Devo dire che fare l’orto sul terrazzo (e avere amici che lo fanno) è educativo da tanti punti di vista. Un paio di giorni fa in Sabina c’è stata una grandinata improvvisa che è durata più di mezz’ora, con chicchi del diametro di tre o quattro centimetri.
I miei amici sabini erano disperati: tutto quello che hanno piantato, e cresciuto amorevolmente, finora, è stato maciullato, zucchine, pomodori, cetrioli, melanzane, fragole, non è rimasto nulla. Stamattina guardavo su Facebook che nel nord Italia molti hanno messo delle reti semielastiche sugli ortaggi, stese su pali alti piantati attorno agli orti, e solo quello ha evitato la tragedia. Beh se non avessi le mie piantine qui al piano di sopra non so fino a che punto sarei riuscita a capire lo scoramento di chi adesso deve ricominciare tutto da capo (figuriamoci chi con l’orto ci deve anche vivere, perché magari vende le verdure).
Sono anche molto preoccupata per gli olivi e spero che la grandine non abbia buttato giù proprio tutti i fiori, perché adesso sono consapevole del fatto che se non ci sono fiori non ci saranno olive, e quindi non ci sarà olio (o quel poco che ci sarà sarà costosissimo); stamattina vorrei giusto chiamare un po’ di amici per capire come stanno i loro alberi.
Solo un paio di anni fa la cosa mi avrebbe sfiorata senza preoccuparmi più di tanto, ed ero la stessa persona di adesso, solo che mi mancavano delle informazioni che più vado avanti e più mi rendo conto di quanto siano basilari; e mi chiedo sempre più spesso come mai l’agricoltura, in tutte le sue sfumature, non sia una delle materie più importanti, da iniziare a imparare alle elementari. E perché io non ne abbia saputo nulla di nulla per quasi tutta la mia vita.
In questa intervista Alice Waters dice: “Ho sempre immaginato che il cibo fosse la risposta. Il modo per risolvere i problemi passa attraverso il cibo. Problemi di salute, povertà, riscaldamento globale, guerre. Educare al cibo significa insegnare ai bambini i valori essenziali della sostenibilità. Ogni decisione che prendiamo è fortemente politica. Se cambiamo il nostro modo di mangiare avremo un enorme impatto. Tutti dovremmo saper cucinare. Trovare gli ingredienti è l’85-90% della cucina, cucinare è facile” e non potrei essere più d’accordo con le sue illuminate parole.
Vabbeh, scusatemi lo sfogo, ma più mi interesso di cibo più mi avvicino alla terra, e mi sentirete parlare spesso di questa roba contadina :-D Oggi in realtà volevo chiedervi più che altro se c’è qualcosa al mondo che vi piace più delle ciliegie! A me no, devo dire che in questo periodo non faccio altro che chiedere a tutti i produttori se ne hanno e quando me le portano. Ci ho fatto la marmellata (che per me è seconda solo a quella di amarene, che è la mia preferita in assoluto), la torta che sapete già, e non molte altre cose perché non riesco proprio a resistere a mangiarle così come sono.
Una cosa però la volevo provare da tempo, l’avevo vista millemila anni fa qui da Sigrid (poi ho visto che è una ricetta tradizionale del nord europa); è semplicissima e piacerà tanto anche alla mia amata Sabine; così ho rubato una manciata di ciliegie e le ho nascoste (a me stessa) nel fondo del frigo, e il giorno successivo, dopo una feroce litigata con la mia personalità B che voleva assolutamente mangiarsele, le ho coperte d’acqua e cotte al volo. Il difficile è stato rimettere tutto in frigo e attendere che diventasse gelato, ma ne valeva veramente la pena, perché questa zuppa a temperatura ambiente perde tutto il suo appeal.
Prima di lasciarvi alla ricetta volevo riportavi due righe della bioterapia nutrizionale su questa meravigliosa rosacea (sì, è la stessa specie alla quale appartengono le rose!). Secondo il librone contengono una marea di vitamine (A, C, B1, B2), e proteine, potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo, un sacco di oligoelementi e acidi organici che contribuiscono a “ridurre la tendenza acidificante del sangue” (cosa che succede di più ad esempio negli anziani).
Sono anche sedative sul sistema nervoso, ma a differenza delle amarene non sono diuretiche (o almeno non lo è il frutto… poi vi dirò). Sono antiuriche, quindi ottime per la gotta e l’iperuricemia, e se se ne mangiano troppe (cose mooooolto facile!) piuttosto lassative per l’irritazione data dal grande contenuto di ferro.
Crude sono indicate in chi ha disturbi della colecisti, negli obesi e (sotto il controllo del medico bionutrizionista) in alcune associazioni alimentari per il diabete. Sono controindicate solo per chi ha patologie gastriche, ulcere duodenali o colon ipercinetico o spastico, e nei soggetti ipertesi.
Ingredienti:
ciliegie felici, quante ne volete
qualche cucchiaio di zucchero, magari integrale
una presa di sale marino integrale
mezzo bastoncino di cannella
due o tre chiodi di garofano
un limone
due cucchiai di rum (o simili)
qualche fogliolina di menta fresca
acqua pura
Per prima cosa snocciolate le ciliegie; sistematele in un pentolino, copritele a pelo con l’acqua, aggiungete il sale, lo zucchero, la cannella, i chiodi di garofano e qualche striscia della parte gialla della buccia del limone e portate a ebollizione a fiamma medio-bassa (in tutto devono stare sul fuoco una decina di minuti).
Aggiungete il rum, togliete le ciliegie, mettetele in una ciotola a parte e lasciate restringere il liquido a fiamma vivace per altri 5 o 6 minuti. Versate poi lo sciroppo sulle ciliegie (io l’ho filtrato per togliere le spezie) e lasciate raffreddare bene in frigo.
Servite nei piatti più carini che avete, con una fettina di brioche, qualche fogliolina di menta aggiunta al momento, e un cucchiaio di ricotta fresca a parte. Ah, e Sigrid raccomanda cucchiaino d’argento e tovaglietta di lino! <3
Ehi Sonia anche io già fatto torta di ciliegie e ora volo a realizzare questa meraviglia!
troppo breve il periodo delle ciliegie! e le amarene? ormai trovarle qui città in è un terno all’otto se avessi del terreno le pianterei…. le adoro!
L’idea sembra buona e vedrò di provarla.
Quello che non capisco è il valore aggiunto dello zucchero integrale. Non credo proprio che alla ricetta faccia alcuna differenza, a meno che non si usi il moscovado (o si aggiunga melassa) per dare il sapore tipico. Personalmente io lo uso quando faccio le prugne sottaceto e vengono buonissime.
Sul sale integrale… gettiamo un velo pietoso va :D
@Andrea: Andrea, se vuoi puoi anche non aggiungere zucchero, oppure mettere zucchero grezzo chiaro, o quello che ti pare, a seconda dei tuoi gusti. Per quanto riguarda il velo sul sale, scusami ma quella non l’ho capìta :-D
Ma cosa vedo Sonia!… le ciliegie cotte!… che bella memoria d’infanzia.
Mia nonna (quella del Baltico) ci offriva le ciliegie cotte calde con le meringhe (quando faceva i budini con 6(!) uova e avanzava ovviamente l’ albume)… rigorosamente con le uova delle sue galline meravigliose.
Ma conosci “l’attrezzo doc” per togliere i semi?… il cosidetto “Kirschenentsteiner” ? (http://www.manufactum.com/int-de/kirschenentsteiner-aluminium-p1505947/)
@Andrea: il pizzico di sale integrale è obbligatorio… non è altro che la variante nordica del “limone col sale” che si usava nel sud per dissetarsi. Lo metto anche nella macedonia, diventa molto più buona :-)