“Buongiorno stelle del cielo! La terra vi saluta!” Vi ricorda qualcosa questa citazione? vi dò un piccolo aiuto: un lago di cioccolata… nanetti danzanti tutti uguali e mooolto strani… un bimbo povero con una grande passione per la cioccolata…

organic italian coffee

Eh eh. Sì, parlavo proprio della fabbrica di cioccolato, che a suo tempo mi ha ipnotizzata davanti allo schermo, come tutte le storie che mostrano realtà parallele (poi questa versione è di Tim Burton, più di così…).

Dovete sapere che in questi mesi, grazie anche al lavoro (tipo packaging, pieghevoli, allestimento di fiere etc) che stiamo facendo per la torrefazione che sapete, sto imparando un sacco di cose affascinanti sul caffè. Magari voi già le sapete benissimo e io come al solito arrivo fresca fresca a dirvele tutta stupita dritta dritta dalla montagna del sapone; però nel dubbio ve le racconto lo stesso, perché per chi ama il cibo sono *troppo* interessanti.

Per chi non ne fosse a conoscenza (oh – io fino a qualche giorno fa non lo sapevo), il caffè arriva in Italia sotto forma di chicchi verdi crudi, non tostati. La tostatura – che gli fa prendere quel bel colore profondo che tutti conosciamo – viene fatta a posteriori; il modo in cui viene realizzata è la caratteristica peculiare dei singoli produttori, e la chiave del sapore della nostra bevanda nazionale.

In particolare il nostro cliente ha cominciato a produrre tre nuovi tipi di caffè che ha chiamato “le monorigini”, perché sono fatti con un solo tipo di caffè (invece che vari tipi miscelati) che provengono da un posto piuttosto che da un altro (nel caso in questione il Guatemala, la regione del Santos in Brasile, e l’Etiopia). Ovviamente (potevo non farlo?) mi sono chiesta quali potessero mai essere le differenze tra le varie cultivar.

Non mi ero mai soffermata a pensarci prima, ma come l’olio (che ha sentori ad esempio di carciofo se nelle vicinanze ci sono carciofi) o il vino (che può avere sentore di frutti rossi, ciliegia, fiori etc), il caffè assume note di sapore peculiari a seconda di dove viene coltivato.

Per farvi un esempio, il caffè Limu, proveniente dagli altopiani Etiopici (a più di mille metri di altezza) viene coltivato in una zona dove ci sono coltivazioni di banane, cannella, (agrumi) e di tè (questo tipo di piantagioni è conosciuto appunto come “i giardini del tè”) e presenta delle note agrumate molto evidenti. Ché poi tra l’altro pare (argomento controverso) che proprio l’Etiopia sia stata la culla del caffè, solo in un secondo momento portato in sudamerica (attualmente i più grandi produttori ed esportatori del mondo sono il Brasile, la Colombia, l’Indonesia e la Costa d’avorio).

E già qui le mie antenne si sono drizzate prepotentemente verso la possibilità di imparare un sacco di cose nuove e interessanti, oltre che con un buonissimo sapore (il caffè non mi fa molto bene – sono già troppo adrenalinica di mio – però non posso mai resistere almeno ad assaggiarlo, e passerei ore ad annusarne il profumo, mattina pomeriggio e sera).

Subito dopo le monorigini, Emilio Giannelli (che gestisce la torrefazione di famiglia) ha indirizzato il suo interesse verso il caffè biologico (e fairtrade, naturalmente). E qui arriviamo al punto (e all’appuntamento) della situazione.

Orbene, *questa* domenica (20 novembre) la torrefazione Paranà aprirà le porte al pubblico, dalle 10 del mattino fino alle 14.30, per mostrare a tutti quelli che fossero interessati il processo di tostatura del caffè (e non un caffè qualsiasi, ma proprio il caffè biologico di cui vi ho già parlato altre volte), a cominciare dai chicchi di partenza fino ad arrivare alla tazzina fumante, e udite udite, con una vera sessione di assaggio guidato, tutto gratuitamente, in occasione di una manifestazione dell’istituto nazionale Espresso Italiano che si chiama “io bevo espresso” :-)

Non ci saranno gli Umpa-Lumpa, nessuno si trasformerà in un enorme mirtillo gommoso e posso anche azzardare che non costeggeremo un fiume di caffè fumante finendoci risucchiati dentro; in compenso una bella signora molto gentile e preparata ci spiegherà come si fa a scegliere i chicchi di caffè migliori e a riconoscerne i difetti, quanto e come bisogna tostarli perché si trasformino in un caffè delizioso, e se ho ben capito ci sarà anche un piccolo spuntino vegetariano biologico dopo mezzogiorno.

Che dite? Ci vediamo lì (l’indirizzo è sul loro sito, in via Portuense numero 351/b) e poi andiamo mano nella mano tipo gita scolastica a esplorare una vera (e storica) torrefazione romana? Io, che ve lo dico a fare, mi porto la Canon, ché poi dovrò documentare, anche se dubito che riuscirò a mantenere la concentrazione con tutto quel profumone tostato.

Il numero dei partecipanti è limitato, e se volete venire dovete scrivere una mail a m.lopez@caffeparana.it con il vostro nome e cognome entro le 18.00 di domani (venerdì 18); Melania darà la conferma a tutti quelli che scriveranno, fino a quando non raggiungerà un certo numero di persone (per cui sbrigatevi, scrivete adesso!!!).