Questa ce l’avevo pronta da farvi vedere già qualche settimana fa, poi sono stata sommersa da mercatini bio in meravigliosi giardini scolastici, un po’ di progetti nuovi (sia grafici che pastonudisti – poi vi dirò) e una quantità imprecisata di pacchi di caffè in polvere, in grani e in cialde, da fotografare per la nuova entreé di Ammuìna (imminente!).
crema di mandorle alle erbe
Dovete sapere che la stanza che abbiamo adibito allo studio ha una finestra molto grande che prende quasi un’intera parete, e come se non bastasse è esposta a est, quindi al mattino nella bella stagione è inondata dal sole, e ha una temperatura molto vicina a quella di una serra di orchidee, un caldo umido tropicale che è il clima che se comandassi il mondo imporrei 12 mesi l’anno 24/24.

Orbene, avete presente cosa succede quando al mattino aprite la porta di una stanza piena dei pacchi del caffè più profumato che avete mai annusato, con questi chicchi dorati alla perfezione che vi guardano con aria finto/innocente mentre cercano di trascinarvi sulla strada della perdizione? Ecco, io di solito non bevo caffè perché non mi fa bene, magari appena lo assaggio o mi limito a sniffarlo dalle tazzine altrui (leggasi “dello zac”), ma nelle ultime mattine mi ci farei il bagno, anzi le terme.

Quel profumo è una tentazione continua, poi tutte le mie memorie più intense sono olfattive, gli odori mi si aggrappano addosso per sempre, come il pazzo scriteriato di quel folle romanzo di Süskind.
Un paio di giorni fa non ho resistito alla tentazione e ho masticato *un* chicco di caffè scappato al servizio fotografico; risultato nottata in bianco e serata leggermente agitata (ero giusto un filo su di giri o.O). Sarà pure per il caffè, o magari per il fatto che la temperatura è tornata a livelli accettabili, che ormai passo tanto tempo tra balcone, patio e terrazzo con le mie amate piante aromatiche e non. Da pollice verso che ero, adesso tra vasi e patio mi cresce qualsiasi cosa pianti, oltre a un sacco di roba spontanea che faccio fatica a capire come ci sia arrivata (tipo lampascioni, un alberello di gelso e vari pruni – o saranno albicocchi? – neonati).
crema di mandorle fatta in casa
Ma di questo aspetto dell’autoproduzione vi parlerò un’altra volta; adesso vi devo raccontare di questa crema di mandorle che è proprio capitata per caso; ho preso il latte di mandorle autoprodotto dal frigo, e avevo intenzione giusto di “toglierlo di freddo” (espressione di mia madre che significa “intiepidirlo”); l’ho lasciato a fiamma bassa sul fornello, poi sono caduta nel mirabolante mondo di facebook, e ovviamente me lo sono dimenticato alla grande; anzi già è tanto che dopo una decina di minuti sono capitata in cucina e mi sono accorta che bolliva furiosamente, visto che di solito questa cosa la faccio con il tè e ottengo un dado di teina pura, rovente e molto molto nervosa.
La cosa strana è che quando sono andata a spegnere mi sono accorta che il latte aveva cagliato (senza nessun tipo di aiuto esterno tipo limone o altro); così ho pensato di metterlo in un colino per vedere cosa succedeva, come si fa per la ricotta, ho aspettato che si freddasse, ho messo tutto in frigo e il giorno dopo ho scodellato una specie di ricottina (non saprei come chiamarla, puristi non vi arrabbiate), che però al tocco del coltello si trasformava in una crema spalmabile, con un sapore molto neutro. Cì ho aggiunto un po’ di odori e l’ho rimessa in frigo, e ce la siamo spalmata sul pane per qualche giorno.
ricotta di mandorle
Insomma un modo ulteriore per usare il latte di mandorla autoprodotto, e togliervi la voglia di spalmare qualcosa sul pane se non potete mangiare latticini o se volete alternare con cose “non dairy”. Io ci ho messo aglio, prezzemolo, erba cipollina e pepe, ma ovviamente potete personalizzare questa crema come più vi piace, e perché no, prepararla anche in versione dolce per un cheese cake adatto agli intolleranti al lattosio. Voi provate a farla e raccontatemi!
Il mio latte di mandorle era in frigo già da due o tre giorni, non so se questo possa aver influito sulla cagliatura, ma se ho ben capito tutti i semi oleosi con una percentuale di grasso un po’ alta cagliano in bollitura, quindi si può provare anche con roba tipo anacardi, che se non sbaglio sono stra-usati nella cucina vegana e crudista. Non ho idea se la cosa funzioni con latte di mandorla acquistato, immagino sicuramente di no se sono presenti ingredienti che esulano da mandorle e acqua.
Non mi resta che augurarvi buoni esperimenti, io torno a immergermi nei profumi di casa e delle erbe balconate (e terrazzate). E benvenuti in una nuova settimana consapevole :-)

Ingredienti:
latte di mandorle autoprodotto
una presa di sale marino integrale
erba cipollina
prezzemolo fresco
uno spicchio d’aglio piccolino
olio extravergine d’oliva
spezie e semini a piacere

Beh, ve l’ho detto sopra! :-D Mettete il latte di mandorla sul fuoco, andate a fare qualcos’altro e dimenticatevelo, tornate appena in tempo per salvarlo dall’evaporazione coatta (basta che arrivi a bollore, caglierà da solo e sarà molto evidente), aspettate che freddi un pochino, mettetelo in un colino da ricotta (non quello da formaggio, che ha i buchini più grossi, deve avere i buchi strettini), appoggiatelo su un vasetto alto, coprite e lasciatelo colare (adesso che inizia a essere un po’ più caldo meglio in frigo) fino a quando non avrà una consistenza ricottosa.
Raggiunto lo stadio semi-solido mettetelo in una ciotola, amalgamateci l’aglio grattugiato, il sale, le erbe tritate e le spezie), rimettetelo in frigo per qualche ora (più ce lo lasciate più si insaporisce) e poi spalmatelo su una bella fatta di pane home made, servendolo con una spolverata di pepe e un filo d’olio d’oliva.
Fresco, facile e veloce. E un modo diverso per fare uno spuntino.