Non sono una di quelli che su FB o in giro per la rete va diffondendo foto e video terroristici con scene strazianti di animali maltrattati e altre scomode verità, per tanti motivi che si possono facilmente intuire, e che qualunque genitore ha benissimo presenti.
Sono convinta che non bisogna rovistare nelle energie negative ma spargere ovunque positività. È importante far conoscere a quante più persone possibile il mondo che sta dietro al cibo industriale, ed è anche uno dei motivi per cui abbiamo deciso di fondare l’associazione del pasto nudo; ma molti tendono ad affrontare l’argomento cibo sano solo se loro stessi o i loro cari hanno problemi di salute, oppure per motivi etici, come i vegetariani e i vegani.
Cerco di guardare ciò che di bello e di buono c’è nel mondo della produzione degli alimenti, ed è per questo che mi sono avvicinata tanto ai piccoli produttori, che di solito sono gente magnifica, molto dedita a ciò che fa e spesso poco attenta alla parte della vendita.
Sono persone che hanno una grandissima passione per il proprio lavoro (altrimenti non si complicherebbero la vita cercando modi etici e sani per produrre), e spesso ne sono completamente assorbiti. Quello che facciamo come associazione è essere un tramite tra voi e loro, spianando la strada tra chi vuole comprare e chi vuole vendere in modo consapevole, e mi fermo qui se no faccio uno sproloquio senza fine :-D
Per presentarvi questa ricetta mi discosto apparentemente dal mood sereno al quale siete abituati qui sul pasto nudo, e vi “embeddo” (includo? inserisco? incastro?) un video tratto da un film di Ron Fricke, uscito nel 2011, ma girato per quasi cinque anni in venticinque paesi. Non ha dialoghi o testi, solo 6 minuti di immagini e musica, e a mio parere è un giusto compromesso tra crudezza ed eleganza, e rende molto bene l’essenza dell’ipnosi dalla quale stiamo cercando di uscire, della Matrix (in questo caso alimentare) di cui vi ho spesso parlato, che tutti piano piano stiamo cercando di abbandonare, aprendo gli occhi e prendendoci finalmente la responsabilità delle nostre scelte, in una parola: consapevolezza :-)
SAMSARA food sequence from Baraka & Samsara on Vimeo.
Io credo che nessuno al mondo voglia veramente vivere nel contesto che vedete nel video. E non c’è bisogno di fare scelte estreme se queste scene vi sconvolgono, perché ci sono altri modi di mangiare carne, a cominciare dal ridurre di molto la quantità che ne mangiamo, e arrivando a chiedersi come hanno vissuto gli animali che abbiamo sacrificato per noi e per i nostri cari.
Quelle poche volte che mangiamo carne dobbiamo accertarci su che tipo di vita abbia fatto l’animale da cui proviene, che abbia pascolato libero al sole e abbia vissuto felicemente.
Passiamo alla ricetta, semplicissima, primaverile, e usata in vari modi dalla bioterapia nutrizionale: quando ero in cura era spesso nel menù, ottimo ma piuttosto ristretto, di ciò che potevo mangiare in quel momento (ma facevo tanto tanto sport).
Gli straccetti non sono altro che carne rossa (a volte anche bianca) tagliata a listarelle e saltata velocemente in padella; si possono preparare con olio, salvia e rosmarino (e peperoncino, e prezzemolo, se vi piace), oppure, come in questo caso, con la rucola.
La nostra mitica Elena mi ha detto che in alcuni casi li prescrive alle sue pazienti in una versione inedita con sesamo e prezzemolo: nella ricetta che vedete sotto sostituite alla rucola un bel cucchiaio di semi di sesamo, e a fine cottura aggiungete prezzemolo e sale). Il sesamo è ricco di calcio che a noi donne in particolare fa sempre bene, il prezzemolo è ricco di ferro, ottimo sia per incrementarne le nostre riserve e sia perché il ferro è uno dei carrier più importanti per gli scambi cellulari.
Secondo la bioterapia la carne così sottile, siccome cuoce pochissimo, è estremamente digeribile, e si può utilizzare per gli sportivi, per i bambini in crescita, per gli anemici, e per le donne nella prima metà del ciclo, per stimolare (cioè far lavorare) il fegato (nella seconda metà del ciclo, e in post menopausa, si tende invece a drenare l’organismo perché c’è un bel po’ di progesterone, che tende a gonfiare, quindi si usano di più cibi che sostengano la funzionalità dei reni).
Per quanto riguarda gli uomini invece l’organismo si può stimolare più spesso (a meno che non siano ipertesi); dopo i 50 anni la situazione cambia un pochino, e si tende a non dare carne rossa (o a darne pochissima) né agli uomini né alle donne, sempre per proteggere i reni; nel caso se c’è bisogno di stimolare il fegato si può ricorrere a una verdura ripassata in padella come la cicoria :-)
Oltre alla rucola, che apporta calcio biodisponibilissimo, ho accoppiato agli straccetti un bel finocchio crudo tagliato sottile sottile, che in accoppiamento con la carne rossa è perfetto perché ha tanta acqua di vegetazione; i miei reni sono sempre felici quando vedono arrivare quei bei bulbi bianchi, croccanti e pieni d’acqua. Da adesso mi sa che non ne vedranno più per qualche mese, che siamo proprio al limite con la stagione loro!
Ingredienti:
300 grammi di straccetti di carne rossa
un mazzo abbondante di rucola
un finocchio ciccione
olio extravergine d’oliva
sale marino integrale
peperoncino secco (facoltativo)
Niente di più facile e veloce. Affettate sottilmente il finocchio (comprese le magnifiche barbe) e mettetelo da parte.
Mondate dai rametti la rucola, e se necessario lavatela e asciugatela bene; munitevi di coltello affilato (o di forbici da cucina) e tagliate gli straccetti a listarelle. Mettete sul fuoco una padella di ferro, versateci un fondo di olio, e quando l’olio è molto molto caldo (ma *prima* che fumi, mi raccomando) aggiungete la rucola, alzate la fiamma, e dopo un minuto (o anche prima, a seconda di quanto è spessa la carne) mettete in padella gli straccetti.
Aspettate ancora un minuto che la rucola appassisca, impiattate, e servite immediatamente con il finocchio accanto,, condito con un filo d’olio, sale e limone. Se volete potete aggiungere una spolverata di peperoncino sulla carne.
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