Eh. Ho cambiato il logo. Lo so non si fa. E non si pubblica un post alle sette della sera di un lunedì, soprattutto se il giorno dopo ne deve uscire uno nuovo e probabilmente subito dopo un altro, già pronti e scalpitanti per conoscervi.
È che in quello che avevo disegnato a dicembre non mi ci rispecchiavo. E poi occuparsi della propria immagine, come ogni grafico sa, è il progetto più complicato sul quale si possa lavorare. E infatti.

Però questo è meglio, adesso. Perché c’è sempre la mia nuvola, ma più giusta rispetto a prima, perché è come un fumetto che esce da una pentola in ebollizione, come sono io e com’è la mia cucina. E il fumetto è vuoto, perché il pasto è nudo e ama accogliere ciò che gli altri scrivono, come una pagina bianca. Però è colorato. Non che il colore lo identifichi in qualche modo, perché lo cambierò ogni volta che cambierò umore. No, forse meglio ogni cinquanta volte che cambierò umore :-)
Che un logo non si cambia – mai – (al massimo si tenta un educatissimo restyling) è una delle prime cose che ti insegnano quando studi grafica. Perché una volta che tutti sono abituati a identificare un’immagine con un’azienda poi si confondono, e non ti trovano più, ed è una scelta perdente dal punto di vista commerciale.
Ma subito dopo la laurea (o pseudolaurea, visto che non è di quelle pubbliche) ho frequentato le persone (e lo studio) sbagliati, e loro erano un tantinello anarchici, e il logo lo cambiavano continuamente.

E così ho intrapreso un percorso che è cominciato con l’elasticità mentale, è proseguito con una specie di schizofrenia creativa, e alla fine si è stabilizzato su un bipolarismo occasionale, ed ecco che quando ho scoperto lei ho trovato l’ispirazione per ciò che volevo fosse in questo momento il pasto nudo. Non la trovate geniale? :-)
Vi spiego. Io ormai è un sacco di tempo che scelgo con lo stomaco, che ho imparato ad ascoltare l’intuito e a bypassare il ridicolo, presuntuoso protagonismo che la mente pretenderebbe.
Ero entrata da poco nel novero dei maggiorenni quando durante una vacanza africana, che tutto era tranne che stressante, dentro di me il mondo andò in mille pezzi, senza nessun motivo contingente, e incomprensibile anche a me che tanto rimuovevo tutto quello che potevo, con i vantaggi e le difficoltà che questo comportava (non sapere in cosa sei inquadrato può anche essere utile a volte, peró ti fa mancare il terreno sotto i piedi, e questo è un fatto).
Grazie a un amico capii che quello che mi stava accadendo poteva essere un nuovo inizio (non prima di aver fatto il giro dei vari medici e neurologi), invece che una buona scusa per annullarmi, e cominciai piano piano ad apprendere l’arte di percepire i subliminali suggerimenti che la vita offre indiscriminatamente a ognuno di noi, invece di intestardirmi su strade che sceglievo per un capriccio estetico o un dogma preimpostato, vai a capire da chi.

Per dire che il pasto nudo è la (mia, ormai non più solo mia) creatura in assoluto più evoluta in tal senso: frutto di puro istinto. Mai avrei pensato di dedicarmi a qualcosa del genere, se avessi voluto avere potere decisionale.
E infatti lui è cresciuto da solo tra le mie mani; non ho fatto altro che essere una ciotola (vero, Sabine?) che accoglieva le persone belle che arrivavano spontaneamente, gli avvenimenti che si susseguivano febbrilmente, ogni cosa. Addirittura i portatori di energie negative si allontanavano spontaneamente o non si avvicinavano affatto. Come se il blog avesse un sistema immunitario in ottima salute, di quelli inattaccabili nella loro semplicità e perfezione, di quelli che io non ho.
Una creatura che cammina con le sue gambe, che spero un giorno non avrà neanche più bisogno di me, che si stempererà in strade indipendenti, o continuerà il mio lavoro testardo, a piacere e indole sua.
A volte mi chiedo perché il blog proceda in modo così spedito, senza peró ancora sostenersi materialmente. Da dove devo tirare fuori il tempo e le risorse perché questa meraviglia vada avanti.
So che anche questo arriverà, so che mi guarderò alle spalle e proverò nostalgia e tenerezza anche per i momenti più duri e difficili. Peró vorrei veramente riuscire a vivere adesso, subito, in modo più tranquillo. Lo so, la serenità non deve arrivare dall’esterno, la tranquillità dev’essere innata; lo so, devo seguire il fiume senza forzare la direzione in alcun modo, al massimo una pagaiata qua per scavallare un sasso, una spinta là per districarmi da un ramo, e intanto cercare di godermi il viaggio, senza proiettarmi verso la destinazione, come ogni esploratore che si rispetti.

Per ultimo ringrazio infinitamente quelli di voi (non pochi) che in modo silente, quasi anonimo, hanno inviato tramite PayPal piccolissime e grandi donazioni al pasto nudo, grazie, ogni singolo euro per me è stato come un segnale stradale che mi rincuorava di essere nella direzione giusta. Grazie, davvero, di cuore.
E grazie anche a chi avrebbe voluto, ma proprio non ha potuto, so cosa vuol dire.
E perdonatemi lo sfogo, ancora una volta. Sono solo stanca, ma sicura della strada che sto percorrendo. Se mi conosco, domani saró solare come al solito, e vi regalerò ancora un po’ della consapevolezza che piano piano acquisisco, e un po’ di cibo sano, come fanno le mamme quando passi per casa che ti impacchettano tutto il mangiabile, dovesse venirti fame per strada :-)
Ah, il logo; forse lo ricambio. Non vi affezionate :-)