Ho trovato questi kipfel su Giallo Zafferano (loro li chiamano chifeletti), che ha il pregio di avere un sacco di ricette regionali; poi ne ho parlato con una mia carissima amica friulana, che mi ha confidato i segreti riguardo a questo piatto, tramandatile della sua nonna, che era una cuoca straordinaria, ed ecco qui il risultato.

kipfel recipe

Sono contenta perché ne posso approfittare per raccontarvi come la pensa la bioterapia nutrizionale sulla frittura. Preparatevi perché quando l’hanno spiegato a me sono veramente caduta dalle nuvole… trascrivo dal capitolo: “modalità di cottura degli alimenti”:

Per frittura si intende l’alimento immerso improvvisamente nell’olio bollente. Si crea un shock termico e una rapidissima disidratazione, che, per la sua velocità, impedisce la perdita di nutrienti. Questi ultimi vengono invece concentrati e racchiusi all’interno di un film lipidico creato dall’aderenza dell’olio bollente intorno all’alimento stesso.

Per questo motivo la frittura, che è la forma più digeribile dell’alimento cotto, può essere pericolosa. intanto non si devono usare nella maniera più assoluta gli oli di semi; la temperatura deve essere sempre sostenuta, avendo l’accortezza di non superare mai il punto di fumo dell’olio. Questa la ragione per cui consigliamo sempre l’impiego di olio extravergine d’oliva, il cui punto di fumo è il più alto in assoluto.

“Altra accortezza per realizzare un fritto salutare è quella di non esagerare nella quantità di alimento per ogni cottura. Avverrebbe un addensamento che conserverebbe una imbibizione idrica, associata ad un sequestro di grassi, invalidando lo scopo di questa modalità di cottura[…]. Dopo la cottura l’alimento deve essere asciugato con carta paglia, la cui produzione avviene senza additivi tossici ed ha il massimo potere assorbente i grassi”.

Insomma la frittura, se fatta nel modo giusto, fa benissimo, anzi nelle persone sane può stimolare il fegato a funzionare; c’è un modo molto semplice per testare queste affermazioni; mangiate leggero per qualche giorno e poi preparatevi un bel piatto di patate fritte. Il mattino dopo ascoltate il vostro corpo e notate se avete sensazioni di pesantezza o di intossicazione. E dopo venitemelo a raccontare!

Ingredienti:
500 grammi di patate
140 grammi di farina semintegrale
40 grammi di burro
1 uovo
1 cucchiaino di zucchero grezzo
olio extravergine d’oliva
la buccia grattugiata di un limone
2 prese di sale integrale
pepe

Spazzolate via la terra dalle patate sotto l’acqua corrente e mettetele a bollire con tutta la buccia per una mezz’oretta, o fino a quando saranno morbide. Scolatele, spellatele ancora calde e passatele nello schiacciapatate facendole cadere in una terrina grande, poi lasciate intiepidire. A questo punto aggiungete la farina, il burro fuso e intiepidito, l’uovo, lo zucchero, il sale, il pepe, e la buccia grattugiata del limone.

Amalgamate all’inizio con una forchetta, poi con le mani, fino ad ottenere un impasto omogeneo (se avete difficoltà aggiungete un po’ di farina). Formate con l’impasto dei bastoncini di un paio di centimetri di diametro e lunghi una decina di centimetri, poi piegateli a ferro di cavallo.

Scaldate tre centimetri di olio in un pentolino alto, sarà caldo al punto giusto quando infilandoci dentro la punta del manico di un cucchiaio di legno si formeranno tantissime bollicine a raggiera tutto intorno.

Friggete tre o quattro kipfel alla volta, tirateli fuori quando diventano dorati, fate assorbire l’olio che gocciola dalla carta assorbente e servite molto caldi, spolverati di sale integrale e di buccia di limone grattugiata.

Sono particolari, croccanti fuori e morbidissimi dentro; la nonna della mia amica li friggeva con lo strutto, se lo trovate di provenienza sicura preferitelo all’olio, sembra che sia meraviglioso.

Sul sito di Giallo Zafferano ho letto che possono anche essere serviti come primo, come contorno ad un piatto di carne in umido, oppure dolci, aggiungendo mezza bustina di lievito all’impasto e rotolandoli nello zucchero; io non li ho provati, se sperimentate ditemi!