Sono senza fiato per tutto quello che sta succedendo quest’estate; credo sia una delle più torride (dove per me “torrido” ha un senso ultrapositivo) della mia vita. Sto sentendo palpabile la forza del sostegno che tantissimi di voi mi stanno dando, come tante vocine che continuamente mi dicono “vai avanti, quello che stai facendo è importante, siamo con te”.

Ehssì che lo zac mi dice sempre di non preoccuparmi se sento le voci ma di avvertirlo subito, che il tempo di fare una telefonata e mi vengono a prendere; forse avrei dovuto dirglielo che è da quando mi ricordo di ricordare che ho ospiti a colazione, pranzo e cena :-P

Comunque più rimugino sul libro (e sul blog) e più capisco che le ricette sono il coronamento pratico (e ludico) di una teoria molto più importante che tutti voi state studiando insieme a me ormai da anni.

Abbiamo cominciato insieme, timidamente, a portarci gli occhiali in borsa e a leggere le etichette scritte in caratteri piccolissimi, e a chiedere sottovoce se il salame era stato trattato con i nitrati o con quale latte fosse fatto il formaggio, e adesso siamo pronti per sostenere conversazioni anche piuttosto complesse con le persone che ancora tante cose non le sanno e che probabilmente non vogliono credere a quello che stiamo subendo, e spiegare loro (sempre se ci viene chiesto) con cognizione di causa qual è e dove si trova il cibo veramente sano.

Perché quello che viene chiamato biologico a volte lo è sul serio e altre solo di nome (cosa che distrugge gli sforzi anche di chi lo fa seriamente e presta il fianco ai dispensatori di pareri gratuiti che ci dicono che è inutile comprare cose più costose tantosonotutteuguali).

E abbiamo scoperto tante altre cose, come la stagionalità della frutta e della verdura, quella del pesce e anche quella degli animali di allevamento. Il chilometro 0 quando si può, preferire le aziende che non sfruttano i lavoratori, e poi quei piccoli numeretti sulle uova, che ci dicono da che tipo di allevamento (o di lager) provengono (a proposito, ve l’ho detto che sono stata da Eataly a Roma, e quando ho chiesto al banco della pasta all’uovo di vedere il guscio delle uova che usavano e me l’hanno mostrato — poverini, i commessi neanche lo sapevano — c’era scritto codice 3? TRE?!!).

E la materia che stiamo studiando, lo sapete tutti, si chiama consapevolezza. Nasce dalle singole ricette e approda ad una visione della vita molto diversa e moooolto meno passiva di quella che hanno avuto le due generazioni che ci hanno preceduto. E ci regala (o dovrei dire ci appioppa) una grande responsabilità, perché se le cose uno non le sa, può continuare allegramente a sbagliare, ma quando le sai sei finito.

È per questo che per me la parte introduttiva del libro acquista sempre più importanza, e chiedo continuamente a Francesca ma ci possiamo mettere anche questo? E questo? E questo non possiamo non scriverlo!! Purtroppo le pagine quelle sono, non è che le possiamo aumentare, che a differenza del web ogni pagina è un costo in più.

Intanto (se prima la suddetta pulzella non mi manda via mail un’applicazione killer che mi fulmina al terzo dubbio amletico sull’impaginazione) questo autunno mi vedrete in giro per l’Italia (e dintorni) a chiacchierare del libro con chi vorrà incontrarmi di persona (vi avvertiremo in tempo, giuroooo) e stiamo pure preparando tutte le cose ricciolo-pomodorose che ci porteremo dietro (nononono, non ve lo dico per adesso!). Vi avverto però che se farà molto freddo e dovrete cercare in un angolo un cumulo di vestiti di lana stratificati, con un occhio che spunta da un lato, e che non smette mai di chiacchierare – quella sarò io.

Il libro sarà pronto a metà ottobre, e da quella data cominceremo a inviare in anteprima le copie e i regalini a chi lo sta prenotando su Indiegogo. Gli altri lo troveranno su Amazon e su alcune altre librerie on line che ci stanno contattando, e anche da vari produttori consapevolissimissimi, di cui vi forniremo l’elenco dettagliato e corredato pure di mappa dell’italia per capire se ce ne sono vicini a voi, ecco!

Adesso basta parlare del libro, e vi racconto questa moussaka che volevo fare da cinquant’anni (prima di nascere, infatti); che non è adattissima a temperature alte, ma per prima cosa se non la fate nei prossimi giorni quando la fate, ché le melanzane mica vorrete mangiarmele in novembre, verooo? Oltretutto si mormora che il termometro subirà un calo brusco la settimana prossima, e questo piatto greco è perfetto per consolarsi della dura realtà che l’estate sta volgendo al termine e prepararsi all’autunno di cambiamenti meravigliosi e libri stupendi (ehm) che sta arrivando. E poi mi direte se non è vero.

La ricetta la vidi (molto) tempo addietro da Antonella; mi era sembrata semplice e appetitosissima, per cui l’avevo stipata (termine napoletano per “tenuta nel cassetto” e che si usa anche per “riguardarsi” quando si parla di salute) per la prima occasione. Poi l’ho rivista in una versione un po’ differente dalla mitica Giulia e ho capito che non potevo più aspettare.

Casualmente un’amica ci ha portato un po’ di macinato di cinghiale (!), e quindi ho usato quello e non me ne sono pentita; però la morte della moussaka è sicuramente con la carne di montone, dove per montone non si intende agnello, non so se mi spiego :-)

Se non ce l’avete usate pure manzo, maiale, o anche coniglio o pollo, tanto qui siamo per mescolare e sperimentare. Tutto va bene, basta che non vi facciate togliere il grasso in modo maniacale (avete mai visto quella gente che scruta le vaschette al supermercato per scegliere la carne senza una venatura che sia una? Ma perché?!!).

Se le patate e le melanzane preferite non friggerle, grigliate pure tutto e chi s’è visto s’è visto. Per il formaggio io ho usato il Branzi che avete visto qui, ma se usate il montone scegliete un buon pecorino, oppure potete ometterlo come ha fatto Giulia.

Per la besciamella io di solito ne faccio una mutuata dalla bioterapia nutrizionale per chi ha problemi a digerirla, oppure una sperimentale senza latte che piace anche allo zac che di solito non ama le cose spurie. Voi fate la besciamella che vi piace di più (basta che la fate in casa, mica devo dirvelo, no?).

Ingredienti:
2 patate medie (400 grammi circa)
quattro melanzane grandine
500 grammi di carne tritata di cinghiale
mezzo litro di besciamella fatta in casa
1 cipolla grande
1 spicchio d’aglio
un bicchiere di vino rosso
un mazzetto di prezzemolo
mezzo chilo di pomodori maturi
un cucchiaino di polvere di cannella
sale marino integrale
pepe nero in grani
250 grammi di formaggio branzi
una presa di noce moscata
due tuorli

Grattugiate il formaggio e mettetelo da parte. Lavate e sbucciate le patate e affettatele a fette di mezzo centimetro di spessore. Bollitele per cinque minuti e poi lasciatele asciugare su un canovaccio pulito.

Affettate anche le melanzane nel senso della lunghezza allo spessore di mezzo centimetro, cospargetele con un po’ di sale e lasciatele spurgare il liquido per una mezz’oretta. Poi scolatele e asciugatele.

Praticate una croce con il coltello sulla parte superiore dei pomodori e metteteli in acqua bollente per un minuto. Lasciateli intiepidire, spellateli, tagliateli a pezzetti e metteteli in una ciotola. Friggete le fette di patate e quelle di melanzana e mettetele sulla carta del pane perché assorba l’olio in eccesso.

Coprite d’olio il fondo di una padella capiente, affettate finemente la cipolla tagliandola prima a metà e poi a mezzelune, tritate l’aglio, e mettete entrambi ad appassire a fuoco basso coprendo con un coperchio.

Quando tutta l’acqua della cipolla sarà evaporata e la cipolla avrà un colore trasparente e dorato e tenderà ad attaccarsi leggermente al fondo della padella, alzate la fiamma e aggiungete la carne tritata. Appena il liquido della carne sarà evaporato sfumate con il vino e aggiungete i pomodori e la cannella.

Salate, pepate e lasciate cuocere a fiamma bassa fino a quando il sugo e la carne non tenderanno ad attaccarsi al fondo della padella e saranno rosolati. A fine cottura aggiungete il prezzemolo tritato.

Preparate la besciamella,e quando sarà pronta toglietela dal fuoco e aggiungeteci due tuorli d’uovo e due cucchiai di formaggio grattugiato. Preriscaldate il forno a 180°C. Oliate una teglia di ceramica e cominciate a comporre la moussaka. Per prima cosa fate uno strato di patate, subito sopra uno di melanzane, salate e pepate, poi aggiungete uno strato di sugo con la carne e poi una spolverata di formaggio grattugiato. Ricominciate con uno strato di melanzane, salate e pepate e poi subito sopra aggiungete un altro strato di sugo con la carne, e poi sopra ancora uno (se volete potete anche fermarvi al secondo).

Terminate con uno strato di melanzane, salate e pepate, ricoprite con la besciamella, spolverate con abbondante formaggio grattugiato e infornate per una cinquantina di minuti.
Bentornati a tutti! :-)