Viviamo tempi allucinanti, nei quali il bene più prezioso che abbiamo, e al quale dovremmo avere diritto per il semplice fatto di essere su questa terra, viene rivendicato adducendo motivazioni che neanche un bambino avrebbe il coraggio di avanzare. Si sostiene in pratica che siccome la gestione pubblica funziona male bisogna correre ai ripari consegnando l’acqua ai privati, che in regime di concorrenza farebbero funzionare le cose diversamente.

È un concetto semplice, che molti italiani, tenuti rigidamente a dieta culturale e informativa, fanno difficoltà a non condividere; peccato però che le cose stiano molto diversamente, e che dietro ci siano movimenti politicamente ed economicamente contorti. Per esempio, non per fare la complottista, eh, ma avete pensato che magari le cose sono state lasciate allo sfascio proprio per convincerci che l’unico modo per risolverle fosse “il cambiamento”? Che poi questa espressione comincia a darmi un certo fastidio, dopo alcuni recenti accadimenti, non so se mi spiego.

Non voglio farvi arrabbiare, solo mostrarvi la realtà com’è, e la verità è che si sta cercando per la milionesima volta di far indossare a un preciso interesse economico la maschera del bene comune.

Se volete fare qualcosa, firmate per il referendum. Ci sono già quasi novecentomila firme, cerchiamo di impedire a chi ha pochi scrupoli di prenderci per il… in giro, per l’ennesima volta.

Perdonatemi lo sfogo, non è questo di cui volevo parlarvi. Lo scopo del pasto nudo è indagare sulla qualità del cibo, non sulla sua gestione economico-politica; già così il campo di trattazione è sconfinato, andare oltre sarebbe veramente al di là delle mie possibilità.

Ciò che volevo raccontarvi invece è qualcosa che riguarda le caratteristiche dell’acqua che beviamo, come mi sono regolata per decidere quale bere, e perché.

Come ben sapete, sull’acqua che esce dai nostri rubinetti si sente dire veramente qualsiasi cosa. L’opinione che passa per la maggiore è che è ottima da bere (come no, però andate a dare uno sguardo qui), e che andarsela a comprare imbottigliata non solo è uno spreco di soldi e un danno per l’ambiente (sia per la mole di contenitori in plastica, sia per l’inquinamento dovuto al trasporto), ma può essere molto stupido anche a livello salutare, perché non si capisce cosa contenga, e anche se si capisce, ognuno ha un’opinione diversa su cosa dovrebbe e non dovrebbe contenere (ad esempio, nel caso dell’acqua del rubinetto, il fluoro… la stragrande maggioranza delle persone ti risponde “beh, ma c’è anche nel dentifricio!” — non nel mio comunque).

Per quanto mi riguarda sono stata per troppo tempo la donna più confusa del mondo su questo argomento, che tra l’altro per me è vitale, perché come ho detto tante volte tra i miei svariati problemi ho quello di aver sofferto (parlo al passato perché sono anni che ormai posso dire di star bene) di calcolosi renale.

Ve lo devo dire che ho chiesto e strachiesto anche alle pietre verso quale tipo di acqua bisognerebbe orientarsi (non parlo solo se si hanno problemi come i miei, ma proprio in generale)? Ma nessuno mi ha mai dato risposte esaustive, solo opinioni senza reali fondamenti, e neanche in rete sono riuscita a trovare argomenti convincenti, sopra tutto perché su un tema così importante c’è talmente tanto che è come cercare l’ago che sapete nel pagliaio che conoscete.

Finalmente però, qualche giorno fa ho incontrato un eroe che si è immolato sull’altare delle domande infinite di izn, e che si è dimostrato la prima persona veramente preparata su ciò che volevo sapere. Vi dico solo che durante la chiacchierata più spossante della sua vita (durata tipo sei ore di seguito — non scherzo) si è messo a spiegarmi nozioni di chimica con tanto di illustrazioni dettagliatissime. Chimica a me, che a scuola mi facevo venire le convulsioni per non seguirla.

Quest’uomo si chiama Roberto Serino, e per prima cosa devo dirvi che è un *venditore* di macchine per l’osmosi inversa. Ovvio che quindi è partito con cento punti di svantaggio, visto che aveva tutto l’interesse di ammollarmi ciò che vendeva (e che io ho acquistato, dopo le ricerche e le domande).

Di venditori di apparecchi per depurare l’acqua ne ho conosciuti anche altri, ma nessuno mi aveva mai convinta. La differenza è che Roberto è un chimico, ha una forte personalità, una certa pazienza (se aveste a che fare con me dal vivo sapreste quello che intendo), ha scritto un libro proprio sull’acqua, e sopra tutto è una persona assolutamente fuori dalle righe (e l’ho sempre sostenuto che se non sono pazzi non li voglio conoscere).

Così sono finalmente in grado di presentarvi una rubrica nella quale vi spiegherò molte cose interessanti sull’acqua, sulla situazione degli acquedotti e delle sorgenti italiane, sulle acque imbottigliate – analizzando le etichette una per una e spiegandovi cosa significano – sul tragitto acquedotto/rubinetto di casa, sulle differenze tra i vari metodi di purificazione, e su molte altre cose che se non sapete dovreste assolutamente sapere.

Tutto questo con il supporto di Roberto, che ci seguirà nei commenti e che risponderà alle vostre domande, siano esse semplici, tecniche, deliranti o superprecise. E vediamo se stavolta non ne usciamo fuori, dall’ammuìna che hanno fatto per non farci capire niente.