Mettete insieme un locale a Ostiense, un sacco di pezzi di arredamento vintage e di recupero molto carini, una manciata di fichissimi gatti che girano liberi tra i tavoli, cibo vegano stratosferico di quelli che ti rendi conto che è vegano solo se te lo dicono, una donna intelligente e bella come il sole, estratti di frutta e verdure fresche di stagione fatti sul momento, il tutto biologico o naturale.
E adesso ditemi se potevo non andare *di corsa* a visitare questo posto favoloso :-) Appena ho capito che esisteva, intendo o.O. Cosa che ha richiesto un tot di tempo, perché come dice la mia amata Sabine, tendo decisamente a portare troppe arance in braccio, e ogni due minuti me ne rotola via qualcuna :-P
Romeow (la “w” non si pronuncia) è un luogo fatato situato nella ben nota dimensione parallela di cui spesso vi ho parlato, dove si può approdare per colazione, pranzo, merenda e cena. Immaginate di avere, che so, un salotto dislocato, un pezzo di casa vostra, ma più rilassante (perché non è a casa vostra :-D), perché potete sedervi con un bel libro (o tablet, che dir si voglia) a tavolino.
O, se preferite, accoccolarvi su uno dei divanetti del piano di sopra, e ordinare qualcosa di buono e sano mentre accarezzate uno o più gatti che gironzolano nei dintorni, che si arrampicano sull’albero addossato alla parete, svengono su una delle sedie o si avvolgono su se stessi in una scatola di avocado bio accanto alla vetrina :-)
Tutto, dentro questa meraviglia, dice cultura rilassata e internazionale. Sarà perché i “cat café” sono nati a Taiwan, e poi si sono diffusi in Giappone (dove vengono chiamati Neko café); nel 2012 sono approdati a Vienna e poi da noi, prima a Torino e finalmente a Roma.
I 6 padroni pelosi del locale provengono tutti dal gattile e si chiamano Romeow, Maos, Nino, Frida, Irì e Lamù. Hanno un’aria saggia da monaci tibetani e quell’atteggiamento riservato barra comprensivo barra strafottente che personalmente adoro nei gatti e in tutta la felinità in genere.
Il locale mi ha dato una forte impressione mitteleuropea, un po’ per le grandi vetrate che dànno sulla strada: molti dei tavolini hanno l’affaccio esterno come i caffé berlinesi e francesi… mi è sempre piaciuto un sacco pasteggiare e chiacchierare guardando (stalkerando?) la gente che passa, e in genere tutto quello che succede fuori, e un po’ per la nonchalance con cui sono scelti i tavoli e le sedie, tutte diverse tra loro, con una gamba colorata qua, una spalliera smaltata là (e poi tutto legno e metallo, cosa che, scusate se è poco, per me vale mille punti).
Gl interni li ha progettati tutti Valentina (che ha una vera passione per gli arredi) in sinergia con il suo amico designer Tommaso Guerra, che ha dato una strada e una coerenza alle intuizioni di Valentina e l’ha supportata per le cose più difficili come la scala, i balconcini per i gatti in alto, il laboratorio a vista etc. Anzi adesso che ci penso mi sa che devo chiederle qualche consiglio per casa ihihih :-)
La cosa più divertente è stata però che io ci sono andata invitata da Barbara Giovannetti, l’artefice dei dolci pazzeschi che servono da Romeow. Nella foto qui sotto potete vedere lei e il suo bel sorriso, e desiderare il crumble accanto, ai frutti rossi, che meritava decisamente. No, perché spesso i dolci sono solo belli, questo invece era bello, buono e sano, non so se mi spiego :-)
Insomma è stata Barbara a insistere: “aò ma allora vieni o noooo!!!!”. E io avevo una vaga idea che i fondatori del locale erano tali Valentina e Maurizio, e sebbene fossi curiosa di conoscerli non avevo idea di chi fossero. Solo quando Valentina è arrivata mi sono resa conto che la conoscevo eccome, e che non mi ero resa conto fosse *quella* Valentina, e sì che avevo anche il suo contatto su facebook, con foto e tutto!! Cioè (licenza poetica anni ’80), imperdonabile!!!
Perché non solo Valentina è una frequentatrice del pasto nudo da tempi inenarrabili (tipo che chiacchieravamo nei commenti dal 2011!!), ma ci eravamo pure incontrate alla città dell’Altra economia forse un paio di volte, quando ero andata a fotografare i produttori (e a rompergli le scatole come al solito, eheh).
Valentina scusamiiiiii!!! Te lo ridico qui così rimarrà scolpito nel tempo, non so come ho potuto non capire che eri tu, che avevi realizzato il sogno di cui mi avevi accennato varie volte qui sul blog, che avevi avuto la forza e il coraggio di lasciare il certo per l’incerto, il sicuro per il forse, il facile per il giusto <3 e che insomma avevi deciso di tuffarti nella vita e viverla in pieno. Hai tutta la mia ammirazione e il mio sostegno (se servisse, ma mi sembra tu te la stia cavando alla grandissima da sola); te lo dico qui perché per me è sempre più facile scrivere che parlare :-)
Torniamo a noi, e parliamo di quello che più ci interessa, cioè il cibo buonissimo che potete mangiare in questo bel posto. Se date uno sguardo sul loro sito alla pagina dei menu (che cambia a seconda della stagione, Claudia Dallabona docet…) non potete non essere incuriositi da quello che c’è scritto.
Ad esempio, forse siete curiosi di sapere cosa abbiamo visto passare il giorno che siamo stati lì. Nello specifico i due piatti che vedete qui sopra sono rispettivamente un involtino di zucchine con quinoa e lenticchie bianche, menta, polvere di cocco e dressing di ananas piccante, e quello a destra tempeh marinato alla soia e sakè con semi di papavero, gelatina di peperone rosso e petali di cipolla in agrodolce. Queste meraviglie sono progettate e cucinate dalla “boss” della cucina di Romeow, quella che Valentina chiama “la nostra tatuatissima chef Marzia”.
Marzia, vegana da molti anni, è una donna dolce e riservata con occhi da cerbiatta; cucina talmente bene che tutti pensano sempre che lo chef di Romeow sia un uomo (che poi che razza di convinzione sarebbe questa!? A cucinare dalla notte dei tempi sono sempre state le donne, le nonne, insomma le streghe di casa). Valentina la adora e dice di lei cose tipo “Marzia usa i fiori eduliii” con sguardo rapìto :-D
Per non parlare dei dolci di Barbara, della quale vi parlavo poc’anzi. Quello che vedete qui sopra è una raw cake pere e caramello. Barbara ha rivisitato una ricetta di Romina, aka Sugarless, la ex pasticcera di Romeow. È un dolce totalmente crudo, e vi assicuro per averlo assaggiato (e riassaggiato, e riassaggiato, che dovevo essere sicura del sapore, non si sa mai, voi mi capite) che è una cosa da svenimento. Forse ve lo spiego meglio dicendovi che la base è fatta con noci del Brasile, albicocche secche e succo d’arancia; la crema è fatta con anacardi, latte di cocco, sciroppo d’agave e pera, e il caramello è fatto con datteri e burro di mandorle (aiuto).
La torta qui sopra invece è fatta con farina di castagne e pere, quindi, oltre a omaggiare la stagionalità di questo frutto (o seme?) è ottima per chi ha magari una lieve intolleranza al glutine o semplicemente vuole ruotare i carboidrati. Ecco, questo è il tipo di attenzioni e di finezze che secondo me è importante cercare quando si va a mangiare fuori, e che dovrebbe portare chi vuole mangiare in modo sano e giusto a scegliere un posto piuttosto che un altro :-)
Poi quando sul menu di questa settimana trovate roba come “Panna cotta di cavolfiore, shitake saltati, salsa alla birra e olio al tartufo”, “ravioli di farina di castagne con ricotta e cime di rapa su crema di topinambur e salsa di melograno e timo” o “tempeh al sidro di mele e senape di dijone con purea di patate, spicchi di mele Smith e salsa ai frutti di bosco” non vi viene una voglia inarrestabile di mettervi in macchina e correre ad assaggiare? O in bicicletta, eh. Ve l’ho detto che chi arriva in bicicletta ha lo sconto del 10%? Socio o non socio del pasto nudo, eh :-)
Ho visto anche tanti vini (Valentina mi ha detto che cambiano più o meno mensilmente); tutti erano biologici e biodinamici, molti anche vegani. Sì, esistono i vini vegani, cioè vini per produrre i quali, oltre a essere vietati derivati di origine animale ottenuti dall’uccisione di animali (come nei vini vegetariani) non viene impiegato nessun derivato di origine animale, come l’albumina d’uovo, la caseina o i caseinati, e il lisozima da uovo. Se ben ricordate degli ingredienti, additivi e “coadiuvanti tecnologici” dei vini (argomento scottante!) ne parlai molti anni fa nella recensione di un libro molto interessante intitolato “Vini naturali d’Italia”.
Gli estratti, oltre a essere ottimi – e come potrebbe essere altrimenti, visto che vengono fatti solo con frutta e verdura biologica o biodinamica?) – fatti con l’estrattore di cui vi ho spesso parlato qui sul blog, vengono serviti in stupendi barattoli vintage di cui mi sono innamorata (ve l’ho mai detto che ho la fissa dei vasetti? Un giorno vi fotografo la mia collezione privata :-D).
Come potete vedere non stiamo parlando di un timido bicchierino di succo, ma di un barattolone pieno, con tanto di coperchio e cannuccia colorati. Voglio dire, sarò io che ho una fantasia contorta, ma in me tutto in questo posto contribuisce a immergermi in un mood da Alice in wonderland, che ci devo fare? Saranno gli stregatti, saranno le lampade vintage, saranno i tavoli tutti diversi apparecchiati in modo allegro e spensierato.
Saranno i giochi dei gatti sparsi per terra, sui cuscini, saranno le valige aperte negli angoli, farcite di cuscinoni che li accolgono, sarà il carillon attaccato alla parete che la minizac non poteva non notare.
Un consiglio devo assolutamente darvi: non fatevi tentare dalla voglia dell’ultimo minuto per passare a sorpresa a vedere se c’è posto, soprattutto il sabato e la domenica. I posti sono pochi e conviene sempre fare uno squillo per prenotare.
Se guardate le foto, quando sono arrivata io – verso le 10 del mattino – la sala era quasi tutta vuota; verso le undici e mezza/mezzogiorno la situazione è cambiata tantissimo, non c’era un solo tavolo libero e Valentina non faceva altro che scusarsi con le persone che arrivavano, spiegando che i tavoli erano tutti prenotati.
Con quest’ultima dritta chiudo e vi lascio prendere le giacche per andare a trovarli. AH-HA!! Ci avevate creduto eh!! No no prima vi devo dire un’ultima cosa sui gatti, che poi andate lì e non sapete nulla di loro, pare brutto. Ordunque: Romeo ovviamente è quello che vedete dormicchiare qui sotto, e che ha dato il nome al locale.
Maos, tutto bianco, “e’il bello che sa di essere bello” (parole di Valentina!): è un divo e si lascia ammirare e fotografare senza ritegno. È innamorato pazzo di Lamù (la gatta grigia e rosa) e se la litiga con Romeo, che essendo tontolone gli lascia la strada libera. Nino, il tigrato e’ il più solitario e tenebroso; ultime ma non ultime le due sorelline bianche e nere, Iri e Frida, tutte e due dolcissime, ma Frida è selvaggia dentro!
Bene, vi ho detto tutto. A ‘sto punto ho come un’irresistibile desiderio di invitarvi in questo posto magico a fare qualcosa, che ne so, un corso di tisane, una dimostrazione di panificazione urbana, una degustazione consapevole, una chiacchierata davanti a un tè fumante!! Valentina dobbiamo parlare!! :-D
Romeow Cat Bistrot
Via Francesco Negri, 15 — 00154 Roma
romeowcatbistrot@gmail.com
+39 06 57289203
orari di apertura: dal mercoledì alla domenica dalle 11.00 alle 23,30 (chiusi il lunedì e il martedì); aperitivo dalle 18.00 alle 19.30
Ecco, porca miseria, voglio andarci da quando ha aperto, ma io sono quassù e loro laggiù! E ogni volta che passo da Roma il tempo è sempre così poco…ma la prossima volta, giuro, ci vado, dopo questo tuo reportage mi è venuta ancora più voglia. Che poi, mancandomi molto i gatti ché ancora non mi sento di tenerne vista la mia instabilità e la strada troppo vicina, se capito in un posto dove posso spupazzare pelosi liberamente non mi scollo più. E divento anche un po’ stupida :)
P.S: Ecco, mi ritrovo perfettamente nella citazione di Murakami in homepage del loro sito :)