Siete in tanti a chiedermi come mai la sezione pesce del pasto nudo languisca, e in effetti devo dire che mi piacerebbe veramente averlo molto più spesso in tavola, ma sono tali e tanti i problemi del nostro mare che sono sempre timorosa ad approcciare questo argomento :-P
Fatto sta che il mare credo sia uno dei concetti, anzi delle energie, che più amo in assoluto, visceralmente. Con il mare ho un rapporto meraviglioso, lo capisco e lo sento parte di me. Quando non mi sento bene mi basta trascorrere un po’ di tempo su una costa, una spiaggia, uno scoglio o un molo e comincio subito a star meglio.
Ecco perché sapere che le sue condizioni, e quelle dei suoi meravigliosi abitanti, sono così tragiche, mi intristisce particolarmente. Non tutti sono a conoscenza di quello che abbiamo combinato nell’ultimo secolo; molti ne hanno sentito parlare di sfuggita o hanno seguìto distrattamente una notizia o l’altra, ma la verità è che qui stiamo parlando di fanghi tossici industriali, scorie radioattive, vortici di plastica (roba da 100 milioni di tonnellate!) che formano delle vere e proprie isole alla deriva, e ovviamente uccelli marini e pesci intossicati da rifiuti gettati nel mare.
Non mi dilungo su quest’argomento perché veramente mi ferisce al cuore, ma se volete approfondire indossate uno scafandro bello solido e andate a leggere qui e qui, o ascoltate il discorso di questa donna.
Sul discorso poi del pesce allevato ci sarebbe tanto da dire. Se volete averne un’idea andate a guardare questo post (del 2010!) di Maurizio Cortese su Dissapore, e soprattutto leggete i commenti; vi renderete conto di come la situazione “acquisto pesce” sia contorta, intricata e soprattutto… sommersa. Vogliamo parlare di cosa pensa Slow Food del salmone (il post originale, per chi legge l’inglese, è qui)? Meglio di no, và.
Insomma, ecco perché col pesce ci vado molto cauta, e le pescherie dove vado io hanno il terrore quando faccio ingresso, con la faccia a punto interrogativo. Vorrei un pesce pescato, ma dove è stato pescato, in quale zona esattamente, quant’è profondo il mare in quel punto, ed è un tipo di pesce che potrebbe ospitare l’Anisakis (bleahhhhh!!!), nel caso è stato abbattuto, sì, siamo sicuri ma proprio sicuri sicuri? Perché a me il pesce piace crudo o quasi e bla bla bla.
Fu così che l’altro giorno lo zac, stufo dei miei cinque pianeti in vergine e in crisi di astinenza da iodio, decise di uscire alla volta di una pescheria di Sacrofano a caccia di polpo. Sarebbe anche andato tutto bene, se il suddetto non fosse tornato con una piovra di tre chili che se fosse stata viva ci si sarebbe mangiata lei a noi. Sembrava il cane di Andersen con gli occhi (in versione ventosa) grandi come piatti. E alla mia domanda “e mò che ci vuoi fare” l’impetuoso giovine sbotta in un: “o purp se coce rint all’acqua sua” (ma non ero io la napoletana!?), prende un pentolone gigante, ce lo ficca dentro, ci aggiunge qualche erbetta, copre e lo sbatte sul fuoco, senza neanche un filo d’acqua.
Io intanto non potevo esimermi dal raccontare (lo faccio ogni volta che vedo un polpo, è una compulsione) l’aneddoto di mio padre che, quando da piccolo passeggiava sul gelido e ventoso lungomare partenopeo, per scaldarsi suggeva il brodo di polpo bollente da una tazzina; i polpari bollivano la piovra a lungo e insieme al brodo ti beccavi anche *un* pezzo di tentacolo, così calloso che lo tenevi in bocca per mezz’ora tipo gomma da masticare.
E comunque io la sapevo, questa cosa dell’acqua sua, l’avevo anche letta qualche tempo fa qui su Dissapore. Ma a casa mia, casa di napoletani doc, eh, il polpo si faceva con le tre calate nel pentolone, e io sempre così l’avevo fatto fino adesso.
Una delle ricette più semplici al mondo, fa tutto il fornello. Il polpo viene morbidissimo, quasi si scioglie in bocca. L’agghiacciante verità? A me il polpo piace gommoso. La prossima volta tre calate, come mi ha insegnato la mamma, e poi in acqua bollente, muahuahuahuahuah >:-) Poi un giorno darò anche una chance a questa ricetta (a trovare il gochugaru o.O), che pure sembra molto interessante.
Ingredienti:
1 polpo
olio extravergine d’oliva
un paio di spicchi d’aglio
due o tre foglie di alloro
un limone (o un po’ di aceto)
peperoncino (facoltativo)
prezzemolo come se piovesse
Sciacquate il polpo, eliminate le membrane scure tra un tentacolo e l’altro e mettetelo in una pentola capiente con un filo d’olio, gli spicchi di aglio schiacciati e le foglie di alloro. Coprite e mettete sul fuoco a fiamma molto bassa.
Dopo un’oretta – il tempo deve variare a seconda della grandezza del polpo – controllate la cottura (io assaggio, ma immagino ci si possa limitare a pungerlo con una forchetta).
Quando il polpo sarà bello morbido e avrà un profumo delizioso tagliatelo a pezzetti e servitelo tiepido con un cucchiaio del liquido che rimane nella pentola, un filo di olio e una spruzzata di limone, una generosa spolverata di prezzemolo tritato, e peperoncino e aglio a fettine, se vi ci piacciono. Il limone tende a far diventare gelatinoso il polpo, a me non dà fastidio, ma se non vi piace l’effetto sostituitelo con una spruzzata di aceto.
Abito in un piccolo paese sul mare e queste tematiche le sento e vivo da sempre.
Non aggiungo altro rispetto a quanto hai già scritto, però volevo raccontarti un aneddoto scoperto poco tempo fa.
Durante una normale discussione con i miei nonni ho capito che qui durante la guerra non hanno mai sofferto la fame, grazie alla terra però, non certo alla pesca per quanto facilmente si potrebbe dedurre. Tutta la zona costiera era un campo minato e anche chi, per grazia divina, fosse riuscito ad inoltrarsi in mare, difficilmente sarebbe scampato a bombe e controlli dei tedeschi.
Ma il fatto più singolare è che, a guerra finita, i primi perscherecci che riuscirono ad organizzarsi ed uscire in mare, una volta al largo poi non riuscirono a tirare su le reti per la troppoa abbondanza di pesce … ( e stiamo parlando quindi di un fermo totale di minimo 4-5 anni … almeno qui in zona).
Mi chiedo in continuazione se a problematiche così profonde si possa fare “ammenda” con interventi spalmati su lungo periodo e conseguentemente poco drastici. Finora una risposta definitiva e convincente non l’ho trovato, ma certe storie fanno riflettere parecchio …
ps: pochi polpi questa stagione ( giusto per non smentirci ) ma questa cottura è certamente una delle mie preferite!!!
anche qui il polpo si cuoce con le tre calate in acqua bollente e salata e anche a me piace gommoso o al dente ^_^ comunque da provare questa ricetta.
immagino le dimensioni della piovra! e quanto ha cucinato?
Polpo e ricetta magnifici…
Adesso, io non vorrei fare la puntigliosa, pero l'”articolo” di slow food sul salmone non e’ preciso a partire dal titolo stesso che nella versione italiana e’ “10 buoni motivi per cui non mangiamo il salmone”, omettendo il “farmed” (di allevamento) del titolo originale. Non e’ roba da poco. A meno che in Italia l’unico salmone che si trova in commercio sia quello di allevamento. Qui in Canada, patria del salmone e paese in cui l’Alexandra Morton citata come fonte da SlowFood lavora, il salmone lo si trova anche selvatico (pagandolo bene!) e pure da allevamento biologico (pagandolo ancora di piu). Era giusto per precisare che a volte le traduzioni da fonti straniere andrebbero contestualizzate, secondo me. Bon, ho finito, scusate.
@Martina: L’aneddoto che hai raccontato mi dà un filo di speranza… che bello :-)
@Antonella: Ma tipo un’oretta! Pensavo peggio!
@slicing potatoes: Non avevo visto il link all’articolo originale! Adesso glielo metto accanto, così chi capisce l’inglese lo va a leggere direttamente lì! :-P
Scusate ma ci dovevo comunque provare a convincere almeno uno a non cibarsi più di questo genio dei mari (se cestinate non me la prendo)
durante il mio splendido periodo sardo..tenda, scalza, salata ..insomma selvaggia!! i polpi, pescati e chiaramente cotti . li azzeccavamo dentro bottiglie di plastica alle quali avevamo tagliato il restringimento del collo li conservavamo nel congelatore .una volta congelato si serve tagliato a carpaccio condito con prezzemol pepe olio aceto limone a piacere..si presenta bene con una insalatina vicino.