A dispetto del nome non sono malriusciti e nemmeno male in arnese, anzi! Parliamo dell'ennesimo piatto povero della nostra inesauribile tradizione culinaria; questo giro arriva direttamente dalla Toscana, che di storia (e di un sacco di altre cose) ne ha da vendere.
Come tutti i piatti tradizionali esistono in infinite varietà (e si prestano ad altrettante coniugazioni); questa che vi mostro è proprio quella classica classica, l'ho vista qui e me ne sono innamorata.
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questi sono gli strepitosi piatti “poveri” della tradizione che adoro e trovo di una ricchezza di gusto e salute imparagonabile!
bellissime le foto
baci
Questi qui mi piacciono proprio tanto tanto!
li conosco anch’io!! “palle di san giovanni” li chiamavano nella mia famiglia, mamma toscana e babbo piemontese!!
priscilla
sono una meraviglia Sonia! mi hai fatto venire voglia di rifarli, magari davvero con le erbe di campo!
buonissimi…..li proverò per certo….due domande fuori luogo cara izn: mi servirebbe capire la conversione in ricette che trovo in rete della pasta madre solida in quella liquida….l’altra è mi è morto il forno….qualche consiglio sul nuovo acquisto? grazie
Cara Izn, non commento mai le ricette perché è difficile che siano cose che so già fare. Ma in questo caso mi permetto. Li faccio spesso, e da quando ho imparato a farli senza uova vengono un milione di volte migliori. Prova e mi saprai dire!
Che nostalgia! Appena li ho visti ho pensato ai “miei” strangolapreti, una delle ricette trentine per eccellenza. La differenza sostanziale e’ che negli strangolapreti non si mette la ricotta, ma il pane vecchio a dadini ammollato nel latte (ricetta povera!). Si aggiunge la noce moscata e gli spinaci si ripassano in olio (o burro) e cipolla tritata finissima. Inoltre, da noi si usa il grana trentino, di mucca, e non il pecorino, che non e’ tipico dei nostri monti.
Ma spesso si trovano anche ricette con la ricotta (e’ un po’ come con i canederli o il ripieno dei tortellini, che ogni famiglia ha la sua ricetta perfetta e chiaramente “quella vera!”), o con le ortiche o altre erbe al posto degli spinaci (una volta li ho mangiati con la borragine, conditi con burro e nocciole tritate, non male). :-)
http://fooditalianblog.blogspot.com/2012/07/strangolapreti.html
mi ricordano tantissimo gli gnocchi del casentino che facevamo qualche annetto fa’ – sempre con l’intenzione di mantenere salde le radici etusche anche in quel d’africa.
buono…il vostro lavoro.
Maurizio
più li guardo e più non mi capacito di come tu riesca a sostenere di averli fatti irregolari…
accidenti ai 5 pianeti neh… rido… <3
Forse lo sapete o forse vi sorprenderà ma questi gnocchi si fanno anche in Lombardia ed hanno appunto il nome di malfatti.
Per noi erano la norma sulla nostra tavola perché molto amati anche dai bambini