Questa riflessione sulla salvia è nata durante le festività; nella serenità dello stare finalmente qualche giorno a casa in famiglia senza impegni. Qualche giorno fa avevamo appena gustato dei buonissimi tortelloni di zucca (a casa mia mangiamo spesso un bel monopiatto) con burro e salvia fresca fresca del mio piccolo orto rustico di piante aromatiche, e mentre stavo per preparare un bel tè con la mia amata tisaniera verde muschio, vedo una fogliolina vellutata di salvia dimenticata sul lavello.

All’istante mi fulmina il colore della teiera e della fogliolina: Uguuuaaali! E non solo per il punto di verde, ma anche per la superficie morbida, appena rugosetta, tipica della salvia. Sul lettore-CD avevo appena messo per la decima volta Rachmaninov, il terzo concerto di pianoforte che avrò sentito almeno 33 volte in questo periodo (mi prendono delle vere e proprie cotte per certe opere).
Ammirando quindi con stupore questa sorellanza di colore e superficie mi sovviene che prescrivo spesso la tintura madre di salvia alle mie pazienti, specie nelle amenorree da stress, oppure quando sta per avvicinarsi la menopausa e l’orchestra ormonale ha bisogno di qualche gentile e deciso rinforzo. Pensa e ripensa concludo che il suo nome, che deriva da “salvus”, e quindi fa comune radice con il verbo salvare, è proprio bellissimo e splendidamente appropriato.
Non resisto e dò uno sguardo a google cercando salvia officinalis; si apre, com’era prevedibile, un mondo di input, info, curiosità, che ritrovo dopo in parte sui miei libri di fitoterapia. Mi sono immersa per un po’ nella storia e nelle storie di questa stupenda pianta aromatica, e ho pensato di immergerci anche voi :-)

Un po’ di mitologia

Una leggenda popolare narra che quando i soldati di Erode davano la caccia al bambino Gesù, e Maria e Giuseppe cercavano disperatamente un nascondiglio, nessuna pianta si prestava a proteggerli; chiesero aiuto alla bella Rosa perché potesse nascondere il piccolo, ma il fiore rifiutò, e allora Maria la riempì di spine. Chiesero allora alla Vite, ma pure lei si rifiutò e Maria la punì facendole tagliare i tralci ogni anno. Provarono con un Cardo che rifiutò, e Maria gli fece crescere le spine sulle foglie. Infine giunsero alla Salvia, che generosamente coprì e salvò Gesù. Per ringraziarla Maria le donò il potere di guarire tutti gli uomini e di dare uno squisito sapore alle vivande e alle bevande, facendola divenire la pianta più utile sulla terra.

Un’altra storia curiosa viene riportata in questo simpatico blog umbro. L’autrice dell’interessante articolo, Loriana Mari, spiega la storia e la nascita dell’“Aceto dei quattro Ladri”, e nel farlo riporta svariate notizie storiche sulla salvia. Descrive pure diversi utilizzi empirici di questa pianta, e qualche ricetta – ancora oggi utilissima – come per esempio un dentifricio home made. Ho cercato e contattato Loriana Mari, che mi ha risposto gentilmente, anche se era molto impegnata. Lei è una guida ambientale nella bella Umbria e ha grande interesse e conoscenza sulle piante, e tutta questa passione nasce dalle conoscenze che le ha trasmesso sua nonna, conoscitrice di madre natura (me lo sentivo che non faceva il copia-incolla :-)). Mi ha anche inviato la lista dei libri che consulta di solito. Grazie Loriana!

Esistono veramente infinite varietà di Salvia (oltre 800). Chi desidera saperne di più può perdersi ad esempio su wikipedia; la voce “Salbei” in tedesco è estremamente esauriente e con tantissime indicazioni bibliografiche. Peccato che temo ci voglia un’anno a leggere tutte le pubblicazioni segnalate.
L’aspetto più bello della Salvia è che è perenne. Qualche fogliolina rimane sempre bella e appetibile, pure sotto la neve. Credo che questa pianta elargisca la sua generosità e resistenza anche al nostro organismo quando la usiamo in cucina.

Un antico motto della scuola salernitana dice: “Cur moriatur homo, cui Salvia crescit in horto?”, cioè “di cosa morirà l’uomo che ha la salvia nel suo orto?”
Ne parlano pure ampiamente Dioscoride, Plinio il Vecchio, e Galeno, mentre Agrippa von Nettesheim la definisce “erba sacra”. E ancora oggi in Inghilterra si dice “Eat sage in May and you’ll live for aye!” (Mangia la salvia in maggio e vivrai in eterno!).
La famosa Benedettina Santa Hildegard von Bingen, nata nel 1098, spiega splendidamente la natura “calda e secca” della salvia, che descrive come un concentrato di luce solare. La consiglia in tutte la patologie umide e mucoidi come la gotta, le sinusiti, le bronchiti e via dicendo. Se conoscete il tedesco sbirciate in questo libro on line che riporta tanti consigli di questa incredibile donna, dichiarata nel 2012 “dottore della chiesa” da Papa Benedetto XVI). Se ne possono utilizzare anche i fiori, commestibili, come decorazione nell’insalata.

Le sue indicazioni terapeutiche spaziano dalle gengiviti alle raucedini, dalla menopausa al sistema nervoso (è un ottimo tonico nervino), ed è pure un buon antisettico. La lista delle indicazioni storiche ed empiriche, oggi non (ancora) confermate, è ovviamente molto più lunga; restano comunque alcuni utilizzi interessantissimi soprattutto per l’utero.
Le ricerche moderne hanno intanto individuato molti dei suoi principi attivi: diversi tipi di olii essenziali (Borneolo, Cineol, Canfora, Turione), saponosidi, flavonoidi, tannini. Naturalmente noi pastonudisti sappiamo bene che è l’orchestra dell’insieme, con grandi, piccoli e piccolissimi musicanti (che operano in perfetta sinergia) che genera gli effetti salutari di una pianta o di un’ortaggio. Anche la carota non fa bene solo perché contiene il beta-carotene, ma una miriade di principi attivi sinergici.
C’è da dire che la salvia contiene anche alcune sostanze potenzialmente neuro-tossiche (ovviamente dose-dipendenti; come il Turione e la Canfora, in rete le nominano un po’ ovunque). Ma non credo che qualcuno di voi abbia mai pensato di prepararsi un centrifugato di 20 foglie di salvia, o di mangiarla come verdura cotta! Il suo sapore intensissimo ci segnala da solo un consumo moderato! Ad ogni modo il suo utilizzo regolare in gravidanza e durante l’allattamento è decisamente sconsigliato, a causa dei suoi effetti sull’asse ipofisi-ovaie. A meno che non desideriate che il latte diminuisca perché siete stanche del primo compito materno… in questo caso via con il suo utilizzo quotidiano.
Anche l’olio essenziale di Salvia non deve essere auto-prescritto, meglio chiedere a un esperto. Potete però utilizzare le foglie secche: bruciate risanano l’ambiente con il suo odore aromatico.
Per chiudere vi lascio tre ricettine, che forse vi possono incuriosire :-)

Tisana scudo invernale

Ingredienti:
da 3 a 5 foglioline di Salvia, a seconda della grandezza
un pezzo di zenzero fresco, grande come mezza noce
la scorza di mezzo limone (solo la buccia, evitare la parte bianca)
mezzo litro d’acqua

Bollite il tutto per 15-20 minuti a fuoco basso basso; aggiungete (a fuoco spento) miele a piacere (ottimi in questo caso quelli di timo o di eucalipto).

Barrette nutricervello

Ingredienti:
100 grammi di zucchero grezzo di canna
4 cucchiai d’acqua
200 grammi di noci
6-7 foglie di salvia tritate
un pizzichino di sale marino integrale

Bollite l’acqua e lo zucchero a fuoco lento finché quest’ultimo non è completamente sciolto; togliete dal fuoco, aggiungete le noci e la salvia, rimettete sul fuoco e cuocete a fiamma bassa per un minuto al massimo, mescolando continuamente. Stendete la massa su un supporto unto con un pò di burro e lasciate asciugare all’aria. Conservate in recipienti piccoli o sacchetti di carta… e via con uno squisito snack invernale :-)

Sciroppo contro la tosse

Ingredienti:
150-200 ml di acqua
150 grammi di cipolla tagliata finemente o grattugiata (lacrime garantite, con pulizia occhi gratuita)
100-130 grammi di zucchero di canna grezzo
1 cucchiaino di Timo secco (o fresco)
1 cucchiaino di Salvia secca o 3 o 4 foglioline fresche
1 pizzico generoso di sale marino integrale

Bollite a fuoco basso finché tutto è sciolto bene, amalgamato e “sciropposo”; filtrate il tutto con un colino fine o un pezzo di lino pulito. Conservate in vasi di vetro sterilizzati in acqua bollente e ben asciugati all’aria.
Si mantiene in frigo per circa una settimana. Gli adulti possono prenderne un cucchiaino 3-6 volte al giorno, i bambini, dai 3 anni in poi, ovviamente devono avere un dosaggio più ridotto.