Nel numero dello scorso gennaio della rivista “Le Scienze” c’è un articolo del Bressanini, che quasi tutti voi che mi leggete sicuramente già conoscete, se non altro per sentito nominare tra queste pagine, nelle quali a tratti alterni lo incenso (quando ci spiega i cibi dal punto di vista scientifico) o lo avverso (quando ci espone il suo *scientifico* punto di vista) :-)
Lo scritto in questione, che si trova inserito in una rubrica che si chiama “Pentole & provette” si intitola: “Tra esoterismo e agricoltura”, ed è sottotitolato: Uno studio ha dimostrato che la biodinamica non migliora la qualità dei prodotti.
Vi faccio un rapido (e spero preciso) sunto dell’articolo, perché purtroppo esiste solo in versione cartacea e che io sappia non si trova sulla rete; dovete sapere però che qualche giorno fa Dario ha pubblicato sul suo blog una versione molto più colorita del pezzo pubblicato sulle Scienze, con considerazioni simili, basate come sempre totalmente sull’evidenza scientifica dei fatti, che personalmente ritengo, come forse avete subodorato, fallibile e piuttosto superficiale; mi rendo conto che questo è un punto di vista molto criticabile, ma sono pronta a rispondere a chiunque (a chiunque sia educato e moderato, ovviamente) su ciò che affermo.
Sorvolerò sul post di cui sopra, infarcito di facezie goliardiche e affermazioni perentorie, permeate di un giovanile e cieco entusiasmo verso un lavoro che è anche una passione personale (cosa che rispetto e anzi ammiro), ma che facilmente porta ad un impeto esagerato.
Una delle dichiarazioni più blande dell’autore è stata che “Rudolf Steiner era uno sbalestrato“… ridurre a questo aggettivo l’impegno di uno studioso che ha dedicato tutta la sua vita all’evoluzione, anche se per assurdo non avesse fatto altro che sbagliare strada, per me è incomprensibile.
Ma inutile parlare di questo, sono già stata sul blog di Dario e ho già scritto ampiamente quello che tutti e due sappiamo, cioè che percorriamo strade che allo stato attuale delle cose è impossibile trovino un punto di incontro; lungi(ssimo) da me affermare che ciò in cui credo sia *il verbo*; sono convinta anzi che la vita sarebbe molto triste se tutti la pensassimo nello stesso modo. Sono sconcertata però, come sempre, di non trovare dall’altra parte lo stesso atteggiamento.
E non vi ho accennato ai commenti, nei quali ce n’è veramente per tutti: dalla condanna ai genitori irresponsabili che “mandano i ragazzini alle scuole steineriane” al dileggio del Cristo in croce, che non oso neanche riferire come viene apostrofato.
Voglio invece raccontarvi dell’articolo di cui vi accennavo in apertura, limitandomi ad esporvi il pensiero di Dario e quello del nostro Matteo Giannattasio, così, per puro amore della chiarezza, e perché mi sembra giusto mostrare anche l’altra campana a chi legge, anche se il mio piccolo pasto nudo non può certamente competere in diffusione con il conosciutissimo e autorevole blog di Dario Bressanini.
Bando alle chiacchiere, eccovi i fatti.
In sintesi Dario, dopo una breve introduzione nella quale osserva che ormai i prodotti biodinamici, compresi i vini, si trovano molto facilmente accanto a quelli biologici, ricorda che la biodinamica è una pratica che risale all’inizio del ‘900, che si basa tra l’altro sulla correlazione tra agricoltura, posizione dei pianeti e forze cosmiche in generale. Fa poi una veloce panoramica sui preparati che si utilizzano in agricoltura biodinamica e afferma che gli scienziati fin dall’inizio hanno associato questo modo di coltivare la terra all’astrologia (suppongo che quest’ultima affermazione fosse dileggiativa).
Entra poi nel cuore dell’argomento descrivendo uno studio che è stato svolto nel 1996 a Pullman, in California, da alcuni ricercatori della Washington State University. In pratica costoro hanno preso una vigna di uva merlot coltivata con metodo biologico, l’hanno divisa a metà e su una delle due metà hanno utilizzato anche il metodo biodinamico, tutto questo ininterrottamente dal 1996 al 2003.
Trascorso questo tempo i ricercatori non hanno riscontrato alcuna differenza nei parametri fisici, chimici e biologici dei due terreni, e tantomeno nell’attività microbica.
la resa, il numero di grappoli, il loro peso e quello delle bacche erano uguali.
*Quasi* (annotate mentalmente questo “quasi”) nessuna variazione nell’analisi chimica dell’uva, tranne, nel 2003, un *piccolo* aumento del contenuto zuccherino, dei polifenoli e delle antocianine.
A detta di Dario la conclusione dello studio è stata che le differenze di qualità osservate erano piccole e di dubbia utilità pratica.
In seguito un gruppo di assaggiatori ha testato il vino proveniente da quelle coltivazioni e non sono stati in grado di distinguerli, tranne che per l’annata del 2003, per la quale hanno espresso una leggera preferenza per il vino biologico.
Dario chiude l’articolo sostenendo che quindi i risultati dello studio suggeriscono che i preparati biodinamici non sono efficaci, e che gli scienziati rimarranno probabilmente della loro idea sulla biodinamica (cioè che è una pratica astrologica – quindi secondo il titolo “esoterica”).
Veniamo a noi.
Voglio sorvolare sulla parola “esoterismo”, che è un termine che amo molto, perché filosoficamente designa le forme di pensiero che si basano sulla corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, sulla natura come essere vivo e animato, e in generale sulla convinzione che qualcosa esista a prescindere dalla pura esistenza fisica; purtroppo questo termine nell’ambiente scientifico è ovviamente esecratissimo, e quindi su una rivista che si chiama “Le Scienze” possiamo supporre che non sia stato usato come un complimento.
Se leggete qui (ma è solo un esempio) potete apprendere che questo termine è stato utilizzato anche in modo improprio, dalle correnti new age e neopagane, dalle tradizioni massoniche e da tante correnti mistiche minoritarie, e questo è uno dei motivi per cui questa parola evoca sensazioni negative. La famosa confusione di cui vi parlavo anche qui.
Per amor di giustizia devo dirvi che in una risposta ad un commento sul suo blog Dario spiega che i titoli e i sottotitoli non sono opera sua, ma della redazione. Questo non toglie che chi legge l’articolo partendo dal titolo ha immancabilmente un approccio negativo nei confronti della biodinamica, vedendola accoppiata ad un termine del quale si è abusato in ogni modo.
Voglio dirvi adesso alcune cose sull’articolo vero e proprio; cose che ho saputo da Matteo Giannattasio (e non per una folgorazione esoterica), il quale, quando è venuto a conoscenza di questo articolo, ha replicato con un post sul blog della rivista Valore Alimentare.
Il professor Giannattasio, che ha letto il lavoro scientifico nella sua interezza (se volete leggerlo anche voi eccovi qui il pdf), mi diceva che in realtà gli autori dello studio precisano che nell’arco dei sei anni di sperimentazione la concimazione biodinamica è stata effettuata solo una volta, all’inizio (cioè nel 1997), mentre normalmente andrebbe effettuata regolarmente; e che questo potrebbe forse essere il motivo per il quale i loro risultati sono risultati diversi da quelli pubblicati sulla rivista “Science” da altri ricercatori, i quali avevano invece trovato che il metodo biodinamico migliorava molto la struttura del suolo, la biodiversità e l’efficienza microbica.
Ricordate quel *piccolo* aumento del contenuto zuccherino, dei polifenoli e delle antocianine dell’uva esaminata? Nella pubblicazione in realtà i ricercatori affermano che le uve coltivate biodinamicamente avevano un contenuto zuccherino, di fenoli e di antocianine *significativamente* più alti nel 2003, e che avrebbero ritenuto interessante continuare lo studio per alcuni anni, per vedere se le differenze sarebbero diventate più pronunciate nel tempo (ci vogliono molti anni perché la biodinamica dia risultati evidenti).
Per quello che riguarda poi l’assaggio dei vini prodotti nelle varie annate prese in considerazione, le conclusioni dei ricercatori sono che “esistono differenze sensoriali percepibili tra i vini biodinamici e biologici per le annate 2003 e 2004” (cioè per le ultime due annate).
La conclusione di Dario, secondo la quale gli scienziati probabilmente non cambieranno la loro (posso aggiungere “stereotipata”?) idea sull’agricoltura biodinamica, è smentita (tra gli altri) dalla dottoressa Lynne Carpenter-Boggs, del Centro di agricoltura sostenibile e risorse naturali della Washington State University, leggete voi stessi cosa scrive.
In calce a tutto ciò voglio solo ricordare che coltivare il terreno in un certo modo ormai non è più una scelta, ma una necessità, visto che la chimica di sintesi, unita a tanti altri metodi legati all’interventismo e alla fretta, ha trasformato la terra produttiva in sabbia sterile; che quindi anche se per assurdo le coltivazioni biodinamiche o biologiche che dir si voglia non ci offrissero cibo qualitativamente migliore, sarebbero comunque la risposta al rapidissimo e colpevole deterioramento delle nostre risorse.
Carissima :)
La seconda parte dell’articolo (quella in cui analizzo i due lavori) apparira’ a breve anche online.
Solo una nota: guarda che, come anche il Prof. Gianattasio (che mi ha fatto la cortesia di spedirmi le sue considerazioni non appena ha letto l’articolo) ti puo’ confermare, in campo statistico il termine *significativo* NON ha lo stesso significato che assume nella vita normale. In particolare NON vuol dire “molti di piu'”. Significa semplicemente che il risultato probabilmente non e’ dovuto al caso (altrimenti sarebbe NON significativo), ma nulla dice sulla sua entita’ come differenza, o sulla sua importanza.
Ti aspetto per la seconda parte ;-)
ciao Dario
Post molto interessante per la complessità degli argomenti che affronta e perché cerca di fornire le fonti – purtroppo Science non è libera. Dall’abstract dello studio mi sembra di aver capito che i trattamenti siano stati 4: “The study consisted of two treatments, biodynamic and organic (the control), each replicated four times in a randomized, complete block design.”
In generale sono d’accordo sul fatto che sei anni, magari venuti dopo decenni di agricoltura intensiva, non siano abbastanza per trarre conclusioni certe, e che sarebbe necessario quindi sia dire qual è lo stato della ricerca attualmente, sia continuare i controlli. Non a caso mi pare che prima di ottenere il marchio biodinamico le aziende debbano passare una lunga fase preparatoria di transizione al metodo. Quanto al fatto che l’agricoltura intensiva, i prodotti di serra ecc. siano una follia ambientale e alimentare, basterebbe un po’ di buonsenso per capirlo, ahimè…
Dispiacerebbe molto se con la scusa dell’esoterismo biodinamico si volesse in realtà prendere di mira e screditare come magia irrazionale qualsiasi ripensamento del modello di agricoltura industriale e manipolazione alimentare degli ultimi sessant’anni (tipo quello che finisce con il deodorare chimicamente l’olio di oliva con l’approvazione della UE…).
Ma il povero Gesù cos’avrebbe a che fare con i nostri erbaggi?
[…] AggiornamentO: Altre due risposte critiche a Bressanini sono qui e qua. […]
Non entro del merito della discussione dato che io con l’antroposofia mi ci curo e con la biodinamica ci mangio.
Volevo solo dire che, a proposito di titoli, quello che hai dato a questo post è DELIZIOSO :-)
Mi dispiace, ma soprattutto per quanto riguarda l’antroposofia io sono d’accordo con Dario.
Vi faccio solo un esempio personale: uno dei soci fondatori del gas da cui mi servo ha avuto un infarto intestinale. Si curava con l’antroposofia, seguito da fior di naturopati strapagati che gli prospettavano il ricovero in ospedale e gli esami di routine come l’inferno. Beh, patatrac. E ovviamente si son dispersi come mosche, serve dirlo?
Il signore in questione non è finito sui giornali, per fortuna lo hanno ripreso per i capelli e non ci ha lasciato le penne.
Clara Palomba invece sui giornali ci è finita eccome: grazie all’antroposofia c’è rimasta secca, povera stella. I genitori l’hanno portata da più di un medico “alternativo”, salvo poi toglierle l’insulina, e anche lì è stato uno scaricabarile dietro l’altro. Chi ci ha rimesso la vita è stata questa povera bambina, che è morta di diabete nel 2000 e passa DC.
Ci tengo a precisare che non è stata una singola guaritrice a indirizzarla verso cure assolutamente inadeguate, questo articolo fa più di un nome.
Insomma, quando Dario esprime pareri estremamente negativi su Steiner secondo me non ha tutti questi torti, perdonatemi il tono. L’efficacia dell’antroposofia in medicina è quella che è, visti i danni che provoca qua e là! Cercando un po’ in rete troverete testimonianze di ogni tipo. In più, se devo essere del tutto onesta, il post di Matteo più che replicare a quello di Dario gli fa le pulci dal punto di vista del linguaggio.
Insomma, sarò dura e materialista, ma stavolta penso proprio che la ragione stia dalla parte di Bressanini.
@Dario: e che non ti aspettavo, pure io :-) Però devo darti atto che sei straordinariamente veloce! Chiederò sicuramente a Matteo Giannattasio lumi sul termine “significativo”, anzi spero che ce ne dia proprio qui nei commenti.
E, sì, che te lo dico a fare, ci vediamo al secondo tempo da te :-)
@Livia: quando ho letto il tuo commento mi sono sentita così orgogliosa dei miei lettori, che approfondiscono e studiano i particolari. Mi sono gonfiata come un tacchino (felice).
Gesù non c’entrava nulla infatti poverino, solo che c’è gente che non so perché lo tira dentro per qualsiasi cosa. Sarà la storia della croce, che colpìsce :-/
@Silvia: eheheheh e pensa che stavo per mettere la foto del teschio di una mucca! Poi mi sono ricordata di questa che avevo fatto tempo fa, e mi è piaciuta un sacco perché la mucca ha un’aria proprio interrogativa :-)))
@Betty: No, non sono d’accordo, anche se comprendo profondamente la preoccupazione per se stessi e per i propri cari. È anche vero che viviamo in un’epoca che potrebbe essere chiamata “l’era della paura” alla cui definizione però io aggiungerei “inculcata con ogni mezzo a disposizione”.
Ti spiego il mio punto di vista: è ovvio che nel nòvero dei medici antroposofi o comunque in genere “alternativi” (per quanto la dicitura “alternativa” non dovrebbe ad esempio essere applicata all’omeopatia) possano esserci persone incompetenti e persone invece preparatissime (e grazie al cielo ce ne sono).
In particolare la bimba di cui racconti era seguita da una dottoressa che di dottoressa aveva soltanto il nome: ho letto il post che hai linkato, e ho avuto la conferma che non era neanche laureata in medicina.
Nella vicenda che citi i genitori della bimba hanno evidentemente fatto una serie di scelte sbagliate, ma credo che la causa di molte di quelle scelte sia proprio il fatto che qualsiasi medicina non allopatica viene considerata alla stregua di stregoneria, e come tale può essere praticata da qualunque ciarlatano; stiamo parlando di discipline che hanno i loro ospedali in inghilterra, in India, insomma in tutto il resto del mondo.
Per quanto riguarda invece l’infarto intestinale del tuo conoscente non conosco la situazione, ma posso dire senza ombra di dubbio che nessuno dei naturopati che conosco si sognerebbe mai di sconsigliare esami di routine (poi dipende da cosa si intende per esami di routine ovviamente).
Vorrei anche dire che se cominciassimo a elencare tutti i disastri e gli errori della medicina allopatica e i medici che il giuramento di Ippocrate non avrebbero mai neanche dovuto pronunciarlo non finiremmo più.
Io e la mia famiglia ci curiamo da più di dieci anni con la medicina non allopatica (a meno che non si tratti di questioni di vita o di morte ovviamente… ma quante volte capita in una vita?) e abbiamo una salute molto buona. In particolare io ho praticamente risolto un problema grosso con i calcoli renali da quando ho deciso di allontanarmi definitivamente dalle pratiche di certi “urologi”, che se incontrassi adesso farei finta di non conoscere (per non strozzarli).
Tieni conto però che nel mio post non parlo assolutamente di medicina, ma solo e unicamente di agricoltura: il pasto nudo per mia precisa scelta si occupa unicamente di alimentazione, in tutte le sue varie sfumature, tra cui la bioterapia nutrizionale che è una branca della medicina (medici chirurghi laureati, poi specializzati in bioterapia nutrizionale) che cura con gli alimenti. Quindi non posso rispondere a domande che riguardano la medicina, quelle che ho scritto in questo commento sono solo considerazioni basate sulla mia esperienza personale.
Per quanto riguarda le considerazioni di Matteo sono sicura che passerà presto a chiarire qualsiasi dubbio in proposito – naturalmente non posso essere d’accordo sulla storia delle pulci; credo invece che abbia contestato una serie di piccole omissioni che messe insieme fanno un’affermazione errata.
OT:
a Betty (e chiunque altro interessato a capire meglio cosa c’e’ dietro le medicine “alternative” e quale business, quasi analogo a quello della medicina tradizionale)
consiglio la visione di questa conferenza tenuta a Lugano
A dir poco illuminante
ciao Dario
Anch´io mi limiterei all´agricoltura e all´alimentazione. Che basta e avanza. Perché sarebbe troppo facile mettere qui una lista lunga chilometri di persone che ci han lasciato le penne per errori commessi da medici “normali” in ospedali “normali” (credo che da quando sono qui ne leggo almeno uno al giorno, tanto che ho smesso di leggere la pagina della cronaca dei quotidiani). Sono sposata con un fisico teorico, scienziato e pure “di nome”, nel suo campo (accidenti, l´ho detto…speriamo non legga ;-)). Strano, da quando ha iniziato a curarsi con l´omeopatia unicista (da un medico laureato) non é tornato piú indietro alle sue pastiglie e cremette prescritte da medici frettolosi. E ha cambiato idea anche sul cibo “da supermercato”. Lui dice: “Non so perché funziona, ma funziona, e mi sento meglio. Evidentemente non si puó spiegare tutto con le teorie, i dati e le prove scientifiche. E questo é il motivo per cui continuo a studiare”. E, aggiungo io, da quando ha visto quanti farmaci e antibiotici prendevano gli animali di allevamenti “normali”, non si é mai piú sognato di comprare *quel* latte o *quella* carne per nostra figlia.
D´altra parte, sarebbe troppo facile anche ricordare come famosi scienziati siano stati messi al rogo e condannati a morte, per le loro idee esoteriche: che, siamo pazzi, mica vorrai dirmi che la terra gira intorno al soleeeee?? Mio marito é un fisico quantistico…meno male che non é nato duecento anni fa, valá… :-)))
Farmaci… Granuli… le uniche tecniche di cura ampiamente accreditate sono i salassi, le amputazioni e la lobotomia. Se continuiamo ad ascoltare certe teorie pseudoscientifiche, finiremo per dar retta a quel pazzo che pretende di lavarsi le mani passando da un paziente all’altro!
wow! era proprio questo il post a cui mi riferivo nel mio ultimo commento.
che dire? condivido molto e penso che l’ultimo paragrafo del tuo post sia veramente da incorniciare.
per come la vedo io se la scienza nel senso comunemente inteso ci ha portato ad usare un veleno diverso per ogni singola bestiola che si presenta in un campo e a finire a dover impollinare gli alberi da frutta A MANO perché ormai non è rimasta più alcuna creatura vivente, ben vengano i corni di vacca interrati di Steiner! il letame non ha mai ucciso nessuno, si può dire altrettanto dei magnifici ritrovati della scienza (leggasi fitofarmaci & co.)?
Stavo per rispondervi, poi ho visto il link di Dario e ci ho cliccato sopra. Sono rimasta sbigottita, avevo avvistato la conferenza in questione altrove ma non ci avevo mai dato un occhio. Vi consiglio di dargli un occhio.
Izn, Claudia, per me non è assolutamente pertinente dire che anche i medici normali sbagliano, perdonatemi la mia assoluta scorpionità :) Una fondazione razionalista, la James Randi Educational Foundation, ha messo in palio un milione di dollari. Verrebbero donati seduta stante e dati immediatamente in beneficenza se arrivasse un medico, un ricercatore, uno specialista o chicchessia con in mano uno studio che dimostri scientificamente e in modo incontrovertibile l’efficacia dell’omeopatia. Inutile dire che ad oggi non si è presentato nessuno. Evidentemente gli omeopati sono molto ricchi :)
Un appunto particolare a Izn. L’articolo che ti ho citato dimostra chiaramente che nel caso Palomba non è *affatto* implicata solo la guaritrice americana senza laurea. Sono stati coinvolti anche due MEDICI omeopati, entrambi laureati in medicina e chirurgia, tal Glauco Smadelli e tal Angelo Fierro. E’ stato proprio quest’ultimo, iscritto all’albo e specializzato in scienze dell’alimentazione, ad indirizzare i genitori della bambina da una vera e propria santona. Non mi sembra affatto un particolare da poco.
Rimane però una verità piuttosto pregnante. Un omeopata che dichiara di curare malattie pericolose e compromettenti come il cancro o il diabete solo con i granuli mette a rischio seriamente la vita delle persone: se per ora la tua famiglia è riuscita a curarsi solo con l’omeopatia (la fitoterapia è un’altra cosa), devo dire che godete *veramente* di ottima salute :)
L’antroposofia non è scientifica, ergo non vedo che differenza ci possa essere tra un’arancia bio biodinamica coltivata col letame lasciato maturare nel corno di mucca con la luna piena e una normale arancia non trattata da agricoltura biologica. Sarò materialista, ma la penso così…
Zac, salutami il dottor Semmelweis! Che però portava il nuovo. La sua scoperta, NUOVISSIMA (mentre l’omeopatia è vecchiotta, esiste dall’ottocento o sbaglio?) poteva contare sull’incontrovertibilità della causa e dell’effetto: non so se quel razionalissimo pioniere avrebbe visto di buon grado le dichiarazioni entusiastiche di certi omeopati. Secondo alcuni che ho sentito, l’influenza grazie ai granuli ti passa *in soli 7 giorni*. Per la mia combo letto + latte e miele ci vuole *ben una settimana*!
@Betty: Il problema è che la fondazione pretende di avere prove che parlano il suo linguaggio, mentre l’omeopatia si muove su binari completamente diversi. Quello che bisognerebbe chiedersi è come mai una fondazione omeopatica non abbia mai messo in palio dei soldi perché i medici gli dimostrassero che possono curare qualcuno dimostrandogli *omeopaticamente* l’efficacia della medicina allopatica. Non sarà che gli omeopati sono meno accecati dall’egocentrismo?
Ho letto bene il post, e ho visto che sono implicati anche altri medici, laureati. Ho letto però anche che *pare* (perché nessuno era lì per vedere cosa è successo realmente) che quei medici non avessero affatto consigliato la ciarlatana, ma che rivolgersi a lei sia stata un’idea dei genitori della bimba. Che poi, vorrei dire, fermiamoci un attimo ad ascoltare il dolore di quell’uomo e quella donna, che sono stati vittime dell’ignoranza nella quale siamo stati tenuti proprio dalla scienza ufficiale, che vede qualsiasi cosa diversa da sé come una minaccia. Perché mi sembra che quelle due persone siano state insultate abbastanza, oltre alla perdita che hanno sofferto, che solo quella personalmente mi avrebbe annientato.
Non essendo un omeopata non so se l’omeopatia sia in grado di curare malatte come cancro o diabete, a questo potrebbe rispondere solo uno specialista serio; posso però dirti che i calcoli renali al livello al quale ce li avevo io non erano uno scherzo, e non sono stati curati certamente con la medicina allopatica. E la mia salute purtroppo non è affatto ottima, anzi, sono una delle persone più cagionevoli che conosco… sarà che sono stata allattata da mia madre tipo un paio di settimane (era appunto l’epoca nella quel il latte materno era considerato un’inutilità) o che sono frutto di incroci familiari poco felici (i miei nonni erano cugini di primo grado), o che ho avuto un infanzia (e un’adolescenza, e una maturità) psicologicamente complicata, per cui sono tutto tranne che solida. Però mi difendo, eh :-)
La differenza tra biologico e biodinamico è palese per chi conosce bene il campo. È palese anche per chi mangia biologico e biodinamico, come per noi. Quando posso compro biodinamico. Il sapore, il profumo, e altre cose che farebbero ridere grassamente molti scienziati, sono sensibilmente migliori.
Il video linkato da Dario ho cominciato a vederlo, poi quando il relatore ha affermato che Hamer si sottopose a chemioterapia *invece* che alle terapie che propugnava mi è calata moltissimo l’attenzione. Sono quelle piccole cose che se non si sanno sarebbe meglio star zitti, perché minano tutto il castello di carte che si sta costruendo.
Ma anche tutto il resto del discorso era terrificante, e mescolava cose serie con assurdità da circo. Tipico di chi ha fretta di smontare qualcosa che non gli piace, un “facimm’ ammuina” in piena regola.
Non preoccuparti per la scorpionità, le migliori amiche che ho avuto erano dello scorpione… e che litigate!!!! :-)
Izn, ti ringrazio per la pazienza e per la diplomazia, ma mi sa che è meglio chiuderla qua, non siamo proprio d’accordo e non c’è molto altro da dire. Dall’articolo che ho letto è pacifico che è stato Fierro a passare ai genitori della Palomba il nome di una guaritrice NON qualificata. Non vedo quali colpe possa avere la medicina tradizionale in quel caso, probabilmente ragioniamo da un’ottica diversa: ho visto e sentito di più di una persona rovinata da questo o da quell’omeopata – laureato in medicina e chirurgia, eh – pronto a sparare veleno sulla terribile medicina tradizionale. Bambini con influenze trasformate in polmoniti a furia di granuli somministrati anche quando servivano gli antibiotici e affini, e tante altre belle cose.
Sono felice che tu ti sia trovata bene nella cura dei calcoli, non sono un medico e non posso certo valutare la tua situazione. Quello che dico io è che non mi piace per nulla questo demonizzare a priori la medicina tradizionale, che ha salvato la vita a più di un mio familiare e al mio compagno. Non parlo di te, ma di tanti omeopati che mi sembrano avere gli stessi interessi foschi di certi medici tradizionali…
Per quanto riguarda Hamer, sinceramente non ho capito cosa ti perplime del relatore. Ho fatto due ricerche due e guarda cos’ho trovato: altro che assurdità da circo, a me questa sembra roba da ergastolo.
http://www.dossierhamer.it/
E con questa, basta OT, torniamo alle nostre ricettine, ti va? :)
izn: haaaa, quanto mi piacerebbe sottoporti ad una prova in cieco facendoti assaggiare un pomodoro biologico e uno biodinamico per dimostrarti che neanche tu riiesci a sentire la differenza perché non c’è differenza. Potenza della suggestione ;-) (che è quello che è successo con il vino analizzato nell’articolo: in una prova in cieco non ci sono state differenze percepite tra vino biologico e vino biodinamico)
Dario
@betty: ma io non demonizzo assolutamente la medicina allopatica, lungi da me. Solo che secondo me non è l’unica medicina da prendere in considerazione, ma una delle tante. Per me i diversi tipi di medicina dovrebbero fondersi, non darsi addosso come bambini di tre anni.
Per quanto riguarda Hamer, ebbe il cancro *prima* di sviluppare le sue teorie. Che *secondo me* sono molto fondate come diagnostica, ma tristemente inefficaci come cura. Come in tutto, il bianco e il nero convivono.
Come vedi il tipo del convegno lo ha denigrato senza neanche conoscere la sua (dolorosa) storia.
@Dario: forse non la sentirebbe il mio palato (ma non ne sarei certa), ma con tutta probabilità la sentirebbe il mio intestino, a lungo andare. E appunto questo è uno dei motori delle mie scelte :-/
Al di là del lato pittoresco e scenografico che oggi fa un effetto choc, a me sinceramente incuriosirebbe una ricerca “esterna” che investigasse a fondo tutte le caratteristiche del biodinamico e la loro origine per capirne di più. Da quali radici culturali contingenti al suo momento storico Steiner ha tratto le sue idee? Alcune vengono anche da tradizioni contadine, ad esempio, e in questo caso possono essere nate semplicemente da osservazioni empiriche prolungate nel tempo e essere state da lui riprese e inquadrate in una visione del mondo ben lontana da quella degli anonimi osservatori di campagna? Le usanze di chi vive a contatto con le piante sono sempre e solo superstizione? Un’agricoltura esclusivamente all’antibiotico, cioè crisi-trattamento a cicli ripetuti, non spazza via cose come la prevenzione, la pianificazione, l’equilibrio complessivo di un organismo o di un ambiente, semplicemente perché non sono funzionali al suo modello e ai prodotti che lo sostengono, e quindi vengono giudicate inutili e incomprensibili o peggio ancora rischiose?
Per quel che riguarda alcune cose che ho letto qui, rifiutare o non accontentarsi di un certo tipo di cure mediche non mi pare porti necessariamente con sé la conseguenza che in ogni altro campo, come l’agricoltura o l’alimentazione, un certo approccio sia da respingere. Può darsi, ma può anche essere il contrario.
Sinceramente, tra i cibi migliori che abbia mai assaggiato ci sono alcuni prodotti biodinamici. Ed è vero che dopo un periodo, breve, certo, passato nutrendosi in un certo modo, mi sono sentita meglio, complessivamente. Sarà un caso, ma è un fatto. Tanto più che non è stata una scelta dettata da motivi salutistici (non avevo malattie o fobie o disagi particolari) né spirituali, ma organolettici. Per questo trovo importante saperne di più.
@izn: grazie :-). Del resto i link ci sono per seguirli… no?
Livia: i test alla cieca e le prove statistiche con un gruppo di controllo si fanno proprio per evitare di scambiare delle coincidenze o delle correlazioni per relazioni di causa/effetto.
L’uomo e’ molto fallace in questo :)
Vorrei fare qualche considerazione di carattere generale.
Capisco, davvero, lo scetticismo di Bressanini riguardo alla biodinamica perché anch’io quando avevo 30 anni, e una straripante presunzione per insegnare all’Università “Biologia cellulare” (erano gli albori della Biologia molecolare, affascinante, e dava a noi giovani ricercatori quel senso di onnipotenza che oggi hanno tutti coloro che lavorano nel settore del transgenico, eredità della Biologia molecolare) la pensavo allo stesso modo. Allora mi passò per le mani il libro che conteneva le otto conferenze che Steiner aveva tenuto per gli agricoltori nel 1924 e… pensai che erano tutte farneticazioni.
Ma poi, poiché sono curioso per natura, mi piace per temperamento ed etica professionale ascoltare tutto ciò che è fuori degli schemi (l’Università la intendo come sede di confronto tra diverse concezioni e non chiusura a priori se no torniamo al Medioevo all’incontrario) e penso che ognuno di noi, anche se un po’ fuori di testa, grazie alla sua individualità, può dire qualcosa di originale e utile (fino a prova contraria), ho incominciato a leggere quel libro, lentamente, con fatica cercando di capire che cosa volesse dire e di stabilire delle possibili connessioni tra le mie conoscenze accademiche-scientifiche e le affermazioni di Steiner.
Intanto però ho fatto e continuo a fare ricerca accademica sulla qualità degli alimenti e sulle allergie alimentari ottenendo anche qualche risultato di una certa utilità medica e sociale.
Debbo confessare che a distanza di 40 anni non ho ancora completato questo lavoro di studio e analisi e per me ci sono ancora cose incomprensibili, come ad esempio l’affare dell’impiego di mucca nella preparazione del 500 e del 501.
Un aspetto però mi ha molto colpito, e cioè che Steiner con le sue conferenze esprimeva la sua preoccupazione sui rischi cui poteva andare incontro l’agricoltura con il nuovo indirizzo chimico-industriale che allora stava prendendo piede (azienda specializzata, monoculture, uso di nitrati di sintesi come concimi, eliminazione del bestiame dall’azienda). I rischi che egli paventava erano lo scadimento della qualità degli alimenti, la maggiore suscettibilità delle piante alle malattie, la perdita della fertilità dei terreni agricoli.
Fu lungimirante, perché quelle preoccupazioni sono le stesse che oggi hanno diversi scienziati. Steiner nelle conferenze anticipava anche soluzioni, come quella di tornare all’azienda come entità a ciclo chiuso e l’impiego del letame compostato come fertilizzante naturale e non costoso dal punto di vista energetico, aspetti su cui la scienza sta oggi meditando perché si è resa conto che la concimazione con nitrati di sintesi, oltre che causare i problemi sopra citati, ha anche un costo energetico elevato che non più è sostenibile (oggi tutti, tecnici e politici, avvertono la necessità di fare un’agricoltura sostenibile, oltre che eco-compatibile).
Ecco cosa dicono oggi alcuni scienziati su tali questioni.
Due docenti di ecologia americani (A. R. Townsend e R. W. Howarth) scrivono: “L’umanità dipende dai composti contenenti azoto per la fertilizzazione delle coltivazioni, ma il loro crescente uso in tutto il mondo danneggia l’ambiente e mette in pericolo la salute di milioni di persone”. “Le Scienze” (giugno 2010)
A. Mariotti, professore all’Università Pierre e Marie-Curie di Parigi scrive: “Per rimediare all’inquinamento da parte dell’azoto, dobbiamo inventarci nuove pratiche di cui sappiamo che i risultati non saranno acquisiti che dopo numerosi anni”). “Pour la Science” (luglio 1998
E per quanto riguarda gli effetti negativi sulla qualità alimentare dell’attuale maniera di fare agricoltura, cito dati tra cui quelli del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (pubblicati su J. Amer. College Nutrition vol. 23, pp. 660-682, anno 2004; Martinez-Ballesta M.C. ed altri. Agron. Sustain Dev. 2009) secondo i quali negli ultimi 30 anni, si è ridotto nelle verdure, in maniera significativa e per alcune anche oltre il 50%, il contenuto delle vitamine C e A, e di minerali. Rimando anche a quanto scrive l’agronomo Prof. Giardino, già docente all’Università di Padova, nel suo testo per gli studenti universitari (Agronomia generale, Patron 2002).
Credere che basti un substrato inerte (suolo sterile) e una concimazione con nitrati ed altri nutrienti minerali per produrre alimenti rientra nella logica riduzionista della scienza attuale, logica che – lo dico a scanso di equivoci – ha un suo valore enorme per studiare e capire i fenomeni naturali e biologici, ma che se diventa assoluta e non ne ammette altre (la tradizione, l’intuizione, il concetto di vita che non è solo materia ma spirito) rischia di impedire la conoscenza di tutti gli aspetti di tali fenomeni.
Nel caso della qualità alimentare, I fattori che determinano la qualità alimentare sono la simbiosi tra piante e microbi del suolo (che si scambiano nutrienti in una sorta di mutuo soccorso che può essere assicurata soltanto se il terreno è fertile), le rotazioni (la coltura successiva riceve in eredità dalla precedente un patrimonio di sostanze), le consociazioni (diverse colture contemporaneamente si aiutano a vivere in buona salute), le relazioni tra le piante e gli insetti (che possono portare alla sintesi da parte della piante di metaboliti secondari che hanno proprietà organolettiche o salutistiche).
Tutte pratiche oggi dimenticate dall’agricoltura ufficiale, ma di cui tengono conto per regolamento comunitario l’agricoltura biologica e quella biodinamica. Agli agricoltori biologici e biodinamici il mio invito a coltivare la Terra tenendo sì conto del regolamento ma anche con la consapevolezza che l’agricoltura, sia come coltivazione che come allevamento degli animali, è il lavoro che più di tutti richiede amore se si vuole produrre nel rispetto della biodiversità, lasciare alle generazioni future una terra fertile e ancora capace di dare frutti che nutrono, danno piacere e aiutano a stare in buona salute.
Non va taciuto poi che questa maniera di fare agricoltura richiede l’impiego di pesticidi di sintesi sempre più potenti, i cui residui rimangono nei prodotti. Anche se presenti al di sotto dei limiti di legge, questi si accumulano nel nostro organismo e a lungo andare possono causare disturbi che le prove di tossicità sulle cavie non sempre mettono in evidenza.
D’altronde è ormai acclarato che pesticidi come gli esteri fosforici possono causare il Parkinson negli agricoltori che li maneggiano senza cautela (ma quanta cautela ci vuole per maneggiare questi veleni come si deve?).
L’Unione Europea ha recentemente eliminato, per la loro tossicità sull’uomo e gli animali o per la loro eco-tossicità, molti pesticidi usati per decenni perché le ricerche tossicologiche li davano per innocui (alla faccia dell’attendibilità delle prove tossicologiche, e poi qualcuno pagherà per i danni inferti alla gente e all’ambiente?).
Mi resta da dire che di Steiner mi ha molto impressionato l’aspetto umano. Dimostrò coraggio andando a fare le conferenze sull’agricoltura nella tana del lupo, cioè in Germania, dove la potente BASF incominciava allora a commercializzare i nitrati di sintesi come concimi per riciclare e smaltire le riserve immagazzinate per fabbricare esplosivi nella prima guerra mondiale. Inoltre, allora in Germania le questioni dell’agricoltura erano nelle mani dell’onnipotente chimico F. Haber, colui che fu insignito del Nobel per aver messo a punto proprio la sintesi dei nitrati a partire dall’azoto atmosferico. Haber dimostrò tutta la sua insensibilità e crudeltà (causando il suicidio della moglie) propugnando l’impiego dello Ziklon B nella lotta agli insetti dannosi per le colture. Sì, proprio lo Ziklon B, il veleno mortale che poi fu usato nei campi di concentramento nazisti per sterminare gli ebrei.
Ora chiudo, ma vi invito ad andare tra qualche giorno sul sito della rivista Valore alimentare, dove riprenderò la questione della biodinamica citando lavori scientifici moderni che fanno pensare che Steiner, anche quando parlava degli effetti delle macchie solari e della luna, della concimazione con letame compostato e dell’impiego del 500 e della silice, non diceva corbellerie.
Certo c’è tanto lavoro ancora da fare sulla biodinamica. E a chi pensa che sia perdita di tempo io dico che anche la biodinamica merita di essere studiata con serietà e fortunatamente alcuni istituti di ricerca internazionali lo stanno facendo.
Personalmente sono impegnato da alcuni anni con un gruppo di ricercatori di alcune università italiane in una ricerca per caratterizzare il preparato 500 (quello del corno di mucca!) dal punto di vista chimico-fisico, microbiologico e degli effetti sulle colture, e vi anticipo che i risultati sono molto interessanti (ve ne darò conto a suo tempo sul blog di Valore alimentare non appena i dati saranno accettati per la pubblicazione su una rivista scientifica internazionale).
Intanto vi consiglio una lettura, il libro Sekem. Un’iniziativa biodinamica cambiò il volto del deserto egiziano (Editrice Antroposofica 2007). Dove si può capire che non c’è bisogno che i giovani muoiano ammazzati, come sta succedendo in questo momento dall’altra sponda del Mediterraneo, per far valere il loro sacrosanto diritto alla libertà.
Perdonatemi la lungaggine, ma queste sono questioni serie che riguardano soprattutto i nostri bambini e le generazioni future.
Per me è una grande sofferenza vedere tanti bambini soffrire perché consumano prodotti di cattiva qualità o perché li hanno consumati le loro mamme durante la gravidanza e l’allattamento al seno.
Dobbiamo parlare di Agricoltura con cognizioni di causa, con estrema serietà e senza interessi di bottega. Io, che ho passato quarant’anni ad insegnare in una Facoltà di Agraria e da 20 faccio da consulente per le allergie e le intolleranze alimentari in un servizio ospedaliero di allergologia, ne ho facoltà.
Sulla questione della medicina sollevata da Betty sono perfettamente d’accordo con quanto dice Claudia.
A me piacerebbe una medicina che avesse davvero a cuore la salute delle persone, che non incutesse paura, che non avesse interessi di bottega. Tutte le medicine (allopatica, omeopatica, antroposofica, medicina cinese e ayurvedica, tibetana), se fatte con professionalità e rispetto per il paziente, hanno qualcosa di prezioso da dare e se potessero lavorare di amore e d’accordo sarebbe l’ideale. Invece oggi c’è contrapposizione e rischio di fanatismo (io so’ meglio, tu sei peggio) da una parte e dall’altra.
Ma come dice Sonia non andiamo fuori tema, perchè ne abbiamo già abbastanza con l’alimentazione.
Ma che male fa mangiare in modo diverso?
A chi do fastidio?
potrò io scegliere cosa mangiare , come mangiare.. e già che ci siamo come morire?
Quello che mi colpisce in questa vicenda è la perdita di vista dell’argomento… non voglio dire che lo si faccia di proposito, ma purtroppo è usanza comune andarsene per il seminato e mettere in mezzo ad un discorso cose che non c’entrano poi molto… ripeto, forse non sarà una cosa voluta, ma si finisce per tirare acqua al proprio mulino usando armi un po’ “scorrette”.
In particolare… nell’articolo di Dario mi ha lasciato di stucco il continuo e pesante atteggiamento di scherno e di ironia con il quale ha parlato di Steiner. Premettendo che concordo con izn sul fatto che non è carino dileggiare in questo modo una persona che ha dedicato la sua vita a qualcosa anche se può aver sbagliato tutto, aggiungo una mia riflessione personale. Cosa c’entra la presunta “pazzia” o quello che sia di un uomo nell’esaminare la fondatezza di ciò che può aver teorizzato? Mi spiego meglio… credo fermamente che uno scienziato debba avere a cuore solo la dimostrazione effettiva che una teoria è falsa o corretta. E per farlo non ci si può servire della condanna di chi l’ha formulata. Altrimenti ci riduciamo al livello dei dibattiti politici degli ultimi anni: non dimostro che quello che dici hai sbagliato ma ti insulto per screditare quello che dici. Bè mi pare un po’ poco serio, non so come dirlo altrimenti…
Aldilà di ciò che può essere la mia convinzione personale sulla biodinamica, credo che per poter dire che funziona o che non funziona da un punto di vista scientifico, vadano presi in considerazione *tutti* gli studi scientifici che sono stati fatti a riguardo e con onestà e pulizia vadano esposti i risultati. Peraltro gli studio in questione dovrebbero essere protratti per molti anni, essendo la biodinamica una faccenda molto lenta, da quello che ho capito… E non so neanche se ce ne sono a sufficienza di studi per poter affermare una cosa o l’altra. Perché c’è anche questo aspetto da prendere in considerazione. La dimostrazione del successo o del fallimento di una teoria dovrebbe passare per MOLTI studi, condotti con l’intento di dimostrare quello che REALMENTE accade (senza pregiudizio né in un senso né nell’altro). Il vero atteggiamento scientifico è quello del dubbio, non quello di chi, come a mio avviso è avvenuto in questo caso, parte dal presupposto che una cosa sia sbagliata e fa di tutto per dimostrarlo.
Rimane poi il fatto che, come dice izn, ci sono parametri che non sono misurabili scientificamente. Ma qui mi fermo. Non pretendo che Dario né chiunque abbia un atteggiamento esclusivamente scientifico possa ammettere che ci sono cose che vanno parecchio aldilà.
Dunque sono stupita anche di leggere commenti che riguardano la medicina anziché l’agricoltura, perché a mio avviso, sono fuorvianti quanto parlare della “strampalataggine” di Rudolf Steiner… come a dire siccome tu hai detto delle assurdità su come si cucina non credo che tu possa dire cose sensate riguardo al giardinaggio… insomma cosa c’entra? Ed è difficile per chi è coinvolto nella discussione riconoscere che quello non è argomento di discussione… perché poi si vanno a toccare corde che stanno a cuore a chi parla e inevitabilmente si finisce per mischiare capra e cavoli.
Perdonate questo intervento così lungo e noioso… era per dire che nessuno né qui né sul blog di Dario, ha avuto veramente un atteggiamento scientifico nell’affrontare la questione…
Se fossi una materialista convinta, leggendo asetticamente quanto ha scritto Dario e quanto ha scritto izn, rimarrei comunque con il dubbio… ma quest’agricoltura biodinamica, alla fine è stato davvero dimostrato che funziona (non funziona?!?!?
Loretta: il punto che sfugge a molti, e’ che sono i PROPONENTI di una nuova teoria che devono dimostrare che la cosa funziona, (e questo vale per la biodinamica, per l’omeopatia, per un nuovo antibiotico, o per qualsiasi altra cosa). Non devono essere gli altri a dimostrare che non funziona.
Ed e’ questo che manca alla biodinamica, all’omeopatia etc: prove SOLIDE (mi spiace izn, non sensazioni “intestinali” ;-) ) seguendo metodologie scientifiche, che queste cose funzionano.
Ogni innovazione riuscita ha seguito questi passi. Tutti citano a sproposito quando scienziati del passato hanno fatto proposte “scandalose”. Si dimenticano di dire che hanno portato le PROVE di quanto dicevano, e non ci hanno messo molto gli altri scienziati a replicarle e a convincersi. L’esempio fatto da Medbunker nel video che vi ho proposto, della gastrite, e’ esemplare, ma potrei citarvi Pasteur piuttosto che molti altri.
Quando invece le prove non ci sono, ci si appella al “boicottaggio” della scienza ufficiale, agli interessi in gioco (come se non fosse un businnes anche la biodinamica, con consulenti, vendite di preparati etc…), o si rovescia la frittata e si pretende che gli scienziati dimostrino che non funzioni.
@Dario: eccerto, perché se una cosa viene prima ha vinto e decide lei :-) Ma che è, una gara? Ma poi perché questa dualità “tu non funzioni, io sì”? Dovrebbe piuttosto esserci un dialogo, nel quale le due parti dovrebbero mettere insieme le cose migliori che ognuno ha e andare avanti. Quindi l’interesse nel capire se una cosa funziona dovrebbe (in un mondo perfetto) essere dalle due parti. Questo non c’è, c’è contrapposizione, paura, diffidenza, chiusura mentale.
Questo fatto che l’omeopatia deve seguire basi scientifiche mi sembra come quegli inglesi ai quali in patria chiedi indicazioni senza sapere la lingua, e loro pur capendo perfettamente cosa vuoi non ti rispondono perché non parli un inglese perfetto.
Basta con questa storia. Cominciamo a darci la mano, mi sembra più costruttivo. Sempre sperando di essere ancora in tempo.
@dario: per carità, capisco il tuo punto di vista, ma dimentichi che non è il presupposto di chi queste teorie le propone. L’approccio è di tipo completamente diverso e rimanendo sempre nel campo dell’agricoltura (la medicina in questo post non c’entra), chi applica la biodinamica la prova sul campo e non gli serve andare a misurare con paramentri scientifici il segreto del suo successo. Per secoli gli agricoltori hanno applicato alcuni metodi invece di altri semplicmente perché sul campo funzionavano e nessuno scienziato glli aveva detto “così funziona e così no”. La pratica era quello che muoveva il mondo rurale prima che la scienza si ergesse ad unica verità anzichè assumere il ruolo molto più sensato di aiuto alle attività.
Le cose non misurabili e non dimostrabili, che la scienza lo voglia o no, esistono e fanno parte integrante della nostra vita. Esiste un luogo che ti rimette in pace con il mondo? Che ne so, il mare, la montagna, il deserto… un posto dove tu ti siedi, contempli e improvvisamente TI SENTI BENE… ce l’hai tu un posto così? Oppure un’attività che ti fa stare bene, che ti mette in pace con te stesso?
E forse che hai bisogno di uno studio scientifico che dimostri *quanto* e *come* quel luogo o quell’attività ti fanno stare bene? Lo senti e non è dimostrabile scientificamente…
La scienza non è l’unico punto di vista come accennavo nel mio commento. Ma mi rendo conto che non è proprio il tuo modo di pensare, e va bene così.
Aggiungo solo che l’assenza di studi scientifici non può dimostrare che una teoria funzioni, ma neanche il contrario. Dunque sarebbe più saggio e più giusto avere un atteggiamento dubbioso… non dico che lo debba avere tu come convincimento personale, per carità, ognuno crede a ciò che preferisce… ma bisognerebbe guardarsi dal demonizzare una teoria, che peraltro non danneggia assolutamente nessuno, se non si hanno le prove incontrovertibili che è sbagliata… Si potrebbe dire “ok ci sono persone che credono che facendo così e cosà succeda questo e quello, ma non ci sono prove scientifiche che lo dimostrano, dunque noi rimaniamo nel dubbio: sarà vero o no?”…
Mio marito, il *solito* fisico teorico, mi ha detto di scirvervi queste testuali parole:
– il problema della ricerca scientifica europea é proprio questo: si va dietro come dei pecoroni a teorie giá dette, e vecchie, e fallibili. Se, invece di limitarsi a quanto giá conosciuto e provato, si fosse solo un poco piú curiosi, la scienza farebbe passi da gigante in tempi molto piú brevi. La paura del non- conosciuto non dovrebbe essere prerogativa di uno scienziato. Anzi.
– “Every sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic” (Arthur C. Clarke)
– é proprio per allontanarmi da questo ambiente europeo vecchio e stantío che ho accettato l´offerta di lavoro di un´universitá giovane e con tantissima voglia di fare ricerca in campi che per molti professoroni e baroni europei considerano alla pari dell´esoterismo. Dalla Cornell University ero rientrato in europa, ma questo tipo di ambiente universitario lascia troppo poco spazio alla curiositá e santifica tutto ció che si é giá scoperto. troppo limitante. Ora ho riacquistato la mia dignitá di ricercatore e professore nel termine piú ampio. Non limitiamoci al conosciuto, altrimenti siamo morti.
e adesso vado a fare il pane, valá, che ho la netta sensazione che sia una perdita di tempo, star qui a discutere: semplicemente non c´é la volontá di accettare le opinioni deli altri. Non capisco questo scagliarsi contro…anzi, lo capisco…un po´ lo stesso discorso per il quale la lobby delle mele-melinde trentine fa sí che la nostra beneamata provincia autonoma non spinga quelle biologiche…questione di voti, per un paese in perenne campagna elettorale.
Buon divertimento a chi rimane e baci biodinamici a chi non ha paura di prendesi qualche brutta malattia! ;-)))
PS: la seconda parte del commento é mia, non del fisico teorico (che non saprebbe nemmeno da dove cominciare, a fare il pane…trooooppo esoterico!!). Peró dice che da quando mi conosce (zu frau und zu hexe, troppo donna e troppo strega, mi ha definita una volta: il piú bel complimento che potesse farmi!!!) ha allargato anche i suoi orizzonti scientifici, che si sente molto meno limitato. Ah no? ;-)
@izn: solo una precisazione.
La Bioterapia Nutrizionale non è una “specializzazione”.
Le scuole di specializzazione sono solo Universitarie e consentono al medico che le ha frequentate di fregiarsi del titolo di “Specialista”.
In Bioterapia Nutrizionale si prende un “Master” post-laurea (con crediti ECM, quindi riconosciuto dal Ministero della Sanità).
Da qualche anno anche ai biologi nutrizionisti, naturopati, farmacisti, economi dietisti è consentito l’accesso ad un percorso di Bioterapia Nutrizionale, con un monte ore inferiore rispetto a quello dei medici.
@Matteo: mi dispiace, ma il tuo commento va un po’ contro la netiquette: è decisamente TROPPO prolisso. Se riassumi, ne possiamo parlare, ma così…
@Izn, l’omeopatia e le teorie di Steiner NON sono decisamente il nuovo. Sono in circolazione da secoli e non hanno contribuito ad aumentare la durata e la qualità della vita come la medicina tradizionale (ehi, chi dobbiamo ringraziare per vaccini, trapianti, tumori resi guaribili?), e nessuno nel giro di centinaia di anni è riuscito a dimostrare scientificamente la loro efficacia. Altro che novità, qui siamo sul vecchiume assoluto! :)
Insomma, io continuo a dar ragione a Dario su TUTTA LA LINEA. Mi stupisce, francamente, che tu giustifichi Hamer. Gli hanno ucciso il figlio? Mi dispiace per lui. Ha avuto il cancro? Idem, mi dispiace per lui. Ma cosa c’entra tutto questo con il fatto INCONTROVERTIBILE che è un criminale? Nel mio commento ho linkato “dossier hamer”, una raccolta molto ben documentata di casi gestiti dal medico tedesco. Da quello che dici tu sembra che sia un povero caso umano: ti consiglio di approfondire, come chiedi sempre di fare qui sul pasto nudo, e di leggerti anche cos’ha fatto a decine di persone in tutta Europa, consapevolmente, e a sangue freddo. E’ laureato in medicina ed ha visto i suoi “”pazienti”” morire come mosche tra dolori atroci, non ci credo che possa anche solo lontanamente essere inconsapevole di quello che fa.
Sulla questione della “diagnostica” di Hamer stendo un velo pietoso. Ti dico solo che rompiballe e piena di nebulosi conflitti come sono, io dovrei essere una malata terminale!
Non dimenticarti che Hamer sui malati di cancro CI LUCRA. Gli fa il lavaggio del cervello, li allontana dalle famiglie, li fa morire tra atroci dolori e gli spreme il conto corrente: se “il tipo” di MedBunker, che da quello che sento mi pare un medico da corsia, lo liquida in quattro e quattr’otto dandogli del criminale dice qualcosa di SACROSANTO.
Sul resto, non per deludere qualcuno, ma non risulta che ci sia tutta questa “lotta tra bambini di tre anni sulle medicine”. Un esempio molto semplice. Il mio medico di base mi ha prescritto più di una volta rimedi fitoterapici o addirittura omeopatici (che però non hanno funzionato, al contrario degli altri). Invece, l’unica volta che mi sono rivolta ad un medico naturopata per un’infezione cronica che alla fine era batterica mi ha detto che il mio dottore mi stava avvelenando con terribili antibiotici. Dei quali però avevo bisogno!
Direi che il dialogo c’è eccome, ma più da parte del medico di base della mutua (che riceve uno stipendio indipendentemente dalla frequenza delle mie visite) che da parte del naturopata privato e generalmente salatissimo. Ma chi ha più interesse, dei due, ad avere un paziente in via esclusiva? ;)
Ognuno è libero di farsi curare e di mangiare quello che vuole, ovvio. Ma quando si parla di scientificità, di casi di “malasanità bio” e compagnia bella anch’io sono per non entrare in nessun tipo di Matrix.
Rispetto il vostro punto di vista, per carità, più che altro per la passione e per l’indubbia buona fede… ma che dire, per quanto riguarda la medicina, certi metodi agricoli e anche certi tipi di didattica scolastica godetevi la vostra pillola, anzi, il vostro granulo azzurro. Io preferisco, come al solito, l’indipendenza al 100%.
Ciao!
@Betty: Il dramma di oggi per la nostra conoscenza è proprio questo: la fretta, la pigrizia, la voglia di apprendere per parole chiavi e slogan e non con argomentazioni serie.
Così ci vuole informare questa benedetta società che ha interesse a tenerci ignoranti per fare di noi quello che vuole in politica, nell’educazione e nell’alimentazione.
Apprenda dagli spot televisivi, informano a modo loro in 30 secondi su come tenere a bada il colesterolo (comprando lo yogurt), su come far passare i dolori (prendendo l’antinfiammatorio), e su come curarsi prendendo per il resto della vita pillole in continuazione.
Io combatto tutto questo con i miei articoli e i miei libri, sempre “prolissi” che richiedono una lettura attenta e non una scorsa rapida. Quindi mi dispiace ma non sintetizzo un bel niente.
E poi penso che tutto quanto la preoccupa dei medici non è sano. Sì, è vero, ci sono medici poco scrupolosi ma sta a noi, appunto con la conoscenza, tenerli lontano. Spero di essere stato breve, questa volta.
@betty: stai tranquilla, va tutto bene :-) Ho capito perfettamente il tuo punto di vista. Nessuno vuole convincerti, qui rispettiamo il libero arbitrio. La libertà in primis.
Il pasto nudo è dedicato a chi vuole uscire dalla paura, questo non vuol dire che tutti gli altri non possano frequentarlo quanto gli pare.
@Betty: io sono romana e ci vivo pure; anche io oggi sarei una malata di cancro in fase terminale, perché 6 anni fa un chirurgo toracico, luminare della medicina tradizionale primario di un grande e famoso ospedale romano (quindi niente di privato eh!) mi distrusse dicendomi che non avrebbe mai messo le sue mani sul mio cancro al polmone perché per me non c’era più niente da fare…
chemioterapia! e poi… poi… poi non si sa!!
Io il medico che mi ha operato l’ho trovato ed eccomi qui a parlare e a raccontare. “il luminare pazzo” era lui incapace di fare quell’operazione… ma si è guardato bene di ammetterlo, “come io… il famoso prof… non sono capace di fare un intervento simile?? non sia mai detto!”
non ha avuto alcuna pietà per me, per la mia disperazione, non ha avuto un minimo di compassione .
mi ha invece ammazzato, questo sì, sia moralmente che psicologicamente.
Questo è il mio contributo per affermare “la malasanità” della medicina tradizionale.
Secondo me è la persona che fa la differenza, in tutte le scienze.
p.s. ah il cancro non c’è più, me l’ha tagliato quel “sant’uomo” insieme al polmone, e non si è più riaffacciato! adesso vivo intensamente il presente… del domani…
Mi confronto con nuovi metodi di alimentazione, ascolto, leggo, faccio l’orto, faccio il pane… mi informo… e poi molto serenamente scelgo.
@Claudia: mi piace molto l’intervento del tuo fisico… la paura del nuovo… fa paura
buona serata a tutti.
@dario: mi fa piacere vedere che siamo perfettamente d’accordo.
Non le sarà certo sfuggito che nel mio intervento auspicavo esattamente più controlli, più studi, più approfondimenti protratti nel tempo. Possibilmente con protocolli dettagliati e dichiarati ancor prima dei risultati e con assoluta limpidezza e terzietà dei finanziatori degli studi medesimi.
E mi augurerei che chi li compie si ponga davanti alla questione con lo stesso distacco con cui oggi si potrebbe scrivere, che so, della guerra del Peloponneso o delle teorie di Eratostene.
Non riesco a non trovare surreale la parte medica della discussione.
Che tra i medici di tutti i tipi ci siano ignoranti e ciarlatani mi sembra una realtà purtroppo inevitabile. Allo stesso modo credo che si possa tranquillamente ammettere che gli antibiotici non sono la risposta ad ogni problema della salute e che possono anche causarne di nuovi.
Tanti medici di base allopaticissimi informano ormai i loro pazienti che non vanno presi alla leggera. Spiegano che la loro diffusione ha provocato la nascita di germi resistenti (ad esempio per le affezioni polmonari) e che alcuni tipi vengono somministrati solo negli ospedali per evitarne un consumo di massa che ne diminuirebbe l’efficacia.
Visto che si parla di casi personali, mi permetto di citarne due anch’io.
Una mia stretta parente è quasi morta in seguito a una infezione causata da un antibiotico prescrittole per curare un’infezione precedente. L’unico rimedio possibile è stato un secondo antibiotico, potenzialmente cancerogeno e per questo anch’esso somministrato unicamente in ospedale sotto stretto controllo. Tra le controindicazioni minori, ma a mio parere troppo sottovalutate, ci sono poi gli effetti collaterali come le micosi.
L’altro esempio riguarda le recidive: per anni ho lottato contro due diverse infezioni che venivano curate con la solita altalena: crisi, analisi, antibiotico, con ricadute anche ogni mese.
Una l’ho risolta grazie non a un medico, ma a un libro di self-help quanto mai materialista, che non mi ha fatto spendere una lira in nessun tipo di medicamento ma mi ha suggerito modifiche banali quanto semplici a certi comportamenti che nessun medico (e giuro ne ho visti tanti, ma proprio tanti, tutti allopatici e molti costosi) aveva neanche pensato di investigare.
Risultato: analisi negative, niente dolori e garantisco che non mi sono messa a parlare con gli gnomi (sarebbe stato anche simpatico, via).
L’altro problema è tuttora presente e il mio medico sospira rassegnato che si sa che io funziono o malfunziono in quel modo, un po’ cerca di prevenire, un po’ di curare.
Morale: dopo queste esperienze nessuna di noi due ha giurato che non avrebbe mai più preso un antibiotico né si è abbandonata nelle braccia di costosi o economici ciarlatani.
Quanto abbiamo vissuto ci ha però fatto sperimentare in prima persona – e non è poco – che quel meccanismo di cura non è la risposta a tutto e non è privo di rischi.
Sono proprio le risposte a problemi come quelli che abbiamo incontrato noi, che secondo me la medicina industriale, quella crisi/pastiglia, per intenderci, non ha e non vuole dare, perché il meccanismo produzione e consumo di farmaci è quello che le garantisce profitti, mentre altri approcci (anche solo di prevenzione) le garantiscono in prima battuta probabilmente meno vendite. Della mancanza di queste risposte a mio parere va preso atto, e, se si ha a cuore la questione salute, bisogna lavorarci su.
Sono proprio l’assenza e il silenzio della medicina “industriale” di fronte a questi problemi reali e non immaginari che favoriscono il fiorire degli imbroglioni.
a parte che secondo me la medicina con questa discussione non c’entra nulla, c’è da considerare il fatto che la medicina stessa -convenzionale o no che sia- non è una scienza esatta.
dicono i medici che in realtà è più un’arte che una scienza perché sono talmente tanti i fattori in gioco (l’uomo è un organismo molto complesso e molto differenziato a livello individuale) che è difficile guardando un paziente e le sue analisi/accertamenti stabilire con esattezza cos’ha e come curarlo. e anche ove la diagnosi fosse esatta, una persona può rispondere bene ad una determinata cura, un’altra no.
quindi sempre per come la vedo io anche sulla base di dolorose esperienze personali (gravidanza ad elevatissimo rischio, per fortuna conclusasi bene), contano molto l’informazione, insomma non fidarsi ciecamente di nessuno ma cercare di capire e sentire anche altre campane se i risultati non ci sono e purtroppo anche la fortuna è un fattore che entra moltissimo in gioco.
cosa c’entra tutto questo con la biodinamica? poco, se non forse per il fatto sempre secondo me che, se curare un uomo per ammissione degli stessi medici è un’arte, non vedo perché allevare una pianta debba per forza essere una *scienza esatta*.
questo è l’approccio dell’agricoltura convenzionale: do tot di azoto, potassio e fosforo alle radici, ammazzo tutti i potenziali elementi di disturbo della pianta (erbacce, parassiti) e ho il risultato raccolto abbondante.
ma facendo così, la pianta è sana? il terreno è sano? lo stesso raccolto è sano?
se la biodinamica dà una risposta positiva a queste domande, non vedo motivo per demonizzarla, per dire ‘sono tutte ca**ate’ come ha fatto Bressanini nei commenti al suo post. come diceva Mao non importa se il gatto sia bianco o nero, basta che prenda i topi, se la biodinamica ci porta ad un prodotto buono e sano, perché partire da un approccio negativo a priori, senza possibilità o margine di dubbio?
“malasanità bio” citava Betty nel suo commento ed era a lei che mi riferivo quando ho parlato di malasanità della” medecina tradizionale”! annoiandovi della mia esperienza personale!
@cleofe: tesoro, io devo ringraziarti per il tuo coraggio. Che consiste anche nel condividere questa cosa che ti è accaduta, e che ti ha lasciata psicologicamente più forte e combattiva invece di indebolirti. Grazie proprio a come hai reagito, a ciò che sei. Sono così orgogliosa di averti tra i pastonudisti, te l’ho mai detto? :-)
@livia: grazie perché hai saputo dire cose che io non sono stata in grado di raccontare, sebbene abbia vissuto esperienze estremamente simili alle tue.
Anche se il pasto nudo non si occupa di medicina, io spero moltissimo che attraverso la consapevolezza alimentare si diffonda un sano meccanismo di consapevolezza generica, che porti la gente a riprendere in mano il controllo della propria vita, che negli anni ci è stato tolto.
Una volta non si andava dal medico a meno che non ci fosse qualcosa di serio da curare; per le piccole cose c’erano mille e mille rimedi che rimettevano in piedi, e soprattutto si aveva una certa coscienza di ciò che succedeva al nostro corpo, e si agiva immediatamente e di conseguenza.
Adesso per ogni sciocchezza si delega tutto allo “specialista”, che magari ci vede la prima volta quando ci visita, e non sa assolutamente nulla della nostra storia clinica, se non per un riassunto veloce e febbrile fatto sul momento da noi stessi. Autocoscienza, consapevolezza, in tutto.
Quanto ci rende più sani decidere cosa vogliamo fare di noi stessi? E averne il pieno potere? E potrei dire oltre, e parlare del fatto che anche la morte non è una sconfitta, ma una fase naturale della vita, e che dovremmo lavorare su noi stessi per non esserne così tanto terrorizzati (io per prima, eh), un’altra conoscenza che una volta gli anziani avevano; il nonno del mio ex marito il giorno prima di morire salutò tutti serenamente, cosciente del fatto che durante la notte se ne sarebbe andato).
Ma andrei veramente troppo in là per un semplice blog di cucina :-)
@barbara m.: È proprio quello il punto: nessuna scienza può essere esatta, e qualunque scienza dica di esserlo pecca di presunzione.
E farsi delle domande, come quelle che ti fai tu, e non accettare dogmi e imposizioni dall’alto con atteggiamento rassegnato, ed essere curiosi di ogni cosa, e aperti a qualsiasi input, salvo poi giudicare secondo il proprio carattere e conoscenze, ecco, io credo quello sia veramente il sintomo di una persona sana, e *libera*.
Santo margine di dubbio…
Carissima izn, mi chiamo Luciana, sono capitata sul tuo blog più di un anno fa alla ricerca di “istruzioni per l’uso” della pasta madre. Mi è piaciuto il tuo approccio con il cibo, la grafica, le foto, le spiegazioni, l’entusiasmo e ho “sentito” senza approfondire che qui c’era sotto qualcosa di “buono” in tutti i “sensi” e ho salvato il tuo blog tra i miei preferiti. Poi ho cambiato lavoro e per un anno le mie ricerche e la mia pasta madre sono rimaste congelate.
Intanto il nuovo lavoro è finito e un paio di mesi fa ho ricominciato a lavorare con la pasta acida. Da allora il tuo blog è diventato il mio vademecum, sono passata dalla pasta acida solida a quella liquida con risultati stratosferici ho letto quasi tutto quello che hai scritto sull’argomento e tutto quello che hai consigliato di guardare, ho cominciato a trovare gusto e un po’ di dimestichezza con questo incredibile strumento.
Oggi pomeriggio ero di nuovo qui a cercare spunti e ricette quando ho letto il titolo del tuo ultimo post che parlava di “l’esoterismo”, incuriosita ho cominciato a scorrerlo quando mi è saltato agli occhi il nome di Rudolf Steiner l’ho letto tutto fino in fondo e ho capito perchè più di un anno fa mi ero fermata qui con le mie ricerche e qui sono rimasta. Per questo ti ringrazio.
Non ho mai partecipato a un blog, ho difficoltà ad esprimermi grafologicamente e mi scuso con i presenti che mi leggono, per la verità non so’ nemmeno bene come funziona. Sono sette anni che mi interesso di antroposofia, sono iscritta alla Società Antroposofica Italiana e frequento con regolarità il Gruppo Antroposofico Bolognese “Pico della Mirandola”.
Per coloro che sono interessati a questo argomento e/o che vogliono saperne di più, rendo noto che si svolgerà a Bologna dal 31 Marzo al 3 Aprile 2011 il Congresso Internazionale della Società Antroposofica dal titolo “ALLA RICERCA DELL’IO”, Rudolf Steiner e la cultura contemporanea a 100 anni dal “ IV Congresso internazionale di filosofia” – Bologna aprile 1911 vedi il sito del congresso (qui il .it)
Il congresso avrà un carattere completamente pubblico, anche grazie al patrocinio dell’Università di Bologna. Con una sessione dedicata a “L’agricoltura biodinamica al vaglio della scienza” e la partecipazione del Prof. Matteo Giannattasio
Grazie ancora
Luciana
@izn: che coraggio mettere un post del genere… suppongo che sapevi che avrebbe mosso gli animi… ups le Anime; quante ce ne sono e quanto siamo diverse.
Per me Steiner è stato una rivelazione 30 anni fa; la sua impostazione mi ha aperto cuore e cervello.
Certamente il linguaggio può sembrare demodè o per lo più strano – ma la sua visione è universale… lui ci fa uscire dalle scatole analitiche del sapere e ci fa sbirciare verso quelle sponde ancora avvolte dal mistero. La sua visione dell’uomo mi ha donato le basi per poter meglio studiare e collocare i molti sistemi antichi occidentali ed orientali e per collocare pure quelle attuali.
L’attuale scienza ha perso la CURIOSITÀ (come splendidamente dice il fisico teorico misterioso.)
Il Giudizio edifica Muri ovunque (altro che muro di Berlino!!). Vorrei sentire e vedere più Scienziati Saggi – privi di arroganza, curiosi come i bambini piccoli che dinanzi alla mela esprimono; che miracolo!!! per rimanere nella logica di Steiner che fa notare che noi conosciamo per ora solo la mela morta (la sappiamo smontare) ma non conosciamo la mela viva (non la sappiamo ri-montare) perché non conosciamo le FORZE PLASMATRICI… insomma mentre smontiamo la mela le forze che l’hanno plasmata “scappano via” e noi qui a raccontare nelle scuole che cosa è una mela!
Siamo, scientificamente parlando, ancora nella fase del manipolatore più o meno cosciente… quindi il mio augurio per tutti: siate sempre curiosi.
In ultimo mi viene da citare Albert Einstein:
“La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza. L’essere che non conosce questa emozione, che è incapace di fermarsi per lo stupore e restare avvolto dal timore reverenziale, è come un morto e i sui occhi sono spenti”.
E per chi sà il tedesco ecco l’originale:
“Das Schönste, was wir erleben können, ist das Geheimnisvolle. Es ist das Grundgefühl, das an der Wiege von wahrer Kunst und Wissenschaft steht. Wer es nicht kennt und sich nicht wundern, nicht mehr staunen kann, der ist sozusagen tot und sein Auge erloschen“. (aus Mein Weltbild)
Vedoi che sfugge completamente l’idea che per indagare un mistero …. ci deve essere un mistero da indagare. E qui non c’e’ nessun mistero. Solo parole evocative che indubbiamente fanno presa su molti. Ma qui di misteri non ce ne sono.
Ennesimo quotone a Dario, ma ormai sono ripetitiva.
Rispondo il più brevemente possibile a tutti gli altri:
@Matteo, mi dispiace deluderti ma non mi ammazzo di televisione :) Non sono neanche una fan della comunicazione veloce, a dir la verità sono una noiosa insegnante di francese con alle spalle un dottorato di ricerca sulla Recherche: come vedi le cose lunghe ed ostiche non mi fanno paura per niente. E’ che, caro Matteo, ogni forma di comunicazione ha le sue regole. I commenti indirizzati ad un’unica persona sono fatti per essere sintetici e leggibili, per gli approfondimenti esistono i propri blog personali e la posta elettronica. Ergo, un commento che è addirittura più lungo del post a cui si riferisce è semplicemente *prolisso*, più che eroico o militante, e chi se lo trova davanti ha tutto il diritto di non avere neanche la voglia di leggerlo. Senza offesa.
@Cleofe: sono addolorata per il calvario che hai dovuto subire. Anche nella mia famiglia c’è stato un caso di “malasanità tradizionale”, ma francamente è così doloroso che preferisco non parlarne. La sostanziale differenza tra la malasanità bio e quella tradizionale è che le pratiche di medicina alternativa la cui efficacia non è dimostrata (perché, ehm, non esiste), semplicemente, non funzionano, e se non vengono loro affiancate terapie tradizionali si creano danni.
Posso parlare delle mie due esperienze con la medicina alternativa: una dieta associata a delle lavande erboristiche mi ha liberata definitivamente dalla candida. Ha funzionato benissimo e ne sono stata entusiasta; è scientificamente dimostrato che la candida albicans si nutre di zuccheri e lieviti, quindi è sicuro che quella terapia prescrittami da una ginecologa lungimirante avesse un senso. L’effetto placebo non c’entrava niente, insomma.
Non ha avuto senso, e mi ha fatta finire in ospedale, un’altra terapia che mi è stata prescritta da un medico naturopata specializzato in omeopatia (laureato in medicina, precisiamo): mi sono rivolta a lui per una cistite praticamente cronica che non se ne andava mai. Mi ha prescritto farmaci omeopatici (costosi, non rimborsabili dal ssn) per tre mesi, con controlli ogni due settimane. Ovviamente mi è stato detto di non rivolgermi a nessun medico tradizionale e che un antibiotico avrebbe solo fatto precipitare la mia situazione. Non sono andata oltre il primo mese, alla fine del quale l’e.coli, il responsabile della mia cistite, ha risalito gli ureteri provocandomi una pielonefrite con febbroni da cavallo e dolori insopportabili che ha quasi compromesso la mia funzionalità renale. E io sono giovane! A detta di tutti gli specialisti che ho visto, non sarei mai arrivata a quel punto se avessi evitato di interrompere gli antibiotici per un intero mese. Sono guarita dalla cistite con una terapia di un mese e mezzo a base di nitrofurantoina a basso dosaggio. “Poco consapevole”, “troppo facile”, forse, però efficace! Per superare del tutto le conseguenze della pielonefrite, invece, ci ho messo più di sei mesi.
E potrei citarvi casi di altre infezioni batteriche degenerate in peggio avvenuti tra i miei studenti: ne faccio a meno per rifuggire la lungaggine. Per questo ci tengo a dirvi che anche l’omeopatia e l’antroposofia sono un universo alla Matrix: potrei raccontarvi delle cose interessanti anche su due miei ex-allievi che sono arrivati al liceo dopo aver frequentato le scuole steineriane fino alla terza media, ma anche qui ne faccio a meno (per la cronaca, sono intelligentissimi, ma vi assicuro che avere in prima liceo la preparazione di un bimbo di quarta elementare è un enorme problema, eravamo tutti in difficoltà).
Solo in una cosa non appoggio Dario: Steiner non era uno sbalestrato, era semplicemente un filosofo nato nel 1800. Seguire le sue teorie sull’agricoltura, sulla medicina e sulla pedagogia oggi corrisponde, che so, a seguire il pur buon Rousseau in tutto e per tutto. O, se vi piace di più, a mettere in pratica i precetti di Platone…
@izn, grazie per avermi permesso di rispondere in totale democrazia e scusami, non è certo mia intenzione essere pedante. Bada bene che mangio principalmente biologico e che partecipo ad un gas: è solo con la biodinamica, con l’omeopatia e con l’antroposofia che non mi trovo d’accordo, oltre che con l’assumere cibo biologico in via strettamente esclusiva. Non mi negherei per nulla al mondo una pizza con mia sorella e con i miei nipoti: la mia non è cultura della paura, sono per uno stile di vita compatibile con l’ambiente e per la consapevolezza alimentare, ma senza eccessi. Piuttosto, sono una spaccaballe a tutto tondo: come non mi bevo le fiabe dei mulini nei campi di grano che sfornano biscotti pieni di olio di palma, cerco di stare attenta anche a tutto il resto, e di invitare anche gli altri a tenersi all’erta.
Un bacio, penso di aver davvero detto tutto: se sono stata troppo poco sintetica, come direbbe Pennac, avete tutto il diritto di non leggermi :)
@betty: sono d’accordo; credo infatti che ognuno debba essere libero di cucirsi addosso i comportamenti che meglio crede, ovviamente quando questi non invadono la libertà altrui. Quindi se ad esempio io decido di non mangiare *mai* se non in un certo modo, voglio che la mia scelta sia rispettata, come rispetto quella di chi fa diversamente.
Solo in questo modo è possibile mantenere la mente aperta e continuare ad apprendere.
Per quanto invece riguarda la lunghezza dell’intervento del professor Giannattasio devo precisarti che qui sul pasto nudo, visti gli argomenti trattati, i commenti seguono regole che a volte si discostano leggermente dalla netiquette generale, che peraltro per il resto viene seguita quasi alla lettera.
Sul mio blog, per mia precisa scelta, i commenti possono essere addirittura più lunghi dei post (anche i post quasi sempre sono sensibilmente più lunghi rispetto alla norma), perché credo che i contributi esterni possano a volte essere anche più interessanti del post stesso. E io non voglio perdere questa ricchezza.
Ovviamente non potevi saperlo, frequentando questo non-luogo da poco :-)
senza entrare nel merito del contenuto, trovo che le norme di netiquette sulla lunghezza degli interventi in rete siano un consiglio, non una legge e che non dovremmo comportarci come l’aristocratico che morì bruciato perché nessuno poteva spostare un braciere acceso che doveva stare in un certo posto per questioni di etichetta. Preferisco un intervento lungo e argomentato a una serie di frasi a effetto, telegrafiche e televisive, che propongon certezze senza domande e senza riflessioni. Preferisco un po’ di caratteri in più che amplino un discorso a mille serie di ripetizioni di frasi fatte o esclamazioni, (brevissime o lunghissime, poco importa), che inondano i commenti dei blog senza dire niente, senza nemmeno comunicare niente, a volte, se non lo sfogo personale di chi lo fa. Insomma, preferisco avere informazioni, opinioni, anche articolate e complesse, che richiedono un minimo di attenzione per essere lette, piuttosto che essere a posto con le “regole” in astratto. Ciò posto, la capacità di sintesi è certamente un gran dono, assai raro a questo mondo (e lo dico a me per prima). E forse quello che propone la netiquette è proprio questo: evitare uno stile di scrittura pomposo e ripetitivo, non tagliare gli argomenti sul tappeto.
wow… che mi sono perso…
mi leggerò tutto con calma… non vedo l’ora… ;-)