Questa maledetta fretta e l'abitudine del mordi e fuggi, trasferita ormai anche all'alimentazione, ci portano a ingoiare il cibo invece di masticarlo a lungo come si dovrebbe. Complici anche i tanti prodotti alimentari industriali subdolamente decantanti dalla pubblicità proprio per la loro sofficità. Nemmeno il tempo di metterli bocca, che già sono scivolati intatti nello stomaco.
scatto fotografico pixdaus
Eppure l'umanità per secoli e secoli si è alimentata seguendo il dettame della scuola medica salernitana che "la prima digestione avviene in bocca", non solo perché la masticazione aiuta la digestione, ma anche perché fa venir fuori le qualità del cibo (consistenza, fragranza, sapore) che, valutate con i sensi, generano in noi piacere o disgusto. Grazie a essa, mangiare diventa un atto consapevole e l'esperienza sensoriale che ne deriva rimane impressa nella memoria: masticare è una sorta di esercizio di apprendimento.
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Interessante questo articolo che me ne fa ricordare un altro letto tempo fa in cui si dice che Lino Stancich (nutrizionista) racconta che suo padre si è salvato dal morire di fame in campo di concentramento masticando fino a 300 volte ogni boccone (masticava anche l’acqua fino a 50 volte). Del suo gruppo di militari internati si salvarono solo in 3, lui e altri due soldati che si erano uniti a lui nell’esperimento di masticazione prolungata.
@Gianbattista. Se mangiamo lentamente e mastichiamo a lungo ci sentiamo sazi (=non soffriamo per il senso di fame) prima e approfittiamo maggiormente dell’apporto nutrizionale del cibo (=non moriamo per fame) rispetto a quando mangiamo lentamente e mastichiamo poco.
Ci sentiamo sazi prima perché si da tempo agli ormoni della sazietà di arrivare al cervello e comunicargli che “siamo pieni”. Rischiamo meno di morire (letteralmente) per fame in caso di scarsità di cibo perché la lunga masticazione e la intensa salivazione permettono di digerire completamente il cibo che arriva allo stomaco e poi all’intestino tenue e quindi di sfruttare al massimo il suo potenziale nutritivo.
Se invece si mangia rapidamente masticando poco, buona parte di quanto mangiamo se ne va via dal nostro corpo così come è entrato. Insomma si tratta di uno dei tanti “sprechi” alimentari. Gli altri sprechi alimentari sono: il mangiar troppo che poi si traduce in accumulo di grasso (da smaltire poi con fatica e farmaci); la compera di cibo che poi perisce nel frigorifero; la distruzione massiva alla raccolta di prodotti vegetali; la vita breve sugli scaffali e nei frigoriferi dovuta alla cattiva qualità (il latte fresco, per esempio, se di ottima qualità, conserva le sue proprietà nutrizionali e igieniche per almeno una settimana, mentre quello scadente dopo 4-5 giorni bisogna buttarlo via).
Approfitto per dirvi che la ricerca di cui vi ho parlato in questo post ha riguardato pazienti (giapponesi) con diabete di secondo tipo, ma un’altra ricerca con risultati simili è stato condotta su persone, sempre giapponesi, presumibilmente non diabetiche perché non affette da sindrome metabolica.
Grazie Prof.!
Articolo molto interessante :-)
Un carissimo saluto,
Sara.
Bellissimo ed utilissimo post caro Prof! A casa mia (anni’50/’60) in germania era proibito di bere durante i pasti, così eravamo costretti a masticare di più.
Ricordo che mia madre ci dava sempre il tronco croccante e succoso del cavolo cappuccio quando lo preparava per il pranzo. A noi bambini piaceva un sacco.
Da grande ho poi imparato un bellissimo detto orientale: “masticate i liquidi e bevete i solidi”.
Meglio non si può riassumere il concetto.