Se non sbaglio sul pasto nudo non c’è neanche un dolce piccolissimo al cioccolato, e questa è una mancanza che non ha motivo di esistere visto che io con il cioccolato ho un ottimo rapporto, anzi, direi di sudditanza, come ogni goloso che si rispetti.
torta caprese ricetta
Vi dirò di più, che qui in casa zac dolci al cioccolato non se ne vedono tanti perché la tavoletta come arriva così sparisce; sarà che per molto tempo ce ne siamo privati per via degli additivi (anche nel bio non è facile trovare un cioccolato di buona qualità), sarà che la mia mamma me l’ha un po’ demonizzato, l’alimento degli dei, e me ne dava un miniquadratino solo in casi rarissimi, sarà che quella sulla quale abbiamo finalmente trovato un accordo è irresistibile, ma in un modo o nell’altro non ho mai abbastanza materiale per poterci tirare fuori un dolcetto degno di questo nome.

Che poi ho capito perché la mia mamma me ne dava in dosi omeopatiche: se provo a dare a Emma un pezzettino di cioccolata mi ritrovo ad avere a che fare con la versione femminile e duenne di quel personaggio di Looney Tunes, come si chiama, quello che arriva in un vortice con la lingua lunga e distrugge tutto quello che trova – ah sì, Taz, il diavolo della Tasmania).

Nell’ultimo mese invece, galeotta la dieta primaverile dello zac, ho avuto la cioccolata a mia completa disposizione (con somma disperazione e invidia del suddetto), e così ho potuto finalmente provare a fare un dolce che mi è sempre piaciuto tantissimo, e che fa anche parte della mia beneamata tradizione partenopea, cosa può volere di più una nostalgica auto-esule?
In rete ne esiste principalmente una versione, quella di Lidya, che non sono stata capace di trovare (credo sia in un forum), ma che ho recuperato dal bel blog dello spilucchino.
dolci tradizionali napoletani
Io avevo però una ricetta che mi ha allungato più di un anno fa Arcangela, la fidanzata del mio fratellino, che a sua volta l’ha avuta da un’amica che l’ha carpita ad una famosa pasticceria caprese (eh eh… ‘sti napoletani), e così ho voluto provare quella, se non altro per fare qualcosa di diverso. E ho anche perpetrato un sacrilegio imperdonabile: all’ultimo momento ho aggiunto il contenuto di un intero baccello di cardamomo, che in quel momento mi sembrava fosse lo sposo perfetto per tutta quella cioccolatosità.
E non me ne sono pentita, no no no.
Per quanto riguarda la cioccolata, negli ultimi tempi (che durano da un paio d’anni, eh eh) ci siamo fissati con un bloccone fondente della Vivani che troviamo da Naturasì; inizialmente l’avevamo scelta perché era l’unica che non aveva la lecitina di soia tra gli ingredienti, poi… l’abbiamo assaggiata. E dire che io ero un’irriducibile della cioccolata al latte. Dimenticata per sempre :-)
Perdonate ma a questo punto devo aprire una piccola ma importante parentesi: le righe che avete letto sopra non sono assolutamente pubblicità, e *non* sono stata pagata per parlare di questo prodotto; come sapete mi piacerebbe trovare un modo per guadagnare con il blog, ma non sarei mai capace di dire cose che non penso, anche se mi seppellissero di denaro e potessi farci i tuffi come un pesce baleno come paperone; e anche se dovessi dire cose che penso, non accetterei di dirle in modo prezzolato.
Lo dico perché la rete ultimamente ribolle infastidita e un po’ scandalizzata dai tentativi subdoli e maldestri, ma spesso riusciti, di ottenere pubblicità a prezzo zero da parte di alcune aziende che sfruttano la nostra buona fede; andate a leggere la conversazione molto interessante che si è svolta da Enza e capirete la mia precisazione. Chiusa parentesi.
torta caprese ricetta facile
Immagino che tutti conosciate questa torta fantastica; per i pochissimi che non lo sapessero, è totalmente avulsa da farina (e quindi glutine), essendo composta praticamente solo da cioccolata, zucchero, mandorle e burro.
Ne studierò una versione bionutrizionale con l’olio, prometto, ma questa dovreste provarla. Quando volete trasgredire.
Le dosi che ho usato io sono per due capresine piccolissime, delle quali una va mangiata e l’altra (andrebbe) regalata a qualcuno che amate molto. Certo, però se chi amate molto vive con voi… beh…
Un ultimo appunto prima di lasciarvi a tu per tu con la ricetta: tra le mandorle dolci che acquisto io ce n’è sempre qualcuna amara, cosa pessima quando si ha l’abitudine di mangiarle da sole (come faccio io), ma assolutamente ottima se bisogna fare un dolce come questo (nel quale il sapore deciso del cioccolato rischia di coprire quello delicato delle mandorle), perché regalano un aroma molto più intenso, in modo che non ci sia bisogno di utilizzare l’aroma artificiale (anatema!!!!) di mandorla, come ho visto in tante ricette che girano.
Cercate quindi una confezione di mandorle che ne preveda qualcuna amara (di solito sono 3 o 4 in un pacchetto grande – non di più perché sarebbero velenose).

Ingredienti:
100 grammi di zucchero grezzo
100 grammi di cioccolata fondente 70%
150 grammi di mandorle con la buccia
125 grammi di burro
2 uova e mezzo (o tre piccole piccole)
1 bacca di cardamomo

Il procedimento è semplicissimo; per prima cosa preriscaldate il forno a 150°C.
Prendete 100 grammi di mandorle e tritatele piuttosto finemente nel mixer insieme allo zucchero. Tritate i restanti 50 grammi a coltello; scegliete la grandezza dei pezzettini a seconda dei vostri gusti e di quanto vi va di ritrovarveli sotto i denti quando mangerete la torta; io li ho sminuzzati piuttosto grossolanamente.
Sciogliete a bagnomaria il cioccolato con il burro e lasciate intiepidire il composto prima di utilizzarlo (mica vorrete cuocere le uova, eh!?). Aprite la bacca di cardamomo, prelevate i semini e tritateli più finemente possibile con il coltello. A parte sbattete le uova con una frusta; ho letto che alcuni montano i bianchi a neve separatamente, io non l’ho fatto perché ricordo la caprese come una torta bella densa, ma la prossima volta ci proverò, per curiosità.
A questo punto mescolate tutto insieme, e versate in due piccole tortiere del diametro di 14 centimetri (io ho usato queste), ben imburrate e infarinate. La versione grande (con il doppio delle dosi descritte da me) andrebbe cotta per un’ora a 150°C. Io le ho cotte una mezz’oretta, ma se dovessi rifarle le lascerei altri 5 o 10 minuti; Il problema con la caprese è che dentro *deve* rimanere umida, quindi la prova stecchino è fuori questione: bisogna procedere per tentativi successivi.
Una volta fredda spolveratela con lo zucchero a velo e servitela con ricotta freschissima, o – se avete tredici anni o in alternativa siete adulti ma vi sparate dieci chilometri di jogging un giorno sì e uno no – con un po’ di panna montata. Rimane ottima per tantissimi giorni ed è sicuramente più buona mangiata dopo un giorno di riposo :-9