Dunque dunque, ecco la pietra dello scandalo! È con questo che ho costretto la padrona di casa a fare ore e ore di ricerche sul pangiallo e ad istruirci per bene su questo dolce tradizionale che personalmente avevo sempre ingiustamente un po’ schifato… quindi mi aspetto come minimo un bel grazie per aver spinto izn a regalarci quella stupenda ricetta.
Vi dirò di più: con questo post ho sfidato (e vinto) i ben cinque pianeti in vergine della suddetta padrona di casa con il fascino irresistibile del senso dei gemelli per la libertà. Eh sì, perché lei non avrebbe mai e poi mai pubblicato una ricetta che contempla un cioccolato che non è ancora stato recensito e per di più di una casa di cui la mia rubrica ancora non si è occupata.
Ho faticato un po’, ma ormai i nostri dolci erano stati preparati, le ricerche avevano dato i loro bei frutti ed era difficile resistere allo spirito fanciullesco di un esperimento così giocoso… e così i cinque pianeti in vergine hanno, per una volta, vacillato. Prometto solennemente di non farlo più (non diteglielo che ho incrociato le dita, eh eh eh :-)).
Tornando alla ricetta, l’idea mi è venuta perché tempo fa izn mi aveva chiesto se c’era qualche ricetta tipica dei Castelli Romani da proporre, ma lì per lì mi erano venuti in mente solo la porchetta e le coppiette… pensa che ti ripensa però, mi sono ricordata che qui il pangiallo è un dolce immancabile a Natale. E mi sono detta che mi sarebbe piaciuto provare a farlo, se non fosse che non mangio né nocciole né noci e che non provo praticamente mai ricette che poi non posso mangiare. Di lì a proporre la doppia ricerca pangiallesca è stato un attimo!
Mi sono quindi messa di impegno a rivedere la ricetta che si utilizza qui a Genzano e ne è uscito fuori un dolce parecchio diverso che però è piaciuto molto a tutti quelli che l’hanno assaggiato… l’ho ribattezzato pangiallo castadivino (tanto per non tirarsela, insomma…).
Cosa ho cambiato rispetto all’originale: innanzi tutto ho aumentato il cioccolato, tanto. Altrimenti non avrebbe potuto essere una ricetta a marchio Castadiva. Avrei tanto voluto usare delle fave di cacao nell’impasto, ma di biologiche non ce ne sono in giro e allora ho usato un cioccolato che dentro ha della granella di fave di cacao. Non ho ottenuto l’effetto che avrei voluto dal punto di vista della croccantezza sotto i denti, ma a livello di sapore sì. Il cioccolato e l’azienda che lo produce saranno oggetto di due post in futuro.
Ho eliminato la glassa che, per la cronaca, non è per niente gialla, anzi! L’originale prevede di strofinare il dolce con una pasta densa fatta con latte e cacao; non mi convinceva e non mi piaceva esteticamente e dunque l’ho cassata senza pentimenti, che tanto il cioccolato che ho messo nell’impasto basta e avanza!
Ho cambiato la frutta secca. Ho tolto noci e nocciole e ho inserito i pistacchi, ho eliminato lo zibibbo e diminuito molto l’uva sultanina per aggiungere nell’impasto dei ribes rossi e delle albicocche secche. L’ho profumato con dello zenzero candito e della scorza di limone e arancia (anziché solo arancia) e gli ho dato un tocco di personalità utilizzando il miele di castagno che ha un sapore particolarissimo, che io adoro. Per finire ho pastonudizzato il tutto sostituendo la farina 00 con la 1.
Ecco. Praticamente non è più un pangiallo, direte voi. Può darsi… ma a me piace un casino e almeno lo posso mangiare! Anzi, l’ho finito e mi tocca rifarlo, perché da brutto anatroccolo dei dolci natalizi è diventato uno dei miei preferiti ;-)
Ingredienti:
20 grammi di mirtilli rossi essiccati
25 grammi di zenzero candito sminuzzato
30 grammi di uva sultanina rinvenuta in acqua
50 grammi di albicocche secche in pezzi
20 grammi di mandorle non pelate tagliate a metà
30 grammi di pistacchi non pelati
15 grammi di pinoli
60 grammi di cioccolato fondente 80% con fave di cacao Alce nero
0,5 grammi vaniglia in polvere (1/2 cucchiaino raso)
50 grammi di miele di castagno
30 grammi di miele di acacia
70 grammi di farina 1
la scorza grattugiata di mezzo limone piccolo
la scorza grattugiata di mezza arancia piccola
Mescolate tutto tranne il miele in una ciotola.
Scaldate il miele fino a farlo diventare liquido e versatelo sugli altri ingredienti. Mescolate con le mani finché è tutto ben amalgamato e si ottiene una bella palla leggermente schiacciata (se dovesse appiccicare troppo sulle mani spolverizzare leggermente di farina).
Avvolgete nella pellicola senza PVC e fate riposare 24 h.
Infornate a 160°C per 30 minuti. Fate raffreddare bene prima di servire.
E’ bellissimo anche qusto…mi sa tanto che li faccio tutt’è due!! ma visto che avete fatto un sacco di ricerche, che differenza c’è con il panforte di Siena? Beh a parte la frutta secca…ma intendo proprio come metodo mi sembra simile, o no? … perchè farlo riposare 24 h? devono assestarsi gli ingredienti?
grazie, franci
…è guerra aperta ormai,eh!!!!!E brave ste donne!!!!
Bella e buona questa ricetta.
sarà un pò arduo trovare i mirtilli rossi essiccati?
Si trovano nei negozi del bio?
@soniuccia68: io li trovo solo nei negozi bio, credo che tu possa provare da NaturaSì. Comunque sono prodotti dalla rapunzel (potevo scriverlo vero?!?)
@franci e vale: devo approfondire il panforte, non conosco il procedimento con il quale lo si fa… non so esattamente perché si fa riposare l’impasto, ma penso che la cosa abbia a che vedere con il raffreddamento del miele e dunque con la compattezza dell’impasto…
ciao, passo la volo per augurare a te e a tutti i pastonudisti un felice anno nuovo
baci
mamma mia che ricette bbbbbbone! :-)
causa trasloco :-) :-) :-) sono temporaneamente senza internet (scrivo da casa dei miei), ma appensa me lo riallacciano uno di questi libidinosi dolci s’ha da fare!
auguroni per l’anno in arrivo a te, famiglia e a tutti i pastonudisti,
Barbara
Loretta boonoooo!!
auguri a te a emi e a gaia baci fortunosi!!
Mi piacerebbe provare a fare una crema spalmabile di nocciole e cioccolato tipo quella molto famosa, sapresti consigliarmi qualcosa? Grazie mille