Questa ve la faccio quasi normale. Niente cocco, niente ingredienti strani, e visto che è tanto che non vi posto nozioni di bioterapia nutrizionale sui vari alimenti (c’è anche una rubrica fattapposta, lo sapete, sì?), vi racconto anche un po’ di cose interessanti sul mio amato sedano, uno dei re della cucina italiana (e non solo).
Intanto sappiate che già mille anni prima di Cristo autori greci raccontavano nelle loro opere del suo utilizzo come pianta medicinale; ne esistono molte varietà, quasi tutte con cuore tenero e chiaro, ottimo da mangiare crudo, e coste esterne fibrose più indicate per la cottura, ad esempio nei brodi o nei soffritti.
Per la bioterapia nutrizionale, il sedano tonifica il sistema nervoso e stimola le ghiandole surrenali; è un’eccellente afrodisiaco e in grado di sostenere il tono generale dell’organismo senza però aumentare la pressione, poiché è anche diuretico, visto che stimola la tiroide.
Per quanto riguarda il sistema digerente, il sedano è antifermentativo e lassativo; è controindicato solo per chi tende ad avere le mucose infiammate, per la sua ricchezza in sali minerali e per la struttura tenace delle fibre.
Il modo migliore per sfruttare tutte le sue proprietà è crudo, in pinzimonio; non va associato con il finocchio, anch’esso pieno di sali minerali, e con lattuga, indivia belga e radicchio. Per chi ha disturbi gastrici però è più digeribile da cotto, perché diventa meno irritante per la mucosa intestinale.
Concludo riportandovi direttamente uno stralcio del paragrafo del librone dedicato a questa meravigliosa pianta (io ne adoro profumo e sapore): “Nei pazienti anemici e deproteinizzati, il sedano può essere molto utile in associazione con proteine crude, concentrate e ricche di ferro, quali quelle della bresaola. In questo caso il sedano aumenta sufficientemente il metabolismo per permettere l’assimilazione della quota proteica, drena eventuali eccessi in scorie azotate e facilità il transito intestinale, non di rado rallentato dalle proteine animali. Il pasto può essere completato con l’aggiunta di due Kiwi (per l’effetto anabolizzante e antiossidante della vitamina C e per una ulteriore, ma fisiologicamente differente, azione lassativa).”
Passiamo alla ricetta, che ho trovato nella recipes-zone del negozio di utensili per cucina più fico (e più costoso!!!) del mondo: Food52! A parte gli svenimenti da prezzo ci trovo un sacco di preparazioni interessanti; questa è semplicissima ma interessante per la presenza massiccia del sedano, che accoppiato a un buon brodo corposo ha un’azione antifermentativa e lo rende più digeribile. Io ho usato quello di ossi, che ben sapete, e al posto del burro ho usato 50 grammi del grasso che ho asportato dal brodo e “chiarificato” sul fuoco facendo evaporare tutta l’acqua; l’autrice suggerisce pollo o tacchino, ma ovviamente potete usare un buon brodo di verdure bello intenso.
Ingredienti:
le coste esterne di un sedano (circa 250 grammi)
una manciata di foglie di sedano (le più giovani)
1 cipolla media
1 patata medio/grande
50 grammi di grasso del brodo (oppure 80 grammi di burro o qualche cucchiaio di olio extravergine d’oliva)
1 litro di brodo di ossi
100 grammi di latte (opzionale)
30/40 grammi di panna fresca (opzionale)
sale marino integrale
Affettate sottilmente il sedano e la cipolla e tagliate la patata a dadini e stufatele a fuoco molto basso insieme al grasso, in una pentola alta, per una decina di minuti. Fate attenzione a non far abbrustolire le verdure. Aggiungete il brodo, che avrete scaldato a parte, e lasciate sobbollire il tutto a fiamma medio/bassa per una ventina di minuti.
Trascorso questo tempo, frullate la zuppa con il frullatore a immersione; se avrete tagliato il sedano molto sottile non avrete bisogno di passarla, altrimenti passatela con un colino per eliminare gli eventuali filamenti che potrebbero essere fastidiosi. Se la vellutata vi sembrasse troppo densa aggiungete un pochino di latte.
Rimettete tutto sul fuoco e appena raggiunge l’ebollizione spegnete, salate a vostro piacimento e servite a tavola con una spolverata di pepe e una manciata di foglie giovani di sedano tritate grossolanamente.
L’autrice del post consiglia di versare un cucchiaio di panna sul fondo del piatto e dopo versarci sopra la zuppa. Io me lo sono dimenticata e l’ho aggiunta dopo, come vedete dalle foto, ma sinceramente mi sembrava anche più buona senza. È inaspettatamente ottima e molto confortante (l’autrice dice che si può addirittura sorbire da una tazza fumante) :-)
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