L’assenza mia, non quella dei meravigliosi virgulti che hanno cominciato a germogliare, per carità. Loro sono presenti, anzi presentissimi, come le lumache, le gelate, i bambini calpestatori e tutti gli altri meravigliosi regali di madre natura :-)

Tra febbraio e marzo mi sono fatta tutte le possibili influenze e raffreddori del catalogo autunno inverno 2010-2011, e se non ero a letto io erano fuori questione la pulcina o lo zac. L’asilo, adesso posso dirlo con cognizione di causa, è luogo di untori. I bambini piccoli sanno essere portatori di batteri e virus meglio di chiunque altro; anche considerato il fatto poi che è impossibile non sbaciucchiarli continuamente. Uff.

Vabbeh, ho promesso però a Gian Carlo che questo mese recupererò, e sopra tutto in estate, visto che sono refrattaria al caldo per natura. Quando tutti saranno sotto le frasche con l’occhio sudato io sarò in mezzo al campo con un mega cappello di paglia a saltellare giuliva tra una piantina e l’altra, e sarò utile e servizievole quanto potrò.

Intanto vi riporto ciò che è stato fatto nei mesi di febbraio e marzo, perché possa essere da guida per chi non c’era e da rimembranza per i diciotto dell’apocalisse. Per prima cosa devo spendere due parole sulla pacciamatura (che in inglese è chiamata “mulching“, e che nella filosofia di coltivazione di Gian Carlo ha un’importanza fondamentale.

Il terreno va coperto, *assolutamente*, in primis per evitare sia in estate che in inverno gli sbalzi repentini di temperatura e umidità, lasciando l’humus al riparo. Inoltre la pacciamatura nutre tutti gli esseri che trovando invece la terra nuda aggredirebbero la coltivazione.

erba preziosa

Sul nostro orto abbiamo messo un velo di scarti delle verdure stesse (non è fondamentale, ma contribuisce a concimare il terreno – meglio se gli scarti del sedano sono vicini al sedano, quelli dell’insalata vicino all’insalata etc.).

Sopra questi scarti, una decina di centimetri di pacciamatura, che può essere, in un ordine che va dal migliore al più scarso: erba tagliata fresca* (sarebbe il massimo, soprattutto se proviene dallo stesso campo: “il terreno la riconosce” dice Giancarlo), fieno (è un misto di erba coltivata ed erba naturale), biada (è un tipo di erba, ma è coltivata, quindi costosa e in più piena di semi, che in fase di semine primaverili non vogliamo), e paglia (è un residuo del taglio del grano o delle altre graminacee, praticamente solo steli secchi, quindi la più povera di tutte; ha però il vantaggio di avere pochissimi semi).

Gian Carlo Cappello

Il fieno si può trovare anche a costo zero, se si prende quello di pulitura delle stalle; c’è sempre un po’ di letame dentro, ma quest’ultimo non crea problemi perché in inverno si consuma prima che le piante crescano, e quindi non forza la coltivazione. Se il letame fosse fresco quando ci sono le piante ci sarebbe troppo azoto (di cui le piante si nutrirebbero direttamente); gli ortaggi crescerebbero in maniera smisurata e finirebbero per ammalarsi e sarebbero sempre assetati. Inoltre l’humus si impoverirebbe perché l’urea che c’è nel letame ha un effetto dilavante.

Ci sarebbe anche la segatura, che ha il plus di essere molto sbriciolata (e quindi risultare ottima come copertura soprattutto per le piante molto piccole) e soprattutto di essere totalmente priva di semi; il minus è che proviene da altri terreni ed è quindi poco “riconoscibile” e assimilabile nella nostra terra.

Gian Carlo Cappello

Tutto questo, fermo restando che nel campo di Giancarlo viene strappata (e poi rimessa sul terreno dopo aver pulito bene le radici dalla terra, in modo che non possa attecchire di nuovo) solo l’erba che cresce molto vicina alle piantine (come potete vedere nella foto delle insalate, del cavolo e delle cipolle qui sotto). Il resto dell’erba viene tagliata all’altezza del terreno (altrimenti farebbe ombra agli ortaggi) lasciando dentro però le radici che sono ricettacoli di humus (Giancarlo dice che sono il condominio nel quale l’humus vive).

teneri virgulti

La pacciamatura serve anche per poter dare meno acqua possibile, cosa che evita anche che si creino muffe a causa proprio della copertura (insieme all’arieggiatura fatta con il forcone, che come abbiamo visto nel post di gennaio ossigena il terreno).

Civiltà dell'Orto

La seconda cosa di cui volevo proprio parlarvi riguarda un altro dei miei dubbi atavici rispetto alle piante (immagine: izn seduta davanti a un vaso che guarda in alto a destra con aria interrogativa per tipo venti minuti). Vale a dire, qual è l’aspettativa di vita del mio, che so, prezzemolo? Dura una sola stagione, o l’anno dopo posso aspettarmi che rinasca dalle sue… ceneri? La risposta di Giancarlo è che esistono piante annuali, biennali, pluriennali e perenni.

Le annuali sono ad esempio la melanzana, il peperone, il finocchio e la carota. Alla fine della loro stagione si tagliano via tutti i rametti e residui e si lasciano tagliuzzati attorno alle piante. La radice si può lasciare nella terra; marcirà e diventerà un altro ottimo supporto per l’humus.

raccolti sporadici

Le biennali possono essere le insalate (se superano l’inverno, cosa che le nostre hanno fatto), tutti i cavoli (ad esempio i broccoletti siciliani sono stati ripiantati questo novembre e quindi dureranno fino all’estate del 2012), le patate (perché i tuberi che si dimenticano nella terra si riproducono ancora una volta). Le pluriennali sono il prezzemolo (eccolo il mio amato “petrusino ogn menest“!), la bietola, la cicoria, la rucola, gli spinaci (guardate sotto: quelli che Annamaria sta raccogliendo sono appunto quelli piantati l’anno precedente), il sedano, il cardo, il carciofo e gli asparagi.

spinaci selvatici

Le perenni infine sono le piante del sottobosco come fragole (delle quali vedete i bellissimi fiori nella foto qui sotto), mirtilli e company, e il 90% delle aromatiche.

fragole

A proposito di frutti di bosco, l’altro giorno al campo con mia grandissima gioia ho visto che Giancarlo ha piantato anche un ribes, un lampone, un mirtillo (!!) e una piantina di uva spina (in quest’ordine nell’immagine qui sotto). Ci speravo proprio :-))

frutti di bosco

Vi racconto l’ultima cosa, visto che almeno per quella in parte ho avuto un ruolo anch’io e l’ho capìta bene. Tra le altre cose alla fine di febbraio erano stati piantati anche i piselli rampicanti, tutti attorno al campo, addossati alla recinzione, in modo che potessero aggrapparsi ben bene.

Civiltà dell'Orto

Quando ho accompagnato Gian Carlo a dare uno sguardo, buca per buca, per vedere che fine avessero fatto non c’era neanche un germoglio! Verso la fine del giro ne abbiamo trovato solo uno, tutto smangiucchiato. Gian Carlo inizialmente ha pensato che probabilmente le lumache che venivano dall’esterno della recinzione hanno banchettato (ne abbiamo trovate un bel po’ che sonnecchiavano con aria colpevole attorno alle buche) e così abbiamo dovuto ripiantare tutti i piselli uno per uno :-(

coltivazione naturale

Stavolta però abbiamo dato una bella rasata all’erba che cresceva fuori dal perimetro (così che le lumache avessero più difficoltà ad arrivare) e abbiamo interrato attorno al perimetro un po’ di barattoli di vetro pieni di birra (le lumache sono delle ubriacone, ci cadono dentro e non riescono più ad uscire).

L’altro giorno però Giancarlo mi ha detto che probabilmente la colpa dell’eccidio potrebbe essere stata anche della recinzione, che va in profondità nella terra e peggiora molto l’umidità del terreno, per cui i piselli potrebbero essere marciti. Con la nuova semina le cose dovrebbero essere diverse, perché il clima è molto più asciutto adesso. Voi incrociate le dita!

folletti

E poi ovviamente le risate, le chiacchierate, le corse dei bambini e la loro spiccata preferenza per la zona del laghetto (amore nooooooo! Non con i piedini nel fangooooo!).

Civiltà dell'Orto

E il lavoro vero e proprio, gli scambi di opinione, i momenti di riflessione e quelli zen (ma quanto era bella Eva seduta per terra intenta a strappare l’erba per fare spazio alla segale?).

metodo Cappello

Avrei tante altre cose da riportarvi, ma misono dilungata già abbastanza. Tanto tra qualche giorno avrò da raccontarvi il mese di aprile, che è uno dei periodi nei quali c’è più da fare in assoluto, quindi mettetevi due belle compresse imbevute di camomilla sugli occhi, ché vi sommergerò di immagini nuove di zecca :-)

*Edit, al maggio 2019: col senno di poi Gian Carlo raccomanda sempre e solo venti centimetri di fieno ben secco (cioè tutte le erbe spontanee sfalciate nelle vicinanze del proprio orto e lasciate poi seccare) poggiato sopra le erbe spontanee presenti sul campo, piegate o calpestate.