Vi voglio dar conto di una stranezza che ho rilevato in un ovetto che va alla grande in questo periodo pasquale (ma anche per il resto dell’anno) ed è tra i più pubblicizzati. Lo strano è che non si capisce se è fatto di cioccolata oppure no perché l’etichetta non è chiara.
Da novello Monsieur Poirot (ricordate l’investigatore dei romanzi di Agata Christie?) mi sono armato di pazienza e di lente d’ingrandimento, e mi sono messo a leggere meticolosamente gli ingredienti, scritti ovviamente piccolo piccolo, praticamente quasi illeggibili. Il primo ingrediente dell’elenco è: “cioccolato finissimo al latte 47%”, di cui si riporta la composizione tra parentesi (zucchero, latte intero in polvere, burro di cacao, pasta di cacao, emulsionanti: lecitine di soia, vanillina).
Sento puzza di bruciato, perché se l’ovetto contiene soltanto il 47% di cioccolata, ciò significa lapalissianamente: primo, che l’uovo non è tutto di cioccolato; secondo, che il restante 53% è fatto di qualcos’altro.
Continuo a leggere l’etichetta che, dopo la cioccolata al 47%, elenca una sfilza di altri ingredienti che nell’ordine sono: latte scremato in polvere, zucchero, grassi vegetali (di cui non si specifica la natura! ndr), burro anidro, emulsionanti: lecitine di soia (di nuovo! ndr), e finisce con la vanillina (di nuovo! ndr).
Ovviamente, anche se non è indicato, tutti questi ingredienti, messi insieme, vanno a formare il restante 53% dell’ovetto. Sono ingredienti che non brillano per qualità (ad esempio, in quei grassi vegetali si cela di certo l’olio di palma) e naturalmente non hanno niente a che vedere con la cioccolata di cui sopra.
Dopo la lista degli ingredienti c’è scritto: “Sul totale: latte scremato e latte intero in polvere e componenti solidi del latte 32%; cacao 15%”. Da questa scritta capisco altre due cose: primo, che il 32% dell’uovo è fatto di latte in polvere (in gran parte scremato); secondo, che in quest’uovo ci sono soltanto 15 grammi di cacao per 100 grammi di prodotto (di norma anche nelle uova pasquali più scadenti non si va sotto il 30% di cacao). Se so ancora far di conto, l’ovetto, che pesa 20 grammi, contiene soltanto 3 grammi di cacao.
Vado avanti nella mia indagine. Compro uno di questi ovetti, il costo è di circa 1 euro (voi potreste dirmi che in fondo è un prezzo stracciato e io a rispondervi che, a mio modesto avviso, l’ovetto, giudicato in base agli ingredienti, vale meno di quanto costa). Vado a casa e, continuando a imitare Poirot, eseguo l’esame “autoptico” del… cadavere. Apro l’ovetto in due, levo la “sorpresa” la cui presenza è anche dichiarata in etichetta (si tratta di un ignobile omino di plastica) e rilevo quanto segue: l’ovetto è fatto di una parete sottile delimitante una cavità vuota; ha uno spessore di pochi millimetri; la parete è biancastra e ricoperta esternamente da un *sottilissimo* strato color cioccolato. All’esame gustativo lo strato interno biancastro ha un sapore dolcissimo che evoca il gusto del latte, e quello esterno sa di cioccolata.
Referto
Questo ovetto, in effetti, non è tutta cioccolata ma è fatto di un’impalcatura (quella bianca) costituta da quel 53% di latte scremato, zucchero, grassi, ecc.) e “verniciata” esternamente con quel 47% di cioccolata al latte.
Ancora un’informazione: sapete quanto zucchero c’è in quest’ovetto piccino piccino? 10,4 (dico diecivirgolaquattro!) grammi, cioè *la metà* dell’ovetto è fatta di zucchero, ed equivale a un bel cucchiaio pieno. E poi le autorità si strappano le vesti lamentandosi che i bambini oggi sono obesi, che rischiano malattie metaboliche ecc. ecc.
Mi indigna anche che sull’involucro sia scritto: “+ latte, – cioccolata”, lasciando intendere che sia un titolo di merito nutrizionale dell’ovetto, quando invece è esattamente il contrario. Per prima cosa, si tratta di latte in polvere (in gran parte scremato), cioè di latte che per i trattamenti subìti ha perso molto in qualità (una volta il latte in polvere veniva dispregiativamente chiamato “polvere di latte”) e secondo, è il cacao, quindi la cioccolata, che dovrebbe dare nobiltà a questa categoria di prodotto. Per inciso, la stessa ditta produce, con la stessa ricetta, “uova pasquali” anche di grandi dimensioni.
Riflettete, mamme, quando volete far gustare al pargolo la cioccolata. Ce n’è di buona in giro, anche sotto forma di uova pasquali. Però, bisogna saperla riconoscere e il benemerito pasto nudo fa di tutto per aiutarvi ad avere consapevolezza anche in questo ambito. Io, se ve la devo dire tutta, preferisco all’uovo di Pasqua, un bel pezzo di cioccolato fondente, con cacao alle stelle — dal 70% in su — e perciò con pochissimo zucchero; con burro di cacao e la nobile vaniglia, da non confondere con la vanillina, volgare prodotto di sintesi che non fa onore alla cioccolata. Lo preferisco bio e del commercio equosolidale. Odio la sorpresa delle uova pasquali, perché fa aumentare il prezzo dell’uovo e ti fa ritrovare in mano una nullità. Mi direte, forse, che i bambini amano tanto aprire l’uovo e trovare la sorpresa. Su questo dovremmo aprire un altro capitolo, ma lo faremo in un’altra occasione.
Auguri a tutti voi per una Pasqua serena, una bella pastiera e un pezzetto di ottimo cioccolato fondente.
Post scriptum
Ho dovuto scrivere questo post per guadagnarmi la deliziosa pastiera consapevole di izn anche per questa Pasqua. Che si deve fare per vivere!
Mamma incontrata dalla pediatra: “Io a mia figlia do 2 o 3 ovetti a colazione, almeno così mi butta giù un po’ di latte”.
Domanda per Izn: quando a tua figlia regalano o gli amici offrono questi prodotti, come ti comporti? Sono sempre in dubbio…
Nel caso specifico dell’ovetto, mio figlio di 3 anni l’ha morso e me l’ha restituito con un “blehh” ma ad esempio ieri le sue amiche avevano in bocca un lecca lecca (alle 9 di mattina) e lui piccino mi ha chiesto ” E io no?” “Gli ho detto di no perché rovina molto i denti e gli ho proposto un pezzo di focaccia. Se n’è stato, ma non andrà sempre così e poi mi sento sempre lo sguardo severo delle altre mamme addosso. Già che siamo quelli che non hanno la televisione in casa etc…
P.S. alle bimbe la focaccia non l’ho potuta offrire perché altrimenti si rovinavano l’appetito.
A presto!
Anche la mia voleva l’ovetto per la sorpresa. Una volta e’ andata con degli amici al Mcdonalds, ha preso un “pacchetto con sorpresa”, ha lasciato li’ il cibo perche’ “era schifo” ed ha tenuto il giochino.
Allora le abbiamo fatto una proposta: ogni volta che fa qualcosa di extra-routine (aiuta a raccogliere le foglie in giardino, o a stendere i panni, o piccole cose cosi), si guadagna dei “punti” che puo’ commutare in una sorpresa (il valore lo decide lei, dipende quanto fa e quanto accumula).
Abbiamo deciso assieme di tenere diviso il cibo ed i giochi, che son due cose diverse. Chiaro che ha accettato con gioia: ha notato anche lei che le cosette che si compera durano molto di piu’ di quelle sorprese li’, che dopo due giorni non sa nemmeno piu’ dove sono (sempre che siano sopravvissute per due giorni ;-) ).
E, poi, a lei piace comunque di piu’ quello scacchetto di cioccolata bio al 72% che comperiamo noi. “Ci ho guadagnato doppio”, ha detto. E anche noi.
(tra l’altro, non essendo piu’ abituata, quando l’ultima volta la nonna tedesca ha spedito un paio di questi ovetti qui, ne ho addentato un pezzo e ho dovuto bere un litro di acqua, dopo, per quanto dolce era. Immangiabile)
Giulia, non so se ti può consolare, ma anche noi senza tele, anche noi “No ai lecca lecca, perché fanno malissimo ai denti” ecc. Degli sguardi severi della altre mamme infischiatene, io lo sguardo severo lo faccio a loro, ma nemmeno se ne accorgono. Mi sento felice, e anche un po’ fiera, di avere questa consapevolezza che mi permette di tutelare la salute di mia figlia.
Quanto all’ovetto in questione sono felice che il prof. ne abbia fatto l’autopsia, così posso argomentare se mi dovesse capitare di essere criticata per non volerli comprare. Mi rendo benissimo conto che ai bimbi piace la sorpresa più che altro, era così anche per me, e infatti la prossima Pasqua – come è avvenuto lo scorso anno – nel nostro giardino “il coniglietto” nasconderà un uovo del commercio equoesolidale (cioccolato al 70% che la gnoma gradisce parecchio) e un ovetto di cartone con una bella sorpresa dentro. Se fossi più volenterosa l’uovo potrei farlo anche io, ma quest’anno non ne avrò il tempo.
Non posso che concordare su ogni punto, Professore, che altro aggiungere? Forse che la legge non dovrebbe consentire di scrivere in etichetta che l’ovetto in questione è di cioccolato, ma temo sia utopistico… il cioccolato è ben altra cosa da quella porcheria!
A casa mia, che è un po’ un tempio per il cioccolato, roba simile non è proprio contemplata!
@valeria e giulia: anche noi qui niente televisione e no alle lecca lecca e alle caramelle (ed anche ad altre cose se è per questo). Non mi preoccupa tanto l’effetto che la cosa ha sulle altre mamme, per me sono loro le criminali (ho visto bimbi di un anno fagocitare cornetti nei bar insieme ai genitori o sgranocchiare pacchetti di patatine fritte!!). Piuttosto mi preoccupa il fatto che mia figlia possa sentirsi diversa e anche il fatto che le proibizioni creano desiderio. Per questo ho cominciato a concederle qualcosa di “normale” (cioè mangiato anche da altri bambini) quando il qualcosa in questione non è veleno puro e quando le situazioni lo richiedono da un punto di vista psicologico. Sono momenti rari, ma quando capitano ritengo sia importante dare una botta al cerchio e una alla botte per non creare una reazione opposta a quella che vorrei.
Loretta, sono d’accordo con te su “un colpo al cerchio e uno alla botte”, infatti alle feste di compleanno la quattrenne sa che è libera di mangiare quel che vuole, e non abusa per niente, e quando capita di andare a casa di qualche compagno che mangia quelle che noi chiamiamo “schifezze” – vale a dire merendine e succhi confezionati, biscotti “dell’ameno mulino” e similari – chiudo un occhio (con moderazione), lei mi guarda sempre prima di accettare e questo mi fa una tenerezza pazzesca; una mamma che frequento spesso e che sa del mio modo di vedere l’alimentazione ha per fortuna smesso di offrire i wurstel (AAAARGH!) ai suoi figli e quindi alla mia, quando ci siamo noi… un piccolo passo!
Io sono una pazza peggio di tutte voi!! Emma sa che deve prima chiedere a noi e non accetta le “schifezze”, anzi a volte chiede se è bio, povera cucciola. Se qualcuno offre dico: “no grazie mangiamo bio” e se è gente che non capisce dico direttamente che siamo allergici ai prodotti sintetici, cosa che taglia la testa al toro e nessuno ti offre più nulla. Alle feste portiamo con noi dei dolcetti bio strepitosi che sono molto migliori di quello che c’è lì così non si sente “diversa”, ma c’è comunque da dire che alla scuola steineriana più o meno i genitori sono tutti piuttosto attenti, a parte qualche eccezione (anche se alle feste di solito si spatasciano).
Lo so mi flagellerete (soprattutto Claudia aiutoooo). Io per adesso la difendo così, e penso che almeno le ho regalato sei anni di salute; tra un po’ farà ciò che vuole, ma abbiamo gettato le basi per un sistema immunitario non indebolito dal cibo sbagliato. Tanto quest’ultimo già subisce duri colpi dalla parte emotiva, ché con una mamma come me, per quanto mi sforzi, c’è poco da stare calmi :-/
Dulcis in fundo, la pargola ha accesso a un’ora (guidata) di televisione al giorno e ogni tanto ai vari aggeggi elettronici che abbiamo qui. Rigidi sul cibo e morbidi sulla tecnologia. Lo so non si fa arghhhh!!
Una volta per accontentare Alby e riappacificarci col mito dell’ ovetto abbiamo deciso di comprarne uno, così da poter vedere per una volta la meraviglia contenuta in quel guscio, col patto di buttare però il cioccolato e tenere la sorpresa…. Ammetto lo spreco, ma almeno ha capito che la sorpresa non era niente di interessante e non mi ha mai più di comprarne un altro!
Ahaha! Anche mio figlio adesso è nella fase “ma è bio-senza-schifezze-sulla-buccia?” Il problema è che lui generalmente chiama schifezza tutto ciò che esce dal naso. Non oso immaginare che idea si sia fatto delle cose non bio.
Izn ammiro la tua coerenza, il mio l’anno prossimo inizierà l’asilo e so che lo spuntino di metà mattina sono i Ringo, e lì proverà la sua prima schifezza (ma dare una mela no????). Insomma, sceglieremo pure noi “il colpo al cerchio e uno alla botte” del quale parlano le colleghe mame che hanno commentato (grazie per le risposte:-)
Il fatto di non avergli dato dolci sino ai 2 anni, mi auguro abbia reso meno “viziato” il suo palato ed effettivamente ora mangia qualunque cibo, dallo yogurt di pecora non zuccherato alle cipolle crude (le avevo lasciate a bagno per preparare un’ insalata e si è fatto fuori sia acqua sia cipolla all’urlo di “che buona zuppa!”). Probabilmente è un caso, ma non si è quasi mai ammalato. Mi piace pensare che stare all’aperto 4/6 ore al giorno, dormirne 10 per notte e mangiare bene abbiano fatto la differenza. Mi arrabbio quando penso che il suo “ingresso in società” lo porterà verso uno stile di vita non idoneo ad un bambino (all’asilo stanno pochissimo in giardino e mangiano decisamente male). Che tristezza
Da quanto mi viene riferito, da izn in primis, il fatto che in un ovetto di soli 20 grammi ci siano più di 10 grammi di zucchero, cioè che la metà dell’ovetto sia fatto di zucchero, ha colpito nel segno su facebook e similia.
Ma c’è un’altra cosa di cui tener conto e alla quale non si dà l’importanza dovuta: nell’ovetto c’è anche tanta polvere di latte, pardon tanto latte in polvere, ma da dove viene, chi lo produce, quale latte si impiega per produrlo? Sicuramente questo latte in polvere è a norma di legge, ma… ci possiamo fidare? La risposta a breve.
Ho letto con attenzione l’articolo e tutti i commenti; si parla di bambini piccoli: Vi posso lasciare la mia testimonianza. Mia figlia adesso ha 24 anni. a lei non ho fatto assaggiare cocacola, succhi, caramelle dolcini confazionati sino a tre anni. All’asilo, inevitabilmente, ha iniziato ad assaporare i “cibi nuovi” che non gradiva e, quindi, ha continuato a non mangiarli sino ai 10 anni quando ha adottato i succhi di frutta (biologici naturalmente…..).
Dicevo adesso ha 24 anni, non mangia mai dolci di pasticceria o confezionati, non beve bevande zuccherine e udite udite!!!!… legge le etichette di ciò che compra adesso che vive fuori casa( studia a Roma) . Certo non ho mai avuto comportamenti talebani con lei( penso non giovino) ma ha scelto naturalmente essendo educata a certi sapori. Nadia
@Giulia: mio figlio è stato a casa fino ai 3 anni. viviamo in campagna quindi sta fuori parecchio e in estate si fa 3 mesi di mare da quando è nato, mangia sano, no schifezze tranne che in alcune occasioni perchè io non sono particolarmente estremista. Non si è mai ammalato.
Poi è andato all’asilo vicino a casa: li portano fuori, a merenda danno solo frutta e hanno una cuoca che avrà settant’anni per gamba che cucina come fosse a casa sua (sano e genuino, piatti semplici e comunque cucinati al momento). Beh, si è ammalato come tutti i bambini di tre anni del mondo: tosse, raffreddore, un po’ di febbre alle volte e malattie esentematiche del caso (varicella per ora): è normale e credo anche giusto che sia ammalino quando stanno assieme a stretto contatto; altrimenti come se le fanno le difese immunitarie?
Poi dico la mia, che ovviamente è solo un’opinione e non una critica verso le altre mamme: quando leggo di un bambino piccolo che chiede se quello che mangia è “bio” un po’ mi intristisco perchè secondo me i bambini piccoli dovrebbero vivere la loro età con tutta la leggerezza che gli è propria. Mi spiego: è sacrosanto curare la loro alimentazione (ce ne fossero di più di mamme che stanno così attente come voi!), ed è giustissimo dire “no, il lecca lecca e/o le caramelle non le mangi perchè ti fanno male ai denti” (anche la mia mamma me lo diceva e sono cresciuta benissimo), ma coinvolgerli così direttamente nelle nostre scelte adulte mi sembra sovraccaricarli di un po’ troppe responsabilità.
Poi ovviamente ognuno fa quel che vuole, ci mancherebbe.
@Laura: il problema è che purtroppo non tutte le mamme sono attente a determinate problematiche e capita che offrano “non-cibo” a bambini non loro, e se tu sei determinata nel non darglieli l’unica soluzione possibile, se non sei lì, è dire a tua figlia di rifiutare il cibo, ma nessun bambino lo fa senza motivo. Se tuo figlio fosse allergico al latte (faccio un esempio) come impediresti che qualcuno glielo offrisse? Giocoforza deve dirlo lui, altrimenti che fai, gli metti una spilla “latte no grazie”?
@Matteo Giannattasio: in effetti il mio dubbio più grande su questi “ovetti” è proprio sul latte. Che latte useranno? Di sicuro non sarà latte di mucche felici, quindi oltre a tutti i vari problemi attinenti alla sfera della salute, secondo me ci sono anche fattori etici importanti da tenere in considerazione. Magari si decide di stare attenti alla provenienza della carne e del latte e poi si mangia l’ovetto che foraggia gli allevamenti-lager intensivi che tutti abbiamo visto nei video che girano.
@Laura Per mio figlio, tre anni appena fatti, “bio” vuol dire “frutto che si può mangiare con la buccia” perché, come dice lui, “non ha schifezze sulla buccia”. Mi chiede se una mela è bio prima di addentarla, altrimenti se la fa pelare.
Il tuo asilo mi sembra una meraviglia! Qui da noi purtroppo funziona diversamente. Non per colpa delle maestre (categoria alla quale appartengo) ma per questioni gestionali. E’ ovvio che in comunità si ammalino di più, e ben vengano le influenze e varicelle (il mio queste malattie se le prende in palestra). Parlo di quei continui raffreddori-otiti e cose varie che mi chiedo se non migliorerebbero conducendo uno stile di vita più sano e adatto all’età. Magari è solo una mia illusione.
@Matteo Giannattasio: Buongiorno Dottore. Lei sa se la ditta che produce questo ovetto sia visitabile? Sarebbe interessante!
L’anno scorso sono stata “in gita” in una nota fabbrica che produce cioccolato nel basso Piemonte. Come politica aziendale loro organizzano visite guidate negli stabilimenti. Si viene accompagnati dal tecnico che si occupa di selezionare e controllare le materie prime. E’ stata un’esperienza veramente illuminante, in tutti i sensi.
Poiché l’emulo di Mr Poirot è indefesso, vi dà conto di un altro dato significativo: un uovo grande di pasqua (da 320 grammi) prodotto dalla stessa ditta e con la stessa ricetta dell’ovetto (più latte in polvere e meno cacao, infatti la percentuale è il 15%) oggetto della presente inchiesta è il più caro che si trova nei supermercati. Nel supermercato dalle mie parti costa circa 50 euro a kg. Nello stesso supermercato ho trovato un uovo di cioccolata fondente non male (zucchero, pasta di cacao, burro di cacao, emulsionante: lecitina di soia, aromi e con il 52% di cacao minimo per 36 euro).
Certo c’è di meglio (ma anche più caro) nei negozi specializzati e presso qualche artigiano autentico della cioccolata, ma come prodotto della grande distribuzione non mi sembra male.
@Izn : anch’io penso, come Laura, che i bambini vadano lasciati un pò più liberi (a meno che non ci sia un problema medico serio), non è una schifezza una tantum che fa, invece farli sentire diversi può essere davvero pericoloso. Anche se al momento non ce ne accorgiamo, anche se sembrano sereni. Poi dipende dal carattere del piccolo, in certi casi il divieto rende molto più piacevole la trasgressione. Credo che sia poi l’abitudine al gusto che fa la differenza, in modo che il bambino la viva come una scelta sua e non imposta.
@Laura- anche a me fanno tristezza quei bambini che “io mangio solo bio” mi sembrano già ossessivi così piccoli, e anche un pò supponenti, e io sono una fan del pasto nudo, figurati gli altri!
oggi, nella bolgia del pianeta cibo, uno dei doveri dei genitori è di informarsi e trasmettere messaggi ai figli. L’ovetto, oltre a quello che c’è o che non c’è dentro, costa a 50€ al kg, anche comprato nei supermercati. Ci sono uova di Pasqua che costano a 70€ al kg… per trovarci cosa??? Trovi la sorpresa a 2 anni, a 3 anni, a 4 anni… poi è ora di fargli capire che forse la cioccolata è più buona se presa da un’altra parte e che con gli stessi soldi ci compri pacchetti di figurine, il gioco che vogliono loro – perchè spesso rimangono anche delusi dalla sorpresa. Per quel che mi riguarda ho proceduto così dai 5 anni in su, anche perchè mi sembra giusto non solo dar loro strumenti per capire cosa mangiano e quanto costa il cibo, ma anche per dare il giusto valore al denaro… con tutti questi stimoli dovresti avere la casa che da una parte entrano le cose e dall’altra escono e anche un bel conto in banca… per ottenere cosa poi??? L’abitudine all’usa e getta, al valore di nulla… Grazie per il post, io avevo già indagato da un bel po’ e sono felice di non essere la sola!!! C’è molto da lavorare, purtroppo… buona giornata!
@Izn: si, ho capito cosa intendi ed hai ragione, non è facile gestire “pressioni” esterne.
Se fosse allergico/intollerante sarebbe più facile perché nessuno oserebbe insistere (se lo facesse partirebbe tranquillamente una testata).
Sul “no grazie, non mangiamo convenzionale” è lecito che qualcuno non capisca, perché c’è tantissima gente che non sa un accidenti o non vuole interessarsi di consapevolezza alimentare e co. Quindi sì, ammetto che non sia facile affatto convivere in armonia con gli altri e con le proprie scelte. Io intendevo solo dire che mi sembra un po’ una forzatura a volte far capire e assimilare concetti così adulti a dei bambini piccoli: tu,e tante altre persone che frequentano questo blog siete arrivati alla consapevolezza alimentare in maniera autonoma e non forzata, credo. La testimonianza di Nadia Rossi qui sopra è emblematica: nonostante abbia assaggiato tutti gli alimenti “maglia nera”, sua figlia non li ha comunque graditi e adesso è una donna adulta che mangia bene.
@Graziella: ma non si tratta dell’una tantum. La sigaretta una tantum, il mac donald una tantum, i quattro salti in padella una tantum, a forza di una tantum stiamo facendo un disastro. Secondo me è una questione di atteggiamento, e io credo che bisogna abituare fin da piccoli i nostri bambini a pensare e a scegliere, a non essere superficiali (o inconsapevoli) come lo siamo stati noi.
Poi ogni mamma lo fa a modo suo, magari è elastica su certe cose e rigida su altre, anche a seconda del carattere del bimbo, della sua età, degli altri bambini o dell’ambiente che frequenta, e di un milione di altre variabili. Però l’importante secondo me è l’atteggiamento, la scelta giusta invece di quella facile.
@Laura: ahahah! mi hai fatto morire di risate con la testata :-D Ma magari fossi così intelligente da essere arrivata alla consapevolezza in modo “morbido” :-) Ci sono arrivata per necessità, perché stavo sempre male, così male che non uscivo più di casa, che non avevo la possibilità di godermi la vita. La maggior parte delle persone ci arriva così, solo pochi eletti riescono a fare queste scelte senza aver mai avuto problemi :-)
@Giulia: ho la fortuna di vivere in un posto piccolo e ben gestito (ma c’è chi si lamenta anche di questo, figurati se non c’erano le mamme rompiscatole anche da noi… mannaggia!). Io ho notato una cosa: Ale si è ammalato spesso quest’inverno ma mai in maniera seria: febbre mai sopra i 38, un po’ di tosse e moccio a go-go. Niente otite, niente tonsillite, niente bronchiti e co: ci sono bambini che non vanno ancora all’asilo e sono messi peggio di mia nonna che ha 90 anni. Insomma, se hai gettato delle buone basi (e mi pare proprio di si) verdai che andrà tutto bene e che il pacco di Ringo non sarà la sua rovina. Poi basta che incrementi la dose di “salute nel piatto” per cena e merende a casa e sarai a posto.
ps: ho capito la storia della mela, anche io ho spiegato che alcune possono essere mangiate con la buccia e altre no, avevo frainteso :)
@Izn: probabilmente il fatto che tu ci sia arrivata per necessità (mi dispiace se stavi male e sono altrettanto felice che tu adesso goda di ottima salute) giustifica la tua avversione verso “l’una tantum”, perché su di te e su tanta altra gente ha generato problemi di salute.
A me ad esempio non ha fatto male, ho una salute di ferro e da bambina mi sono ammalata pochissimo: ci sono tantissimi fattori che concorrono e proprio perchè non siamo tutti uguali i risultati divergono. Ma hai ragionissima su una cosa fondamentale: l’atteggiamento è importante e non coinvolge solo la sfera alimentare ma tante altre cose.
Io comunque compro l’uovo fondente dell’AIL a pasqua, perchè sono emotivamente coinvolta e vicina all’associazione della lotta alle leucemie e loro lo fanno fare a dei particceri della zona, dopo vado a vedere gli ingredienti a casa e vi dico :)
Scrissi di latte in polvere già nel 2010, anno in cui la Ferrero creò i presupposti per l’attivazione di un impianto di polverizzazione del latte dell’Inalpi, garantendo a quella un grosso volume di produzione
Sino ad allora il latte in polvere che circolava in Italia era tutto d’importazione, e proveniva prevalentemente dall’Oceania.
Ora vado un po’ di corsa. Intanto leggetevi questa ;)
Dopo aver iniziato l’attività per Ferrero, Inalpi ha preso a produrre e commercializzare prodotti come formaggini e sottilette, sino a mettere in piedi una gamma più completa (di recente i prodotti Inalpi sono piaciuti a quelli di GialloZafferano); io continuo a preferire quelli dei pastori, anche se non producono sottilette (però dentro ci trovo acidi grassi polinsaturi, antiossidanti, vitamine, etc.) ;)
Il latte che utilizza Inalpi è tutto piemontese, per fortuna di stalle di pianura. Dico per fortuna perché trattamenti termici così veloci e ad alte temperature portano alla perdita di molte delle proprietà che la materia prima aveva in origine. Quindi trovo corretto che usino latte di stalla piuttosto che di alpeggio. Scusate se l’esposizione è un po’ buttata lì, ma oggi vado di corsa. Ciao!
“Dulcis in fundo, la pargola ha accesso a un’ora (guidata) di televisione al giorno e ogni tanto ai vari aggeggi elettronici che abbiamo qui. Rigidi sul cibo e morbidi sulla tecnologia. Lo so non si fa arghhhh!!”
Ottimo! Anche i miei figli sono in queste condizioni…e stai tranquilla che si fa eccome! ;)
Bel post questo dell’uovo!
Un saluto.
Cari pastonudisti, sono reduce da uno splendido incontro con i membri di un GAS di Venezia molto folto e che ha superato senza scossoni la crisi del settimo anno, quindi va avanti alla grande. Ho visto in loro non solo il G. A., ovvero il Gruppo di Acquisto,che di per se è un fatto egoistico, ma anche la S, ovvero la solidarietà. Ed è la solidarietà che rende longevi i vincoli che si creano in un GA+S.
Avevano letto tutti questo post sull’ovetto di pasqua e allora, essendo partecipi di un’iniziativa del commercio equosolidale e sociale, mi hanno chiesto di valutare un ovetto che viene distribuito nell’ambito di tale iniziativa.
Gli ingredienti sono quelli giusti: zucchero di canna, burro di cacao, latte intero in polvere, pasta di cacao, emulsionante: lecitina di soia non OGM, bacche di vaniglia. Cacao minimo 35%. Anche la sorpresina è per chi, come me, non ama le sorprese nelle uova pasquali, mica male: si tratta di una minuscolo animaletto in porcellana creato da artigiani del Perù.
Purtroppo dalla lettura dell’etichetta non mi è dato di sapere quanto zucchero, che in questo caso è di canna, ci sia nell’ovetto. Allora, se volete comprare un ovetto che sia per davvero fatto di cioccolato al latte, ve lo consiglio. È commercializzato nella rete dei negozi del commercio equosolidale e sociale.
Carissimo Prof, grazie per tutto quello che fa…e scrive, è grazie a lei e a persone come lei che riusciamo ad attraversare meglio il labirinto di questa vita ‘moderna’. Spero di rivederla presto di persona e non solo come lettrice. Auguri e beato lei che può godersi la pastiera!
Sonia, io vorrei essere rigida, ma visto dove vivo, se mi limitassi a mangiare bio, sarei morta di fame, e con me la bambina. Non troviamo tutto biologico nemmeno noi, a cercarlo col lanternino usando moltissimo del nostro tempo libero! (siamo appena tornati a casa da una breve vacanza nel mezzo del nulla del Free State, posti meravigliosi ma “ristoranti” pessimi, e per una settimana penso che mi nutriro’ solo di succhi, te’ e minestre liquidissime di pura verdura, per riequilibrare quello che abbiamo *dovuto* mangiare).
Poi, i vostri figli son tutti dei miti, la mia no. Ella, quando esce *nel mondo* e va alle feste di compleanno, o a dormire dai suoi amichetti, ha campo totalmente libero, cioe’ mangia e beve quello che le viene offerto. Anche per motivi di educazione, visto che si tratta di un giorno e non di una abitudine continuativa.
E di cultura, perche’ siamo venuti fin qui anche per regalarci (e regalare a lei!) la possibilita’ di vivere in un mondo multiculturale all’ennesima potenza: immagina se andassimo dai nostri amici indiani e non mangiassimo perche’ le spezie o gli ingredienti che usano non sono bio. O non poter vedere la sua faccia radiosa quando torna a casa dai suoi amici dello Zimbabwe e ci dice con orgoglio che ha imparato a mangiare il pap e il sugo con le mani “come loro”. Aaaarggg…il pap fatto col mais ogm!! Ossignor! :-) E la zuppa di spaghettini degli amici del Vietnam, tirata su coi bastoncini e il risucchio? Non so se e’ lei o son tutti cosi’, i bambini, ma imparare cose nuove rispetto ai cibi *degli altri* la fa letteralmente impazzire di gioia.
Alcuni cibi li evita come la peste, perche’ non le piacciono (vedi torte blu viola fucsia con mezzo metro di copertura di zucchero duro sopra -icing). Di altre cose, invece, si abbuffa, perche’ a casa non puo’, vedi patatine a forma di vermetto color rosso acceso o arancione dai sapori finti piu’ inenarrabili, o cioccolatini vari, o haribo – ha il figlio di importatori di haribo e milka e dolci vari, in classe, ti lascio immaginare eh eh- o Fanta, sprite e pare anche coca cola, una volta. Oppure il salame e gli affettati, o i wurstel, che lei adora ma che a casa ci son poco o niente, perche’ qui senza sulphur dioxide o nitriti nitrati e colori vari non si trovano (si’, il parma, a “due borse di soldi al chilo”)
Certo, mi ha fatto impressione, pena, e anche sorridere, vederla cosi’, fantozzianamente, ad approfittare di quello che a casa non puo’ avere.
Ma va bene cosi’. Per la sua eta’ ha una consapevolezza alimentare molto grande. Mangia di tutto, adora la verdura, specialmente quella verde, i broccoli, gli spinaci, di tutto. Frutta, pesce, poca carne, e sa come si fanno i cibi che mangia. Assaggia qualsiasi pietanza e ti inanella tutti gli ingredienti usati, compreso spezie e erbe aromatiche (tutto sua mamma ;-) ).
Sa che “I cibi che fanno bene sono quelli freschi sani cresciuti senza schifezze e fatti in casa” e questo mi basta. Sinceramente, non me la sento di mandarla a casa di amichetti o a feste e farla star li’ davanti ad un buffet o alla cena chiedendosi: “mmm… questo potro’ mangiarlo? sara’ bio? avra’ troppo zucchero? e coloranti?”. No. A 8 anni no. Come ha detto Laura, preferisco che si diverta correndo in giro e saltando e sporcandosi e mangiando anche qualche schifezza. Tanto poi torna a casa ;-)
PS: per l’uovo di pasqua noi non abbiamo problemi: abbiamo deciso che ci comperiamo la cioccolata, la sciogliamo, la mettiamo sullo stampo e ce lo facciamo noi, sorpresa compresa :-)
Condivido in pieno il commento di Claudia. Penso che sia la consapevolezza di ciò che si mangia e non solo che è importante. Un abbraccio
Claudia mi sono ritovata in cio che hai scritto, ho adottato anche io lo stesso metodo con tre figli di 15 12 e 5 anni significherebbe letteralmente impazzire!! A casa pero’ tutto tassativamente bio:))
siccome penso che per equilibrare una bilancia ci debba essere uno che critica tutto questo, io mi offriro volontario XD premetto che ho 25 anni e non sono un genitore ma come sempre ho voglia di sfogarmi.
@giulia @loretta @ valeria spero vivamente che i vostri figli crescano con ottimi principi e sappiano scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato, XXI° senza tv (anche se in italia abbiamo molta tv spazzatura, un pò di tv non guasta, …e cercando bene è pieno di canali di alto livello culturale ) ma voi siete sicure di tenere a vita i VOSTRI figli sotto una capanna di vetro? secondo voi quando affronteranno l’adolescenza resteranno li a mangiare solo bio ? per colazione si portano le focacce ? quando escono con gli amici vanno solo a ristoranti bio ?siccome mangeranno sano e buono per tutta la vita saranno immortali e non prenderanno mai malattie?!?!.
@tutti @matteo giannattasio ma ogni tanto dottore (almeno una volta all’anno dico io ) una persona non potrebbe fare uno strappo alla regola e mangiare qualcosa dii cancerogeno giusto per equilibrare la bilancia ? :D il troppo di qualsiasi cosa storpia a mio parere.
Aspetto critiche e insulti :D
Bello l’intervento provocatorio di Vincent. Rispondo, naturalmente, per me.
Noi, così come nostra figlia, non mangiamo solo ed esclusivamente bio. Non riusciamo, né vogliamo essere rigidi, per cui si cerca di mangiare più sano che si può. E’ chiaro che lei – la bimba – farà come crede nel momento in cui comincerà ad uscire per conto suo, e già ora quando va alle feste dei suoi compagni è libera di mangiare quello che le va, proprio per non creare una mitizzazione, al contrario, rispetto a quelle che noi definiamo “schifezze”. Di recente siamo stati all’estero e se avessimo voluto essere rigidi rispetto al bio avremmo digiunato per 15 giorni!
Quanto alla Tv ribadisco che ne facciamo volentieri a meno, proprio perché c’è tantissima programmazione spazzatura, e pochissima di qualità, e quella pochissima è reperibile in altri modi, di sicuro Sara non cresce iperprotetta e ignara di ciò che la circonda, anzi forse per la sua età sa già troppe cose.
Naturalmente tutto questo non ci protegge dalle malattie né ci rende immortali, ma di sicuro il nostro stato di salute generale è migliore, almeno guardandomi intorno questo è quello che ne deduco.
Per concludere sono d’accordo con te che in tutto ci vuole equilibrio, anche se non mangerei mai volontariamente qualcosa che so per certo sia cancerogeno e quando diventi genitore ti interroghi molto di più sulle scelte che fai, almeno per noi è successo così.
@Vincent: eh pure io a 25 anni avevo continuamente voglia di sfogarmi :-) Il problema della televisione è che stimola moltissimo la produzione di adrenalina, e ti assicuro che quando avrai figli se sarai cosciente di questa cosa la televisione gliela centellinerai, se non lo farai per loro lo farai per te. Ritrovarsi con bambini molto nervosi, che non vogliono andare a dormire e sono isterici la maggior parte del tempo non piace a nessun genitore :-P
Ovviamente durante l’adolescenza faranno quello che gli pare, ma a noi genitori basta che mangino nel modo giusto quando l’organismo è in formazione, che insomma abbiano delle basi forti e sane. D’altra parte, se puoi dare una cosa più buona e più sana a a tuo figlio, tipo crema di cioccolata o pane fatti in casa che ti assicuro sono molto più buoni anche come sapore delle cose industriali, perché non farlo? Qual è il dubbio?
Per quanto riguarda mangiare qualcosa di “cancerogeno” credo che anche il prof ti dirà che nulla è cancerogeno in sé, a parte immagino le radiazioni nucleari, ma meno stressi il sistema immunitario inutilmente e meglio è :-)
@Vincent. Sottoscrivo ciò che è stato detto da Izn e Valeria e aggiungo una riflessione. I figli non sono NOSTRI, noi al massimo cerchiamo di guidarli ed educarli e fare da filtro in un momento della vita durante il quale, a mio avviso, non è giusto lasciarli completamente in balia di ciò che li circonda. Poi cresceranno, e se noi genitori avremo fatto con serenità le nostre scelte, li lasceremo andare. Saranno i figli a decidere cosa fare di ciò che noi abbiamo trasmesso loro. Non mi verrebbe mai in mente di non insegnare al bambino a rispettare le persone perché magari in futuro si comporterà male con qualcuno. Non mi sembra una buona idea non comprargli libri pensando che forse da grande non sarà un lettore. Allo stesso modo, gli insegno a distinguere un gusto chimico da uno sano, un alimento prodotto in modo giusto per l’ambiente e le persone da uno chimico e non rispettoso dell’ambiente e del produttore. Senza progettare campane di vetro, senza avere aspettative su ciò che farà quando avrà “preso il largo”. Anche questa è cultura, anche questa è educazione. E soprattutto è una forma di libertà: spero di insegnarli che, oltre a ciò che il mercato offre in modo così aggressivo ed invadente, esiste ALTRO. Non regala l’immortalità, ma se per me è un valore (e non una moda o un sacrificio) non vedo perché privarne mio figlio.
Vincent: io ti capisco, e quanto ti capisco… fino ai 30 ho mangiato di ogni, e sinceramente non era poi cosi’ male. Poi, dopo qualche anno, mi sono accorta che il mio corpo impiegava molte piu’ energie e molto piu’ tempo per rimettersi in forze, dopo mangiato.
Il metabolismo cambia completamente, e le sciocchezze e gli errori alimentari si pagano (anche se son quasi sicura che mi sarei evitata molte malattie, se avessi pensato a cio’ che mangiavo, dall’operazione all’appendicite a vent’anni alle sciocchezze -vedi capelli opachi o deboli, pelle secca, stanchezza e pesantezza o anche solo irritabilita’, colite e difficolta’ digestive etc).
Noi non siamo “talebani”, figurati. Abitiamo in Sudafrica, saremo morti da un pezzo, se mangiassimo solo bio! Ma mangiare meno, mangiare piu’ semplice, cucinare cibi freschi e sentire i veri sapori e’ anche un modo per godersi di piu’ il momento del cibo (almeno per me).
E, soprattutto, scoprire cosa ci ricarica e cosa ci frena, perche’ non c’e’ una regola valida per tutti.
Un po’ come quando perdi una notte di sonno a vent’anni o a quaranta. Capirai ;-)
Goditela, intanto. Ci sentiamo tra una ventina d’anni :-)
@vincent e pastonudisti: Dal nome “Vincent”, dall’ora in cui scrive “mezzanotte passata” e da quello che scrive ho capito chi è. È quel giovanotto che quando aveva 12 anni e io già una veneranda età, mi faceva da prof a insegnarmi a usare il computer (e aveva una pazienza di Giobbe con uno come me che ancora ha paura di fare il biglietto del treno con la macchina automatica) e che da allora frequenta quasi quotidianamente casa mia rifiutandosi categoricamente di sedersi a tavola per mangiare bio (dice che per lui abituato agli hamburger mcdonald di 1 euro il cibo bio è un veleno!).
Però, però, la cioccolata bio di casa mia gli piace e come e anche le noci bio e la liquerizia bio. Sì, Vincent, trasgredire anche avvelenandosi è una goduria. Ma si trasgredisce di tantissimo in tantissimo, non tutti i giorni. Ti aspetto domani al varco perché sono tornato. Tu quoque, figlio ingrato!
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