Lettura sotto l’ombrellone numero due: il venerdì di Repubblica tutto spettinato (se avete presente il vento che soffia sulle spiagge sarde sapete perché). Sul numero 1166 del 23 luglio c’è un articolo che è come l’olio di iperico sulle scottature solari: salvifico, e balsamico. Ve lo racconto, se non l’avete già letto, perché le notizie incoraggianti ultimamente non è che te le tirano appresso (licenza poetica napoletana).
fiori bellissimi
I protagonisti sono i piccoli coltivatori e produttori biologici che i gruppi di acquisto solidale stanno riscattando dalla crisi. Nell’articolo ci sono un bel po’ di esempi, come un caseificio di Brescia, convertitosi al biologico tra il 2000 e il 2004, cioè in tempi non sospetti, trovatosi nel 2008 sull’orlo del fallimento a causa dell’aumento del prezzo del latte (in quel periodo salì improvvisamente del 25 per cento), e tratto in salvo all’inizio del 2009 da novanta gruppi di acquisto che hanno comprato centoventimila euro di formaggi in fieri, sulla fiducia.
E un gruppo di ragazzi Padovani, che ha creato un gas che si chiama Bio Rekk, che consegnano frutta e verdura a casa e in ufficio, chiedendo però all’inizio dell’anno cosa *non vuoi*, e portandoti poi tutto il resto.
O un produttore di patate quarantina al quale sono stati prenotati cinquanta quintali di patate, prima ancora che queste fossero piantate.
Tenete conto che le patate convenzionali vengono pagate dai grossisti dai 20 ai 30 centesimi al chilo o_O mentre i gas pagano ai contadini 1 euro e 25 barra 1 euro e 40. Voglio dire.
Su uno degli ultimi numeri di Valore Alimentare c’era un’intervista a Giulia Maria Crespi con un dato che mi ha colpita moltissimo: lei raccontava che una volta la gente era abituata a destinare il 30-35% del proprio stipendio all’alimentazione, mentre adesso in genere non si spende più del 10-15%. Dove vanno gli altri soldi? Non voglio fare la catastrofista, ma se avete notato alcune delle farmacie più grandi stanno mettendo i carrelli (!!!). Faccio solo due più due.
Poi ci sono questi che sono fantastici: un consorzio di agricoltori siciliani, che produce agrumi biologici da molti anni, e che si chiamano… indovinate un po’… le galline felici! Eheheh :-) Ma che c’entrano gli agrumi con i pennuti, potreste voler sapere?
Questi signori miticissimi che fanno; si presentano presso gli allevamenti industriali di pollame (che per me sarebbe più corretto chiamare lager), acquistano per un euro (credo che la cifra sia questa, sul sito c’è scritto mille lire, ma un aggiornamento no, eh?) le galline considerate “esaurite” (no comment) e le portano a pascolare sotto i loro alberi di arance, dove le poverine diventano se non felici sicuramente più serene, e fanno la vita che avrebbero sempre avuto diritto a fare. Una buona azione, e concime per gli agrumeti.

Pensate che il loro portavoce racconta che adesso come adesso sul mercato le arance vengono acquistate a 25 centesimi di euro se va bene, ma si arriva addirittura alla cifra record-negativo di sette (!!). A quella cifra, dice, meglio lasciarle sull’albero. E ci credo.

Parole loro: Vendiamo, o cerchiamo di vendere, i nostri prodotti ai gruppi d’acquisto perché siamo stanchi di essere maltrattati, presi in giro, sfruttati, e i commercianti e le cooperative (bio o no) ci hanno per anni, chi più, chi meno, maltrattati, presi in giro, sfruttati ed hanno svalorizzato le nostre produzioni e quindi le nostre vite, che sono preziose.
Questi pazzi (lo sapete che questa parola la uso quasi sempre con valenza positiva) hanno in seguito fondato un associazione che si chiama Arcipelago Siqillyah che mette insieme i produttori bio siciliani; ci sono mandorle (in questo sito trovate anche il miele di mandorle (!), che sembra sia piuttosto raro), marmellate di agrumi, olio e olive, e un sacco di altre cose (andate a guardare).
Vi ho voluto raccontare tutto questo perché è quello che intendo quando parlo di cambiamenti importanti che vengono dal basso, invece di caderci in testa: siamo noi che facciamo i gas, e sono i gas che oltre a salvare piccole realtà meritevoli in difficoltà, stanno ripescando gli ortaggi e la frutta antichi, che la grande distribuzione ha snobbato in modo criminale. Una cosa per la quale non mi dò pace è ad esempio la quasi scomparsa delle pesche bianche, che adoro, e che la bioterapia considera le uniche pesche possibili.
Insomma, se qualcuno di voi volesse casualmente formare un gruppo d’acquisto, qui c’è qualche strumento per cominciare; ho un sacco di altre aziende papabili e molto interessanti da suggerire, all’occorrenza, e se sempre per caso vi capitasse di organizzare un gas dalle parti di Formello, io sarò la prima a usufruirne, quindi fatemi sapere, io sono qui!