumoso. Sì, le prepariamo a Natale ma conservate nei barattoli di vetro “quattrostagioni” restano croccanti per diversi mesi. Non le ho mai guardate come “barrette”, più come il tesoro nei barattoli della mia nonna…
Izn…..io penso di amarti :-)))))))))))))))))))))
no, ecco, tu solo spalmando con un limone sei riuscita a livellarli così? roba che nemmeno un geometra… per il resto cito franci & vale. devi aver usato squadra e righello. devi.
non possono essere solo i pianeti in vergine…
comunque ti amo anch’io. sallo.
:-)
Izn, ma perché il tuo sito mi mette in corpo più voglie di quante ne avessi in gravidanza???
Vogliobarrettevogliobarrettevogliobarrette… ecco. ora devo farle, altrimenti mi sa che mi rimane il segno sul bambino, anche se ormai ha 5 anni e dal mio corpo è “fuori” da tempo!
(durante la gravidanza ho avuto una voglia non soddisfatta di zenzero e adesso lui ha un bel segnetto della forma e colore della radice di zenzero fresco!).
PS: Hombre, sei fortissimo!
Baci,
Monica
hombre nei commenti del pastonudo mi era sfuggito…
(meraviglia!!!!!!!!)
Ohh finalmente sono tornati i tuoi feed!! Ora vado a rileggermi i post che ho perso per strada.
Grazie per queste splendide barrette! Stavo giusto cercando la ricetta e le tue sono sempre meravigliose!
Vale
questa barrette sono state la mia gioia quando lavoravo in erboristeria :P
che buone!!!
Fatte ieri sera e già requisite da mia figlia e distribuite ai compagni di classe. Buonissime,
grazie Izn
Cara Izn, io userei lo zucchero bio integrale, cioè nel senso che ormai è l’unico zucchero che usiamo in casa,…. cosa dici…. mi arrischio a usarlo per questa ricetta, o succede un pasticcio (ma in fondo…. quale…? o no…?). Attendo tuo parere… Abbracci!
Silvia N.
Ciao! …è la prima volta che vi leggo ..blog carino ed interessante.
..però volevo segnalarti, a proposito di questa ricetta, che secondo la medicina ayurvedica il miele riscaldato oltre i 38° diventa TOSSICO!! ..forse sarebbe meglio trovare il modo di preparare in altro modo le barrette di sesamo (buonissime, peraltro), forse utilizzando solo zucchero grezzo …o mischiando il miele a freddo quando i semi si siano raffreddati.
Ada
@Ada de Angelis: Ciao Ada, benvenuta sul pasto nudo. Interessante la tua obiezione, io sapevo solo che oltre i 40°C il miele perde le sue proprietà nutritive, ma non ero a conoscenza che per l’Ayurveda fosse addirittura tossico. Potrei sapere esattamente perché?
Il problema è che il miele freddo sarebbe appiccicoso e non terrebbe insieme le barrette, al limite meglio usare solo zucchero.
Ovviamente queste barrette non sono sicuramente un presidio salutistico, come tutto ciò che è molto dolce. Le ho presentate solo per un consumo occasionale e per poter evitare a chi le vuole di spendere molto per acquistarle (oltre all’involucro di plastica e tutti gli annessi e connessi).
Ciao! ….secondo la concezione della medicina tradizionale orientale (quella ayurvedica, come anche quella cinese) la tua domanda non ha una gran rilevanza (come avrebbe invece x uno scienziato occidentale). …vedi, nella concezione orientale si considerano gli equilibri e squilibri dei 5 elementi nel corpo umano, che in ayurveda sono i componenti dei 3 dosha. I metodi di diagnosi dell’ayurveda tendono fondamentalmente ad individuare eccesso o difetto dei 5 elementi (e quindi equilibrio/squilibrio dei dosha) e l’eventuale presenza di “ama” nell’organismo -cioè tossine, che impediscono al corpo di funzionare al meglio, se addirittura non arrivano a bloccarne il funzionamento-
Il miele riscaldato oltre i 38° è tossico xché provoca un aumento di ama, cioè tossine.
Tu mi chiedi “xché esattamente”. Le antiche medicine orientali non funzionavano secondo i principi della scienza occidentale moderna. Nei testi classici antichi, si trovano molte indicazioni sugli effetti degli alimenti, che possono essere curativi o causa di squilibrio e malattia. Vengono presi in considerazione i “6 sapori” fondamentali, che possono favorire o aggravare un certo dosha, e quindi in questo caso si può parlare di un “xchè”….. ad esempio, il miele è riscaldante (a differenza dello zucchero), e quindi, soprattutto unito di volta in volta alla spezia del caso, si può usare come medicina x ridurre kapha: quindi, ad es. miele con pepe nero cura tosse e raffreddore, riduce i muchi…. miele con acqua tiepida anche riduce kapha, e fa dimagrire, mentre miele con acqua fredda ha effetto contrario, miele acqua e succo di limone (a temperatura ambiente) è una bevanda tonica, adatta agli sportivi ..e così via…. Se il miele è riscaldante già di suo, metterci il fuoco (riscaldandolo) è ovvio che crea un eccesso di calore che può sbilanciare pitta, ..fatto sicuramente negativo. Ma x quello che riguarda il motivo x cui è tossico, non so se sia data alcuna spiegazione: fa aumentare le tossine se riscaldato oltre i 38°. Questo si evince dalla diagnosi del polso. L’importante è sapere questo. In ayurveda fondamentalmente si cerca di far rientrare gli squilibri prima che diventino malattia e si cerca di ripulire regolarmente il corpo dalle tossine accumulate, cercando nel contempo di seguire un’alimentazione ed uno stile di vita che ne facciano accumulare il minor quantitativo possibile. Da questo punto di vista mi sembra chiaro che importa sapere cosa può far aumentare le tossine, il xché diventa di secondaria importanza…. (a volte i xché vengono dimostrati in seguito, dalla scienza moderna….. ..può darsi che il calore oltre quella certa soglia induca delle modifiche cellulari nel miele che lo rendono tossico, volendola vedere dal punto di vista di uno scienziato occidentale…)
x le barrette, basta prendere un miele molto liquido (quello di acacia di alce nero è molto liquido, ad es.), e si può tranquillamente usarlo a freddo …invece di fare barrette, si possono fare palline, forse più facili….. e sono un ottimo alimento! i semi di sesamo sono una gran fonte di calcio, e di sali minerali……. il miele è ricco di vitamine e sali minerali…. senza eccedere, ovviamente!
Cara Ada trovo la tua risposta così frivola che ho provato una carta sonnolenza nel leggerla.
Non fai che ripetere che l’oriente ha un approccio diverso dall’occidente su ciò che riguarda la medicina e la scienza in generale ma così facendo eviti la domanda che ti è stata posta.
Circumnavigare un’isola non porta certo a nuovi orizzonti, anzi piuttosto alla stessa monotona vista, che, a lungo andare, risulta noiosa ed improduttiva per la nostra mente.
è facile rispondere così: la medicina orientale non si preoccupa del perchè!
troppo facile è altresì liquidare un argomento così serio con una manciata di nozioni particolari sulla medicina ayurvedica.
Perchè il miele se scaldato oltre una data temperatura diviene tossico?
Senza nulla togliera all’oriente che anzi è pieno di meravigliose conoscenze a noi ancora del tutto ignote, per me la scienza è fatta da sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.