L’Autorità garante della concorrenza ha esaminato la campagna promozionale “La pasta della salute” Aliveris, prodotta dall’industria alimentare Filiberto Bianconi.
pasta aliveris isoflavoni
La pubblicità sottolineava le particolari proprietà della pasta: “Un’accurata selezione delle migliori semole di grano duro, arricchite di germe di soia, per assicurare un ottimale apporto di isoflavoni e di altre preziose sostanze naturali della soia (…) Indagini specifiche hanno accertato che la pasta Aliveris (…) è indicata nella dieta del diabetico (…) possiede notevoli proprietà anti infiammatorie e antiossidanti; aiuta a regolare il colesterolo elevato; aiuta il cuore e le arterie (è indicata per) prevenire e contrastare lo sviluppo di alcuni tipi di tumore (e per la) salute del fegato (…)”.
L’Antitrust ha contestato, innanzitutto, le indicazioni sulla idoneità del prodotto per i soggetti affetti da specifiche patologie e, in particolare, per coloro che soffrono di ipercolesterolemia o di diabete di tipo alimentare; le affermazioni riportate sulle confezioni e sul sito non sono supportate da un’espressa autorizzazione o convalida da parte del Ministero della salute e dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

Quest’ultima, in una serie di articolati pareri, ha rilevato in particolare l’inesistenza di una relazione di causa-effetto tra consumo di isoflavoni da soia e gli effetti di protezione delle cellule e/o protezione del DNA, di azione antiossidante, del “mantenimento di normali livelli di colesterolo”, di “riduzione dei sintomi della menopausa”, di aiuto “alla normale crescita dei capelli e alla salute cardiovascolare”.

L’EFSA ha ribadito anche la mancata relazione causa-effetto tra i claim relativi alla salute delle ossa e l’assunzione di tali sostanze.
C’è anche un’altra contestazione in proposito che merita di essere sottolineata; riguarda la cosiddetta pubblicità occulta, espressamente vietata dalla legge perché attraverso questo tipo di messaggi pubblicitari “mascherati” – sotto forma di servizio giornalistico o di parere degli esperti – è più facile convincere le persone a comprare i prodotti così magnificati (qui sul Pasto nudo ha accennato più volte a questo aspetto anche il Prof. Giannattasio).
pasta di soia
Nel caso in esame, l’Antitrust ha analizzato tre puntate della trasmissione “Occhio alla spesa”, andate in onda su Rai Uno, nel corso delle quali, pur senza nominare espressamente il prodotto o evidenziarne il marchio, si sottolineavano con tono enfatico le proprietà della pasta, permettendone una facile identificazione (ad esempio, c’era un servizio dallo stabilimento in cui è realizzata la pasta): venivano tra l’altro intervistati alcuni esperti (il Prof. Carlo Clerici ed il Prof. Kenneth D. R. Setchell), senza precisare che essi erano soci di Aliveris.
In conclusione, sono state deliberate sanzioni per 110.000 euro complessivi che hanno colpito le aziende produttrici, l’agenzia che aveva collaborato alla realizzazione delle trasmissioni televisive e la Rai.
A sèguito della decisione dell’Autorità, la Rai ha fatto sapere che è stata da tempo istituita un’apposita struttura interna cui è attribuito il compito di contrastare questo tipo di fenomeno. L’inserimento in una trasmissione informativa diretta specificamente ai consumatori, che dovrebbe fornire utili suggerimenti su una corretta alimentazione e su stili di vita adeguati, può costituire infatti uno strumento molto pericoloso per indirizzare gli ascoltatori verso l’acquisto di determinati prodotti così “sponsorizzati”. La stessa Rai ha sùbito interrotto il rapporto di lavoro con il presentatore del programma, che ha preannunciato ricorso agli organi competenti: vedremo quali saranno le prossime tappe di questa vicenda.
Intanto vale sempre la consueta raccomandazione: verificate sempre i messaggi pubblicitari, anche quelli “nascosti”. Se volete approfondire l’argomento leggete questo articolo su Assoutenti, che passa in rassegna tanti casi di pubblicità non trasparente sanzionati dall’Antitrust e affronta anche il tema del cosiddetto product placement, cioè la proposizione di uno specifico prodotto (un pacchetto di sigarette, una linea di gioielli etc) all’interno di un film o di un programma televisivo, al solo scopo di pubblicizzarne il marchio.