C’è voluto il post di Claudia per indurmi a riesumare l’osso di ginocchio (di mucca presumibilmente felice) che avevo chiesto come giunta al macellaio bio di Sant’Oreste (un paesino a venti minuti da qui) e che avevo surgelato un mesetto fa, a scongelarlo e a metterlo religiosamente nell’acqua insieme alla sua giusta compagnia verdurosa, per preparare il brodo di osso felice che lei ha consigliato a tutti noi qualche giorno fa.
La carne non ce l’avevo, ce n’era un po’ attaccata all’osso, ma nonostante questo il brodo è venuto ottimo e perfetto per il destino che gli avevo predisposto: la stracciatella, che non ho mai preparato con tutti i crismi, e che da adesso farò molto spesso, perché è un piatto assolutamente geniale e saggio, e molto più buono di quanto avrei mai creduto.
Adesso devo dirvi una cosa che farà inorridire molti, ma che mia madre mi ha insegnato quando ero bambina, e che quindi faccio a casa mia (diciamo che non lo farei in pubblico, ecco) con una certa tranquillità, grazie anche al fatto che ho accanto a me un uomo che è l’assoluta antitesi della schizzinosità. Una volta che il brodo è pronto, l’osso andrebbe tirato fuori e lasciato intiepidire (e fin qua…). Poi è possibile mangiare la carne e i nervetti attorno all’osso (che sono buonissimi) e… beh, l’osso andrebbe succhiato, nella parte spugnosa, perché è pieno di midollo, che se l’animale è sano è un alimento buono e salutare.
Ecco, l’ho detto. Adesso ci sarà una diserzione generale. Come dice mio fratello, si sentirà solo il rumore del vento e dei cespugli rotolanti sulla terra arida. Per quei due lettori appassionati che sono rimasti, butto lì anche un argomento molto importante (mai come adesso…): con questo piatto voglio rispondere a chi mi dice che mangiare biologico è un affare costoso, evidenziando il prezzo dei suoi componenti.
osso di mucca felice – gratis;
aglio, cipolla, carota, limone e prezzemolo – circa un euro e mezzo;
tre uova – circa un euro;
parmigiano – circa un’euro
Insomma, abbiamo pranzato in due (e mezzo) spendendo circa tre euro o giù di lì. Ed è bastato aggiungere un frutto e un’insalata (vabbeh, anche un caffè per il vizioso zac).
Ho seguito pedissequamente le istruzioni della bioterapia per questo piatto, tranne che sul libro non ci sono le dosi, ma è stato facile ricavarle. Secondo i loro dettami, lo scopo della stracciatella è rendere disponibile e digeribile il notevole quantitativo proteico di questo piatto senza affaticare l’organismo. L’uovo stimola il fegato; il prezzemolo, grazie al ferro che contiene, trasporta i metaboliti, il parmigiano stimola la digestione e apporta calcio e proteine senza appesantire i reni, che sono impegnati ad eliminare i radicali della carne.
In un altro paragrafo del librone di bioterapia ho letto anche che l’albume dell’uovo possiede degli enzimi che predigeriscono le proteine della carne, e questo è il motivo per cui l’associazione carne-uovo (ad esempio le polpette, la carne panata, etc) presenta un notevole grado di digeribilità.
Ingredienti:
per il brodo di osso:
un litro d’acqua
un osso di ginocchio di manzo tagliato a metà
un gambo di sedano
una carota media
una cipolla
uno spicchio d’aglio
tre chiodi di garofano
per la stracciatella:
tre uova di galline scorrazzanti
50 grammi di parmigiano reggiano bio
un piccolo limone
qualche fogliolina di prezzemolo
pepe bianco (facoltativo)
La sera prima preparate il brodo: sciacquate bene l’osso e mettetelo in una pentola abbastanza capiente insieme all’acqua fredda, alla cipolla tagliata a metà e steccata con i chiodi di garofano, alla carota e al sedano tagliati a metà e allo spicchio d’aglio sbucciato.
Sistemate la casseruola sulla fiamma bassissima, con un bel coperchio, e dimenticatevi il tutto per svariate ore. Facendo aumentare la temperatura lentissimamente l’osso e le verdure in questo modo cederanno all’acqua tutti i suoi nutrienti.
Spegnete la fiamma solo quando il brodo avrà un profumo delizioso e si sarà ritirato di un paio di dita, ci vorranno almeno tre o quattro ore, a seconda di quanto la fiamma è fievole. Se vedete che il brodo tende a spingere via il coperchio, inserite un cucchiaio di legno tra il coperchio e la pentola in modo da creare uno spiraglio che faccia passare un po’ di vapore, ma in questo modo il liquido si ridurrà un po’ più velocemente.
Attendete che il brodo si intiepidisca, poi togliete l’osso e le verdure, versatelo in un recipiente di vetro più largo che alto, che possa andare in frigo, copritelo con la pellicola senza pvc e lasciatelo raffreddare per tutta la notte.
Il giorno dopo troverete sul vostro brodo di carne uno strato di grasso solido più o meno spesso (a seconda della larghezza del contenitore e di quanto grasso c’era attaccato all’osso). Asportatelo tutto con una schiumarola e gettatelo. Se volete un brodo senza residui passatelo con un colino o con una garza per alimenti; io lo preferisco così com’è, e ho saltato questo passaggio. Rimettete poi il brodo sul fuoco, sempre a fiamma bassa (massì, che fretta c’è, siamo a novembre, ricordate?), e cominciate a preparare la stracciatella.
In una terrina aprite le uova (che avrete lasciato tornare a temperatura ambiente), aggiungete il parmigiano grattugiato, il prezzemolo e il succo del limone (vi dico un segreto – spero non di pulcinella – per spremere il limone molto più facilmente: invece di tagliarlo perfettamente a metà fate un taglio trasversale, cioè leggermente diagonale… incredibile quanto un particolare possa cambiare le cose, no?).
Mescolate il tutto con una forchetta o una piccola frusta, come al solito non c’è bisogno di ottenere una crema psicotica, perfettamente liscia e senza il minimo microscopico grumo; anzi se ci lasciate qualche grumo otterrete una stracciatella più rustica e più buona.
Appena il brodo bollirà versateci dentro il composto di uova, mescolate occasionalmente e lasciate bollire fino a quando non vedrete che si condensa come nella foto; solo a quel punto spegnete e versate nelle scodelle la vostra stracciatella bella fumante, con una spolverata di pepe bianco, se vi ci piace.
Divinaaaaaaaaaaaaaa!!!Non sai da quanto tempo non faccio la stracciatella….mi hai ridato l’imput!!!!!Bacioniiii
.pensavo di essere la prima, ma Jennifer mi ha preceduto, vado in ospedale per delle prove allergiche che sto testando,…ecco perchè cosi presto!
Izn, l’osso era il mio preferito , da bambina, mamma dopo aver fatto il brodo , caldo caldo me lo dava ed io lo rosicchiavo mangiando tutti i nervetti poi arrivavo al massimo lo succhiavo da quella parte porosa ,da dove usciva un sapore buonissimo, che ricordo che mi hai fatto rivivereIzn !!.Per quanto riguarda la stracciatella la mia mamma e quindi adesso io, aggiungo alle uova anche una manciata di pangrattato, prova , l’impasto ha una maggiore consistenza, a bollore lo butti giù aspetti qualche minuto che si rapprenda e poi lo giri con una forchetta, scodelli e nevicata di parmigiano, ciao adesso vado , se no arrivo tardi, buona giornata claofe
LA stracciatella è in assoluto la mia minestra preferita…servita bollente è una goduria…e poi è very cheap…BAci!
Guarda il lesso (così a Firenze viene chiamato il bollito) è una cosa che in inverno non mancava mai in casa mia. E non si poteva fare un buon brodo se non c’era un bell’osso da metterci dentro, insieme al pezzetto di carne, ovviamente. Ripulire, o come si dice qui, “ciucciare” l’osso quando il brodo era pronto era una disputa tra me e mia mamma. Molte volte ci veniva da ridere perché litigavamo intorno a quell’osso proprio come se fossimo due cani…è un piacevole ricordo che ho di mia madre…La stracciatella me la facevano spesso da piccola, perchè ero un tipino che non mangiava gran che, quindi con una cosa da tirar giù velocemente risolvevano il problema del primo e del secondo con la giusta sostanza proteica..e poi noi di uova fresche e felici, fatte da galline ilari e gioconde, ne avevamo a sfare.
Ho del brodo nel frigo e credo che stasera farò una bella stracciatella a mia figlia.
Buona giornata
Tre varianti della stracciatella che si cucina nelle Marche, niente prezzemolo e solo buccia di limone grattugiata. Stessa cosa per @jennifer, all’uovo va aggiunto del pane grattugiato che rende più omogenea la cremina di parmigiano e uova.
Metti anche della noce moscata, sentirai come la rende più elegante esaltando tutti gli altri ingredienti.
Abbi pazienza per i suggerimenti, sono tutti a fin di bene!
L’unica stracciatella che conoscevo prima di leggere il post era il cuore della burrata pugliese… Mi interessa molto questo piatto! Ricordo che anche io da piccola succhiavo sempre l’osso, mi piaceva proprio tanto!
LA mitica stracciatella…..io la faccio spesso la sera e i bambini ne vanno matti: è molto gustosa, delicata e salutare oltre che poco costosa.Una spruzzata di formaggio grattugiato e poi tutti a letto contenti….l’unica cosa è che non sempre dispongo di ossa di mucca o vitello ma con i nostri polli viene buono ugualmente….
ciao
La stracciatella!!! Anche mia mamma metteva sempre un odore di noce moscata (e anch´io, di conseguenza…). A me invece, da piccola, non é mai piaciuta. L´ho riscoperta dopo…
Ma sai che limone e prezzemolo non l´avevo mai sentito, invece? O forse, adesso che mi ci fai pensare, mi sa che una scorzetta c´era, da qualche aprte…adesso le telefono!
Mi sa che devo proprio provare!!!
@Sandra:anch´io mi litigavo sempre l´osso, con mia madre (e lo faccio ancora, quando scendo in Italia)!!! Quando cucinava l´ossobuco…Peró mio padre mi dava sempre il suo, che a lui queste cose mollicce mica piacciono..
Izn!!! Mi sembri mio padre, coi nervetti…sai che da noi é un piatto tipico, l´insalata di nervetti? Ma per quella, ti confesso, non ci ho mai litigato…;-))
sapete che non ho mai fatto la stracciatella? mia mamma faceva qualcosa di vagamente simile ma con un impasto a base di uova e parmigiano piuttosto sodo e poi lo grattugiava nel brodo!
in famiglia io sono la donna degli ossi!!mio marito non ne vuole sapere, invece io amo spiluccare gli ossicini e il midollo…ho imparato dal babbo!!
Anch’io non ho mai cucinato la stracciatella!
Si può fare nel brodo di verdura? A me il brodo di carne non è mai andato giù, figuriamoci adesso che non mangio più carne…
Se mia suocera ti sente che NON succhi le ossa, te le requisisce per papparsele tutte lei!!!!
Dovresti vedere come si rosicchia la testa di coniglio!
Vado che è meglio!
@Gió: i passatelli!!!! Ecco cosa mi ricordava, questa ricetta!!! Perché piú o meno l´idea é la stessa, no? Solo che, col pangrattato, la consistenza é diversa, piú…consistente, ecco.
Io li adoro, ma qui non ci sono schiacciapatate coi fori grandi…un disastro! Qualcuno ha un´idea di come posso fare, che sto svenendo dalla voglia di passatelli, adesso?
;-))
@ Claudia: potresti provare con la macchinetta per gli spatzle, se ce l’hai. Una nostra amica tedesca ce l’ha portata anni fa ed è subito diventato un grande classico in famiglia, col sugo di spezzatino in bianco… fazzoletto per la saliva, fatto.
Io della stracciatella ho un ricordo piuttosto penoso: a casa mia non si fa, ma alla mensa a scuola ce la facevano spesso, immaginate voi la qualità degli ingredienti, però.
Ho una domanda: visto che non mangio formaggi stagionati (ho avuto un trauma alimentare e ora mi fan venire la nausea, specie il parmigiano), non è che si può omettere? E per addensare può bastare il pangrattato come qualcuno ha suggerito?
Grazie ;)
@Claudia: mia mamma faceva una palla e poi la passava sulla grattugia con i fori grossi, infatti la chiamava pasta grattuggiata!
Però va fatto anche un appunto a favore dell’autrice del post. Nel senso che lei giustamente ha intitolato la SUA versione della SUA stracciatella. So per certo che mia mamma, se sapesse di questa ricetta direbbe: ma què ch’l’è sta ratatuja? Insomma, le stracciatelle cambiano e i passatelli anche, di casa in casa e anche questa versione è un’ottima ricetta.
Infatti, tutti, compreso me, ci siamo buttati sulla nostra versione senza ascoltare la SUA versione. Tutti i piatti, vanno ascoltati, visti, odorati e gustati. Sempre!
Storicamente e geograficamente parlando, le origini si perdono in giro per l’Italia centrale, trattenendosi nel passare dei secoli nella zona Umbra, Romagnola e alte Marche. In questa zona si raffina, da piatto povero qual’è con limone grattugiato e noce moscata. Con il sopravvento poi dell’uso del Parmigiano raggiunge l’apoteosi di un piatto sconosciuto nei ristoranti, sconosciuto ai gurmet e alla stampa in genere. Ma nelle mie zone, è IL PIATTO di NATALE, che per tradizione vuole il brodo di cappone (o tacchinella, o gallina, oppure tutte e tre).
Ora, alla luce di quanto sopra esposto, il brodo per questo piatto, se vogliamo dargli un incipit alimentaristico e nutrizionale può andar bene anche con del buon brodo vegetale e soprattutto va rispettata la regola della stracciatella e dei passatelli, e cioè, rosso d’uovo nei passatelli e uovo intero nella stracciatella. Ovvio che le consistenze sono diverse. La stracciatella è in sostanza una frittatina libera che si cuoce nel brodo, mentre i passatelli devono restare “obbligati” nella forma di tubetto, quindi la pallina di massa da comprimere nell’apposito ferro deve essere molto consistente e dura.
Quello che, comunque, sorprende nelle risposte di tutti noi, è il ricordo che si ha di questi piatti dimenticati. A tutti fa venire in mente l’infanzia, mentre dovrebbe essere, come giustamente lo sottolinea l’autrice del post, un piatto di tutti i giorni e soprattutto “normale” nella sua fiera e antica sermplicità di una ricetta di straordinaria eleganza.
Piatti dimenticati … ora mi commuovo
Giordano, ma tu mi stai diventando indispensabile! È come dipingere un quadro al quale tu scegli e adatti cornici spettacolari :-)
Dunque, prima di tutto vi devo precisare che la versione dei piatti tradizionali che metto nel pasto nudo ogni volta che posso è quella virata verso il “cibo che cura”, e cioè verso quelle poche cose che so della bioterapia nutrizionale, attraverso i loro libri e i consigli di alcuni bioterapeuti.
Infatti anche a me per prima cosa quando mi sono trovata davanti quel piatto fumante è venuta in mente la noce moscata, ma non l’ho messa perché non sapevo se le sue proprietà (e ne ha tante, la piccola) avrebbe in qualche modo sbilanciato l’equilibrio del piatto che nelle intenzioni della disciplina nutrizionale che sapete vuol essere stimolante per la digestione senza affaticare i reni etc etc.
Sai Giordano che anche a me hai fatto venire in mente un ricordo bellissimo? Il giorno dopo quello del Natale, se non sbaglio, a Napoli si serve proprio il brodo di gallina, ma con la scarola :-)
Per quanto riguarda invece il tipo di brodo da usare, la bioterapia fa passare per buona addirittura semplicemente l’acqua, quindi sono sicurissima che il brodo vegetale sia perfetto (questo è per Marcella), insomma basta che non sia fatto con il dado (ma tanto c’è scritto anche nella tessera dei pastonudisti che il dado è off limits) :-)
Voglio anche ringraziarvi tutti per aver condiviso la vostra passionalità!!! Credevo di essere l’unica al mondo a fare quelle cosacce con le ossa, pensate che scema!! Come sono felice che siate così :-) Sandra mi hai fatto morire con le dispute con tua madre attorno all’osso, e Claudia, anch’io litigo sempre per il buco dell’ossobuco! adesso lo faccio con zac, ma mi sa che quando la pulcina sarà cresciuta… aiuto…
E poi ti dirò nutrizionalmente a cosa serve l’insalata con i nervetti! Non ci crederesti!
@IlAria: stavo pensando che forse potresti sostituire il parmigiano con il lievito secco? quello della pasta papaveri e papere? Nutrizionalmente non c’entrerà nulla, ma forse il sapore potrebbe avvicinarsi. So che i macrobiotici lo sostituiscono al parmigiano :-P
@Giordano: eh eh hai proprio ragione! Mi sa che é come la ricetta dei canederli da noi, che ogni famiglia ha la sua!!
Sai, nella mia provincia d´origine (Trentino) i passatelli non esistono, come tradizione. Io ho imparato ad amarli in Emilia. Ma non sapevo questa cosa del tuorlo e dell´albume. Certo, é evidente, ora che ci penso. Le cose sono sempre facili, quando te le dicono gli altri (eh eh).
PS: ma guarda che noi l´adoriamo, la Izn, altro che appunto a suo favore!!! Ponti d´oro (non quelli dei denti…), che lei ci dá tutte queste ricette precisissime al grammo (a me che non ho nemmeno una bilancia, a casa…). E vuoi sapere cosa mi ha fatto sorridere? Che ieri sera mi ha telefonato una coppia di amici, e lui stava cucinando la stracciatella, proprio dopo aver visto il post…e cosí mi sono immaginata un sacco di persone che mangiavano tutte la stracciatella di Izn, e tra qualche giorno tutte la prossima ricetta di Izn…come se guardassi dall´esterno nelle cucine dei lettori del blog, e li vedessi tutti felici ad assaporare le stesse pietanze, e a commentarle…mi ha fatto sorridere…
;-))
Così non vale …
@izn:
sono colpi bassi, sotto la cintura del cuore.
E comunque è colpa tua e dell’aria che si respira tra le persone che frequentano questo blog se escono certe affermazioni.
Se vuoi, puoi pagarmi in ciambelloni e tagliatelle. Costo poco, io!
@Claudia:
Tieni sempre presente che le buone regole umane, una cucina sana, una “etica” alimentare e mai buttare qualcosa fanno le persone migliori. Se attorno a queste persone ci crescono dei bimbi, meglio pure. Queste cose che trasmettiamo arrivano a tutte le persone che conosciamo, alcune ne vengono irrimediabilmente attratte (vedi noi) e altre no. Se possiamo scegliere (e abbiamo scelto) il meglio che è possibile, quindi non ti stupire se altre persone cucinano con la tua stessa ricetta la loro cena.
Questa è l’umanità, questo è internet, scambiarsi delle idee e stare con gli altri per condividerle e migliorarle.
Vedi come si sta bene con l’etica alimentare? Si sorride continuamente …
(sarà che ci stiamo rimbecillendo tutti quanti a forza di star bene e di sorridere?)
@ izn: grazie mille del consiglio, ci proverò la prossima volta ;)
E per lasciarvi nello spirito di Giordano: peace & love!
Questo piatto è (o comunque lo era nella mia famiglia) il piatto di Natale anche in Abruzzo, ogni anno da piccola mia zia la preparava, aggiungendo alla stracciatella anche l’indivia riccia tagliata a pezzetti piccolissimi e lessata (o cotta nel brodo, non ricordo…). Buonissima, che ricordo meraviglioso…