Al tavolino della cucina di mio fratello, immersa nella mia amata/odiata Napoli, vi racconto (durante le feste di Natale, e pure di domenica!!!) un dolce antico e molto partenopeo, immancabile durante le feste di Natale della mia infanzia — farcite di nonni, zii e cugini — e indizio inequivocabile della festa che noi teneri (più o meno) virgulti preferivamo.
Se c'erano i roccocò c'era il Natale, si andava a letto quasi all'alba e distrutti, e si stava a tavola tantissimissimo tempo. Quest'ultima usanza l'ho un po' abbandonata: non ce la faccio proprio a star ferma più di una mezz'oretta. Però il cibo no, quello è rimasto nelle mie radici.
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Ottimo, non ho più scuse, ora li devo fare per forza. Ho tutto, in realtà avevo comprato anche la miscela di spezie già pronte per i roccocò, il pisto, ma certo poter macinare al momento le spezie credo lì renda decisamente più profumati. Devo solo “osare” col carbonato di ammonio, la prima e l’ultima volta che l’ho usato il retrogusto di ammoniaca era rimasto; forse ne avevo messo troppo, qui non dovrei sbagliare visto che ne serve una minima quantità.
Io adoro i roccocò, anzi ti dirò che da campana-partenopea adottata -ehm sottovoce altrimenti qualcuno mi incenerisce come al solito- che sono l’unico dolce napoletano che mi piace…pastiere, cassate, ricce, frolle, struffoli, delizie etc…niente! Troppo dolci, troppo elaborate, troppo pesanti, troppo colorate, troppo insomma… Ma i roccocò li adoro! Come l’insalata di rinforzo che alla vigilia non si mangia nessuno se non la sottoscritta :-)))