*Adoro* tutti i tipi di gnocchi. Potete averne un’idea dal fatto che qui sul pasto nudo si trovano sotto una directory che si chiama “gnocchi”, mica una generica! E anche se gli gnudi (o i canederli, per carità) non sono proprio la stessa cosa sono comunque parenti, cioè palline di cose buonissime che si cuociono (salvo eccezioni) in acqua bollente.
La prima volta che li ho fatti ho seguito un procedimento che prevedeva la farina nell’impasto; però avevo adocchiato anche la ricetta della mitica Giulia e mi ero ripromessa di provarli senza farina, e sono molto felice di averlo fatto perché ne valeva veramente la pena.
Per condirli ho usato un barattolo della conserva di pomodori che ho fatto quest’estate e li ho adagiati su un letto di salsa di pomodoro, ma ho provato a condirli anche solo con olio extravergine d’oliva, pepe e pochissimo pecorino ed erano buonissimi lo stesso :-9
Il prossimo step sarà provare a infarinarli con farina di riso (anche se temo che senza glutine la pallina non starà insieme sigh) per vedere se anche i celiaci possono gustare questo splendido piatto della cucina toscana, e poi voglio pure provare quelli senza uova che mi consigliava Bea nei commenti (Bea ma la ricetta però!!??) :-)
Poi la volta scorsa li ho fatti classicamente con gli spinaci, stavolta ho voluto provare a usare i ramolacci (o ramoracci, o rapastrelli), una pianta (infestante! Poi ditemi che le infestanti vanno distrutte con l’erbicida) della famiglia del ravanello (ma *non* del ràfano, se ho ben capìto), che ho acquistato da un’azienda biodinamica che si trova qui vicino e che si chiama Biozen (sì sì ve ne parlerò presto!!) :-)
Del ramolaccio, a differenza dei ravanelli, si usano soprattutto le foglie, visto che ha una radice piuttosto esigua; ha un sapore abbastanza deciso, ma se lo scottate come ho fatto io perde quasi completamente il piccante. Pare sia tradizionale qui nel Lazio, infatti le foglie tenere e giovani vanno aggiunte nella famosa misticanza cruda.
Se non trovate il ramolaccio potete benissimo usare spinaci, erbette di campo (ehm, lo so in questo momento non è facilissimo trovarle), cicoria, insomma quello che preferite. Non mettete limiti alla provvidenza. Tenete conto solo che se usate una verdura proprio poco saporita potete aggiungere un paio di cucchiai di pecorino all’impasto per dargli più carisma (e sintomatico mistero, cit.); a me col ramolaccio non c’è proprio stato bisogno.
Prima di farvi vedere la ricetta vi devo raccontare una cosa! Sapete come la penso circa la pubblicità sui blog: per me vale la regola della trasparenza. Va bene citare (e linkare) un’azienda o un produttore, anche se hai ricevuto qualcosa in cambio, basta essere coerenti con ciò che si afferma.
Beh, qualche giorno fa mi ha contattata Zalando, offrendomi di scegliere qualcosa nella sezione di cucina del loro sito recensendolo qui sul blog e dando il mio parere (positivo o negativo che fosse) sull’oggetto che avevo preso. Non ci ho trovato nulla di male, e dopo tutte le consultazioni familiari del caso ho preso un paio di oggetti molto comodi tra cui il *coso* troppo carino che vedete sopra, che già pensavo che mi sarebbe stato utile, ma che è andato molto oltre le mie aspettative :-)
Mi sento sempre in colpa quando uso la pellicola (anche se è senza pvc) perché non so se sia riciclabile, oltre al fatto che quasi sempre si sporca e non riesco a lavarla per bene prima di conferirla. Così era da un po’ che cercavo una soluzione per le cose che metto a riposare al freddo tipo la pasta frolla, le verdure bollite (che spesso sono voluminose), gli impasti di vari tipi. Non metto mai nulla in frigo senza coprire ermeticamente, perché ho la fissa che dopo sa tutto di frigo.
Il coso, come vedete nelle foto, mi risolve bene il problema, perché a parte essere carino (che non guasta) ha un coperchio di silicone morbidissimo, che chiude bene ma ha due buchini piccolissimi sui lati; inoltre essendo della Bodum si può mettere in forno e in frigo tranquillamente (quindi va bene anche per gattò, lasagne etc). In questo caso ad esempio ho fatto il giorno prima l’impasto di ricotta e tutto il resto, ho sbattuto tutto in frigo e me lo sono trovato il giorno dopo pronto per “gnudarlo”. Ma andiamo con ordine.
Ingredienti:
250 grammi di ricotta di pecora
250 grammi di ramolaccio (già bollito e strizzato)
1 uovo
sale marino integrale
pepe nero in grani
noce moscata
farina semintegrale di grani antichi
Per prima cosa lavate i ramolacci e scottateli per cinque minuti in una pentola grande piena di acqua bollente. Metteteli a scolare e aspettate che si raffreddino, poi strizzateli molto bene con le mani e tritateli finemente con il coltello.
Mettete la ricotta in una terrina di vetro e schiacciatela un po’ con la forchetta. Tritate finemente con il coltello il ramolaccio e mettetelo nella terrina con la ricotta, aggiungete una bella grattata di noce moscata, il sale e un po’ di pepe macinato al momento e l’uovo e mescolate bene aiutandovi con la forchetta o un cucchiaio in modo che sia tutto ben amalgamato. Mettete sul fuoco una pentola bella grande piena d’acqua e aspettate che arrivi all’ebollizione.
Intanto prendete un bel piatto fondo e metteteci un po’ di farina, formate delle quenelle di impasto con due cucchiaini e rotolatele molto bene nella farina. Devono essere infarinate benissimo, perché sarà la pellicola formata dalla farina che impedirà agli gnudi di disfarsi.
Quando gli gnudi saranno tutti belli allineati su un lettino di farina, perfettamente equidistanti come al solito, calateli in acqua un po’ alla volta e aspettate che tornino a galla prima di ripescarli con una schiumarola, posizionarli nel piatto e condirli come vi pare.
Uuuhhh anche io adoro gli gnudi in tutte le versioni – meno gli gnocchi però – e trovo che variare rispetto agli spinaci li renda ogni volta diversi e interessanti.
Quanto alla farina di riso, ho provato, e funziona! quindi campo aperto anche ai celiaci! :)
Se dovessi scegliere un solo piatto preferito (nel senso di cibo che prevede una preparazione/cottura), sceglierei senza dubbio gli gnocchi, di qualsiasi tipo!
Ho due dubbi: hai detto che non usavi la farina, ma sbaglio o c’e’ nella ricetta? Intendevi forse senza farina *raffinata 00 etc etc*?
Secondo: ma…. hai cambiato idea sul silicone?? Ero rimasta al “MAI stampini di silicone in forno etc etc” ;-)
Juls: che bella notizia!! La prossima volta li faccio così allora! :-)
claudia: No no non c’è *dentro* l’impasto, invece in quelli precedenti ce n’erano circa 40 grammi anche dentro. E quindi si può sostituire con qualcos’altro, tipo quella di farina, e a quanto dice Juls pare funzioni! :-) E no, non ho cambiato idea sul silicone, ma questa pentola-contenitore ha solo il tappo di silicone, e quello non solo non va in forno, ma neanche va a contatto con gli alimenti, perché è solo un coperchio :-)
Grazie per la ricetta Sonia! Buoni e sfiziosi! É normale che siano un po’ mollicci? potrei aggiungere un cucchiaio di farina per aumentare la consistenza?
Li voglio fare anch’io!!!
Però ti volevo prima chiedere una cosa. In questa e in altre ricette menzioni la tua autoproduzione di conserva di pomodoro. Non sono però riuscota a trovare il post a riguardo. Non è che ci faresti un post? Noi pastonudisti autoproduttori te ne saremo infinitamente grati :)
@Pritti: e c’hai ragione c’hai!!! :-D La ricetta c’è ma mi dimentico sempre di linkarla, e non è facile trovarla perché è nella rubrica di Pietro Parisi! Eccotela, se ti servono chiarimenti ti rispondo da lì! :-)
Grazieeeeee!!!!!