Su ‘ste cose di solito sono sempre in ritardo (malgrado i pianeti dove sapete), credo che sia perché quando una cosa *bisogna* farla è il momento che sparisco dalla circolazione; i doveri non fanno per me, sono così aggressivo-passivi (se non lo fai succederà questo e quello…).
colomba ricetta con licoli
Stavolta però ho intuito come una qualche avvisaglia da parte vostra (tipo: o posti la ricetta della colomba *adesso* o noi posteremo te), e quindi ho cominciato a studiarmi la situazione quasi entro il tempo massimo (ci siamo ancora vero? vero?), complici anche la mia mitica Cleofe che mi ha indottrinato su tutta la situazione colombosa della blogosfera, e mi ha spiegato la situazione super-poolish.
Ehssì, perché per fare la colomba non ci vuole un poolish semplice, quello dei tre passaggi che già conoscete, ma un superpoolish fatto con ben cinque passaggi; la prima volta che ho letto questa informazione è stato da Anna di C’è di mezzo il mare, qui, che rimandava alla spiegazione dettagliata, su Peccati di gola e di amicizia, qui.

A parte l’informazione molto interessante sul fatto che rinfrescando più volte la bianca si potesse renderla più attiva, Quello che mi ha colpito del post di Anna è stata sopra tutto la possibilità di creare un poolish senza dover mai ottenere degli scarti, che per quanto siano ampiamente riciclabili in pseudo injera o pseudo chapati, o in frittelle e quant’altro, dopo un po’ non sai veramente più cosa fartene, e qualche volta finisci per gettarli, anche se molto a malincuore e con una vocina feroce dentro di te che sibila “mors tua vita mea” >:-/

Come al solito qualche piccola variazione su questo procedimento l’ho fatta; trovate tutta la spiegazione su come realizzare il re di tutti i poolish nell’aggiornamento che ho fatto alla pagina della pasta madre liquida.
A giudicare dalla riuscita di questa colomba il poolish della marvel ha decisamente funzionato alla grande; l’impasto era così nervoso ed elastico da sembrare vivo sotto le mani (troppi film di Cronenberg, lo so); ed è cresciuto talmente bene che non vedo l’ora di rifarlo, stranamente, perché per i miei standard una volta che un impasto mi riesce preferisco sempre passare all’esperimento successivo.
colomba con licoli
Per quanto riguarda la ricetta in rete ce ne sono a profusione, un po’ meno con il lievito naturale liquido, ma comunque se ho ben capito tutte indistintamente derivano da quella delle sorelle Simili (c’è ancora qualcuno che non le conosce?); dopo aver spulciato tutto lo spulciabile alla fine ho deciso di seguire una ricetta di Miche, una lettrice storica del pasto nudo <3
Conoscete il suo blog?
Miche è una donna di una creatività straordinaria, sempre in movimento, e dulcis in fundo (appunto) è anche una pasticciera di quelle vere. L’ho conosciuta (virtualmente) che viveva a Malta, adesso è tornata a Palermo, ma dovunque sia è sempre un’esplosione di idee, supportate però da un grande equilibrio e una forte personalità.
Così mi sono fidata della sua ricetta, ma soprattutto della sua foto (deformazione professionale: l’immagine vale più di cento parole): un’alveolatura stupenda, ottenuta con una pasta madre giovanissima… non so che cosa combinerà quando la sua bianca sarà bella matura, ma per quanto mi riguarda passo spesso a curiosare da lei, non si sa mai!

Ingredienti:
120 grammi di super poolish
500 grammi di farina 0
140 grammi di burro di centrifuga
200 grammi di zucchero grezzo
60 grammi di mandorle pelate
20 grammi di mandorle non pelate
130 grammi di zucchero a velo
200 grammi di latte intero fresco
la buccia di un’arancia grande
4 uova
una presa di polvere di vaniglia
un cucchiaino di sale marino integrale

Prima di tutto vi devo segnalare una cosa importante: ricordate di controllare sempre il calendario lunare prima di iniziare (io in genere vado a vedere quello di Terra Nuova sul loro sito, ma ‘sto mese ho deciso che acquisterò il giornale così avrò uno specchietto che mi serve per tutto il mese, ché sul sito te lo dicono solo giorno per giorno), perché se avete la luna contro il mio consiglio è di lasciar perdere gli impasti, in particolar modo quelli un po’ più impegnativi come questo; io la colomba l’ho preparata sabato 27 (il primo impasto l’ho fatto venerdì 26 sera) e avevo la luna assolutamente a favore (il venerdì era segnalato come giorno totalmente “no” e ieri, cioè domenica 28, idem); la lievitazione è stata incredibile, l’impasto si è gonfiato in modo abnorme con una facilità estrema; insomma non sarà vero ma io ci credo, e come).
Adesso, se avete letto bene il procedimento per fare il super-poolish avete potuto notare che sarà pronto la sera verso le dieci (grazie Santa Cleofe, dispensatrice di preziosissime tabelle di marcia). Il primo impasto dovrà quindi essere fatto verso quell’ora, in modo da trovarvi la colomba pronta da infornare il pomeriggio del giorno dopo.

Per il primo impasto:

tutto il poolish, tutta la farina, tutto il latte, 110 grammi di burro, 112 grammi di zucchero e tre delle quattro uova (uno intero e due tuorli).
Sciogliete il poolish con la metà del latte (a temperatura ambiente o *appena* intiepidito) e con lo zucchero nell’impastatrice; aggiungete la farina e cominciate ad impastare; poi cominciate ad aggiungere il latte fino a quando non otterrete una bella palla di impasto (a me ci sono andati esattamente i 200 grammi che ha segnalato Miche).
Quando vedrete che l’impasto si incorda aggiungete i due tuorli, uno alla volta, aspettando che il primo venga assorbito bene prima di aggiungere il secondo; poi l’uovo intero, sempre dopo che il secondo sarà stato ben assorbito.
Fate riprendere l’incordatura e poi cominciate ad aggiungere il burro a piccoli pezzettini (io come al solito ne ho staccato con le dita pezzetti della grandezza di una mandorla), aspettando qualche secondo tra un pezzetto e l’altro.
Fate raggiungere di nuovo l’incordatura, poi formate una bella palla con l’impasto e mettete tutto a riposare in una ciotola di vetro grande, ben chiusa con un foglio di pellicola senza pvc, nel forno spento per circa 12 ore (Miche diceva a 23-25 gradi, in casa mai ce ne saranno stati 21-22 o anche meno durante la notte).
Dopo aver messo l’impasto a riposare preparate la scorza d’arancia per la canditura: (per inciso, ho trovato su Giallo Zafferano un altro procedimento per fare le scorzette che mi è sembrato molto interessante e credo migliore di quello che ho usato io – ma bisogna iniziare a pensarci una settimana prima) tagliatela a striscioline di mezzo centimetro circa, mettetele in un pentolino di acqua fredda e portate tutto a ebollizione; quando l’acqua bolle aspettate meno di un minuto e poi scolatele; ripetete questa operazione altre due volte (questo procedimento serve a togliere l’amaro della parte bianca).
Lasciate poi asciugare le scorzette per tutta la notte all’aria su un canovaccio pulito. Il mattino dopo, mentre aspettate che il tempo di riposo dell’impasto della sera precedente sia trascorso, preparate tutto il necessario per il secondo impasto (che in realtà non è un vero e proprio secondo impasto, perché non c’è farina).

Per il secondo impasto:

la buccia dell’arancia, 20 grammi di mandorle pelate, 25 grammi di zucchero a velo, 30 grammi di burro, il tuorlo del quarto uovo, la vaniglia, e il sale.
Per prima cosa candite le scorzette: pesatele (le mie facevano esattamente 100 grammi), mettetele da parte e preparate uno sciroppo con lo stesso peso in acqua e in zucchero a velo (cioè nel mio caso ho sciolto 100 grammi di zucchero a velo in 100 grammi d’acqua); quando lo zucchero si sarà dissolto completamente aggiungete le scorzette, mescolate bene in modo che siano tutte belle impregnate e poi mettete tutto sulla fiamma bassissima fino a quando lo sciroppo non sarà completamente asciutto (ma attenzione a non farlo caramellare!).
A questo punto prelevate le scorzette con una pinza (tipo quelle per il fritto) e mettetele ad asciugare su una griglia. Attenzione a non toccarle perché lo zucchero bollente è una delle cose più ustionanti che esistano al mondo. Quando si saranno completamente raffreddate staccatele dalla griglia tagliatele a pezzetti quadrati e mettetele in una ciotola insieme allo zucchero a velo e al sale.
Tostate le mandorle (tostatele tutte, non solo questi 20 grammi, tanto vi serviranno tostate anche per la glassa) per qualche minuto (devono diventare dorate) nel forno a 170-180°C, tiratele fuori, aspettate che si raffreddino, tritatele più o meno finemente (a seconda di quanto volete sentirle sotto i denti quando assaporerete la colomba) con il coltello, e aggiungete anche queste nella ciotola. Mescolate bene il tutto; le scorzette risulteranno completamente ricoperte da una polvere di mandorle, zucchero a velo e sale.
Sparpagliate la metà di questo composto sul tagliere, dopo di che prendete il vostro impasto, che dovrebbe essere bello gonfio e tronfio, e adagiatecelo sopra, schiacciando leggermente. Lo scopo è incorporare le scorzette e le mandorle senza rimettere tutto nell’impastatrice (questo perché io per adesso non avendo ancora la planetaria impasto con il bimby, e non mi andava di rischiare di smontare quella meraviglia; però se la vostra planetaria ha un programma delicato – tipo lavatrice, eh eh – potete anche provare a mettere semplicemente tutto dentro e farla andare un paio di minuti).
Versate poi il resto delle scorzette mandorlate sopra la palla schiacciona e cominciate a impastare delicatamente, dopo esservi spalmate il tuorlo d’uovo sul palmo delle mani (oh, io ho fatto così, se vi viene in mente un modo più elegante fatemi sapere).
Una volta incorporate scorzette e uovo armatevi del burro e fate più o meno la stessa cosa che avete fatto con il tuorlo, cioè spalmate sul palmo delle mani e cercate di incorporarlo all’impasto, manipolando il tutto non troppo energicamente. Provate anche a fare qualche piega tipo quelle del pane; alla fine (dopo pochi minuti) dovreste ottenere un meraviglioso impasto molto reattivo che quasi si gonfia e si sfoglia sotto le mani.
Rimettetelo a riposare una mezz’oretta nella ciotolona di vetro; poi prendete il vostro stampo da colomba (dunque, il mio sospetto fosse da 750 grammi invece che da un chilo – ma perché non ce lo scrivono sopra? – e di impasto ne avevo un po’ troppo, quindi se avete uno stampo da 750 come me riempitelo solo con i tre quarti dell’impasto (il rimanente lo infornerete a parte in uno stampo piccolino), altrimenti se avete quello da un chilo potete utilizzarlo tutto.
Trascorsa la mezz’ora adagiate di nuovo, sempre molto delicatamente, il vostro impasto sulla spianatoia, e cercate di formare un salsicciotto un po’ lunghetto; prendete poi quella spatola piatta e tagliente di metallo che serve per dividere gli impasti (qualcuno sa come si chiama? aiuto?) e dividetelo in cinque pezzi (uno un po’ più piccolino per la testa, uno medio piccolo per la coda, due grandini per le ali e il più grande per il corpo).
Prima di posizionare i singoli pezzi formateli come i panini al latte, poi sistemateli ognuno nel suo spazio elettivo :-) Ricordate di collocare lo stampo sulla leccarda del forno ricoperta di carta forno; la leccarda serve perché non è possibile sollevare lo stampo pieno senza il rischio di muovere troppo l’impasto che avrà raggiunto il massimo della lievitazione: c’è bisogno di una base rigida per spostarlo; la carta forno invece serve perché durante la cottura la glassa scivolerà immancabilmente giù e formerà una crosta bruciata antipaticissima da scrostare.
Mettete il tutto a fare l’ultima lievitazione di nuovo nel forno spento o in un luogo ben riparato dalle correnti d’aria, magari al buio (io l’ho messo nel forno spento con un pentolino d’acqua sotto per creare l’umidità necessaria per non far formare la crosticina). Quando la vostra colomba avrà quasi raggiunto il bordo dello stampo preriscaldate il forno a 180°C. Intanto preparate la glassa, che andrà messa sulla colomba subito prima di infornare.

Per la glassa:

i rimanenti 40 grammi di mandorle pelate e tostate, tutto lo zucchero grezzo rimasto, tutte le mandorle non pelate, lo zucchero a velo rimasto (dovrebbe essere circa un cucchiaio) e una trentina di grammi di albume (mica lo avrete gettato quello delle uova che avete utilizzato, nooo?).
Per prima cosa preparate la granella di zucchero: prendere 30 grammi di zucchero, aggiungete 3 grammi d’acqua, mescolate bene e poi prendete questo composto e aiutandovi con un cucchiaino fatelo passare a pioggia attraverso una grattugia a fori grandi (quelli con i quali si grattugiano le carote e le patate, per capirci) facendo cadere i grani che si formeranno sulla spianatoia di legno.
Sul blog di Anna ci sono anche le foto di come ha fatto lei.
Lasciateli asciugare senza toccarli, ci vorrà un’oretta o giù di lì. A questo punto tritate le mandorle, alle quali aggiungerete lo zucchero e l’albume. Sbattete il tutto con un cucchiaio di legno per qualche minuto, fino a quando otterrete una bella spuma gonfia. Aggiungete poi le mandorle non pelate, lo zucchero a velo e la granella di zucchero. Mescolate ancora un po’.
Quando la colomba avrà raggiunto la lievitazione ottimale, sarà cioè arrivata al bordo dello stampo e avrà un aspetto esplosivo, tiratela fuori dal forno con tutta la leccarda molto delicatamente (pericolo sgonfiaggio) e distribuite la glassa su tutta la superficie, insistendo più sui bordi che sul centro (se il peso della glassa insiste su una zona centrale potrebbe influire sulla lievitazione).
Infornate subito sul ripiano medio basso, posizionate la sedia e godetevi lo spettacolo (o, se siete della scuola nichilista, andate a prendere il primo sole sulla terrazza); la colomba dovrebbe cuocere un’oretta se è da un chilo; per la mia però un’ora è stata troppo, si è leggermente bruciacchiata sul fondo e scurita troppo in superficie, per i miei gusti (a proposito, mi raccomando se vedete che la glassa tende a scurirsi troppo velocemente metteteci subito sopra un foglio di carta argentata – siate veloci però, per non far abbassare la temperatura del forno); la prossima la lascerò al massimo una cinquantina di minuti. Prima di toglierla dal forno fate comunque la prova stecchino per sicurezza.
Sfornate e lasciate raffreddare. Il massimo sarebbe resistere almeno fino al giorno dopo, vi lascio immaginare quello che ho fatto io :-P