Stamattina mi sono svegliata (cioè, sono stata svegliata dal consueto risveglio all’alba della cucciola rompina, che poi si è riaddormentata, *lei*) e dopo quei venti minuti che impiego ogni mattina per convincermi a tornare nella fisicità, ho cominciato a dare una forma all’ectoplasma che mi aleggiava dentro.
menta
A poter in qualche modo comunicare, prima a me e poi al resto del mondo, ciò che in quel momento avvertivo intuitivamente. Che mi piace quando succede. È come se durante la notte abdicassi finalmente il controllo della mente, e lei si trasformasse in una specie di antenna che capta l’universo. E al mattino mi ritrovo con la soluzione di un problema, con la chiara immagine di un logo che non riuscivo a concepire, oppure magicamente tutti i pezzi di un puzzle che tentavo di comporre da anni sono finalmente al loro posto, come in questo caso.
È successo che ieri sera da Dama D’Erbe (datemi un paio di giorni per riordinare foto e idee e vi farò un resoconto esaustivo della serata, prometto) Carla, la sorella di Isabella, che come vi avevo già accennato non è semplicemente un’erborista, ma un personaggio del mondo di Oz, ci ha raccontato le proprietà di alcune erbe officinali, tra cui la menta, nelle sue infinite declinazioni (ne esistono una miriade di varietà), e nel corso del suo discorso aveva accennato alla necessità di liberarsi dalle “oppilazioni”, soprattutto durante la primavera, e a quanto alcune piante officinali possano essere d’aiuto in questi casi.
Quando ho sentito quel termine mi è venuto da ridere, perché lo conoscevo solo in napoletano, ma con la “a” iniziale. In termini medici invece, un’oppilazione è un’occlusione, un’ostruzione, e si riferisce in particolare agli organi cavi, come le vie biliari, l’intestino, le vie urinarie (e io ne so qualcosa, ehhhhh…).
Carla ci ha spiegato che alcuni tumori derivano proprio da ostruzioni degli organi, e che molte piante officinali hanno la proprietà di liberare questi intasamenti (in napoletano “spilare” :-D), evitando che si trasformino in situazioni complicate da gestire. Ho scritto “complicate” non a caso, perché ho smesso da tempo di considerare tumori e simili “malattie incurabili”. Ma di questo vi parlerò un’altra volta; dico solo che quando smetti di vederle come la condanna a morte che *non sono* cominci ad averne molta meno paura, e le affronti come affronteresti un altro malanno, magari in modo più agguerrito, ma senza il panico della lepre sui binari (che ti ammazza prima della malattia).
Insomma, al mattino l’ultima tessera di uno dei miei (tanti) puzzle era stata posizionata, e ho avuto la visione chiara di quanto sia importante non creare ostruzioni, e nel caso le si stiano creando, di quanto sia fondamentale scioglierle appena ci se ne rende conto.
La cosa importante è che ho capito *perché* l’ostruzione sia una cosa così sbagliata, e che questo concetto non attiene solo all’organismo umano. Anche quando ci si oppone alla realtà, a ciò che è altro da sé, come quando si mente, si crea un ostacolo insormontabile tra se stessi e la persona alla quale si nasconde qualcosa. In qualche modo l’energia si blocca, non è più in grado di fluire liberamente, è come se si creasse un grumo energetico, e più si va avanti più cresce, fino a diventare incurabile, e ad uccidere tutto ciò che si trova sulla sua strada.
Non so qual è il meccanismo con il quale una pianta tanto umile e modesta (e infestante!) come la menta possa sciogliere un’oppilazione, ma sono certa che in qualche modo la sua energia sottile agisce sul punto di unione tra la fisicità e l’energia vitale, in un non-luogo molto vasto che alla scienza è ancora quasi totalmente sconosciuto, e che io vorrei veramente esplorare. E so che per farlo devo divincolarmi più possibile dallo scientismo imperante nei polverosi e intoccabili ambienti dogmatici tipici dell’epoca che abbiamo vissuto finora, ormai morente, e che in tanti stiamo cercando di scavalcare.
Non sono sicura di essere riuscita a spiegarmi. Quello che volevo dire è che oltre a mangiare nel modo giusto, a creare connessioni con i piccoli produttori onesti, a ignorare sempre di più la grande distribuzione “organizzata”, che è disumana e folle, e che infatti mente e sceglie sempre, psicoticamente, il proprio benessere (che scusate, ma è assurdo visto che oltretutto non è un essere fisico ma solo una – brutta – idea), insomma oltre ad essere virtuosi dal punto di vista alimentare ed etici da quello alimentar-umano è importantissimo cominciare ad abbandonare le contrapposizioni e a coltivare un tipo di empatìa che forse non abbiamo mai considerato.
A vedere chi ci sta di fronte come parte di noi, come il braccio e la mano del nostro corpo: non avrebbe senso provare antipatia o trovare stupida una parte di noi, o dover decidere tra noi stessi e loro (oh braccio, io vado tu resti, mors tua vita mea!).
Solo così, secondo me questo è l’unico modo, perché ciò che sta accadendo in questi giorni nei palazzi del potere (e la disperazione che ne deriva, che sfocia nella cecità della follia) non ci getti nello sconforto, o peggio nel disfattismo; perché la politica vera – quella che serve perché tutti possiamo convivere in pace, per quanto la pensiamo diversamente – venga dal basso, da noi. Perché impariamo a non far ammalare la nostra società, eliminando in noi le emozioni negative, che non permettono all’energia di fluire, perché diventiamo la piantina di menta della nostra epoca. Solo così impareremo a non ammalare neanche noi stessi.
Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, da adesso, da subito, da ora. E siamolo.