Da bambina quando mi annoiavo guardavo le persone. Ne sceglievo un paio e nel mucchio e ascoltavo le loro conversazioni. La piccola stalker in erba. Mi arrabbiavo pure quando non riuscivo a sentire bene, e perdevo il sèguito. Avrei voluto essere invisibile e vedere cosa succedeva dopo.
La gente mi piaceva e trovavo tutti interessanti e strani. Anche verso i trent’anni — e qua mi sa che mi vengono a prendere con l’ambulanza del manicomio — abitavo a San Giovanni, un quartiere di Roma molto popoloso, in una casa di tipo otto piani, di quelle antiche e pseudo-signorili, ma senza lo straccio di un balcone, con le finestre tutte a nord.
Sul palazzo però c’era un grande terrazzo decadente; ci andavo a stendere i panni (ve l’ho detto che adoro stendere i panni? Vorrei farlo di lavoro, stenditrice e ritiratrice di panni, purché in tessuti naturali, c’è qualcuno che ha bisogno?), a provare i passi di danza (era il mio periodo hip hop), a scattare fotografie improbabili, e a… osservare la gente di nascosto, la sera, prima del tramonto, mentre apparecchiava per la cena.
Il terrazzo era enorme e deserto, e a quell’ora c’era una calma irreale lassù. L’energia del giorno scemava piano piano; tutto veniva avvolto in una luce morbida e rallentata, e la gente. La gente faceva le cose, chiacchierava, alcuni cominciavano ad accendere le luci, e a me sembrava di non esistere come individuo, di far parte di quelle persone, di tutte; ero permeata da quell’energia serena, la sentivo come si sente il calore o un profumo, era una sensazione totalizzante e non sono sicura di saperla spiegare.
Non ve lo sto raccontando per farmi arrestare, voglio solo parlarvi di una parte della mia evoluzione, saltando a piè pari la mia riservatezza, perché credo sia importante per la salute di chiunque, come lo sta diventando per la mia. Negli ultimi due anni, anche per colpa di alcune persone che ho incontrato e che mi hanno regalato libri e parole (grazie Francesca e Armando), mi sono resa conto di alcuni atteggiamenti che frenavano la mia evoluzione e li ho rivisti, e sto cercando piano piano di cambiarli, con un certo sforzo.
Mi sto allenando a non contrappormi agli altri, a non provare sentimenti di rabbia, disprezzo, antipatia (questo è difficile!!), a non avere pensieri negativi o ansie, perché ho capito che qualsiasi cosa io provi si materializza, letteralmente, nella mia vita. È come se la vita quando provi gioia capisse che vuoi altra gioia (e te la porta, giuro), quando provi angoscia capisce che vuoi altra angoscia, e così con tutto.
Ecco. Volevo solo dirvi di essere felici, qualsiasi cosa accada. Perché potete mangiare bene quanto volete, stare attenti a tutto, ma se non siete felici probabilmente vi ammalerete lo stesso. La consapevolezza alimentare è sicuramente una strada per la felicità, come lo è qualsiasi tipo di consapevolezza, però quella alimentare è anche a mio parere la più piena di soddisfazioni, e anche di piacere, perché, diciamocelo, quando si cucina si cucina soprattutto per gli altri, si cucina per amore.
Cucinare è un atto empatico, non cucini bene se ti contrapponi. E questo è anche il motivo per cui non avallo concorsi e contest, e non amo le partite, di calcio e simili, perché non riesco a capire il concetto di vincere: e quando è successo a me di vincere qualcosa di solito ero mortificata, e anche se sentivo dentro di me una specie di orgoglio cattivo che si esaltava per aver primeggiato, ne ero più infastidita che altro, ma questo è un altro discorso e come al solito sto uscendo dai binari.
Rientro in pista saltando su questo budino che in quanto a serenità e amore ne ha a bizzeffe, che ho trovato su un blog molto carino che si chiama “le pupille gustative”. Chiara l’ha fatto con il caramello, io ne ho fatti alcuni con del cioccolato fondente sciolto con un cucchiaio di latte e altri senza nulla, che mi sono piaciuti pure di più.
Ho diminuito un po’ lo zucchero, per il resto ho fatto tutto identico; non so se funzioni anche con latte di mandorla o di riso, se provate fatemelo sapere. Questo giro ho usato il solito latte tedesco che sapete; ne beviamo veramente poco, un paio di litri a settimana, uno dei quali viene quasi sempre trasformato in yogurt, quindi ritengo che ce lo possiamo ancora permettere, fino a nuove informazioni.
Rispetto al budino alla vaniglia che vi feci vedere tre anni fa (tre anni faaaa??!! ma stiamo scherzando?!) è ancora più facile e genuino, visto che in questo caso dalla lista degli ingredienti abbiamo depennato pure l’amido di mais, che in effetti poco mi piace, primo perché ormai trovare mais non ogm è abbastanza difficile, secondo perché l’amido è un prodotto molto raffinato e se possiamo toglierlo ben venga.
L’altra differenza è che è cotto a bagnomaria nel forno, e devo dire che anche questo fa per quanto riguarda la calma, perché vuoi mettere lasciare tutto in forno e aspettare di sentire il “din!” del timer? Tutta un’altra vita. Beh, io ve lo lascio qui, in doppia dose rispetto all’originale, scommettiamo che mi ringrazierete?), voi decidete quale vi piace di più. Per adesso questo per me è il budino (o latte cotto, che dir si voglia) definitivo :-)
Ingredienti:
1 litro di latte intero fresco
130 grammi di zucchero
2 uova intere
4 tuorli d’uovo
un baccello di vaniglia
un pizzico di sale marino integrale
Scaldate il latte a fuoco medio-basso insieme al baccello di vaniglia aperto a metà e tagliato nel senso della lunghezza (magari raschiate anche i semini); quando sta per formarsi la pellicina spegnete, coprite e lasciate riposare una ventina di minuti.
Preriscaldate il forno a 130°C in modalità statica, versate un po’ d’acqua in una teglia grande e posizionateci dentro delle cocotte (l’altezza dell’acqua dipende dall’altezza delle cocotte che sceglierete per i budini, io ne ho messa tre dita circa).
In una terrina di vetro sbattete le uova con lo zucchero con un cucchiaio di legno, poi versate il latte a filo piano piano e mescolate per bene. Se volete aggiungere qualcosa, tipo caramello, frutta cotta o cruda, cioccolata o simili versateli sul fondo delle cocotte prima della crema, rimarranno un po’ sul fondo, un po’ si distribuiranno nel budino.
A questo punto non vi resta che versare la crema nelle cocotte e infornare teglia acquosa e cocotte per un paio d’ore, facendo attenzione che l’acqua nella teglia non arrivi mai a ebollizione. Trascorso questo tempo, tirate le cocotte fuori dal forno e dalla teglia, aspettate che si raffreddino, poi copritele con la pellicola senza pvc e (in un mondo perfetto) lasciatele in frigo almeno per 4 ore prima di mangiarle. Nel mio mondo se zac non me lo avesse impedito le avrei fatte fuori appena uscite dal forno, bollenti e tutto.
Sonia, ho letto il post e questa volta non posso astenermi dal commentare… è questa volta parlo sia dal punto di vista professionale che personale.
In mondo senza rabbia, ansia, angoscia e dolore sarebbe alquanto INVOLUTIVO per l’Essere Umano.
Tutte queste emozioni ci servono, sono energia che ci fa crescere e camminare… Guai se non ci fossero! La vera evoluzione è imparare a GESTIRLE AL MEGLIO.
Ma GESTIRLE non vuol dire soffocar le o eliminarle: come è bene non sopprimere un disturbetto fisico, perché vuoi zittire la rabbbietta che ti prende ogni tanto?
Sono utilissimi punti di riferimento che ci AIUTANO a relazionarci al meglio con gli altri
Dalle mie parti si chiama latte alla portoghese. Non ho confrontato le dosi ma aggiungo qualche appunto. Se lo volete omogeneo è importante non incorporare aria mentre si sbattono le uova. Io quindi non uso la frusta ma un paio di forchette. Con la prima tiro su il bianco contro la parete della ciotola e con la seconda lo sfilaccio. È un lavoro molto lento, calmo da fare senza pensare.
Si può alzare la temperatura del forno, quindi riducendo i tempi, ma in generale più bassa è meglio viene.
Ecco ora la lista dei budini da provare si allunga, devo ancora trovare il giusto momento per fare quello di miglio!!! Però ti volevo dire che oggi hai toccato un tasto pesante per me. Io che combatto da una vita con i miei istinti e le mie sensazioni; che combatto da tanti anni con il fatto che il tutto non si scarichi nel mio stomaco e nel mio intestino. Ammetto che a curarmi (e le ho provate tutte … dagli stregoni agli “illuminati” gastroenterologi ed allergologi) non ci provo quasi più. Non mi accontento di medicinali che mi tolgano solo il disturbo momentaneo e la diagnosi del “intestino come secondo cervello” me la potevo anche fare da sola. Mi limito ad ascolatare il mio corpo, a trattarlo il meglio possibile (come le persone che ho accanto)… ma per la mente e tutti i suoi ragionamenti macchiavellici … ancora c’è tanto da lavorare. Spero di arrivare un giorno a tale consapevolezza, perchè il traguardo della felicità, nel senso assoluto del termine, la vedo piuttosto sull’utopico andante (almeno per ora).
Magari questi budini aiutano un pochino :)
Grazie per la ricetta e per le parole
a presto
Mi è piaciuto molto leggerti, e in qualche modo mi sono ritrovata nell’immagine del terrazzo, nella serenità dell’uscire da sé e fondersi con le vite degli altri che nelle loro case fanno cose semplici, come apparecchiare la tavola. E provare quella specie di piccola commozione dentro, che pure io non so spiegare tanto bene, chissà se è simile alla tua.
Condivido anche tutto il resto del discorso, ci credo molto al fatto che la realtà è uno specchio puro e semplice, che riflette i nostri pensieri e le nostre emozioni. Il cercare di essere creatrice e non effetto di questa realtà è quello che cerco di fare, con non poca fatica, nella mia vita di tutti i giorni; spesso sono effetto, ma alle volte un barlume di creazione si intravede.
Credo che anche il cibo sia importante in questo processo, che pasti sani ed equilibrati siano in grado di facilitare sanità ed equilibrio interiore, anche se, sono d’accordo, non è solo il cibo a determinare il nostro benessere. Però è quella parte che in un tutto olistico ha il suo peso, al pari di tanti altri elementi che concorrono a creare benessere o malessere.
Grazie, come sempre, per la tua condivisione :-)
Pensieri uno in fila all’altro, come perle di una collana.
Il terrazzo lo ricordo, insieme all’odore buono dei panni umidi stesi ad asciugare al sole. Le tue opere che ammiravo con interesse e profonda curiosità ed ammirazione. La legge di attrazione in cui profondamente credo e che mi porta ad essere felice e riconoscente ogni giorno. Con i dovuti intervalli di frustrazione, stanchezza, paura, disinganno. Ma che sono comunque momenti giusti, sani, momenti di crescita e di riscatto. Il desiderio di migliorare e migliorarsi. Il profondo bisogno di circondarsi solo di cose buone. Di persone positive e luminose senza però abbandonare chi si ama e supportare chi ne ha veramente bisogno. Di cibi buoni, grezzi, possibilmente bio (da questo sono ancora anni luce lontana!). Nella vita come a tavola. Come dici tu. E poi questo budino che devo assolutamente provare perchè quello tuo alla vaniglia me lo sono gustato tante di quelle volte che già so che questo di sicuro non mi deluderà (se solo non mi spaventassero le 2 ore di cottura). Ed in tutto questo la gioia di ritrovarti qui. Come il pane quotidiano.
Sono appena uscita da un periodo abbastanza orripilante, a livello di emozioni ed equilibrio interiore e ti dirò due cose: la prima è che per quanto difficile, io credo che anche le emozioni negative vadano vissute fino in fondo. Non credo che reprimere il dolore o anche l’antipatia o la rabbia sia una soluzione efficace (parlo per me ovviamente), perché è vivendo le emozioni che poi si impara a lasciarle andare. Adesso che ho attraversato e che mi sono buttata alle spalle uno dei mesi più difficili della mia vita (un po’ come una brutta influenza) posso aprire finalmente il cuore alla felicità e alla serenità, ma credo che se avessi cercato di bloccare il dolore adesso non starei bene.
La seconda cosa è: adesso che sto bene, questo budino casca davvero a fagiolo: qual modo migliore per festeggiare la ritrovata serenità se non con un dolce così? :)
Quello che tu definisci “essere stalker” noi lo chiamiamo “fare l’antropologo” e quello che ci casca più spesso incantandosi ad ascoltare/guardare le persone è il Capitano, che va “risvegliato”, io mi contengo – ho sempre paura di essere scoperta e ritenuta inopportuna – la Gnoma ha i geni del padre per cui lo segue a ruota; andare tutti e tre insieme in luoghi affollati produce sempre questo effetto: osserviamo, ascoltiamo, ci incantiamo a turno, a volte insieme…
il budino? ci provo, si, ma io credo userò il latte di capra…
Cara Izn, che dirti se non grazie per questo post? Budino a parte (stavo giusto cercando un nuovo dolce da fare, sono stufa di torte), hai scritto le parole che mi servono in questo periodo. Perchè è vero, quando sono angosciata o spaventata mi capitano molte cose negative, e viceversa. E questo è il momento di superare la mia angoscia, lo so.
@Sara e Claudia. io non credo che cercare di non essere negativi significhi non provare sentimenti negativi, solo non lasciarsene sopraffare, e allontanare le “energie negative”. quando si può. Faccio un esempio: ho un vicino stronzo (davvero), so che se gli parlo in qualche modo mi fa incazzare. Vale la pena? No. Quindi non gli parlo. vado serena per la mia strada concentrandomi che so, sulla bella giornata. Oppure, ho un problema in banca (chi non ce l’ha, non foss’altro per quanto fanno pagare i servizi…). Se lo “prendo male” e mi lascio sopraffare da emozioni negative davvero anch’io come Sonia ho la sensazione che la vita capisca che voglio altre cose negative che, puntualmente, avvengono. Ecco, non so spiegarlo diversamente, ma Izn, avevo bisogno oggi di leggere queste tue parole (telepatia eh?). Un bisogno fondamentale GRAZIE!
@Graziella: si, effettivamente la legge di attrazione funziona così anche per me. Se penso in negativo, mi arriva solo negatività e viceversa.
Però se la rabbia o la tristezza è indotta dall’esterno (eventi traumatici- persone che deliberatamente mi fanno arrabbiare ecc) ho notato che è meglio vivere fino in fondo l’emozione, anche se è negativa. Se la reprimo, poi sto peggio (e mi aumentano le emicranie… meglio di no!) :)
@Laura: sì è vero, hai ragione. Ho notato però che la maggior parte delle persone sono ipocrite, se tu ti arrabbi con loro e gliele canti (anche senza esagerare) si offendono. Loro reprimono e sparlano. Non voglio andare fuori argomento, quindi ritorno al budino: help! non ho le cocotte, cosa posso usare?
Sara I*Lab: No, non parlavo di soffocare le emozioni, solo di non rivolgere la propria attenzione ai fatti negativi, ma di riservarla tutta per le innumerevoli cose belle che capitano ogni giorno e che tendiamo a trascurare, e di riuscire a vedere nelle persone il lato bello, cosa che faccio di solito cercando di immaginarmele quando erano bambine (è un esercizio bellissimo!). È il vecchio discorso, un po’ rispolverato, del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, è solo un fatto di prospettiva e di atteggiamento.
@makeroo: grazie davvero! Molto interessante, proverò con la forchetta :-)
@martina, sì i budini aiutano eccome!! E mentre mescoli pensa a cose bellissime, che si impiglieranno nel latte e nelle uova :-)
@granosalis: sì, io credo sia simile anzi forse è la stessa che condividiamo.
@Chiara: che te lo dico a fare… quel terrazzo tu lo hai conosciuto e abbiamo condiviso tante cose, più di quelle che avremmo voluto, o forse quelle che dovevamo condividere e basta. Tu sei una delle persone più positive che abbia mai conosciuto, una di quelle che è capace di trarre il buono da veramente qualsiasi cosa, e da te ho imparato tanto, nel momento più confuso e difficile della mia vita. A comunicare le mie intenzioni e le mie emozioni senza paura, quello lo sto imparando ancora, e temo sarà una lunga strada. Mamma mia come eravamo piccole :-))) <3
@Laura: Non volevo intendere che sia giusto reprimere il dolore, solo di stare alla larga dalle emozioni e dalle persone molto negative, perché è facile venirne contagiati, almeno per me che ho una forte empatia, che è una benedizione per certi versi ma un disastro per altri. E il dolore in effetti non lo vedo come una cosa negativa, per quanto sia spaventosa la sofferenza se ne esce sempre migliorati… se non lasci che ti distrugga.
Non so bene come spiegarlo, ma più che reprimere forse la parola è “sostituire” :-P
@Valeria: Ahahah non l’avevo vista sotto questa luce! Allora sono un’antropologa, che bello! :-D Mi sa che il latte di capra ci starà benissimo. Ma riesci a trovarlo fresco?
@Graziella Carnevali: Graziella è proprio quello che intendevo! Ti capisco perché anch’io sono una “fumina”, di carattere mi inalbero molto facilmente e poi va tutto a mio svantaggio. Voglio assolutamente dare il meglio di me, e usare le mie energie per cose belle e costruttive :-)
Al posto delle cocotte prova ad usare delle tazze di porcellana, ce le hai? O altrimenti qualcosa in pirex?
Ah cmq il budino era strabuono davvero. E anche strafinito in tipo…ahem… venti minuti? :)
avevo capito male cosa intendevi in effetti: anche io cerco di tenermi alla larga dalle persone negative, perché ho notato che sono mooooolto peggio della varicella a capodanno (ogni riferimento al mio capodanno è puramente casuale eh…)
@Izn. Grazie, sì ho un contenitore di porcellana, anzichè tanti budini piccoli me ne verrà uno grosso (meglio….). Che bello il termine “fumina”!!! Ecco, io però ad essere fumina non rinuncio, in fondo litigare è un modo per comunicare, se “l’altro” non ne è in grado, oltre che essere candidato all’ulcera, mi vedrà cambiare strada quando lo vedo (con grande sollievo suo, immagino).
@laura:uahuu…la varicella a capodanno!. Pensa che invece io ne sarei felice (ma l’ho già fatta), odio quella festa, da quando ero piccola. Perchè devono essere gli altri, o le convenzioni sociali, a stabilire quando devo divertirmi? Magari uno a Capodanno si sveglia inverso, ha male a un callo, litiga con il marito, invece alla befana sta benone, però deve vestirsi bene, essere pimpante e allegro, uscire con gli amici proprio quando ha il callo in fiamme?
Che bello questo post!!! sia nell’atmosfera che descrive, che nella ricetta, davvero interessante!
Una cosa che mi domando sempre quando “incontro” cotture da fare in forno e a bagnomaria.. l’acqua nella teglia principale (che contiene le cocotte) va messa fredda? o calda?
Il tempo di cottura, va considerato da quando quest’acqua si scalda, o da quando infili tutto in forno..??
so che probabilmente è tutto molto semplice.. ma le cotture di questo tipo (non so perché) mi hanno sempre messa un po’ in ansia da prestazione..!!
Ecco volevo dirti che ho provato questo budino con del latte di pistacchio fatto in casa ed è venuto una meraviglia!l’ho postato sul mio blog ovviamente citando questo angolino meraviglioso pieno di ispirazione e cose da imparare!
E non temere, non sei l’unica a cui piace osservare le persone..mia mamma da piccola mi diceva sempre :non si fissano le persone!ma non ho perso il vizio e nei miei viaggi infiniti in treno ai tempi dell’università era un gran passatempo ascoltare i discorsi dei passeggeri!
Siamo forse un po’ pazze?!e vabbè!!!
Grazie ancora!
Valentina!