Come promesso, eccovi la seconda parte del resoconto sul discorso tenuto da Matteo Giannattasio alle mamme della scuola steineriana. Ho sudato sette camicie per scriverlo, perché i concetti sono veramente tanti, ed è facile dire una sciocchezza; e quando si parla di bambini bisogna fare cento volte più attenzione.
svezzamento
Per fortuna ho avuto una mano dal professor Giannattasio, che nonostante duemila impegni è riuscito lo stesso a correggere le cavolate e ad aggiungere quello che non ero riuscita ad annotare (grazie, grazie, grazie!). E pensate che al liceo i miei appunti andavano a ruba, perché avevo inventato un codice per scrivere più velocemente, con dei disegnini che riassumevano i concetti. I primi tempi però i miei compagni di classe mi chiamavano a casa tutte le sere perché non sempre riuscivano a ricordarsi a cosa corrispondessero i geroglifici. Il telefono era rovente, e mia madre disperata 8-)
Torniamo a noi. Il discorso del secondo incontro era incentrato sull’alimentazione della mamma durante la gravidanza e l’allattamento al seno, e su quella dei bambini durante la delicatissima fase dello svezzamento; vi annoto di seguito i punti che mi sono sembrati più salienti.

Primo punto:

utilizzare alimenti provenienti da agricoltura e allevamenti biologici.
In un mondo perfetto i genitori dovrebbero alimentarsi biologicamente già prima del concepimento. Matteo ha spiegato che addirittura lo sperma ha già un fardello di pesticidi, e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui tanti maschi hanno una fertilità ridotta.

Rimanendo sempre nell’ambito dei prodotti biologici, se i genitori sono allergici la mamma dovrebbe evitare di mangiare frumento negli ultimi tre mesi di gravidanza (il grano tenero al momento è al terzo posto per le allergie). Meglio il farro monococco. Idem per le uova, il merluzzo e la soia. Durante la gravidanza e l’allattamento al seno, poco salame e salumi, e solo in inverno (la carne di maiale è problematica per l’allevamento e l’abuso); per il resto alimenti freschi, e prodotti industriali solo in caso d’emergenza.
Ricordate che le mamme nutrono il bimbo con il loro sangue durante la gravidanza e con il loro latte durante l’allattamento al seno; è per questo che la loro alimentazione deve essere sanissima. So che non c’è bisogno di dirvelo, ma sappiate che il fumo aumenta di 4 volte il rischio di allergia per il bambino.

Niente latte in polvere, neanche bio, al bambino appena nato. Solo il latte della mamma, sempre, sempre.

Secondo punto:

no agli omogeneizzati.
Lo so, sono comodi. Servono soprattutto a noi genitori, per fare in fretta; ma se il bimbo mangia troppo velocemente non riesce a digerire bene (come noi adulti…). Inoltre, anche senza prendere in considerazione la qualità di ciò che c’è dentro i vasetti, che non sempre è eccelsa (spesso sono anche addizionati di sale), il fatto di abituarli a non masticare è di per sé un cosa molto sbagliata. Mangiare non deve infatti essere un atto automatico: inghiottire è un riflesso, masticare è un atto volontario, e se il bimbo non viene educato a masticare fin dai primi anni di vita rischia in seguito di diventare pigro. Gli alimenti vanno utilizzati freschi, scartate tutto ciò che è conservato. La cosa migliore sarebbe cuocere la frutta e verdura e servirle a pezzettini nella fase iniziale, poi nel tempo ridurre man mano la cottura fino a riuscire a farle mangiare crude.

Terzo punto:

offrire un solo alimento alla volta.
Vale a dire introdurre un nuovo alimento solo dopo una settimana dall’introduzione di quello precedente.
Per quanto riguarda i cereali si può iniziare con riso (meglio semintegrale), miglio (quest’ultimo ottimo per i bambini), orzo, quinoa, grano saraceno e amaranto; va bene anche l’avena, ma meglio dopo lo svezzamento, perché è energizzante (l’avena è l’alimento che si dà ai cavalli che infatti sono naturalmente bizzosi).
Ottimo il farro monococco, eccezionalmente digeribile, seguito a ruota dal farro dicocco, dal kamut e dallo spelta (che tra i diversi tipi di farro è quello di qualità più bassa).
Il mais va bene, anche se Matteo lo ha definito un po’ triste, perché è il cereale più povero.
Anche le patate vanno date in secundis: Matteo spiegava che è meglio dare ai bimbi prima la luce e poi il buio (i tuberi crescono sottoterra e sono prodotti da una pianta appartenente ad una famiglia non tanto raccomandabile, le solanacee che sono nate come piante velenose anche se poi l’uomo è riuscito a renderle innocue).
Per quanto riguarda gli ortaggi, bene bieta (che se non è biologica può abbondare in nitrati), rape rosse, zucca (un ortaggio meraviglioso, alquanto trascurato), radicchio, carote, broccoli (ai quali si può aggiungere cumino per evitare gonfiori) e insalata, che non andrebbe salata. Se il bambino è atopico, e quindi tende alle allergie, i finocchi vanno dati con molta cautela, perché (molto raramente) possono scatenare forti allergie.
Uova solo dopo i due anni, e poche proteine animali; sul pollo Matteo ha insistito nuovamente che fosse biologico, perché negli allevamenti convenzionali spesso nei polli si ritrova un colorante giallo, la cantaxantina, molto nocivo. La sogliola è perfetta.
I legumi vanno tutti bene; meglio iniziare però con le lenticchie decorticate. Per quanto riguarda la soia (l’unico legume senza amido) il nostro relatore si è mostrato abbastanza contrario; ci ha detto che l’accademia della pediatria americana ha escluso l’utilizzo del latte di soia durante lo svezzamento almeno per il primo anno di vita, sia perché può provocare problemi intestinali, sia per il suo contenuto in fitoestrogeni. Inoltre si sospetta che possa influenzare negativamente la tiroide.
Tenete presente che cicerchia e fave danno più flatulenza rispetto agli altri.
Anche sul seitan ha espresso molte riserve, perché si tratta di un concentrato di glutine.
Sì allo yogurt, purché sia intero e contenga solo latte e fermenti – niente frutta. Gli yogurt alla frutta possono contenere zucchero e numerosi ingredienti compresi quelli presenti nella frutta che potrebbero non essere riportati in etichetta se questa proviene da un altro produttore.
Il latte solo di qualità altissima (come il biodinamico Berchtesgadener di cui vi parlo sempre, intero e non omogeneizzato).
In realtà il latte crudo sarebbe l’ideale (sempre se fosse igienicamente sano e provenisse da mucche felici, allevate nel modo che sapete).
A questo proposito devo dirvi che il Ministero della salute consiglia di bollire il latte crudo per questioni di sicurezza igienica; il nostro relatore ha detto che in realtà basterebbe riscaldarlo (a fiamma bassa) a 80 gradi – munitevi di termometro da formaggio per controllare la temperatura, costa una sciocchezza – per un minuto, per dribblare le eventuali contaminazioni batteriche. Anche il latte di pecora e di capra vanno molto bene, ma parliamo sempre di quello fresco (cioè non conservato), che è molto difficile da trovare.
Con il latte però bisogna fare molta attenzione ad un’eventuale intolleranza al lattosio del bimbo. Se si è costretti a toglierlo completamente bisogna preoccuparsi di sostituirlo con alimenti che apportino il calcio di cui necessita.
Sì ai formaggi molli ma senza additivi; con moderazione quelli stagionati, compreso il parmigiano: sono troppo ricchi di proteine e grassi, troppo acidificanti e contengono sostanze, come la tiramina, che possono dare prurito.
Tanta frutta, ma deve essere ben matura; se non lo è meglio cuocerla, perché rischia di dare acidità. L’uva ad esempio è perfetta, e ci si possono fare degli ottimi succhi casalinghi (e niente bevande “a base di succhi”; ci vuole un attimo per fare i succhi di frutta in casa).
Poco sale (sempre integrale); molto meglio inserire spezie e piante aromatiche che sono già ricche di sali.

Quarto punto:

i gusti dei cuccioli vanno assecondati – con discernimento.
Il bimbo nasce con un gusto innato per il dolce, poi piano piano sviluppa una tendenza per i gusti semplici: dolce, salato, amaro, acido. Ad esempio quando un bambino ha un raffreddore o un infiammazione alle vie aeree o all’intestino in genere rifiuta gli alimenti che riscaldano, come i broccoli o il miele, perché sa di essere *già* riscaldato.

Quinto punto:

cosa evitare quando e perché.
Da evitare nello svezzamento tutti i tipi di additivi e aromi, soprattutto quelli sintetici. Nel biologico, poiché è proibita l’aggiunta di esaltatori del gusto come l’acido glutammico, si usa mettere lievito in alcuni alimenti poco gustosi, perché essendo ricco di glutammato rende tutto molto appetibile; non è dannoso alla salute, solo che conferisce un gusto unilaterale. I bambini nell’alimentazione (come nell’insegnamento e nello studio) dovrebbero essere abituati alla varietà; cambiate quindi spesso gli alimenti, i gusti, i sapori, i colori.
Niente crostacei, frutti di mare, carne di maiale e insaccati, cannella, cioccolato, pesce conservato. Il pesce azzurro deve essere freschissimo, altrimenti può dare reazioni di intolleranza con prurito, sopratutto ai bambini atopici. Per questi ultimi bambini “secchi” il miele (alimento che Matteo ha definito “divino”) è invece perfetto per la sua caratteristica di portare calore.
In caso di febbre o di attacco allergico, niente proteine animali; seguite l’istinto alimentare del bimbo, e preferite dieta liquida e cose cotte. Ottima in questo caso la tisana di tiglio, che regola il metabolismo del calore, facilita il sonno e migliora la tosse.
Riducete anche il latte perché come tutte le proteine animali secca il muco che in questo modo fa molta più fatica a essere espulso.
In caso di febbre (della quale bisogna preoccuparsi solo se è esageratamente alta e il bimbo ha la pelle fredda, oppure se si tratta di una febbricola – tipo 37,5-38 – che sale e scende continuamente per vari giorni), a parte semplificare la dieta basta tenerla sotto controllo, senza abbassarla con gli antipiretici. Nel caso si può provare a farla scendere con impacchi di succo di limone sulle caviglie.
Ottimi libri da consultare su tutti questi argomenti sono la Medicina antroposofica familiare di Francardo o La salute del bambino di Michaela Gloecker. Entro l’estate dovrebbe essere disponibile anche la nuova edizione del libro di Matteo Giannattasio sulle allergie alimentari, ormai esaurito, che è arricchito di diete per le singole allergie e di un capitolo riguardante l’alimentazione delle mamme durante la gravidanza e l’allattamento al seno, e quella del bambino in caso di insorgenza di allergia.
Per tutte le mamme di bimbi che soffrono di dermatite atopica ho chiesto al professor Giannattasio se può intervenire qui sul blog per dare consigli, anche non prettamente alimentari. Mi ha promesso che scriverà molto presto un post proprio su questo argomento, ma si è scusato di non poterlo fare subito (se tutto va bene lo avremo all’inizio di maggio) perché al momento è impegnato a preparare il suo intervento del primo aprile (al quale tiene moltissimo) su “La lettura in chiave scientifica delle conferenze di Steiner agli agricoltori” al Convegno internazionale di Antroposofia che si terrà a Bologna a fine mese.