In questi giorni di influenze e mali di stagione non mancano purtroppo nemmeno le antipatiche gastro-enteriti; ho pensato così di raccontarvi di una bella ricerca fatta in Germania (facendo una veloce ricerca in rete ho visto che in Italia questa notizia non è ancora giunta) sulle carote, e di altri due rimedi che potrebbero esservi molto utili.

Forse non sapete ancora tutto sulle carote, anche se la brava padrona di casa ne ha già parlato ampiamente, ad esempio qui e qui. Come vi dicevo, in Germania è stata fatta da poco una ricerca approfondita sull’efficacia delle carote cotte per affrontare infezioni gastroenteriche anche gravi. Pare che questa radice sia efficace addirittura per combattere la gastroenterite da Escherichia Coli (ricordate la misteriosa epidemia dell’anno scorso? con la falsa pista dei poveri cetrioli spagnoli?).
Procediamo in ordine cronologico. Nel lontano 1908 il professor Ernst Moro (1874-1951), pediatra ad Heidelberg, cercava una soluzione per i bambini ospedalizzati con gravissime gastroenteriti. In quell’epoca queste affezioni erano la prima causa di morte in età pediatrica. Il bravo dottore cercò e trovò una ricetta popolare tramandata da generazioni di mamme che sono naturali e curiose insegnanti della cucina curativa, che immagino come una sorta di laboratorio alchemico casalingo.

Nacque così la famosa “zuppa di carote secondo Moro”, per decenni trattamento standard nelle terapie pediatriche, in quanto semplicissima e molto efficiente, visto che i decessi calavano drasticamente e le gastroenteriti perdevano la loro faccia drammatica. A partire dagli anni ’40 questo rimedio fu gradualmente abbandonato e dimenticato con l’arrivo di farmaci moderni come gli antibiotici e gli antidiarroici… più scientifici e sicuramente più reclamizzati.
Facciamo un salto ai giorni nostri.
Per alcuni anni un gruppo di ricercatori a seguito del Prof. Josef Peter Guggenbichler e del farmacologo Johann Jurenitsch ha studiato l’efficienza della zuppa di carote di Moro, e sono riusciti infine a svelarne il segreto.
Pare che durante la cottura in questa minestra si creino alcuni oligosaccaridi (zuccheri a catena corta), che somigliano moltissimo a determinati recettori che si trovano sulle pareti del colon. I germi patogeni anziché attaccarsi alla parete intestinale (dove si moltiplicano, producono tossine e creano potenti infiammazioni che portano infine alla diarrea) si attaccano a questi oligosaccaridi.
Non trovate molto curioso il fatto che la zuppa di carote non sia mai stata abbandonata in veterinaria (soprattutto nelle gastro-enteriti dei maiali e dei polli)? Sarà per l’alta efficienza unita al basso costo., o almeno così riportano le fonti tedesche (qui trovate un riassunto appunto in tedesco, e qui un piccolo video riassuntivo molto interessante (purtroppo sempre in tedesco).

Quando ultimamente c’è stata l’infezione da E.Coli questa ricetta è stata molto reclamizzata e rivalutata dai mass-media, sempre molto ghiotti di informazioni quando si affaccia un problema attuale e urgente. È anche vero che in Germania c’è un vasto pubblico pro-natura, non solo per questioni di moda, ma perché ci sono delle radici storiche molto solide (pensate ad esempio all’abate Kneipp, (ri)scopritore dell’idroterapia: in Germania lo conoscono proprio tutti, e le sue terapie semplici ed efficaci sono molto diffuse e popolari.

Ho pensato che vi fosse utile conoscere la ricetta originale di questa zuppa anti-gastroenterite, ed eccovela qua: vi basta pulire 500 grammi di carote fresche, tagliarle a pezzettini e cuocerle in 1 litro di acqua per un’ora. Dovete poi frullare il tutto con il mixer ad immersione o il passaverdura o il frullatore, e aggiungere abbastanza acqua (bollita) da raggiungere circa un litro di passato totale. Vanno poi aggiunti circa 3 grammi di sale marino integrale). La ricetta originale dice “sale da cucina”, ma qui sul pasto nudo come sapete consigliamo sempre il sale marino integrale :-)
La zuppetta va somministrata durante l’arco di una giornata, alla temperatura che si preferisce.
Il secondo nemico di cui volevo parlarvi, che ha un’efficacia incredibile, è l’argilla ventilata (detta anche fine e ultrafine), rimedio antico e usato in tutto il mondo nelle gastroenteriti acute. La consiglio da 30 anni, e i risultati sono a dir poco molto soddisfacenti. Per gli adulti se ne scioglie un cucchiaino raso in circa mezzo bicchier d’acqua. Si mescola per bene, si ottiene la cosidetta “sospensione” e si beve tutto in un fiato. Il procedimento va ripetuto nell’arco della giornata dalle 4 alle 6 volte, i risultati si vedono in poche ore. L’argilla funziona benissimo anche per le “diarree egiziane” (per coloro che vanno con la barca sul Nilo consiglio uno o due cucchiaini al giorno come preventivo); semplice, efficiente, senza effetti indesiderati, a costo bassissimo.
Per i bambini il procedimento è leggermente diverso: l’argilla si lascia decantare e si utilizza soltanto l’acqua soprastante, che contiene ancora in sospensione le particelle più piccole.
Se non conoscete l’argilla leggete uno dei tanti libri in commercio, e meravigliatevi dei suoi mille usi. Questa meraviglia della natura funziona come una calamita che neutralizza germi e tossine, e si può utilizzare sia per l’esterno che per l’interno del corpo.
Il terzo nemico della gastroenterite forse lo conoscete già: è la mela intera cruda (bio) grattugiata finemente (l’ideale sarebbe con la grattugia di vetro). Le pectine della mela sono molto curative, e la bellezza di quest’ultima preparazione è che è indicata sia nella stitichezza che nella diarrea: la mela insomma risulta essere un perfetto regolatore. “Una mela al giorno leva il medico di torno” dicevano le nonne sapienti mentre la preparavano.
Ricordo come fosse ieri quando da bambina andavo in cantina (che paura!) a prendere delle mele profumatissime poste su lunghi bancali di legno per l’inverno, raccolte in autunno nel bellissimo orto, meravigliosamente selvatico, dietro casa nostra. Tempi da pippicalzelunghe!