Ho sentito che dovevo scrivere un qualcosa completamente dedicato alle verze. Perché, periodicamente, mi accorgo di esserne perdutamente innamorata. Ma non propriamente nel senso che impazzisco per il sapore. Anche, ma quasi come corollario. Sfogliarle, guardarle, toccarle. Proprio mi piacciono esteticamente. Avete mai osservato quante variazioni di verde ci sono, in un’unica foglia di verza? Beh, io sí, sono tante e sembrano uscite da un catalogo di quelli dei colori per dipingere.
verza stagionalità
Sono quasi sicura di essere stata un bruco delle verze, in una vita precedente. Ma voi, se sentite una che si chiama Brassica Oleracea Bullata Sabauda, non vi immaginate immediatamente qualcuno di speciale (e anche elegante?). Ecco, io sí.
A parte che tutti i cavoli sono delle miniere di salute. Cavolo cappuccio (anche quello viola), cavolini di bruxelles, cavolo nero, cavolfiore, broccolo (quello romanesco, a punta, che sembra un frattale, mi lascia sempre basita. Altro che Escher).
Sul cavolo nero devo aprire una parentesi, perché è una nuova entrata, in casa nostra (oltre i meno venti è rimasto pochino, negli orti, quassù) :-/ Mmm… non so, ancora. Di certo non è amore a prima vista. Ma lo voglio rivedere, perché è come se fosse rimasto in sospeso qualcosa. Forse verrà fuori alla distanza… qui dicono che fa passare le malinconie.
Ho deciso di provarlo *per colpa* di questa strana polentina (raro esempio di ricetta col cavolo nero in italiano che non sia una zuppa). Il cavolo nero l’ho solo stufato in poco olio e aglio, senza altri ingredienti. Poi l’ho fatta a strati, che tutta verdona non mi ispirava. Ho diviso la polentina in tre, ancora calda: una parte l’ho lasciata gialla, ad una ho aggiunto il cavolo nero frullato e all’altra della zucca hokkaido al vapore pure frullata. Con qualche scaglietta di parmigiano ha il suo perché. Se poi fa anche felici, tanto meglio. Ma anche questo pesto di cavolo nero sembra avere il suo perché.
La verza, però, è quella più *più* di tutti. Guardate qui e qui, solo per dirvene un paio, ma sulle sue virtù in rete ne trovate a iosa. Cercherò di mettere insieme tutto.
Premetto che, durante le festività, si sono misteriosamente materializzati alcuni numeri della prima annata di Salute Naturale che credevo fossero rimasti in Italia. Mi sa che sono i primi esperimenti di teletrasporto del dipartimento di fisica teorica, qui sull’Ostsee ;-) Già sappiamo che a gennaio si è tutti un poco gravidi e, energeticamente parlando, molto più un tutt’uno con la natura. Fin qui è facile.
Ma Rosalba Pagano aggiunge il carico di briscola: gennaio – polmoni. Per un doppio motivo: primo, così come la linfa ricomincia pianissimo a scorrere e a rianimare i rami spogli, così dovremo prenderci particolarmente cura dell’*albero respiratorio* per eccellenza, il polmone: “inspirando ci apriamo al mondo e lo portiamo dentro di noi, passando dall’individualità dell’essere singolo alla globalità dell’universo che introiettiamo”. Insomma, pare che, tra le migliaia di virtù della verza ci sia quella di sostenere i polmoni in questo particolare momento dell’anno.

Prendete una foglia di verza, di quelle esterne, e guardatela bene: *è* un albero. E se ne mettiamo due vicine, a specchio, secondo me non serve nemmeno tanta fantasia per immaginarsi due polmoni. Altro incastro: lo sanno tutti che i bambini nascono sotto i cavoli (la mia sotto una verza). Perché quelle foglie cosí strette sembrano veramente proteggere qualcosa di prezioso, dentro, e tenerlo al calduccio.
Poi, per gli amanti della divisione in nutrienti, è piena di acido folico, ormai ritenuto all’unanimità importantissimo per la prevenzione di malformazioni fetali (anche se pare che l’alimentazione, da sola, non basti: qui da noi alle donne che pensano di voler avere un figlio viene vivamente consigliato un integratore di acido folico, oltre ad una dieta ricca di cavoli e verze. Giuro!). E anche per favorire la montata lattea e pure in caso di mastiti e problemi di allattamento, consigliano impacchi di foglie di cavolo tritate. Non crederete mica che sia finita qui? Ah ah!

Riporto tutto d’un fiato: è uno dei pochi alimenti in natura a contenere tutte le vitamine e i sali minerali necessari all’uomo – un solo bicchiere centrifugato al giorno rinforza il sistema immunitario, migliora lo stato di salute generale e risolve svariati disturbi intestinali, urinari e respiratori – è consolidante, energetico e costruttore.
Spettacolare per bambini, anziani, convalescenti e donne in gravidanza (e ridaje) – è ricco in clorofilla, una vera e propria trasfusione vegetale per il sangue, perfetto nei casi di anemia e stanchezza fisica e mentale – aiuta nella rigenerazione dell’intera struttura cellulare dell’organismo: rinsalda i legami molecolari, favorisce la cicatrizzazione dei tessuti e contrasta la degenerazione delle mucose – stimola i processi metabolici, rimuove i ristagni, dissolve i “detriti” e purifica l’intero organismo, promuovendo una specie di drenaggio dei vasi sanguigni, dell’apparato digerente, del fegato e delle vie biliari. Quindi, utile nella prevenzione delle malattie tumorali – svolge un’azione antisettica su bronchi e polmoni (quell’odorino strano è lo zolfo…). Niente male in caso di acne, pare.
Come se non bastasse, non si butta via niente: le foglie esterne sono un toccasana per impacchi contro nevralgie, lombaggini, reumatismi, sciatica, avendo la capacità di attrarre le sostanze tossiche nocive, i ristagni e i conseguenti processi infiammatori. Pant pant… che fiatone! Ora, capite bene che, anche se fosse vero solo la metà di tutto questo (metto le mani avanti), a me basterebbe. Certo, io, sinceramente, so che non lo berrò *mai* un bicchiere di centrifuga di cavolo al giorno. Diciamo che preferisco mangiare, ecco.
Per me la verza si abbina con aglio, olio e patate. Sono drastica, niente altro. Se proprio è domenica, carne tritata di maiale, magra. Da quando sono qui, pesce. Anche affumicato, chiaramente. Ho scoperto che i nutrizionisti concordano (contenti loro), aggiungendo anche la cipolla (se a qualcuno interessa, sarò ben felice di riportare anche le loro motivazioni scientifiche. E mi piacerebbe molto sapere cosa dice la bioterapia nutrizionale, al proposito!).
Invece poco si accosta con cibi zuccherini e grassi. Dopo un pasto a base di cavoli parrebbe sconsigliato mangiare dolci o banane o cachi o caffé zuccherato. La ptialina (enzima che aiuta la digestione) si abbioccherebbe di colpo. E fa delle brutte facce anche con burro, panna e besciamella. Primo, perché inibiscono la secrezione acida inattivando l’assorbimento di tutte le vitamine ed i minerali. Secondo, perché i grassi saturi rallentano la digestione, e terzo perché così rimarrebbe più a lungo nello stomaco, provocando fermentazione. Insomma: va mangiato crudo. O cotto poco, che non diventi di quel colore strano e molliccioso. Però anche cotto ha il suo perché (aggiungo io, che nutrizionista non sono ;-)).
Ecco. Un’ultima nota, prima di arrivare a febbraio: noi, in Trentino, abbiamo la Valle degli Orti, ma molto molto piú bella, e piena di cavoli e verze (bio, naturalmente).