Per me giugno è gioia. È luce, è quella stagione che per molti è estate, ma che no, è ancora primavera, perché non fa troppo caldo, perché c’è l’arietta in sottofondo, perché all’ombra ci vuole il golfino sulle spalle. Non è piú freddo, piove meno (?) e non è ancora tempo di zanzare. È azzurro, verde e giallo ma non troppo. Cielo limpido e voglia di passeggiate. Mi piace ancora più che maggio, ammesso che sia possibile. Almeno fino a metà mese.
stagionalità giugno
Alla gente di qui non sembra vero, di poter far prendere un poco di luce alla pelle (adesso capisco le schiere di tedeschi che nuotano nel Garda in maggio…): nessuno ha più voglia di stare in casa ed io ho persino imparato a dormire senza buio (ehm… qui al momento ci saranno sì e no un quattro ore di buio a “notte”, e non ci sono le persiane, alle finestre). Insomma, anche se linguisticamente suona malissimo, non trovo altre parole per descriverlo: giugno è gioia. La natura lievita, il nostro corpo matura, e cerca di trasformare i fiori di maggio in frutti succosi.
Il tema dominante è quello della fertilità, tanto che molte tradizioni antiche consideravano questo mese come il più adatto per iniziare una gravidanza (ma vi immaginate che incubo, un mondo in cui tutti sono nati in marzo? O forse no… adesso ci penso). E poi, chiaro, tra il 21 ed il 24 di giugno c’è il giorno più lungo dell’anno, il solstizio d’estate.
Considerato la porta degli uomini (in contrapposizione a quello invernale, la porta degli dei), è da sempre giorno di riti e danze e feste e falò. Anticamente le donne si sedevano sull’erba bagnata di rugiada per propiziare la fertilità (se lo facessi io scommetto che propizierei solo una bella cistite ;-) e, nella notte, si raccoglievano erbe particolari, che molto avevano a che fare con il femminile: artemisia, ruta e iperico (detto, appunto, erba di San Giovanni, dal nome del santo a cui la Chiesa cattolica ha dedicato i due solstizi: strano, vero? Mi ricorda vagamente Giano Bifronte, che presiedeva alle due porte solstiziali, in epoca precristiana; ah, questi calchi…).
La cosa buffa, di tutta questa storia, è che nel Medioevo queste feste vennero, per così dire, demonizzate, e le donne che si ostinavano a proseguire queste antiche tradizioni venivano bollate come streghe. Però, poi, le stesse erbe venivano consigliate come rimedio per proteggersi, dalle streghe. Uff… che contorti, gli esseri umani, a volte…
Quando trascorrevo molto tempo in Emilia, ricordo che mi colpì particolarmente il fatto che le noci per il nocino venissero raccolte sempre nel giorno di San Giovanni. E nessuno pensava fosse una cosa fuori dal comune. E se chiedevo il perché mi guardavano come se fossi un marziano: perché così si fa. Punto. Qui al nord, terra di asparagi, il giorno di San Giovanni è l’ultimo di raccolta (anche del rabarbaro, ma di questo non ne sono sicura, che devo approfondire). Tassativo. Chissà perché.
Ma veniamo al cibo, che altrimenti qui ci si perde in chiacchiere, come sempre.

Dunque, siamo in piena fase di maturazione. Tutti gli alimenti che frenano questo processo andrebbero limitati. La medicina dei conventi sconsigliava, in questo mese, la carne di maiale. Ma anche tutti i grassi animali, che appesantirebbero un organismo in fase di sviluppo (ehm… anche i gelati cremosi ed il latte). In realtà credo che nessuno abbia voglia di focacce unte e bisunte, o di troppo cioccolato, tè e caffè, o bibite gassate e superalcolici, a pensarci bene. Credo che molti di noi siano già sintonizzati, su queste frequenze di pasti leggeri. Anche perché, mica per fare terrorismo psicologico, ma pare che le intossicazioni ed i chili messi su a giugno ci rimangano per tutto l’anno (eh eh).

Giugno viene descritto come il mese della leggerezza, del mangiare poco e spesso, degli spuntini. Non troppe calorie, quindi. Meglio assumere l’energia che ci serve dai cereali e da frutta e verdura. Per quanto riguarda la frutta, volendo proprio essere pignoli, giugno non ama quella troppo grassa (avocado, mango, papaya) e nemmeno quella troppo acida (limoni, arance, pere, mele). Fra poco ci si tufferà nelle ciliegie, lamponi, fragole, frutti di bosco. Insomma, frutta di stagione: che mica ci saranno già le mele, lì da voi?
Io in questi giorni mangerei solo pasta col pesto e le prime zucchine, ma non faccio testo. Niente pomodoro, troppo acido. Nemmeno troppa cipolla e aglio. Tanto di verdure ce ne sono, finalmente! Asparagi, spinaci, piselli, taccole, zucchine, melanzane… e tante erbe aromatiche, veri scrigni di ognicosa: basilico, menta o timo a volontá. Che rinfrescano e tonificano. E parmigiano, chiaramente, come se piovesse.
Il mese di giugno è ideale per mangiare verdure crude. Per esempio, una bella insalata d’orzo con tante verdurine tagliate finissime (maniacalmente, come farebbe Izn, tutte regolari regolari che secondo me le misura col calibro ;-)).
Per la medicina spagirica l’ortaggio del mese è la carota, che incarna più di ogni altro la luce del solstizio: cruda, in purè, in pinzimonio, in tutti i modi. Certo, questi sono dei consigli quasi per scherzare, perché mica uno deve mettersi a mangiare carote se non le sopporta (una persona a caso… eh eh… le carote sono credo l’unica verdura che aborro, e di sicuro ci sarà un perché. Adesso rompo le scatole al mio amico dottor (Francesco) Kildare e me lo faccio spiegare).
Io opterei per un flan, o un tortino salato, o semplicemente così, al vapore, e magari condite con un pinzimonio alla senape, che secondo me ci sta benone. Tra l’altro la senape è consigliatissima per il mese di giugno, anche se – accidenti – non riesco a trovare il nesso con il fiore che diventa frutto. So che da quando vivo qui al Nord il mio corpo la cerca molto più spesso di prima. Certo, è mooolto difficile trovare senape-senape, perché quelle che si comperano al supermercato hanno almeno dieci ingredienti, tra panne ed aromi ed esaltatori di sapidità. Ma al negozietto bio ne ho trovata una spettacolare, che è fatta solo di semi di senape, acqua, aceto sale succo di limone e curcuma. È in assoluto la più semplice che io abbia mai visto (e assaggiato). E buonissima.
Comunque, ora ho capito perché tedeschi e inglesi ne fanno un uso smodato: i semi di senape, infatti, tra le infinite proprietà, sono perfetti contro i reumatismi e i dolori muscolari (e col freddo umido che c’è qui…).
Non a caso in molte culture, ancora oggi, si ricorre ai cataplasmi di senape.
Anche la medicina antroposofica ne fa uso (sto leggendo Medicina antroposofica familiare di Sergio Maria Francardo: quando parla di pediluvi senapati o altri trattamenti a base di senape mette talmente tanti paletti, che credo sia veramente un rimedio da usare sotto stretto controllo medico; e di uno bravo, per giunta). In più ha anche effetti digestivi, per cosí dire: ecco spiegato anche il binomio wurstel-senape. Quando scopro il perché di certe abitudini alimentari mi sento così bene, ma così bene… (certo, potrei fidarmi a priori, ma imparerò, col tempo ;-)).
Altro consiglio: per tutto il mese, e ciò a conferma di quello che dice Elena, la colazione dovrebbe essere il pasto più importante, magari a base di yogurt, fiocchi di cereali (orzo? avena?) e frutta fresca, tipo una bella albicoccona a pezzi o frullata.
I protagonisti di giugno sono, appunto, i cereali: via, allora, a spettacolari piatti di pasta, o orzo, o miglio. Ma è un tema talmente interessante che mi sa ci dedicherò il secondo post del mese.
La bevanda di questo inizio estate è il tè al gelsomino (pare sia l’ideale per gli uomini, che proteggerebbe la prostata). Ne ho una voglia pazzesca, ma qui lo trovo solo dentro al tè verde. Ma non si possono comperare solo i fiori e farsi una tisana? Ora mi concentro e mi collego telepaticamente con Francesca: chissá che non ci sveli l’arcano. Scusate, non volevo linkare un post che a sua volta rimanda al pasto nudo (aiutooo, che loop vertiginoso!), ma mi era veramente rimasto impresso, questo articolo sul gelsomino.
In questo periodo, peraltro, sono attratta anche dal tiglio. Che proprio ora fiorisce e profuma. In tedesco si chiama Linde, e con il legno di questo albero ci costruivano gli scudi dei guerrieri. Per questo, qui, il nome Linda non significa pulita, come il Mastro della pubblicitá, ma “colei che protegge” (sì, lo so, è una cosa mia che faccio fatica a rivelare, ma è un pezzo del nome di nostra figlia ;-).
Il tiglio è un potente regolatore del sistema nervoso, adatto per chi soffre di ansia, ipereccitabilità e insonnia. O difficoltà digestive dovute a stress, o anche a chi è posseduto dal demone della fame nervosa. Tutti sintomi, comunque, che si accentuano col cambio di stagione e l’arrivo dei primi caldi. La medicina spagirica consiglia per tutto il mese il bagno ai fiori di tiglio: rilassa, leva lo stress dalla pelle e stimola la dolcezza sentimentale. Va bene… per chi proprio non ha tempo basta anche un pediluvio (porta sollievo ai piedi gonfi). Indicato anche a chi soffre di reumatismi e couperose. Chiedete ad un bravo erborista, che saprà di certo consigliarvi meglio di quanto possa fare io.
A me, fondamentalmente, piace quasi solo per il fatto che questo albero mi ricorda le assemblee degli abitanti dei villaggi, che decidevano delle sorti comuni sotto le sue fronde, o le danze degli innamorati (pare che l’effetto innamoramento del tiglio sia dovuto al farnesolo, un olio essenziale contenuto nei fiori).
Pianta della saggezza e dell’amore. Che si vuole di piú?