Io i gyoza quelli veri non ho mai avuto il bene di assaggiarli, un po’ perché ho sempre sentito dire che i ristoranti giapponesi sono molto costosi, un po’ perché pure se ne trovassi uno abbordabile, come farei a conoscere la provenienza degli ingredienti? E mica posso fare la mia lista di domande invadenti in lingua. Ché quelli poi sono pure sensibili, non sia mai che mi si offende il ristoratore giapponese.
E poi immagino che quelli che ci sono qui a Roma non siano poi questa cosa imperdibile, e insomma a me il giapponese piacerebbe mangiarlo in Giappone, ecco, l’ho detto.
Così, nell’impossibilità di percorrere quei 9715 chilometri che mi renderebbero una donna (più) felice, ogni volta che posso vado a leggermi i bellissimi resoconti di Sigrid da Kioto, e casualmente l’altro giorno mi sono imbattuta in questa ricetta molto attraente, ma che ho archiviato nella mia testa tra le cose “magari un giorno lo farò”, visto che prevedeva tra gli ingredienti il cavolo cinese del quale non sapevo neanche l’esistenza. Anzi ho pure pensato “magari potrei sostituirlo con un cavolo cappuccio”, ma poi mi sono detta che non sarebbe stata la stessa cosa, così ho sospirato e sono passata ad altro.
Guarda i casi della vita, la sera stessa zac va a ritirare il cassettone bio e quando lo apro che cosa fa capolino? Un cavolo riccetto e oblungo inedito (molto carino) con gli occhietti a mandorla!!!! Beh, quando il destino bussa alla mia porta, io gli offro subito una… sambuca, e così ho capito che il cavolo andava trasformato subito *in quel* ripieno succulento, e il giorno dopo ero lì che infarinavo, matterellavo, e poi reinfarinavo, e ri-matterellavo, e così via per tipo due ore, puff.
Ehssì, perché ovviamente non potendo acquistare le sfoglie già pronte (e quando mai, manco se vivevo in Giappone da dieci anni) ho fatto tutto home made, e per fortuna che Sigrid lungimirantemente aveva linkato tutte le risorse atte all’uopo, così non ho dovuto neanche fare le mie solite ricerche estenuanti.
Insomma, vi dico che ho fatto una faticaccia (ma soprattutto perché avevo una bambina appesa alle gonnelle una sfoglietta sì e una sfoglietta no, altrimenti sarebbe stato persino rilassante potendomici concentrare e facendo tutto con tempi napoletani), ma ne è valsa *veramente* la pena.
Per questa volta ho deciso di usare l’olio di sesamo per cucinare, contrariamente ai precetti della bioterapia, ma l’ho fatto soprattutto perché in questa preparazione l’olio non dovrebbe superare il punto di fumo, vista la presenza del cibo che ne abbassa la temperatura… spero nell’assoluzione di Elena O:-)
L’unico neo è che non vi so dire quanto somiglino all’originale, ma vi riporto che Zac si sta ancora leccando i baffi da lupo; immaginate un raviolo fatto con una sfoglia sottilissimissima, croccante e saporita, con un ripieno dal sapore celestiale e smaccatamente orientale. Anzi, terminati i gyoza ci siamo spadellati il ripieno rimasto così com’era, con grande soddisfazione.
Ingredienti:
per la pasta gyoza:
120 grammi di farina 00
60 grammi di acqua
1 presa di sale integrale
per il ripieno:
100 grammi di carne macinata di porco con le ali
50 grammi di cavolo cinese
mezza cipolla
1 piccolo porro
1 piccolo spicchio d’aglio
1 pezzo di zenzero di un centimetro
1 cucchiaio di salsa di soia
olio di sesamo
aceto di riso
1/2 cucchiaio di zucchero grezzo chiaro
Per prima cosa mescolate la farina con il sale in una ciotola di vetro media; scaldate poi l’acqua in un pentolino e quando sarà arrivata ad ebollizione versatela sulla farina mescolando con una forchetta.
Cercate di mettere insieme l’impasto che otterrete possibilmente senza aggiungere altra acqua (se lo fate versate un cucchiaino alla volta), e senza impastare troppo (attenzione a non scottarvi); dovreste ottenere una palla dall’aspetto farinoso e un po’ out of bed, o meglio “spulcinata” (come zac chiama la pulcina appena sveglia); se non vi è chiaro date uno sguardo qui.
Mettetela da parte (io l’ho messa in una ciotolina di vetro con un piattino sopra, ma lasciate passare un filo d’aria altrimenti la condensa dovuta al fatto che l’impasto è ancora caldo scivolerà sul fondo della tazza e bagnerà il sederino del sacro impasto) a riposare per un’oretta.
Intanto preparate il ripieno: tritate finemente la cipolla, la sola parte bianca del porro (al posto del quale ci sarebbe andato un certo nira, ma quello non c’era nel biobox – Sigrid comunque ha indicato come buon sostituitivo un cipollotto fresco, quindi più o meno ci siamo) e il cavolo cinese tagliato a striscioline molto sottili; metteteli in una ciotola di vetro e mescolateli con la carne tritata. Aggiungete lo zenzero e lo spicchio d’aglio grattugiati (io li ho microplanati), la salsa di soia, lo zucchero e l’olio di sesamo, mescolate bene, coprite con la pellicola senza pvc e lasciate riposare per una mezz’oretta.
Passato il tempo di riposo della pasta gyoza, formate un salsicciotto più uniforme possibile (cercando di appiattire bene anche le estremità) del diametro di circa tre centimetri e mezzo. Da questo salsicciotto dovrete ricavare tanti dischetti dello spessore di 3 o 4 millimetri, affettandolo come un salamino con un coltello molto affilato.
Sul sito al quale Sigrid si riferisce consigliano di tagliarlo prima a metà e poi di tagliare ogni metà a metà e così via; con questo metodo io non ci sono riuscita, mi è venuto molto più semplice affettarlo normalmente. Comunque andate a darci uno sguardo, ci sono delle belle foto passo passo molto utili.
Dovreste ottenere una ventina di dischetti, non meno altrimenti vi troverete una sfoglia troppo alta oppure dovrete scartare molta pasta. Man mano che ritagliate i dischetti cospargeteli di farina; questa operazione servirà a non farli seccare.
Una volta che avrete affettato tutto il salsicciotto armatevi di matterello. Infarinate bene il piano di lavoro e stendete ogni dischetto fino a renderlo quasi trasparente; dovrete ritagliarlo con un coppapasta (da taglio, non da impiatto, eh) del diametro di circa 9 centimetri.
Potete scegliere di tirare prima tutti i dischetti, mettendoli in un sacchetto di plastica per non farli seccare, oppure fare come me, che man mano che li stendevo li farcivo con un cucchiaino di impasto, li chiudevo e li allineavo diligentemente sul ripiano infarinato.
Per quanto riguarda le piegoline, sono molto meno complicate da fare di quello che può sembrare a fronte poi dell’effetto coreografico che fanno. Andate a guardare questo video, io quando l’ho visto mi sono sentita molto rassicurata :-P
Quando finalmente avrete finito di stendere, pieghettare, chiudere e allineare i vostri gyoza potrete finalmente cuocerli.
Prendete la vostra migliore padella antiaderente senza teflon, ungetela leggermente con un po’ di olio di sesamo e metteteci una parte dei ravioli; non affollateli troppo perché dovrete manovrare un po’ con la spatola per evitare che si attacchino al fondo, quindi c’è bisogno di un minimo di spazio di manovra.
Aggiungete poi un 3 millimetri di acqua bollente, coprite e lasciate cuocere a fiamma media fino a quando l’acqua non sarà evaporata; a questo punto togliete il coperchio e aggiungete due cucchiai di olio di sesamo (evitando di versarli sui ravioli, devono finire sul fondo); alzate leggermente la fiamma e lasciateli andare fino a quando saranno abbrustoliti (ci vorranno due minuti). In questa fase io ho dovuto staccarli un po’ dal fondo con la spatola, perché tendevano ad appiccicarsi.
Servite i gyoza con una ciotolina contenente una salsina fatta da due parti di aceto di riso e una di salsa di soia, nella quale andranno intinti.
p.s.: Wikipedia riporta per i gyoza una modalità di cottura leggermente differente, nella quale i ravioli vengono prima fritti nell’olio di sesamo dalla parte piatta fino a quando non diventano croccanti, poi si allunga con l’acqua e si copre con il coperchio per stufarli. Io ho preferito usare il sigridmetodo, ma se provate differentemente fatemi sapere!
Aggiornamenti:
lo stesso giorno
Mannaggia mannaggiona da un provvidenziale commento di Sigrid ho capito che ho sbagliato il posizionamento dei gyoza; in pratica andrebbero disposti (e cotti!!) come vedete ad esempio qui, e cioè in piedi, con la piegatura verso l’alto, come un pacchettino triangolare; quindi devono avere tre lati piatti, due cotti con il vapore dell’acqua e uno croccante-spadellato.
Lo sapete, vero, che fino a quando non ci riprovo, li rifotografo e faccio un altro aggiornamento con il nuovo portamento non mi tranquillizzerò? Argh!
Altri gyoza più veri di questi:
Yaki-gyoza di Comida de mama
Ma brava!!! :-)) Ma mi sembra pure bella sottile la pasta, davvero, nulla da ridire (okay, giusto il fatto che i ravioli fatti, alla fin fine, hanno 3 lati ‘piatti, un po come se fosseri dei sacchettini chiusi sul ripieni, per cui il lato che si cuoce è quello del ‘fondo, gli altri due – che finiscono nella piega, rimangono solo cotti al vapore :-), non so se mi sono spiegata, semmai ti può servire per perfezionarli la prossima volta, comuqnue, mi sembrano buoni già così ;))
@sigrid: ma benvenutissima cara Sigrid :-)
Aaaaaaaah adesso ho capito, sono andata a riguardare la tua foto e mi sono resa conto del perché i miei non rimanevano dritti.
Grazie per il consiglio, la prossima volta li metterò in piedi come dei soldatini quei discolacci :-/
ma pensa te, proprio stamattina al negozietto bio ho visto il cavolo cinese e già farneticavo mentalmente di sperimentare gli involtini primavera…
Interessante anche il raviolotto con gli occhi a mandorla, potrei sperimentarli senza porco secondo te?
Un abbraccio!
Bravissima! Mi sembrano ottimi, davvero!
accipicchiolina ! che begli ufetti! bisogna trovare ingredienti e tempo per provarli !
mah, non arriveranno direttamente dal ristorante ma, personalmente, mi sembrano molto molto migliori e tanto più fotogenici.
complimenti!
a presto
babs
che ricordo… li ho provati circa 20 anni fà in un vero ristorante giapponese milanese, la professoressa di pianoforte del mio fidanzato (ora mio marito) giapponese doc aveva organizzato una cena meravigliosa… non mi scorderò mial il loro sapore… e vederli qui, giuro mi ha fatto venire una voglia di rifarli… cerco gli ingredienti e faccio una sorpresa al marito :-) baci Ely
Belli, bellissimi, e mi sa anche molto buoni!
Anch’io, come Cricri, chiedo se si possano fare senza porco!
E ancora: perchè non va bene l’olio di sesamo? In assoluto o in particolare in questo piatto, perchè in contrasto con qualche ingrediente?
@cricri e marcella: sì sì assolutamente, ho visto proprio su veganblog una versione con il seitan; poi potremmo chiedere al Tramontano che sicuramente saprà illuminarci in merito: Francescooooooo?! Che dici???
@babs: benvenuta cara babs, che piacere averti qui; è vero sono fotogenici sì, ma adesso però se non faccio quelli giusti sull’attenti non mi chiamo più izn (magari è la volta buona…)!!!
@marcella: no no è solo che la bioterapia sconsiglia per cucinare qualsiasi olio che non sia quello extra vergine d’oliva per via del punto di fumo, perché sono meno stabili e appena superano una certa temperatura diventano assolutamente insalubri. Vediamo che dice Elena!
ti perdono l’olio di sesamo in cottura solo se mi inviti a mangiarli :-))
PS: non credo che un poco di olio di sesamo benchè cotto possa essere dannoso; il giusto a mio parere è sempre nella misura delle cose. Se il piatto prevede olio di sesamo usiamolo pure, tanto non è che mangiamo gyoza tutti i giorni.
Grazie della risposta!
Allora mi butto sul seitan!
Accidenti izn, questi sembrano proprio divini!! E mo?!? Dove lo trovo il cavolo cinese io? Uff…
Estupenda receta y sabroso, Gracias por la receta. Me la copio inmediatamente.
So che vi deluderò ma il Saitan… proprio no! Se volete far fuori la carne allora sostituitela con un’altra verdura di stagione. Io utilizzerei dei funghi Shiitake che vanno benissimo con il resto degli altri ingredienti e metterei un cucchiaio di sciroppo di riso al posto dello zucchero in modo da dare un sapore ancora più particolare.
Sul Seitan leggerete solo cose belle del tipo… alimento ricco di proteine e povero di calorie ma nessuno vi racconterà quant’è lunga e complessa la sua lavorazione.
Più gli alimenti naturali sono lavorati dall’uomo (trasformazione/lavaggio/cottura etc. etc.) più i valori nutrizionali vengono alterati. Nel caso specifico del Seitan il prodotto finito è un concentrato di glutine il cui rapporto sodio/potassio è completamente sballato in più lo si abbina sempre alla salsa di soia… troppo sodio fa male :-))
… cmq io sono sempre alla ricerca del porco perfetto, eh?
che taglio chiedere, da macinare eventualmente?
perchè io non lo trovo?
(ho guardato il tuo link degli involtini, ma proprio non mi viene “di mano”, da roma….)
ciao!!!!!
Ciao Izn. E’ la prima volta che passo di qui, veramente tutto carino ed interessante, complimenti!!
un Sorriso…
io il porco felice, con le ali e tutti i grugniti di felicità ce l’ho di fronte a casa. l’inconveniente è che sono del porcaio e se li macella quando vuole lui, non quando serve a me, lo strutto però, buono come non ce ne sono altri, è veramente felice. hai fatto le pieghe a mano? hai la macchinina che ho visto da cobrizo? con mica facili da chiudere…brava però, anzi bravi che anche la piccola attaccata alle gonne e l’uomo che ti aiuta a mangiarli fanno la loro parte.
questa è diventata proprio una cucina globale nel senso più bello che ci sia…complimenti!
@francesco: ops… hai perfettamente ragione, e io lo sapevo pure che il seitan non è affatto salutare; pericoloso anche perché può portare ad intolleranze al glutine :-(
Sono d’accordissimo (ed è perfettamente in linea con i precetti bionutrizionali) che un alimento più è lavorato e meno è sano. Il librone della bioterapia porta ad esempio i corn flakes, dice che dopo tutti i passaggi che subiscono dentro non c’è più nulla. Sigh, ché mi piacevano così scrocchiarelli :-P
beh che la versione funghi shitake mi sembra super appetitosa, e anzi, mi sa che li vado a cercare, che mi fanno sempre una gola quelli…
@vaniglia: non ho capitoooooo! cioè nel senso che non ho capito perché il link non è di mano, parlavi di Nandino, vero? Perché a lui si può ordinare per telefono oppure via mail, il lunedì spedisce e il martedì arriva tutto a casa! Ma non è che mi sono dimenticata di scriverlo vero? Aurgh…
@sorriso: grazie cara, e ben caduta nel pasto nudo :-)
@silvia: che fortuna silvia!!! Anch’io voglio il porcaio sotto casa :-) Ma ha un allevamento semi brado? Devi vivere in un posto stupendo tu, con un sacco di terra a disposizione!
Le pieghe le ho fatte a mano guardando il video che ho citato nel testo, per fortuna ho poca memoria ma una grande manualità, e quando posso creare qualcosa con le mani sono felice. Ad ogni modo sono facilissimi da chiudere, una sciocchezza una volta che ci prendi la mano. Certo, avessi azzeccato anche la posizione! uffa!
@astro: quanto mi piace quello che hai detto… cucina globale, che meraviglia di definizione! E spero che lo diventi sempre di più :-)
ignorantissima in materia di cibo Yappo ma sempre curiosissima in merito!
in quanto al seitan che non mi è mai piaciuto, sono sempre stata un pochino sospettosa appunto perchè mi sembrava un monoblocco di glutine, quindi sono strafelice di sentire che i miei sospetti erano fondati!
..quindi non mi resta che provarli versione carnivora adto che ormai ho il mio personale fornitore di porcello con le ali (pure km 0, vicino vicino a casa e con banco bisettimanale a 2 passi 2 dal mio studio..Izn invidiami!)
Izn…di una cosa sono certissima: devono essere una favola! Certe volte vorrei far leggere le tue ricette a qualcun altro, prima, cosí so se posso guardare le foto o rischio un attacco di ipersalivazione e frustrazione conseguente!! Li mangerei subito (alla faccia del mercoledí di magro!), ma al solo pensiero di cucinarli mi gira la testa! (mi sa che il rimedio omeopatico mi sta facendo bene ;-))
PS: concordo con Francesco e con gli altri seitan-dubbiosi. Se c´é una cosa che mi fa sorridere, talvolta, sono le ricette vegetariane in cui usano questi sostituti della carne *visivi*. Ma se io non mangio carne, perché poi ho bisogno della finta salsiccia di soia o della finta cotoletta di seitan? Sará che io sto cercando di ridurre al minimo il glutine per problemi miei (da quando sono via dall´Italia mi rendo conto di quanta farina bianca super raffinata introduciamo, noi italiani, a scapito di altri cereali molto saporiti e golosi, e della nostra salute)…mah! È come la soia, verso la quale mi pare che l´innamoramento iniziale di noi europei non si stia proprio trasfromando in amore consolidato.
i porci vivono liberi e si nutruno di avanzi di tutto il vicinato. ma come ti ho detto li macella per uso personale …per cui…io vivo qui… (maH) ai piedi delle colline, fra kiwi e peschi…ma non ho una casa di campagna purtroppo. mi limito a respirarla e a goderne la vista…
Tu hai trovato il cavolo cinese…io nella cassettina le pastinache e dei ramolacci..insomma..un sacco di cose difficili da provare!
@Terry: puoi curiosare qui, qui, o qui, se ti serve l´ispirazione…
o semplicemente tagliate a pezzi, oliate, salate, speziate e infornate
(le pastinache si prestano ad essere cucinate come le patate, o le carote…)
buon appetito!
@izn non hai sbagliato la forma vanno benissimo così, una parte deve essere un pochino più piatta perché aderisca bene alla pentola.
Ti do solo un consiglio quando triti il cavolo salalo leggermente e mettilo in uno scolapasta per 20 minuti circa, così elimina l’acqua di vegetazione altrimenti i ravioli ti diventano acquosi. Strizzalo bene e aggiungilo al resto degli ingredienti. Riallacciandomi a quanto suggerito da Francesco sono buonissimi nei ravioli gli Shiitake secchi che trovi da NaturaSì.
Per quanto riguarda la cottura invece io mi sono trovata bene con questo metodo: aggiungi 2 cucchiaini di olio e poi passa un tovagliolino di carta per distribuirlo uniformemente. Metti 12 ravioli nella pentola appoggiandone la parte piatta e cuocili senza muoverli ad una temperatura medio-alta per 5 minuti circa fino a quando diventano dorati.
Abbassa la temperatura e aggiungi sugli 80 ml. di acqua e copri. Cuocili coperti fino a che non diventano traslucidi e l’acqua si è quasi del tutto assorbita, 10 minuti. Togli il coperchio e cuocili per ulteriori 3-4 minuti fino a che non diventano croccanti e assumono una colorazione “marrone” e diventano croccanti. Io poi li metto su un panno carta appoggiandoli sulla parte dorata per asciugarli.
Mi hai fatto venire una voglia, prima o poi li faccio anch’io e ti suggerisco di provare a farli a vapore, deliziosi oppure come mi hanno insegnato i miei amici cinesi cotti nell’acqua, ancora più buoni.
a parte i raviolini asiatici slurposissimi… ho appena letto una frase meravigliosa!!!
padella antiaderente senza teflon!!!!
il che significa che sì probabilmente devo buttare le mie padelle ma che non sarò costretta a rinunciare alle padelle antiaderenti!!!!
certo che sono ignorante forte io, su certe cose :-))
che spettacolo questi ravioli, foto splendide e curatissimi i dettagli e le spiegazioni. Sei sempre super, Pastobello
ciao buona gornata
Questi ravioli allietano la vista ed il palato!!!! Potrei chiedere la ricetta della salsa agrodolce su internet ce ne sono varie……grazie mille :-) Susanna
una domanda: cosa significa “microplanare”? Perché é da ieri che mi immagino un aereoplanino giocattolo che atterra su un tagliere pieno di cavolo tritato :-)
Io se fossi in te non starei lí a rifarli…voglio dire…tutti sono capaci di avere dei saccottini semplicemente appoggiati cosí, normalmente, in piedi come stanno di natura (anche la signora col cane, quella del video). Ma quanti hanno i ravioli stanchi, che si adagiano nella padella su di un lato pensando di fare una pennichellina breve breve e si addormentano cosí, per poi ritrovarsi quasi si fossero addormentati in spiaggia e svegliati scottati dal sole ma solo su un lato? Li adoro. Ti prego, non sostituirli. (sai che mondo terribile, se tutti i ravioli fossero uguali?)
Cara IZN, i tuoi gyoza sono bellissimi, altrochè! Io li finirei tutti, uno dopo l’altro.
Grazie per avermi segnalato la questione del link. Ora dovrebbero essere a posto tutti i tre che ti ho riservato.
‘Now I’m going to microplane the lemon’ Ho letto questa citazione su Friend Feed. E’ Jamie Oliver che ha coniato il verbo to Microplane, vero?
@giò: sì sì ti invidio ma stai attenta perché poi ti capito a casa inaspettato ospite con la forchetta in mano!!!
@patty: grazie cara, il consiglio sul cavolo è molto interessante! E per quanto riguarda gli Shitake sono praticamente già nel carrello ;-)
@cembolina: ma certo!!! vieni a chiedere lumi nella stanza delle chiacchiere, abbiamo parlato un sacco di volte di come sostituite le padelle in teflon!
@fiammetta: “pastobello” ahahahaha finora è la seconda espressione più bella dopo “il pazzo nudo” di zac :-D
@claudia: eheheh no no come al solito ho biecamente piegato l’italiano ai miei sporchi voleri, e ho coniugato la marca di una grattugia particolare che si chiama “microplane” (la puoi vedere in una delle foto , appoggiata sulla ciotola di vetro con l’aglio sopra).
Mi hai fatto morire di risate con i ravioli stanchi, hai ragione, ho fatto proprio dei ravioli che in questo momento mi si addicono perfettamente, anch’io mi adagerei volentieri per fare la pennichellina, anche adesso (mannaggia ai bimbi insonni!!!) :-)
@comidademama: Mamma mia che piacere immenso averti qui in visita. E pensare che mi eri finita in spam, ma scherziamo!!!?
Per quanto riguarda il microplanare non sapevo che il miticissimo Jamie (quanto mi piace) utilizzasse questa espressione, mi sa che dovrò proprio andare a parlargli di questo gemellaggio (che compito ingrato) :-)))
@izn: cuccia! fila a casa!!! raus! :-D
@zac: ehm, no, ma intendevo “quanto mi piace” professionalmente… coff…
[…] ho letto dei gyoza fatti da IZN, bellissimi. Le sue fotografie sono stupende, andate a vedere, se non l’avete ancora fatto. […]
mi lascia sempre senza parole la tua passione per la sperimentazione culinaria… brava complimenti, ti ammirao davvero!!!
e questo piatto, che come idea non mi aveva mai attirato, a vederlo descritto da te, mi ha stuzzicato un pochino il palato!!
:-)
Ciao,
volevo rispondere alla tua affermazione di apertura:
“Io i Gyoza quelli veri non ho mai avuto il bene di assaggiarli, un po’ perché ho sempre sentito dire che i ristoranti giapponesi sono molto costosi..”
Hai provato al circolo culturale giapponese Waraku? non è un ristorante e dunque i prezzi sono più accettabili ed i prodotti freschi e coerenti con la tradizione della cucina Giapponese.
Il loro scopo non è quello di fare i ristoratori ma di promuovere la cultura Giapponese, per questo puoi trovare il meglio possibile dei prodotti tipici. Inoltre tranne due o tre Ristoranti a Roma, di Ristoranti “Giapponesi” non ce ne sono anche se ad ogni angolo si vedono le insegne.
Se vuoi mangiare bene una qualunque cucina tipica, i ristoranti non sono mai la scelta giusta, meglio una trattoria o come nel caso delle cucine etniche i centri culturali, piccoli menù con poca scelta, cucina al momento, e prezzi più che accettabili… provalo!! ti meraviglierai di quanto si può trovare a Roma
Per la seconda affermazione invece non la capisco granchè:
” come farei a conoscere la provenienza degli ingredienti?”
come da te indicati, gli ingredienti primari sono semplicemente carne di maiale macinata e cavolo cinese, pensi che se vengono dal Giappone siamo migliori? io di carne macinata in Giappone e poi spedita in italia non mi fiderei molto…. meglio un posto dove scelgono bene il fornitore italiano e preparano i Gyoza con prodotti freschi piuttosto che surgelati da settimane o mesi solo per avere un bollino con scritto made in Japan.
Comunque a ognuno i propri gusti!!
Un saluto a tutti!!!!