Sono appena tornata da un fine settimana befanoso a Napoli. Ogni volta che scendiamo la pulcina afferma di volersi trasferire nella mia città natale! Se solo la qualità della vita fosse equivalente a quanto ci si diverte giù… non che qui al momento la situazione sia tanto più rosea. Però ci credereste che a Napoli un appartamento costa più che a Roma?

Oltre a passare un po’ di tempo prezioso con la mia famiglia, che purtroppo vedo molto poco, conosciuto una persona veramente particolare, un artista molto eclettico che si chiama Emilio Pellegrino, e ho chiacchierato tanto con lui dei miei cinque pianeti in vergine e annessi e connessi, e di tutto ciò che ne consegue (e ho scoperto di essere una Plutoniana! Prima o poi questa ve la racconto). Appena ne avrò la possibilità (al momento il sito non rende neanche lontanamente giustizia alla sua produzione e alla sua persona, neanche ve lo faccio vedere) vi mostrerò qualcuna delle sue opere.

Quello però di cui voglio parlarvi oggi, a proposito di viaggi (ve l’ho detto che adoro viaggiare in treno?) è una notizia che ho letto ieri mattina e che mi ha lasciata a bocca aperta. Non riguarda l’alimentazione, lo so, ma non posso proprio fare a meno di parlarne, fate conto che stamattina siete passati a casa da me per vedere cosa stavo cucinando e vi siete beccati la solita incasata di chiacchiere in bundle con le patate al forno.

Non so se avete visto lo spot di Trenitalia che ha fatto molto scalpore in questi ultimi giorni (io me l’ero perso). Pare che adesso le classi non siano più due, ma quattro, con quattro fasce di prezzo distinte. A parte il cattivissimo gusto di aver raffigurato i viaggiatori di quarta classe con una (bellissima) famiglia di colore (la scelta è stata così stupida che trenitalia è stata costretta a togliere immediatamente l’immagine dal sito), la cosa che trovo veramente agghiacciante è che se ho ben capito appena il treno parte si chiudono ermeticamente gli scompartimenti, e ai viaggiatori di quarta classe non è consentito di accedere alle altre tre, e tantomeno alla carrozza ristorante!!! AAAAAARGHHHHHH!!! Ma che fine sta facendo l’Italia! Vi prego! Queste sono le cose che mi fanno venire voglia di buttare in una valigia tre o quattro cose, prendere zac e la pulcina e trasferirmi in una posto civile. Scusatemi lo sfogo, ma non ce la posso proprio fare a star zitta di fronte a cotanta ignoranza.

Ho passato metà della mia vita in seconda classe in treno, e se ci fosse stata la quarta sarei stata senza dubbio costretta a scegliere quella. Non riesco neanche a immaginare la rabbia che avrei provato sapendo di non poter uscire dal ghetto per poveri.
Vabbeh. Io intanto mi sa che continuerò a viaggiare in macchina. Trenitalia non vedrà i miei soldi per moltissimo tempo. E visto che ci troviamo, vi appioppo una ricettina semplicissima, fatta con gli ingredienti meno costosi che esistono, ma incredibilmente buona (vi prego provatela… chiunque l’abbia assaggiata è svenuto, compresi i miei amichetti di Re Desiderio (a proposito, avete visto che bella recensione su di loro che ha scritto Virginia Di Falco su Luciano Pignataro?).
Andrea veramente le ha chiamate le psycopatate… indovinate perché? Eh eh, potete vedere qui una versione instagram della padellata che ho preparato per loro, pronta per entrare nel forno :-)

L’ho scovata qualche mese fa qui da Deb di Smitten kitchen (che l’ha mediata da Martha Stewart) e me ne sono subito innamorata. L’unico neo è la lunga permanenza in forno: Martha Stewart parla di un’ora e un quarto (a 190°C) con opzione di prolungare altri 35 minuti, e purtroppo ci vogliono tutti, a meno che non preferiate le patate molto più morbide e non croccanti. Organizzatevi bene con i tempi, e usate un bel forno a risparmio energetico :-)

Ingredienti:
patate di media grandezza
olio extravergine d’oliva
qualche scalogno
un mazzetto di timo fresco
peperoncino piccante (facoltativo)
sale marino integrale

Preriscaldate il forno, in modalità statica, a 190°C. Tagliate le patate a fettine sottilissime (potete anche lasciare la buccia se è sottile e se vi piace); se avete una mandolina l’operazione sarà molto più veloce, ovviamente io ho affettato tutto maniacalmente con un coltello affilatissssssimo :-)
Una volta che avrete idea di quanto spazio occupano le fettine di patate posizionate una accanto all’altra in verticale, scegliete una teglia di acciaio, di vetro o di ceramica (io ho usato anche delle cocottine come quelle che vedete nella fotografia: in questo modo potete decidere di servirle direttamente a tavola in porzioni individuali) della grandezza adatta per contenerle perfettamente (Deb dice che per due chili di patate dovrebbe andare bene una teglia tonda di circa 23 centimetri di diametro).
Versate sul fondo della teglia che avete scelto qualche cucchiaio di olio (Deb mette anche un po’ di burro, ma vista la lunga permanenza in forno eviterei), spalmandolo bene dappertutto, poi aggiungete una bella spolverata di sale integrale e il peperoncino a pezzettini (se vi piace); a questo punto posizionate le patate (io ho fatto prima delle pile di una decina di centimetri e poi le ho sistemate) fino a riempire completamente la teglia.
Affettate molto sottilmente gli scalogni e infilateli qua e là tra una fettina di patata e l’altra; cercate di metterli bene dentro, altrimenti nel forno si bruciacchieranno.
Spennellate il tutto con altro olio e condite generosamente con il sale e un altro po’ di peperoncino. Infornate per un’ora e un quarto, poi sistemate sulle (e tra le) patate i rametti di timo e lasciate ancora cuocere fino a quando le patate non saranno belle croccanti (un’altra mezz’oretta circa).
Se vi sembra che la superficie delle patate scurisca troppo velocemente copritela con un foglio di alluminio, cercando di fare in modo che non tocchi la superficie. Se volete provare altre varianti, fuori dal forno aggiungete pezzettini di formaggio a piacere o dadini di prosciutto crudo. E buon viaggio in quarta classe! :-)