“Un canederlo è per sempre” recitava una famosa pubblicità degli anni ’80, o forse era un diamante? Ma i diamanti mica si mangiano aò! Che me ne faccio io? Come sono spiritosa oggi, eh? Me lo dico pure da sola :-D Aspettate a rilassarvi che anche oggi vi devo dire un paio di cosette che mi stanno sullo stomaco!!
Stavolta ce l’ho con un’azienda dove spesso peraltro faccio i miei acquisti, sia chiaro, ma anche lì più consapevolmente possibile. Qualche giorno fa mi è capitato di guardare un documentario sulla stracelebrata IKEA.
Immagino (e spero ardentemente) fosse roba vecchia, ma temo ancora molto attuale. In particolare si parlava di una loro libreria che nel corso degli anni ha venduto tipo quaranta milioni di pezzi.
Nel documentario veniva mostrato tutto il procedimento per realizzarla, a cominciare dai trucioli di legno, che venivano fatti tritando tronchi sani (e già questo mi ha meravigliata). Il brutto di tutta la situazione è stato quando ho visto che ai trucioli viene mescolata uan quintalata di colla fatta con Urea e ammoniaca (tra l’altro), che suppongo sia una cosa del genere che potete leggere qui, e che ha anche fare con la famigerata formaldeide e le sue emissioni.
Non ho potuto fare a meno di chiedermi: ma tutti questi pannelli in truciolato pieni di colla (ah, e ricoperti di un materiale plastico laccato o roba simile) una volta che si sono rovinati – perché, soprattutto quando fanno parte delle cucine, ma anche fuori da ambiti umidi, si scolla il rivestimento, si ammaccano gli angoli etc – dove vanno? Come vengono riciclati?
Voglio dire, il legno al massimo lo carteggi e lo riutilizzi o al limite lo bruci, ma il pannello di truciolato, che fine fa? In discarica sono in gradi di riciclarlo? Sempre sperando che a nessuno venga in mente di infilarlo nel caminetto tal quale (lo fanno, lo fanno).
Insomma signori miei, anche quando compriamo mobili e suppellettili non facciamoci intortare dall’aspetto carino e dal costo basso e ricordiamoci sempre che ogni acquisto che facciamo è un messaggio preciso all’industria, che continuerà a produrre qualsiasi cosa si venda facilmente, a prescindere da quanto questo possa essere nocivo per noi o per la terra sulla quale viviamo.
Poi dopo non lamentiamoci di quanto siano inquinati i fiumi e dei metalli pesanti che ci sono nell’acqua del rubinetto (e di conseguenza nel nostro cibo) se non cominciamo a ragionare su ciò che compriamo (a proposito di acqua, leggete un po’ qui un paio di cose da sapere sul cloro).
Va bene va bene passiamo alla ricetta, che tanto cose da dirvi ne avrei millemila, mi rifarò nel prossimo post! E nella newsletter! E su Facebook! Chi più ne ha più ne metta! :-D
Questi canederli vengono dallo stesso libro che cito sempre, infallibile (in questo caso con un piccolissimo aggiusto veniale); l’ho sperimentato n volte, ad esempio qui e qui in versione formaggiosa e qui con la barbabietola e la mela, ma ne ho un sacco di altri da provare, l’ho già detto che li adoro?
Oltre che con gli spinaci ho provato a farli anche con la bieta e la cicoria (insieme, per spegnere un po’ la cicoria) e con vari condimenti composti a caso con quello che il frigo offriva, e sono sempre buonerrimi.
Il procedimento è facilissimo e vi permette di smaltire il pane in più che spesso capita di avere in casa; prendete l’abitudine ogni volta che potete di tagliare a dadini gli avanzi di pane prima che diventino inattaccabili, e farli seccare all’aria per una giornata o due, magari coperti con un telo leggero, in modo da scongiurare l’eventualità di muffe (che hanno bisogno di umido e di buio per formarsi).
Quando i dadini sono ben secchi e duri potete metterli tranquillamente in un vaso di vetro chiuso, sempre se riuscite a sottrarli alla piluccatrice di dadini di pane (noi ne abbiamo una che gira in casa che è endemica e itinerante).
Ingredienti:
300 grammi di cubetti di pane raffermo
150 grammi di latte intero fresco
600 grammi di spinaci
1 cipolla
50 grammi di burro di alpeggio
1 spicchio d’aglio
2 uova piccole
sale marino integrale
pepe nero in grani
noce moscata
farina semintegrale di grani antichi quanto basta
Mettete i cubetti in una ciotola grande (in seguito dovrà contenere tutti gli altri ingredienti) e cospargeteli con il latte, mescolate bene e coprite e lasciateli gonfiare per un paio d’ore (oltre una certa temperatura meglio in frigo).
Lavate e mondate gli spinaci togliendo i gambi troppo grossi, sistemateli senza asciugarli in una pentola grandina senza aggiungere acqua, coprite, mettete sul fuoco a fiamma media e fateli appassire per qualche minuto. Scolateli subito, aspettate che si intiepidiscano, strizzateli bene, tritateli a coltello finemente e metteteli da parte.
Mondate la cipolla e tagliatela a cubetti (alias “taglio alla brunoise“) molto piccoli. mettete il burro in un pentolino a fiamma bassa e appena sarà sciolto aggiungete la cipolla, mescolate e aspettate che imbiondisca.
Sbucciate l’aglio, grattugiatelo con la microplane e aggiungetelo alle cipolle, insieme agli spinaci. Mescolate, aggiustate di sale e cuocete pochi minuti, giusto per far evaporare l’acqua residua.
Togliete dal fuoco il soffritto, aspettate che intiepidisca un pochino, annettetelo ai dadini di pane, mescolate e aggiungete anche le uova una alla volta, amalgamando per bene. Aggiustate di sale e pepe, aromatizzate con una grattugiata di noce moscata, impastate molto bene con le mani, coprite e lasciate riposare il tutto per una mezz’oretta, intanto mettete sul fuoco una pentola grande piena d’acqua e portatela a ebollizione.
Trascorso questo tempo aggiungete qualche cucchiaio di farina, poca alla volta, solo per rendere l’impasto maneggevole e riuscire a formare 8/10 canederli con le mani inumidite.
*Prima* di formare i canederli prendete una nocciola di impasto e provate a metterla nell’acqua bollente per vedere se si disfa. Nel caso aggiungete all’impasto un pochino di farina. Siccome la mia pallina non si è proprio disfatta ma si è un po’ “spettinata” :-D non ho fatto altro che ricoprire i canederli di farina rotolandoceli dentro, e hanno retto perfettamente.
Quando siete pronti adagiate i canederli nell’acqua bollente e salata; dopo un po’ saliranno a galla, dovete lasciarli cuocere per 20/30 minuti, io di solito una volta ripreso il bollore abbasso un po’ la fiamma per non rischiare che si rompano (mai successo comunque).
Trascorso il tempo di cottura, prelevate i canederli con una schiumarola e adagiateli nei piatti. Potete condirli come ho fatto io con un po’ di burro e parmigiano, ma se sono di stagione (io ancora non li trovo) ci stanno benissimo anche dei pomodorini freschi tagliati a cubetti.
Allora, questi da noi non si chiamano canederli (sia mai! Blasfemia!) ma “Strangolapreti” o “Gnocchi verdi”. Serviti classici, con burro fuso, salvia e abbondante parmigiano (o puzzone di Moena), o con sugo di pomodoro (“all’italiana” :-) ). Se vai a Nord di Verona e chiami gli strangolapreti “canederli”, capiscono subito che non sei una indigena :-D :-D :-D
@Claudia Dallabona: Ahahah ma erano chiamati così anche sul libro che è altoatesino!! Parlami un po’ meglio di questo puzzone di Moena che mi interessa!!?
http://www.puzzonedimoena.com/puzzoneprodotto.html
Precisazione: in Alto Adige hanno i “Knoedel” (che poi traducono per i turisti o gli italiani in “canederli”). E li fanno classici (speck, prosciutto affumicato, etc), o di formaggio, o con le rape rosse, o le prugne, le erbette etc.
In Trentino se dici “canederli” intendi quelli con lo speck o il prosciutto cotto o la lucanica o la mortadella (o tutte queste cose assieme :-) ), mentre quelli con gli spinaci si chiamano “strangolapreti”. Evidentemente nel corso del tempo hanno assunto un’importanza tale da avere una identita’ propria, con tanto di nome “separato” dai canederli.”
Nelle valli o in alcune zone ci sono poi i canederli al formaggio o altri tipi, ma alla fine credo che una volta non si facesse troppo caso, al nome: la donna di casa prendeva quello che era avanzato in dispensa, lo mescolava col pane vecchio e finita li’.
A me, per esempio, piacciono moltissimo anche solo quelli fatti di pane con un po’ di cipolla arrostita e tanto prezzemolo, conditi con sugo di pomodoro. Mia sorella, quando va in un ristorante, ordina i canederli e glieli portano “scarsi” di carne, li chiama “panederli”.
Potrebbe essere un’idea :-D
Io li faccio anche con i finferli (gallinacci) , più piccoli del normale ma si potrebbero fare anche con le brise (porcini). A casa li chiamiamo knödelini
ciao , piccolo suggerimento che mi è stato dato da una signora di madrelingua tedesca, le uova le “sbatti” nel latte e versi poi tutto sul pane, cosi uova e latte sono ben amalgamate,
io aggiungo sempre 1 solo cucchiaio di farina nell’impasto
e buoni Knödel
sandra
Io adoro affiancare i canederli a piatti di carne o pesce, questi sono perfetti :)