Detriti. Ieri stavo leggendo qui una notizia che non poteva non entrare nella mia mente malata, dove ha trovato la porta spalancata e una stanza apposta per lei, con tanto di servizio di bed & breakfast (bio).

Un’enorme massa di relitti (lunga tipo 3700 chilometri e larga 1800 o_O), macchine distrutte, pezzi di case, mobili, barche, derivanti dal terribile terremoto dell’anno scorso in Giappone, si sta spostando nell’Oceano Pacifico verso gli Stati Uniti, come una gigantesca terrificante isola postindustriale portata alla deriva dal mare.
Sarà la mia mente malata, ma trovo qualcosa di terribile e catartico in questo scenario ridleyscottiano, come un monito, o meglio l’annuncio della fine di un capitolo. E l’inizio di uno nuovo, più intelligente, più sano, più vero, più pulito. Comincio anche a dare un senso alle profezie Maja; in fondo avevano ragione, negli ultimi due anni ho visto le cose cambiare sensibilmente, muoversi, passare dalla staticità di un tempo a… qualcosa, qualsiasi essa sia, purché si muova. Qual è la differenza rispetto a tutte le volte che il vento del cambiamento ha soffiato su di noi? Una sola, che abbraccia tutti i campi della nostra vita, che ormai è insostituibile, che ci ha regalato l’ubiquità e quindi la possibilità di avere tutte le informazioni che ci servono: la connessione.

La rete sta cambiando il mondo, e il modo di rapportarci tra noi. Se non possiamo essere connessi telepaticamente e animisticamente, come sarebbe naturale essere, possiamo esserlo attraverso la tecnologia. Incredibilmente le macchine ci stanno dando qualcosa che è lontanissimo dalla logica meccanicistica. Stiamo passando da uno stato di individualismo, ad uno più ampio, di coscienza collettiva.

Stiamo stringendo amicizia molto facilmente con *chiunque* si trovi *dovunque* nel mondo, in un ottica di collaborazione invece che di competizione (vecchiume), e volendo possiamo lavorare insieme. Come la storia del libro del pasto nudo che stiamo mettendo a punto, con Francesca in Nuova Zelanda, Andrea in Florida, Claudia in Sudafrica e i traduttori sparsi tra Inghilterra, Spagna e Brasile. Che se c’è bisogno di parlare ci colleghiamo con Skype e parliamo, anche de visu se serve. Ubiquità.
In tutto questo sono due mesi che mi porto dietro un mal di schiena terribile, dovuto molto probabilmente ai reni, che sono il mio punto debole, e che se non sbaglio nella medicina cinese sono l’organo della paura. Riesaminando a ritroso i possibili motivi di questa paura ho capito che probabilmente risalgono a un problema di lavoro (nell’ambito della grafica) con un cliente che come tanti si è comportato in modo poco serio e che poi si è rivelato addirittura minaccioso.
Bene, adesso che l’ho capito mi spoglio pubblicamente da questa paura, da questi detriti che neanche avevo capito di avere (sono quelli peggiori). Dal lato fisico, mi aiuto con la mia solita (e non proprio gustosissima, eh, soprattutto bevuta al mattino come *primissima* cosa) acqua di cipolla, un rimedio bionutrizionale che condivido con tutti quelli di voi che hanno problemi con i reni.

Cito dal librone: “In questa preparazione bionutrizionale viene sfruttata l’azione diuretica e litica della cipolla. Il suo uso costante per qualche settimana svolge un’azione di pulizia e di disinfezione delle vie urinarie. In presenza di renella, una indagine strumentale effettuata dopo un mese di trattamento ha fatto rilevare quasi sempre la scomparsa della stessa e spesso anche una riduzione volmetrica di alcuni calcoli presenti. Per l’azione diuretica e protettrice delle vie urinarie, tipica della cipolla, sarà indispensabile utilizzare questa preparazione nelle iperuricemie e soprattutto in presenza di alti valori pressori diastolici, naturalmente insieme ad altri accorgimenti dietoterapici generali”.
Fausto Aufiero nel suo manuale scrive che nella cipolla ci sono sostanze cinarino-simili, come l’acido caffeico e glicolico, che hanno un forte potere diuretico, antinfiammatorio e antibiotico, e che questo rimedio è ottimo anche per i dolori articolari delle estremità inferiori della gotta conclamata, perché la cipolla “scioglie le concrezioni intrarticolari responsabili delle crisi di dolore”.
Dice anche di non utilizzare questo rimedio in presenza di gastrite acuta (la cipolla cruda aumenta fortemente l’acidità dello stomaco, e infatti è utile quando si mangia molta carne ma dannosa appunto in chi tende ad avere già troppa acidità di stomaco a digiuno).
Se userete la cipolla di Tropea, che ha una minore concentrazione di sostanze aromatiche, il gusto sarà anche molto meno sgradevole. Ma chi ha in comune con me questo stupido seccante problema di pietrificare le proprie emozioni, sa bene che saremmo disposti a bere ben altro che una semplice acqua di cipolla se questo serve a non sentire il dolore, un dolore basso ma spossante e continuo (le coliche ormai non le ho più da molti anni, non me le ricordo neanche più – lo sapevate che esiste un meccanismo che ci fa dimenticare i dolori troppo forti?).

Ingredienti:
una cipolla
acqua pura

Alla sera, prima di andare a dormire, tritate molto finemente una cipolla intera, mettetela in un bicchiere e versate acqua pura fino a coprirla.
Lasciatela riposare tutta la notte e al mattino colate, gettate la cipolla e bevete l’acqua, a digiuno, tutta di un fiato aggiungerei io, perché non è proprio come un bel cappuccino fumante. Il librone dice che durante la notte gli elementi volatili evaporano, per cui il sapore non è *così* sgradevole (lo è, lo è – quella rossa molto meno).
Io copro con un piattino per non trovare una cucina cipollosa al mattino. E quando la bevo, niente mal di schiena. Sarà anche un po’ bleah, ma (quando andava bene) buscopan, ananase e orudis (con quello che costano e con tutti i loro orrendi effetti collaterali), che usavo molto tempo fa, me li sono dimenticati :-)