Sono molto contenta perché la percentuale di cibo che compro dalla grande distribuzione (bio, eh) è sempre più piccola rispetto a quello che acquisto *direttamente* dai piccoli produttori. E sto diventando una specie di calamita per questi ultimi, si vede che la legge di attrazione funziona, ciò che desideri arriva a te!!
chiacchiere di farina integrale
Tipo una settimana fa sono arrivate le casse di arance, limoni e mandarini dei pasionari, ieri ho ricevuto olio e salsette da Vianova e stamattina sono passati i Lupos a portarci un po’ di maiale felice.
A proposito, ve l’ho detto che per i romani i Lupos consegnano a domicilio una volta al mese anche carne fresca mooolto consapevole? Basta mandar loro una mail, vi inseriscono nel database e vi scrivono per avvertirvi quando consegnano (per i soci pastonudosi con il solito sconto del 10%!).

È una soddisfazione enorme sapere che sto comprando cibo vero, volendo visibile sul posto, del quale posso chiedere vita morte e miracoli a chi lo ha preparato, sto risparmiando, non sto foraggiando l’industria con le sue logiche assurde (eufemismo… voglio essere buona, và, che ancora sta sorgendo il sole) e anzi sto dando i miei soldi a persone fisiche, che in questo modo possono vivere di ciò che fanno, e continuare a fare il lavoro che hanno scelto coraggiosamente (soprattutto in questo momento storico e in Italia).

L’altro giorno stavo riflettendo sul fatto che anche a livello energetico (per chi ci crede… io ci credo!!) acquistando in questo modo si crea un flusso positivo; quando compri e arriva al produttore la mail di paypal con l’acquisto avvenuto lui prova un moto di gioia, cosa che non avviene se si acquista al supermercato. Vabbeh la smetto ma solo perché se no vi faccio una capa tanta come si dice nella città bicaudata.
Oggi vi piazzo lì, anzi qui, una ricetta quasi normale! Non vi abituate, perchè sono ancora in pieno mood sperimentazioni, e ve ne accorgerete nei prossimi post, muahuahuahuah!!! >:-) Visto che siamo prossimissimi al carnevale, per una volta vi posto una ricetta ad hoc giusto in tempo; e devo dirvi che non è stato facile, perché come potete immaginare di chiacchiere, o frappe, o che dir si voglia, esistono millemila ricette, e ognuno sostiene che la sua è la più meravigliosa perfetta stupenda unica etc (poi sono più o meno tutte uguali pure la mia eh).
chiacchiere di grano antico
Dopo una lunghissima ricerca sono approdata di nuovo su una ricetta sarda (aò, si vede che la Sardegna mi deve dire qualcosa, a me), perché era l’unica che non prevedeva grassi tipo burro (come ad esempio questa su Dissapore) o altro nell’impasto. Sul sardo-post pare che anche in Sardegna si chiamino chiacchiere, come a Napoli; leggo che nel resto d’Italia si possono chiamare anche lattughe, cenci, donzelle, sfrappole, cròstoli, galani, bugie, rosoni, lasagne, pampuglie, e altro!
Invece della farina “normale” ho usato la strepitosa Maiorca dei Molini del Ponte, che è una farina di grano tenero integrale che sembra bianca perché se ho ben capito non ha tegumento o ha un tegumento chiaro chiaro. Per friggere ho usato l’olio del mitico Serrilli (ma la prossima volta voglio provare il loro); ho usato le uova delle bellissime galline di Antonella, e il limone dei pasionari, insomma queste sono proprio chiacchiere consapevolissime da tutti i punti di vista!! :-)
A proposito di consapevolezza, volevo dirvi che ho letto ultimamente su facebook di una fascia di persone che mettono un po’ in ridicolo la scelta di mangiare integrale (nel mio caso semintegrale) e sostengono che la farina 00 e 0 vanno benissimo etc. Voi le cose già le sapete, ma se volete saperne di più leggete anche qui, qui e qui oppure guardatevi qualche video di Berrino sull’argomento. Poi decidete secondo l’impressione che ne avete avuto :-)
Io mi limito come sempre a mostrarvi, in questo come in tanti altri post qui sul pasto nudo, come sia possibilissimo usare questo tipo di farine anche per fare dolci tradizionali come questo. Certo, sarebbe più semplice lavorare la pasta se si usasse una farina moderna raffinata; e te credo, vi ritrovate con un elastico modellabile come vi pare! Peccato che poi si piazzino sullo stomaco tipo mattone! Vabbeh passo alla ricetta, non vi addormentateeeee :-D

Ingredienti:
250 grammi farina di grano tenero Maiorca
1 uovo + mezzo tuorlo
1 cucchiaio di zucchero grezzo chiaro
1/2 bicchiere di rum o di cognac
buccia di un limone
sale marino integrale
olio extravergine d’oliva (oppure strutto felicissimo)
zucchero a velo

Per prima cosa mettete la buccia del limone (mi raccomando solo la parte gialla) in infusione nel rum (immagino che in tempi antichi i Sardi la mettessero nel filu e ferru?) per un’oretta.
Trascorso questo tempo impastate la farina con l’uovo e il tuorlo, il sale, lo zucchero e il rum aromatizzato alla buccia di limone (che avrete tolto!), lavorate bene la pasta e fatela riposare 10 minuti; intanto montate la macchinetta per la pasta (se non siete dei mostri con il matterello – la pasta deve venire sottilissima).
Dopo il riposo tagliate la pasta a fette, coprite le fette che non usate subito con una ciotola rovesciata, poi prelevatene una alla volta e passatele nel rullo della sfogliatrice, prima due o tre volte nella tacca più larga, ripiegandola e ripiegandola su se stessa; poi stringete sempre di più fino ad arrivare alla penultima tacca, passando ad ogni step la pasta una volta sola.
Dalla striscia che ricavate, tagliate delle fasce larghe circa tre centimetri e praticate un taglio in mezzo, con la rotella tagliapasta a bordi dentati, lasciando un centimetro e mezzo sopra e sotto.
Adesso dovete friggere le vostre chiacchiere *immediatamente*: fatelo proprio mentre le sfogliate se siete capaci di gestire la cosa o se avete un amico/a compiacente. Se non potete friggere appena sfogliate, capovolgete una ciotola di vetro sopra le chiacchiere, perché non devono assolutamente seccarsi all’aria o non si gonfieranno e non formeranno quelle belle bolle croccanti che vedete nelle foto (non vi viene voglia di dare un morso al monitor?!).
Tenete conto che essendo molto sottili dovete friggerle pochissimo tempo, e toglierle quando sono ancora molto chiare, perché continueranno a cuocere per qualche minuto (e quindi si scuriranno) anche una volta tolte dall’olio.
Io come al solito ho usato la padella di ferro, che secondo me è imbattibile per friggere; ha i bordi piuttosto altini, ci ho messo circa due centimetri d’olio e ho fritto pochissime chiacchiere alla volta (tipo due o tre).
Fate asciugare le chiacchiere tolte dall’olio (toglietele con una pinza da fritto, possibilmente di legno, per non abbassare la temperatura dell’olio) sulla famosa carta da pane (quella marrone, spessa, un po’ ruvida) e spolveratele subito con un po’ di zucchero a velo.
Se la frittura vi sarà riuscita bene le chiacchiere saranno asciuttissime, come se non fossero mai state nell’olio, e digeribilissime, anche perché la Maiorca ha pochissimo glutine, e quello che ha è come mamma l’ha fatto. Buone esercitazioni! :-)