Finalmente vi racconto qualcosa sul baby orto di casa zac! Ho talmente tanto da dirvi che non so da dove iniziare; in questo articolo vi darò ancora qualche dritta generica estrapolata da ciò che sto imparando io stessa in questi ultimi anni/mesi.
I prossimi post invece cercherò di approfondire un argomento di base alla volta. Intanto la prima cosa che devo dirvi è basilare, e mi capiranno bene soprattutto le mamme di fresca data, che ancora hanno i segni sulla pelle dei millemila pareri non richiesti (e nella stragrande maggioranza dei casi, controproducenti) di amiche e parenti (e suocereee!) difficili da ignorare, soprattutto quando si è all’inizio del cammino su una strada che non si conosce e si è quindi più fragili e influenzabili e piene di dubbi!
Sappiate dunque che quando inizierete a preparare il vostro orticello, chiunque lo vedrà avrà dei meravigliosi consigli che non riuscirà a tenere per sé, e ve li appiopperà con la faccia “se non lo fai ti moriranno tutte le piante/non faranno neanche un frutto/marcirà tutto irrimediabilmente/sarai invaso dalla cavallette assassine/arriveranno le talpe e mangeranno tutte le radici” (le talpe!!!??? Nei vasi!!?? o.O Occome è possibile ciò? Sì sì scaveranno lo stesso infilandosi dai buchi sotto i vasi e faranno fuori tutto! Ma le talpe sono carnivore!! Vabbeh quelle veganeeee!!!) insomma ARGH o.O
Munitevi di tappi per le orecchie e di voglia di sperimentare (quel sano atteggiamento adolescenziale anche detto “voglio sbagliare da solo”) e andate per la vostra strada, testardi e insensibili. Non dico che qualcuno non vi darà anche dei consigli sensati, per carità, ma sappiate che i suggerimenti più inutili e dannosi vi arriveranno dalle persone che credevate più preparate (preparato è diverso da saggio), e il motivo è che quando si tratta di coltivare si sentono tutti agricoltori, come i clienti dei grafici in Italia si sentono tutti grafici (ché per caso si sente il dente avvelenato? nooooo) e certi scienziati/scientisti si sentono in diritto di dire che tutto ciò che non appartiene alla scienza ufficiale è fuffa.
Proprio a proposito di fuffa, vi avverto che su questi post farò un gran mischione tra biodinamica, agricoltura naturale, sinergica, permacultura, e i vari altri orientamenti o dottrine che troverò sulla mia strada (se mi parrà sensato).
Non mi fate i puristi di un credo piuttosto che un altro! L’unico punto fermo sarà “nessun utilizzo di preparati sintetici, concimi, spray e che dir si voglia”, e se ci riuscirò nemmeno rimedi naturali di sorta, tipo infuso di ortica e quant’altro, perché dopo aver tanto letto e studiato mi sono convinta che le piante devono sopravvivere e diventare forti da sole, senza stampelle e senza supporti, e in definitiva che Fukuoka aveva ragione da vendere quando parlava della sua “agricoltura del Mu” e della necessità, per chi coltiva la terra, di sedersi e osservare.
Come vi ho detto l’ultima volta, sto frequentando vari gruppi su Facebook di gente splendida che coltiva e sperimenta instancabilmente, e più vado avanti più mi rendo conto che la tendenza più attuale (non nel senso di moda, ma in quello di evoluzione) è fare meno possibile, cercando al limite di aiutare le piante a reagire da sole agli ostacoli che si possono manifestare, come parassiti, funghi, muffe e quant’altro, uscendone rafforzate. O distrutte, nel qual caso magari si cambia genere di pianta, ché non è che tutti hanno il clima per il mango o il pomodoro o il cavolo nero che dir si voglia.
Lo stesso atteggiamento che usiamo in casa zac di fronte alle “malattie” (che ormai non chiamiamo più malattie, o mali, o altri termini volti a impaurire e indebolire): fino a quando possiamo facciamo di tutto perché sia il sistema immunitario a reagire, tenendolo sempre forte e attivo, mangiando la quantità giusta del cibo più sano che riusciamo a trovare, facendo un po’ di esercizio fisico, cercando di essere sempre felici (o almeno in equilibrio emotivamente), di non tenerci i problemi dentro ma di dialogare, di evitare persone e situazioni avvolte nella negatività, e mettendo alla prova le nostre difese senza stare lì a disinfettare il mondo nel tentativo di sterminare l’ecosistema.
Se serve usiamo rimedi naturali, alternativi alla medicina ufficiale, di vario tipo, e solo in caso di vita o di morte ricorriamo alle medicine sintetiche, facendo i dovuti distinguo ovviamente. Allo stesso modo anche per le piante esistono tanti accorgimenti per non farle ammalare e cure semplici e spesso intuitive per aiutarle a curarsi, tra cui la prima e più importante è cercare di ricreare il più possibile la biodiversità di cui hanno bisogno per vivere.
Vi parlerò di quali fiori seminare o lasciar crescere dalle piante stesse per attirare i preziosissimi insetti che aiutano le nostre coltivazioni (sui gruppi ho letto anche che bisognerebbe sempre portare a seme le piantine che si coltivano per riseminarle, in modo che “imparino a difendersi dai patogeni del terreno in cui sono coltivate”), e di quanto il termine “parassita” sia ingiusto e fuorviante. Non è che le piante le dobbiamo mangiare solo noi, esse non sono nostre, neanche se le seminiamo e coltiviamo e le amiamo e gli parliamo, sono del mondo, grazie al cielo, e questa è un’altra preziosa lezione che ci insegnano.
Avremo sempre sottomano il calendario biodinamico (io ho acquistato la versione di Paolo Pistis e lo tengo appeso in bella vista in cucina, pieno di appunti vari; lo trovate comunque disponibile qui in pdf sul sito della biolca, che lo vende anche per corrispondenza).
Questa importante risorsa suggerisce quali sono i giorni migliori per lavorare sui vari tipi di ortaggi, dividendo il mese in giorni di fiori, foglie, frutti e radici, e tenendo sempre presente la posizione della luna e le sue varie fasi.
Voglio farvi leggere un post di Giuseppe Lamonaca, del gruppo Amici dell’orto, che mi è sembrato splendido perché riassume esattamente i “comandamenti” dell’agricoltura naturale; fatene tesoro, scolpitelo su un muro in giardino e leggetelo una volta al giorno!
“L’orto naturale, e l’agricoltura da cui prende il nome, sono un investimento sempre più redditizio, per l’orticoltore ma soprattutto per l’ambiente e i nostri figli e nipoti. Da’ meno frutti all’inizio e sempre di più in seguito, fertilizzando in crescendo il terreno. L’agricoltura tradizionale è esattamente l’inverso, dà più frutti nei primi anni e desertifica la terra in seguito, inquinando e devastando l’ambiente e la salute di molte persone. I grandi maestri hanno fissato alcuni noti principi:
• non lavorare la terra
• coprire il terreno di sostanza organica naturale
• non usare concimi
• non usare pesticidi
• non calpestare mai la terra coltivata
• coltivare in biodiversità
• fiori e ortaggi convivono allegramente
E di conseguenza:
• le piante spontanee non sono “infestanti”, ma un dono della natura per fertilizzare il terreno;
• gli insetti non sono nemici dell’orto, tutt’altro;
• la più grande dote dell’orticoltore è la capacità di osservazione e la sua traduzione in azioni per aiutare la natura a fare ciò che ha già deciso;
• volere a qualsiasi costo un ortaggio, se le condizioni naturali sono contrarie, è inutile e dannosa bramosia, la natura è prodiga e te ne darà molti altri, altrettanto rigogliosi e succulenti;
• l’ambiente circostante e interno deve rispettare le esigenze dei piccoli animali e degli insetti per non disturbare i cicli dell’ecosistema.
Insomma, l’interventismo, le ansie, le paure, la mania del controllo, quando uscite in terrazza lasciatele chiuse in casa, dietro di voi, anzi tranciate proprio il cordone ombelicale, perché quando avete a che fare con i teneri virgulti e con le frondose chiome, proprio non servono.
Nella foto sotto vedete due zucche lasciate a se stesse nei vasi, un cucciolo di nespolo giapponese nato da un seme buttato lì per caso, un’aloe vera in fase preadolescenziale (capricciosaaaa!) battezzata dall’infante di casa “Luz Marina”, le mie ormai famose zucchine sbagliate (ehm, le ho messe troppo vicine in una sola cassetta, vedremo che succederà),
l’insalatina biodinamica da taglio e un pomodoro semi-autoctono (me l’ha dato Natalino, il mio vicino di casa nonché nonno adottivo della minizac) in arrampicamento sparso, tutti senza alcun tipo di aiuto se non tanto amore, pseudo-pacciamatura della terra (poi vi dico come) e la più piccola dose d’acqua giornaliera possibile.
In quella che segue invece, da sinistra a destra, si intravede appena il vaso dei fiordalisi (li vedrò mai in fiore? Mi sono decisa a piantarli solo una decina di giorni fa), poi un esperimento a tema carote violafatte crescere dallo scarto della carota di cui vi parlerò a tempo debito, l’acetosa davanti al kumquat (che sta facendo di tutto per ridiventare un arancio amaro), il cappero fastidioso (un tipo di cappero che non fa fiori e non va avanti né indietro, sgrunt. Ma lo amo lo stesso, d’altronde come si può non amare un cappero?), e ultima a destra, ma poco visibile, la cassetta delle carote arancioni, cresciute da seme, davanti alla cassetta dei cetrioli, che non si vede, ma si vedrà in sèguito. Questa è solo un’anticipazione dell’orto in fieri che sto creando dal nulla, ma se avete domande chiedete e vi sarà risposto! :-)
Vi lascio con i consigli di Raffaella Nencioni (una splendida donna che studia e applica l’agricoltura sinergica, io la conosco solo tramite Facebook, se volete guardarla in faccia mentre spiega i principi di questo modo di coltivare cliccate qui e qui) con gli ortaggi da piantare da adesso in poi per preparare la stagione autunno-inverno:
“Tra il 21 giugno e i primi di Luglio io semino cavolfiori, broccoli, verza, cavolo cappuccio, bietola, cicorie, insalate, rucola, finocchi, barbine rosse, cipolle, carote, rape, cavolo nero toscano. Trapianto tutto tra metà e fine agosto e inizio a raccogliere dai primi di settembre e per tutto l’inverno.
A Ottobre poi semino baccelli e piselli e trapianto i carducci.
A Luglio-Agosto si mettono a dimora le radici di fragole ottenute per divisione di cespo.
Entro la metà di agosto si può azzardare l’ultima semina di zucchine e fagiolini nani, ma solo se si sta in zone ad inverno mite e si dispone almeno di una serra fredda. Produrranno fino ai primi freddi, a Ottobre inoltrato.
Sempre ad Agosto, inoltre, si fanno le talee della maggior parte di aromatiche e arbusti: rosmarino, salvia, lavanda, ecc, che verranno messe a dimora a Ottobre.”
Mbè? Che aspettate ad armarvi di semi antichi e vasi di coccio? Lo sapevate che negli ultimi due anni in Italia gli orti urbani sono triplicati e ammontano a più di 3 milioni di metri quadri? Il 90% dei nostri amici grafici sta coltivando un pezzetto di terra, vorrà dire che è un passatempo creativo no? Non pensate che è difficile, anzi non pensate proprio, cominciate e basta!
Se non avete un terrazzo, un balcone, un patio lontano dalla strada, un giardinetto, tenete conto che esistono tanti piccoli orti urbani in città dove potete avere un fazzoletto di terra e coltivarlo come vi pare.
Coltivare il vostro fazzoletto di terra personale (o condiviso) magari non vi darà (ancora) la sussistenza familiare, ma vi assicuro che anche solo un mazzetto di fiori appena colti di zucchine coltivate da voi, o le piccole cose che la terra e le piantine vi insegneranno varrà ampiamente la fatica. Credo sinceramente che l’unica salvezza da questi tempi sia riavvicinarsi in qualche modo alla terra, ma si può capire il perché solo provando a farlo.
ma che bello!!! e quando si “autopubblicheranno” gli altri?? perché io mica sono tanto paziente eh…
bellissimo post Sonia e bellissima portulaca! ^_^, io ho un terrazzo esposto al sud ed è pieno di tutto ciò che sono riuscita a mettere. aspetto le altre cose che ci racconterai perché anche io ultimamente sono passata al “lasciar fare alla natura” abolendo qualsiasi mio intervento. la mattina esco fuori e osservo le mie piante…… o più giustamente le piante che abitano da me!
Ci sono arrivata un pochino in ritardo, ma… interessantissimo! In attesa dei prossimi post ;)